Ma veramente qualcuno pensa che abbia senso una roba tipo Porta Portese...?

11 giugno 2024









Segnalo l’ordinario abbandono di rifiuti ingombranti da parte dei banchi del mercato di Portaportese, e altrettanto il mancato servizio di raccolta degli stessi da parte di Ama. 

I rifiuti in questione, solo in parte fotografati (vedere gli allegati), si trovano lungo tutta via Ippolito Nievo, sia nei marciapiedi laterali che nello spartitraffico centrale. A tal proposito, verrà mai predisposto un servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti a fine mercato da parte di Ama?
Inoltre, ho già segnalato a più riprese la presenza di centinaia di chiodi utilizzati dai banchi del mercato (alcuni di questi negli allegati), i quali sono presenti lungo tutto il muro perimetrale del cortile della scuola Franco Cesana in via Angelo Bargoni. 
Si tratta di pericolosissimi chiodi in una via dove ogni giorno camminano centinaia di bambini. 
È normale che al mercato sia tutto permesso? Anche quello di fissare dei chiodi a piacimento su un muro di una scuola pubblica?

Che a ogni banco è concesso di sporcare senza limiti non predisponendo di semplici sacchi da riempire?
E infine, è possibile che le istituzioni e le forze dell’ordine di Roma Capitale chiudano sempre entrambi gli occhi ogni domenica? 
Noi residenti siamo stufi di questa situazione e non ci sentiamo minimamente ascoltati sullo stato di degrado, abbandono e di mancato rispetto delle regole e senso civico da parte del mercato di Portaportese.
SIMONE RIGA

L'abisso che ci separa da una città che pochi anni fa era come noi: Barcellona

1 maggio 2024











Dopo 5 anni sono tornato lo scorso weekend a Barcellona, che ricordavo ancora con molto piacere dall’ultima visita.

Immaginavo nella mia testa di trovare una città un po’ sottotono, ammaccata da quella che tutto sommato è una mezza crisi economica che sta colpendo l’Europa e l’Occidente, motivo per cui -ci raccontano i nostri politici- non ci sono soldi per le opere e per la manutenzione delle città, tocca accontentarsi e già è tanto che con il Giubileo ci regalano un tunnel e qualche piazza riqualificata. Ovviamente, niente di più sbagliato!

 

Ci siamo trovati davanti una città, ancora una volta, in profondo fermento ed evoluzione. Anni e anni luce lontana dagli standard delle città italiane, Roma in prima fila. Alcuni appunti di viaggio.


Innanzitutto, come detto, si continuano a realizzare opere nuove e a riqualificare la città: i primi interventi di 20-25 anni fa, adesso sono oggetto di revamping, con nuovi materiali e nuovo design. Le differenze con Roma, in termini di progettualità e qualità delle realizzazioni, sono abissali: innanzitutto da noi, a parte qualche lingua d’asfalto nuova, i cantieri vengono aperti essenzialmente su esigenza delle public utility (acqua, gas, fibra, etc.). Quanti cantieri avete infatti visto per riqualificare un marciapiede o creare una nuova area giochi? Inoltre, da noi non si ragiona per "ridisegnare" la città, ma per sistemare al più qualche pezzo, in modo sicuramente poco coordinato. 

Ma al netto del puro “numero di cantieri”, si percepisce un notevole dislivello in termini di qualità e cura delle realizzazioni: arredo urbano con standard uguali in tutti i quartieri (non come da noi dove ogni Municipio si fa la sua gara, con le sue ditte e le sue direttive, creando un patchwork di stili da una zona all’altra); realizzazione dei marciapiedi in basalto e non in asfalto, spesso con tonalità diversa per evidenziare i diversi utilizzi ; scivoli disabili larghi e ben realizzati, perfettamente a filo con la strada ; cura maniacale per i dettagli (da noi, a cantiere finito, quante toppe, sbavature, residui, rimangono?); parapedonali installati ovunque e strade sagomate in modo che ci passi una sola auto per volta, così da rendere impossibile la sosta selvaggia; piste ciclabili larghe, ben in vista e collegate tra loro per creare una vera rete. Le aree pedonali, poi, sono cresciute a dismisura: ad esempio, lungo Av. Diagonal, tantissime traverse sono state interamente pedonalizzate, creando isole verdi e spazi per leggere o studiare. 

Riguardo alle auto, il parcheggio in strada è ridotto al minimo: a parte le strisce blu ovunque, hanno previsto tantissimi parcheggi pubblici o privati interrati, anche a prezzi decisamente accessibili. Non esiste poi il fenomeno dell’abbandono delle auto in strada (pago l’assicurazione e la lascio lì per mesi), perché periodicamente passano a pulire e te la rimuovono: sei costretto essenzialmente a metterla in un garage, d’altra parte se vuoi l’auto devi anche mettere in conto i costi accessori.

 

A tutto ciò si aggiunge una cura maniacale per la pulizia, per il verde pubblico (mi è venuto un groppo in gola pensando a come piantano gli alberelli da noi, un buco in terra e via, lasciando pure i frammenti d’asfalto) e per le opere per i bambini: in pratica ogni 100 metri trovi un’area giochi, pulita e manutenuta alla perfezione, impossibile trovare un mozzicone e figuriamoci una bottiglia di birra abbandonata sulle panchine.

 

Inutile domandarsi perché ci siano vagonate e vagonate di turisti italiani in giro per la città, tutti, nessuno escluso, che rimane a bocca aperta e si ripromette una nuova visita a breve. Rispetto a 5 anni fa, ho tra l’altro notato numerosi negozi di paccottaglia e “compro oro” chiusi e sostituiti da catene varie, molte spagnole, tutte accomunate da un approccio green e di tendenza. Veramente un piacere passeggiare a piedi e soffermarsi davanti alle vetrine: evidentemente una città ben gestita, pulita, non caotica, iper pedonalizzata, attrae investimenti e turismo. Altro che la doppia fila davanti al bar o al negozio per fare acquisti al volo.

 

Insomma, una città gestita benissimo -dove ogni Partito che si è avvicendato ha puntato a fare il meglio- con contratti e ditte controllate a menadito, con opere per tutti i cittadini e non solo per gli automobilisti, è un incredibile e impareggiabile volano per l’economia e per la crescita.

 

Quando lo capiremo qui, sarà troppo tardi.

ANDREA

Una lunga storia di occupazione di suolo pubblico: i furgoni-cantina

22 gennaio 2024

 


Cara Roma fa Schifo,


era da un po' che vi volevo raccontare una storia che, almeno secondo me, rende perfettamente l'idea di come a Roma, in fondo, sia possibile disporre a proprio piacimento del suolo pubblico, anche grazie alla collaborazione della sempre 'solerte' polizia municipale.

Questa storia, in particolare, inizia tanto tempo fa, per la verità addirittura più di venti anni fa, quando in Piazza Madonna del Cenacolo, nella signorile Balduina, qualcuno decide che tutto quello spazio (che in città normali sarebbe stato usato per verde pubblico) poteva avere un altro scopo, ovvero ospitare un vecchio malandato furgone da utilizzare come cantina personale.

Passano gli anni, cambia tutto, dall'asfalto della piazza (rifatto due volte) all'edicola vicina (ormai chiusa), ma quel furgone resta sempre lì (compare anche nella prima foto di Google Street View), anzi, tanto per rendere la cosa più interessante, intorno al 2010 il proprietario, forse desideroso di contribuire all'estetica della piazza, decide di sostituirlo con un altro. Ovviamente stessa posizione e stessa funzione di cantina personale.


Arriviamo così ai giorni nostri, in cui quel furgone si erge ancora lì fiero monumento dell'incuria romana. Gomme sgonfie, carrozzeria arrugginita, ultima revisione probabilmente fatta nel '15/'18, muschio che cresce ovunque e, al di sotto, l'asfalto che ha lentamente ceduto il passo alla terra e alla vegetazione infestante; ma no, non c'è modo da farlo schiodare, neanche il divieto di sosta apposto in questi giorni per realizzare il cantiere necessario per effettuare il rifacimento della strada che, ovviamente, si è adattato ad un momento di tale importanza.

Anzi, a rendere tutto ancor più divertente è il fatto che, nel tracciare la zona di divieto di sosta, la sempre 'solerte' polizia municipale abbia addirittura prestato omaggio ad un'opera di tal rilievo, di fatto ponendo i segnali in modo da tale da non ricomprenderlo.


Insomma, viste come sono andate le cose sinora sono sicuro che tra diversi decenni probabilmente potrò mostrare 'fiero' un simile monumento ai miei nipotini e dire loro "Questo furgone era qui quando era ragazzo e resterà qui quando voi diventerete adulti, a dimostrazione del fatto che a Roma tutto è eterno, anche l'inciviltà dei suoi cittadini e l'inutilità delle sue istituzioni".

Un saluto pieno di tristezza per lo stato di questa città,
FEDERICO

p.s.
Pensavate fosse finita e invece no, perché, da quel che posso intuire, il proprietario del furgone in tempi recenti ha deciso di ampliare la cantina con un altro mezzo, un fuoristrada enorme, anche se, facendo una gentilissima concessione al quartiere, ogni tanto lo sposta... giusto quei 3/4 giorni all'anno in cui ha evidentemente necessità di andare in guerra col suo mezzo altrimenti adibito a cantina 2.0.

C'era una volta, a Roma, il Museo del Risorgimento

7 aprile 2022


Aveva un ingresso imponente su un lato del Vittoriano e la scritta "Museo del Risorgimento" sovrastava la grande porta. Fino a circa 15 anni fa era gratuito, si accedeva da questo bell'ingresso utilizzato anche per le mostre temporanee ed oltre al museo stesso si poteva visitare il sacrario delle bandiere. Ogni volta che se ne aveva voglia, si poteva entrare liberamente e respirare quella parte di storia così importante per l'Italia; ricordo di aver passato ore cercando di decifrare alcune lettere esposte, scritte con una forma ed una eleganza ormai perdute.

Ci sono poi tornata 4 o 5 anni fa, l'ingresso era stato spostato, era più defilato, ma pazienza. Si pagava un piccolo biglietto di € 5,00 che valeva già da solo le spiegazioni che uno degli addetti, un signore sui 55 anni, ti dava liberamente per passione.
Ho tentato di tornarci due settimane fa, ho girato attorno al Vittoriano per trovare l'ingresso e quando con sconforto ho capito che l'unico accesso era attraverso una porticina del cancello alla base della scalinata, mi sono fatta scoraggiare dalla lunga fila di turisti, a cui probabilmente del Museo del Risorgimento non interessava nulla, e me ne sono andata.
Ci sono tornata sabato scorso, il 2 aprile, certa che la pioggia ed il freddo non mi avrebbero fatto trovare fila, e così è stato.
Varco la porticina, salgo le scale seguendo un percorso obbligato nonostante l'immenso spazio. Un percorso obbligato che anziché disperdere chi entra, tiene tutti più vicini come se non ci fosse in corso una pandemia. 
Salgo la prima scalinata, poi ne salgo un'altra ed arrivo sulla terrazza dove c'è la statua equestre di Vittorio Emanuele II. Mi dirigo verso la porta alla base del propileo: chiusa. Che strano.
Attraverso la terrazza seguendo il percorso obbligato, sorpasso il bar e mi ritrovo alla biglietteria dell'ascensore. Chiedo ad un addetto dove posso trovare l'ingresso del Museo del Risorgimento, mi dice che quella è la biglietteria e che devo fare prima lì il biglietto. "Ma io non voglio prendere l'ascensore, voglio solo vedere il museo", dice che è la stessa biglietteria, poi controlla l'ora e mi comunica che sono le 11.25 e che alle 11.30 c'è il prossimo ingresso contingentato, altrimenti quello successivo sarebbe stato alle 14.30.
Mi metto in coda in mezzo ad almeno una ventina di persone ammucchiate che volevano per lo più salire sull'ascensore.
Alla biglietteria mi comunicano che il biglietto è integrato e che DEVO acquistare quindi l'ingresso anche per Palazzo Venezia e per l'ascensore panoramico: totale? € 12.

Entro alle 11.40 e chiudono il portone dietro di me. Inizio la visita lentamente, leggendo tutto dato che sono andata per approfondire alcuni aspetti del Risorgimento.
Dopo 10 minuti dal mio ingresso (h. 11.50), un'addetta Ales mi comunica che per mezzogiorno, massimo mezzogiorno e dieci devo uscire. Guardo il resto velocemente, senza poter leggere nemmeno tutte le didascalie più corte. L'addetta mi aspetta sulla porta, tenendola socchiusa perché aspetta che me ne vada. Prima di uscire le chiedo perché chiudano, di sabato, all'ora di pranzo.

Mi guarda perplessa ed inizia a dare risposte contrastanti e campate per aria.
Mi dice che devo uscire perché PROBABILMENTE deve entrare un gruppo. Le rispondo che gli ingressi contingentati servono a questo, a fare entrare le persone scaglionate e che man mano che le prime procedono le altre seguono, senza dover buttare fuori le persone. Le faccio inoltre notare che non mi si può chiedere di lasciare un museo dopo solo mezzora dal mio ingresso, non essendo orario di chiusura e che anzi, mancano più di 6 ore (sul sito del Museo del Risorgimento, si legge che è aperto "Tutti i giorni, ingresso con partenza ogni ora dalle 9.30 alle 18.30").
Rimarco sul fatto che ho speso dodici euro per comprare tre biglietti quando invece ne volevo solo uno, che non sono riuscita a vedere il museo e che nessuno non solo non mi ha avvertita che avevo solo mezzora per la visita (e che magari così ci avrei rinunciato) ma nemmeno mi spiega perché devo uscire.
La ragazza (Ales) si altera e con sguardo aggressivo quasi mi urla che probabilmente è perché sono pochi, apre la mano a raggiera e continua "Cinque. Le vede le dita??? Siamo solo in cinque". Io continuo a non capire perché me ne devo andare ma rendendomi conto che la conversazione non porta a nulla saluto e me ne vado.
Esco, scendo le scale e nel brutto gabbiotto di legno che hanno costruito di fianco alla porta e di fronte al busto del povero Ing. Sacconi, progettista del Vittoriano, rivolgo le stesse obiezioni e domande all'addetta Ales che se ne sta rintana là dentro.
La conversazione è stata più o meno come quella precedente, solo più strafottente.

Come si pensa di poter valorizzare così un museo di per sè sempre poco visitato?
A me personalmente è passata la voglia di tornarci.
SUSANNA CANTUCCI

Sono tornato a Parigi e le differenze con Roma mi hanno lasciato...

22 febbraio 2022


Mi sono recato alcune settimane fa a Parigi, dopo alcuni anni che mancavo da questa splendida città. Avevo letto qualche articolo che parlava molto male della nuova gestione comunale da parte della sindaca Anne Hidalgo, per cui mi ero veramente preparato al peggio. Come al solito, ho trovato invece una città efficientissima, abbastanza pulita (quantomeno in linea con le altre capitali europee), piena di iniziative culturali e imprenditoriali, ancora leader per quanto riguarda le novità architetturali ed urbanistiche, senza paragoni per ciò che concerne i trasporti pubblici. 


Però mi sono detto: le differenze con l'amata Roma le apprezzi solo se provi a mettere a confronto punto-punto i vari aspetti che le caratterizzano. Strade, arredo urbano, trasporti, ciclabili, fruizione del proprio fiume. Ed ecco che è uscito un piccolo reportage fotografico che confronta le due Capitali e qualche considerazione personale, su cui invito tutti a meditare.

ATTRAVERSAMENTI PEDONALI E ARREDO URBANO
Sappiamo bene che non esistono a Roma strisce pedonali che non siano anche un (pericoloso) parcheggio abusivo. Molto potrebbe essere risolto proteggendo gli attraversamenti pedonali con opportuni paletti, come hanno pensato bene di fare oltralpe 





MARCIAPIEDI
Stesso concetto si applica ai marciapiedi: in un caso, ampi spazi dedicati al passeggio e alla fruizione in tranquillità dei negozi, nell'altro spazi adibiti a piazzole di sosta per le bancarelle o a sgarrupati e risicati passaggi per i pedoni, tra un'auto e l'altra. Impossibile lasciarsi sfuggire anche la netta differenza qualitativa nei materiali usati: asfalto a Roma, lastre di basalto o altro materiale duraturo nella Capitale francese, così da consentire una resistenza più duratura e meno costi di manutenzione nel tempo (ovviamente assumendo che nessuna auto o furgone ci parcheggi poi sopra...) 










TRASPORTI - METRO
Va bene, questa è facile, però il confronto è sempre utile. Lasciando perdere il numero spropositato di linee metro/RER presenti a Parigi, concentriamoci un attimo sui servizi disponibili: a Roma, in quasi tutte le stazioni, troviamo box informazioni non presidiati oppure, ove presidiati, con i vetri coperti da fogli di vario genere, così da rendere difficile qualsiasi interazione con gli addetti. A Parigi esiste ovunque o un box informazioni sempre aperto (e con personale gentilissimo) oppure un sistema di comunicazione con la centrale, che permette di parlare con un operatore remoto. Tutto provato e funzionante. A ciò si aggiungono totem informativi di ultima generazione, sempre aggiornati, e biglietterie automatiche che -da anni- accettano tutti i tipi di pagamento.









TRASPORTI - TRAM
Altra bella scoperta fatta a Parigi, il sistema tranviario. Anche in questo caso, vetture di ultima generazione, naturalmente pulitissime, banchine informatizzate con gli orari di transito dei mezzi, binari protetti e camuffati con un bel manto erboso. Sappiamo tutti a Roma quale sia la situazione, sia come età delle vetture, sia come percorsi.






CICLABILI
La città ha avuto negli ultimi 10 anni un vero e proprio boom di questo tipo di mobilità: al servizio Vélo Paris, dotato di rastrelliere e aree di parcheggio specifiche, si sono affiancati numerosi operatori internazionali free floating. A differenza di Roma, però, da un lato le piste ciclabili vengono realizzate con canoni di qualità e manutenute in maniera impeccabile, dall'altro esistono numerosi spazi dedicati alla sosta e ricoveri protetti lungo molte strade. 






BANCHINE LUNGO IL FIUME
Ultimo aspetto, non trascurabile: la fruizione del proprio fiume. Ho potuto osservare decine e decine di persone a passeggio lungo le banchine della Senna, tenute anche queste in maniera impeccabile. Impossibile non fare il confronto con il Tevere, tra muri sporchi e piccole tendopoli per i più disperati.




Insomma, Parigi avrà pure accumulato un bel po' di problemi negli ultimi anni (sicurezza, pulizia, periferie), ci mancherebbe. Ma Roma ne ha accatastati in maniera esponenziale e, senza un serio cambio di passo e una volontà precisa anche da parte del Governo centrale, sarà impossibile uscirne.

Andrea Castellani

ShareThis