Pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Incubo per i ciclisti urbani. Ecco di chi sono le colpe

25 luglio 2013
Facile dare la colpa all'amministrazione, all'ignoranza dei dirigenti, al menefreghismo degli assessori, alla mancanza di cultura europea dei consiglieri comunali. Molto, molto facile. In realtà la débacle della ciclabilità a Roma (una città dove fa sempre bel tempo, dove girare in bicicletta, al di là della tiritera letteralmente ridicola del "ma c'avemo i sette colli", dovrebbe essere cosa diffusissima e non per le patetiche scampagnate della domenica, bensì proprio per andare al lavoro la mattina lasciando a casa l'auto - o vendendola - e evitando di congestionare i mezzi pubblici per fare 2 km) è da addebitare anche, paradossalmente, alle associazioni ciclistiche.
Non è ovviamente la prima volta che questi caminetti di folkloristici estremisti e fondamentalisti della bicicletta (della domenica, più che altro) danno in mano ad una amministrazione scadente la scusante per non far nulla. E' successo con le ciclabili (occorreva farne a migliaia di leggere a costo zero - vedi qui - e invece le associazioni si rovellavano se fare o non fare la Roma-Fiumicino e se farla passare a destra o a sinistra del fiume), è successo con il bike-sharing (che è l'unica forma per far diventare di massa la mobilità ciclistica cambiando davvero faccia alla città come è successo da Parigi a Barcellona, da Londra a Milano, ma che lorsignori hanno sempre snobbato al grido di "noi la bici ce l'abbiamo di proprietà, non ci interessano granché quelle condivise").
Insomma se la situazione della ciclabilità a Roma è da sottosviluppo preistorico occorre ringraziare anche chi ha sempre fatto proposte assurde, chi si è sempre rifiutato di seguire le buone pratiche europee, chi ha utilizzato la bici non come mezzo di trasporto ma come vessillo ideologico.
Il Coordinamento Di Traffico Si Muore, uno tra i rappresentanti più dannosi di questi consessi, dichiara che secondo lui le auto devono "sparire, quelle poche che rimangono solo elettriche e in condivisione". Ovviamente uno scenario che piacerebbe a tutti noi, ma che non ha riferimenti in nessuna città del mondo: utopie, ideologie, fissazioni e follie che fanno alla perfezione il gioco del partito della maghina e di una amministrazione pigra a cambiare. Per non parlare di Salvaiciclisti: in tutto il mondo evoluto e civile sono state tolte le auto dalle strade, sono state messe sotto terra e al loro posto sono state fatte piste ciclabili. Loro sono a favore di togliere le auto, ma non di metterle sottoterra: evidentemente vogliono farle scomparire. Col risultato che, anche loro, passano da talebani e come tali vengono considerati dall'amministrazione.
L'amministrazione, infatti, è ben contenta di avere questi interlocutori. Se i referenti sono seri, concreti, lucidi l'amministrazione ha enorme difficoltà a continuare nel suo malgoverno; se i referenti sono dei fondamentalisti che ti dicono che tutte le auto devono scomparire, ma al contempo sono contrari ai parcheggi interrati; se insomma i referenti possono essere derubricati come dei fissati marginali e ideologici il gioco di mettere la ciclabilità in un angolo è davvero facile. Tanto più se questi non ti incalzano mai sulle questioni davvero cruciali della mobilità: le strisce blu, gli orari della ztl, le corsie preferenziali e i relativi cordoli, il bike-sharing e il car-sharing... Non lo diciamo per partito preso: ne abbiamo parlato con amministratori, consiglieri municipali, dirigenti. Emerge sovente la stessa impostazione: "a Roma non si può riuscire a fare nulla sulla ciclabilità, con sti razza di comitati...". Detto da amministratori appassionati e vogliosi di fare cose buone, non da cettilaqualunque che sfruttano la situazione per poter lasciar tutto com'è, beninteso!

Sulla partita della Pedonalizzazione dei Fori e dunque sul passaggio a senso unico di Via Labicana \ Viale Manzoni (provvedimento che renderà inaccessibili i Fori, Piazza Venezia e il Centro per la ciclo-mobilità cheppure ormai è rappresentata da centinaia di cittadini), sta succedendo la stessa cosa.
Come dimostriamo in questo video, ci sarebbero gli spazi sufficienti per realizzare una pista ciclabile contra-flow (contromano rispetto al flusso principale delle auto) sulla corsia sud di Via Labicana\Viale Manzoni. Soluzione troppo semplice per le associazioni che hanno deciso, pur essendo questa l'unica soluzione plausibile, di boicottarla. Con quale strategia? Semplice: chiedere cose impossibili per poi potersi lamentare (la lamentela, la lagna... è la ragion d'esistere di molte tra le associazioni) perché il Comune non te le ha accordate. La richiesta ufficiale è la seguente: date le due corsie (una di qua e una di là della corsia preferenziale e tramviaria) di Via Labicana\Viale Manzoni, si chiede all'amministrazione di darne una, intera, alle bici. Fantastico, in ipotesi, peccato che il Comune, già molto impaurito dal bloccare la circolazione con l'attuale provvedimento, non accorderà mai una cosa di questo genere riducendo i flussi automobilistici ad una sola corsia e rischiando l'accusa di aver paralizzato la città per aver approntato una ciclabile sovradimensionata. Un'altra ipotesi - tenetevi forte - è stata quella di spostare di qualche metro la tramvia in modo da dare spazio ad una ipotetica ciclabile ridistribuendo gli spazi tra le carreggiate. Decine di milioni di investimento per spostare di alcuni centimetri i binari dove transita il 3: fattibile con l'Atac in fallimento e il Comune alla canna del gas dal punto di vista economico? Facilissimo, con proposte folli come queste, essere considerati dall'amministrazione come poveri infervorati da trattare come gli infervorati si trattano.

Il risultato sarà che le richieste utopistiche dei "ciclisti" non si potranno fare perché fuori luogo e fuori tempo purtroppo; le uniche possibilità fattibili (vedi video) non si faranno perché bollate "inadeguate" dai ciclisti stessi e così l'amministrazione avrà gioco facile a non far niente: "quel che chiedono loro non si può fare, l'unica cosa che si può fare a loro non piace e allora non facciamo nulla". Ne conseguirà che tra dieci giorni le centinaia di persone che utilizzano per andare a lavoro Viale Manzoni e Via Labicana tutte le sante mattine saranno costrette - a dispetto delle promesse del Sindaco Ignazio Marino - a percorrere il marciapiede o, ancor peggio, la preferenziale centrale, pericolosa perché dotata di insidiose rotaie del tram.

Al primo incidente, che sfortunatamente non tarderà, torneremo a parlare delle ideologie dei "ciclisti" e delle associazioni che invece di sollecitare l'amministrazione a fare almeno il minimo indispensabile, danno da anni al Comune il destro per non fare. Ne pagheranno le conseguenze solo gli attuali ciclisti urbani? No, non solo: la cosa peggiore è che ne pagheranno le conseguenze anche i ciclisti urbani di domani, quelli che avrebbero potuto lasciare l'auto e prendere la bici e che non lo faranno perché, tra 10 giorni, abitando a est del Colosseo si troveranno ciclabilmente isolati dal resto della città. E così si potrà continuare a lamentarsi...

14 commenti | dì la tua:

Anonimo ha detto...

RFS , grazie di esistere

Anonimo ha detto...

Ma prima di chiudere i Fori, ma vuoi ripulire Roma dalla criminalità che favoreggia i camion-bar parcheggiati davanti i monumenti, gli zingari-nomadi che fregano i turisti tutti i giorni e i vu comprà che vendono illegalmente prodotti contraffatti.
Liberi i Fori dalle macchine e fai rimanere tutta sta mondezza per la strada e beh allora non hai capito nulla caro Sindaco Marino!

Lupo ha detto...

Ma le associazioni di quartiere come quelle dell'Esquilino non possono andare al comune e fare questa proposta?

Anonimo ha detto...

come perfettamente dimostra il commento qui sopra, il problema di Roma, l'unico vero grande e irrisolvibile problema di Roma sono i romani, quello dell'italia gli italiani, finchè saremo noi a gestirci le cose andranno così non c'è che sperare in una massiccia e selvaggia invasione da parte di qualche civiltà avanzata

Anonimo ha detto...

Applauso a scena aperta per un post da diffondere. E' la prima volta che sento un discorso così sensato sulla ciclabilità romana. Grazie.

un ciclista intermodale urbano - treno, mezzi pubblici, pieghevole

Ottorino ha detto...

Post stupendo, applausi anche da parte mia.

Anonimo ha detto...

Giusto realizzare parcheggi interrati creando spazi pedonali in superficie, ma il numero di automobili a Roma è comunque troppo alto; non basterebbero centinaia di parcheggi interrati per ospitarle tutte. Eliminarle ovviamente no, ma vanno diminuite drasticamente, con provvedimenti radicali. Dove sta scritto che debba poter arrivare in ogni angolo della città con l'auto? In tutte le città europee ci sono aree dove si può arrivare solo a piedi, in bici o con i mezzi pubblici: l'auto semplicemente non è contemplata. Da noi questa possibilià è stata assurta a diritto inalienabile e contro questo tipo di mentalità gli unici provvedimenti che funzionano sono i divieti, più che gli "incentivi".

Anonimo ha detto...

Buffoni rfs buffoni i suoi lettori

Anonimo ha detto...

Oh Finalmente la verità! A Roma, le amministrazioni hanno sempre voluto e cercato di costruire le piste ciclabili ma hanno sempre trovato una dura opposizione nei ciclisti romani (per definizione autolesionisti) che le hanno combattute in tutte le sedi.
Poi magari se ci dite anche quando sono state presentate queste fantomatiche proposte alternative con spostamento di binari e da chi, visto che le usate come spada per denigrare

Alberto ha detto...

Le ideologie sono catastrofiche: impediscono al possibile ed al buon senso di manifestarsi

Anonimo ha detto...

La pista ciclabile ve la sognate....dove poi nel controviale del Maresciallo?
La carreggiata laterale dietro ai (miseri) alberelli ripiantati dopo la ristrutturazione dell'impianto tramviario (4/5 anni fa)è il parcheggio del Maresciallo Panzarella, quello che ovviamente ha anche l'appartamento (tanto pago io a lui che je frega, e pure quanno schiatta tanto c'è sempre la sua Italia successiva....).
Qualcuno nell'0ttobre 2011 provò ad incendiare quei rifugi di parassiti del nostro paese ma fu giudicato "criminale".
E allora continuate a sognavvela 'sta pista ciclabile, come noi, appassionati di TPL sognammo che una volta abbattute le vecchie robinie si sarebbe potuto allargare la strada e traslare la sede tramviaria (visto che era stata completamente smantellata)ma no...
Il Commendator Cap.no, M.llo, Ing. S.M Royal Baby, non volle. E la sua automibilina (pagata da me) rimane in bella mostra.
Buon Italia a tutti!

Tramvinicyus

Anonimo ha detto...

Post perfetto che condivido dalla prima all'ultima parola!

Sono anni che dico che il ciclista-romano-medio-attuale è un esaltato.
Queste associazioni di ciclisti infatti fanno un grande errore di concetto: confondono la "ciclabilità" con il "ciclismo".
Ossia confondono l'abitudine quotidiana con l'attività agonistica: nella loro visione le ciclabili servono non a "spostarsi" bensì a "fare sport".
Per loro la pista ciclabile è più simile ad un velodromo che ad una semplice strada per biciclette. Da qui nascono secondo me le loro assurde pretese e la loro intolleranza per qualunque cosa non assomigli ad una bicicletta da corsa.

Quello che invece dovrebbero capire è che non tutti siamo degli atleti: ciclabilità urbana non significa essere dei cronometristi ma l'esatto contrario; è la bici per tutti: è la signora con la sua bici da passeggio che va a comprare il latte o l'anziano che prende la bici e va al circolo a giocare a bocce, è il manager in giacca e cravatta con il caschetto in testa e la ventiquattrore legata dietro, è il bambino che va al parco con il pallone sotto il braccio.

Certo che finché l'unico esempio di ciclisti che avremo in città sarà quello di fanatici che vanno in bicicletta con la stessa strafottenza con cui guiderebbero un suv, beh... non ci lamentiamo se le biciclette non avranno mai spazio.

Daniele

diego ha detto...

Post condivisibile.
Ci tengo a sottolineare che qui nessuno ha mai sostenuto che le automobile vadano eliminate del tutto, è un'idea assurda e impraticabile.
Ben diverso è dire che il numero di auto circolanti a Roma debba essere sensibilmente ridotto, altrimenti sarà impossibile avere una mobilità degna di una capitale occidentale.
Naturalmente per il centro storico (ovvero i quartieri barocchi e rinascimentali) il discorso è diverso. Il tridente, Campo Marzio e Trastevere devono essere liberati dalle Auto. Da TUTTE le auto, comprese quelle dei residenti.Non è affatto un'idea demagogica, il numero di residenti di questi qartieri che usa automobili è relativamente ridotto, per contro l'impatto estetico e ambientale delle loro automobili ammassate su piazze e strade barocche e rinascimentali è devastante, assurdo e inaccettabile.

Anonimo ha detto...

CONDIVISIBILE 100%
FINALMENTE QUALCUNO CHE LA PIANTA CON I SOLITI LUOGHI COMUNI RADICALISMI E SI CAPISCE CHE LA BICICLETTA LA USA OGNI MATTINO/SERA E NON NE E'IL SOLITO IDEOLOGO MOLTO "TEORIZZANTE" E
POCO... "PEDALANTE"
Francesco (travet in bicicletta)

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