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Buone notizie. Finalmente addio alla sosta selvaggia sotto lo Scalo San Lorenzo

4 settembre 2017
Per capire l'importanza che ha per noi questa cosa basta vedere quante volte ne abbiamo parlato in passato. Questo, questo, questo e ancora questo contenuto sono soltanto degli esempi. 

Da qualche anno, infatti, in ossequio alla crescente inciviltà che si sta divorando la capitale, il marciapiede pedonale del sottopassaggio dello Scalo San Lorenzo era preso di mira da decine di cafoni che con le loro auto in sosta vietata rendevano non più percorribile il passaggio pedonale. Gente a piedi, mamme con passeggino, disabili, anziani: tutti costretti a passare in mezzo alla strada. Non c'è scappato il morto solo perché a Roma chi guida mette in conto le assurdità che altrove non esistono.

Fin dall'inizio le nostre segnalazioni, la prima sarà di quattro o cinque anni fa, sono state prese sul serio da Enrico Stefàno che nel frattempo è diventato capo della Commissione Trasporti della città e che ci promise di occuparsene. Questo è un argomento più che altro attinente alla Commissione Lavori Pubblici, ma Stefàno ci ha lavorato lo stesso e oggi porta a casina il risultato. Promessa mantenuta. 

Certo che è una cosa piccola, ma è una cosa molto significativa che va nella direzione corretta della stroncatura (non tramite inutili multe, ma tramite impedimenti fisici) di chi si comporta male e nella tutela dell'utenza debole. Tanto più che negli ultimissimi tempi l'area si era ulteriormente trasformata vista la presenza di un grande lotto immobiliare che, invece di essere sviluppato come accadrebbe in tutto il mondo, è stato tramutato in poco opportuna location per eventi serali che hanno aggravato la presenza di cittadini poco civili specie la sera. 


Da oggi parcheggiare come criminali fregandosene di tutto e di tutti non sarà qui più possibile; da oggi anche chi decide la sera di spostarsi a piedi, in bici, in taxi e di non prendere aaaamaghina che poi bisogna trovà erbbuco ndomettela avrà maggiore rispetto. Non possiamo esimerci, però, per chiudere dal fare un accenno al design di questi oggetti. Siamo in una zona storica, centrale, venti metri più in là c'è Porta Maggiore, uno dei reperti più significativi di tutta la romanità, e ci permettiamo di utilizzare questi materiali, questi colori, questa qualità di progetto che non sarebbe plausibile neppure nell'ultimo e più insignificante paesino abusivo d'Italia. Perché? Come mai siamo l'unica città che si permette di auto rovinarsi, di auto infangarsi, di auto squalificarsi, di auto imbruttirsi senza neppure rendersene un po' conto?

La questione di Enrico Stefàno e dell'Atac. O dell'elogio della raccomandazione

28 luglio 2017
Il dato che emerge da questa storia incresciosa non è neppure un dato, è una conferma: Atac sta morendo. E speriamo che l'agonia non sia troppo lunga e che di questa azienda non si senta più parlare. 
A dire il vero i referendum Radicali (li avete firmati, si!?) stanno contribuendo ad accelerare il processo penoso di trapasso di una azienda in decomposizione. Ogni giorno che passa, però, questo marciume lascia cadaveri sul terreno. 

I due cadaveri di ieri sono stati particolarmente illustri: Enrico Stefàno, presidente della commissione mobilità del Campidoglio, e Bruno Rota, neo direttore generale di Atac.

Riavvolgiamo il nastro. Alcuni mesi fa il Movimento 5 Stelle, dopo essersi assurdamente liberato del direttore generale Rettighieri, nomina dopo una evidenza pubblica Bruno Rota al suo posto. Un grosso manager proveniente da Milano dove, tra litigiosità e scontri, era riuscito a portare l'Atm a livelli di efficienza e qualità del servizio altissimi. Europei. Rota però risultava allergico al renzismo e questo ha contribuito non poco al raffreddamento dei rapporti con Beppe Sala e col potente assesssore Maran e al rafforzamento della sua posizione a Roma quando è stato lanciato il concorso per il nuovo dg in Atac: e così Virginia Raggi e i suoi lo hanno scelto anche se magari non era la persona più adatta per Atac, anche se ha un po' un profilo da solista, da uno che funziona in contesti che funzionano e non in scenari tragicomici come quelli dell'azienda romana.

Ad ogni modo Rota è stato nominato. E dopodiché è stato tenuto due mesi a bagno maria: il presidente non gli girava le deleghe e dunque non gli consentiva di iniziare il suo lavoro da Direttore Generale: solo il 28 giugno qualcosa si è mosso. Un mese fa. Cinquanta giorni persi, fatali. Dopo soli ulteriori 10 giorni, dunque all'inizio di luglio, Rota comunque già capisce perfettamente che la situazione non è recuperabile, probabilmente neppure affrontabile. Che non c'erano insomma le condizioni minime per intervenire in Atac. E che in qualità di DG rischiava pure procedimenti legali seri. Ad ogni modo prepara un report per la sindaca, che si dimostra interessata ma che - come al solito - nulla fa e nulla decide. Tergiversando come è suo costume da mesi e mesi mentre la città crolla. Il direttore generale pazienta qualche altro giorno e poi affonda.

L'affondo arriva con due interviste taglientissime, una sul Corriere della Sera a Federico Fubini, l'altra sul Fatto Quotidiano a Gianni Barbacetto. Si tratta di interviste non concordate con il referente politico, fulmini a ciel sereno per la maggioranza. 
Si tratta di lettere di dimissioni camuffate da interviste perché tra le righe si legge un attacco alla parte politica, ma soprattutto si legge (qui non serve andare tra le righe) un attacco frontale ad uno dei grandi cancri di Atac: i dipendenti. Nullafacenti, ritardatari, assenteisti, allergici alle regole, tutti col doppio lavoro, "lavorano tre ore al giorno, se ci arrivano" dice Rota sprezzante. Facendoci capire che poche migliaia di paraculati tengono in ostaggio una città, deprimono la qualità della vita dei cittadini, umiliano quando non fanno scappare i turisti e tengono alla larga gli investimenti stranieri. Una accusa probabilmente giusta, ma pesantissima in un contesto dove l'amministrazione pentastellata ha fatto dell'alleanza con questi profittatori un architrave del proprio consenso.

La reazione più veemente è quella di Enrico Stefàno, capo della Commissione Trasporti e di fatto assessore alla mobilità della città. 
Dopo qualche ora dalla pubblicazione delle interviste Stefàno se ne esce come peggio non potrebbe. Invece di far buon viso a cattiva sorte e ringraziare Rota per la grande sincerità e schiettezza con cui dava una lettura trasparente e aperta dei problemi aziendali sollecitando la politica a fare il suo mestiere, ovvero a decidere, lo accusa di non essersela presa con "i dirigenti" (tra le righe si legge: il problema non sono i dipendenti, ma i dirigenti, vecchia filastrocca, quasi sempre sbagliata, del Movimento), insinua che in questi 3 mesi Rota non avrebbe fatto abbastanza (ma non aveva le deleghe!), si chiede se abbia davvero voglia di cogliere l'opportunità e ribadisce la carta bianca da parte dell'amministrazione. Ma di quale carta bianca stiamo parlando se il tuo azionista di maggioranza è una parte politica che arriva a coprirsi di ridicolo in tv pur di difendere lo scandalo dell'assenteismo? Non a caso Rota proprio sull'assenteismo puntava nelle sue interviste come prima causa della putrefazione Atac. Insomma a leggere Stefàno Rota, arrivato a Roma, si sarebbe trasformato in un somaro laddove a Milano era un manager capace. Un po' come Rettighieri, uno dei più capaci manager italiani il quale, una volta entrato nelle dinamiche pentastellate, veniva presentato come un cretino. Non c'è approccio più sbagliato. 

Le cose potevano finire qui. Intervista scomposta e inaspettata. Reazione indispettita della politica. Dimissioni del tecnico e tanti saluti. Ma Rota ha pensato di non porre limiti al suo carattere particolare la cui fama così tanto lo precedeva quando era a Milano, ed ha deciso di sbracare anche lui. Perfino peggio di Stefàno. Anzi molto peggio. 
Prima tutti gli osservatori hanno pensato ad un commento finto, ad un troll. Ma poi si sono tutti convinti, anche perché la smentita non arrivava: era proprio Rota a commentare. Leggendo il commento al post di Enrico Stefàno si fa fatica a credere che un grande manager di lunghissimo corso possa lasciarsi andare a siparietti di tale natura. Ma a Roma non ci si annoia mai e mai si finisce di scoprire i confini a cui arriva il genere umano e il relativo comportamento. Rota opta per il fallo di reazione: lasciare l'incarico facendosi seguire da una scia di fango e sterco sulla propria controparte politica. Senza un motivo, senza uno scopo, forse solo per il gusto gigionesco di imbrattare qualcuno (non è la prima volta che Rota accusa il prossimo di voler "mettere le mani" nel suo lavoro; lo fece anche a Milano contro Pietro Bussolati tanto per fare un esempio). In un messaggio mal scritto e dalla punteggiatura e dalla sintassi zoppicante, Rota annuncia di aver subito pressioni da Stefàno e da altri esponenti del Movimento 5 Stelle. Ma la denuncia è articolata in maniera subdola.
Leggendo con un attimo di calma si capisce chiaramente che le accuse sono inconsistenti. 

Cosa avrebbe fatto Stefàno? Consigliato al DG dell'Atac di guardare una azienda innovativa magari avendogli mandato un mero sms ("Ehi dott. Rota, ha visto come hanno risolto a Vienna quella faccenda? La società che se n'è occupata è questa...")? Indicato persone in gamba e giovani tra le pochissime che si danno da fare e lavorano in azienda in modo che potessero essere valorizzate? E cosa ci sarebbe di male? Davvero pensiamo che se una persona è eletta e scova una società interessante deve astenersi e autocensurarsi dal segnalarla a chi di dovere affinché se ne possa servire per il bene di tutti? Davvero pensiamo che se un cittadino viene eletto non può aspirare che persone in gamba crescano nelle società pubbliche in modo che queste ultime lavorino meglio? Davvero un eletto non può dare consigli (perché solo di consigli si può parlare visto che poi le norme, le procedure, gli atti e le gare - tra l'altro obbligatorie per trovare fornitori - sono responsabilità di chi è in charge) ad un manger pubblico? A questo abisso di perbenismo piccolo borghese ci hanno portato decine di anni di pessima politica? La pratica della raccomandazione (come quella dell'attività di lobby) sono in tutto il mondo delle opportunità, solo da noi dei problemi. Perché solo da noi si dà per scontato che un eletto anteponga di default l'interesse personale a quello comune e collettivo. E così anche chi è in perfetta buona fede, informato, proattivo e voglioso di risolvere i problemi, finisce per starsi zitto e farsi i cavoli suoi per evitare che le proprie indicazioni, suggerimenti, consigli, aiuti, vengano strumentalizzati e scambiati per pressioni indebite. Questo è il risultato che reazioni come quella di Rota comportano. 

"Che vergogna, Stefàno promuoveva una società privata" ora scrivono tutti sui social, magari anche tanti 5 Stelle contenti di aver ridotto 'alla normalità' l'unico pentastellato che appariva come un amministratore serio, preparato e spendibile. Eh beh? E allora? Dove sa il problema? Perché non potrebbe fare una cosa del genere una figura politica che di fatto rappresenta l'assessorato ai trasporti della città? A cosa serve allora la politica se non a trovare le soluzioni ai problemi? Se io amministratore trovo una soluzione devo esimermi dal segnalarla ad un mio manager per paura che poi mi sputtani su Facebook? Ma siamo impazziti? Segnalare, indicare, indirizzare (sempre nel rispetto del ruoli e delle leggi che regolano forniture e assunzioni) non solo è un diritto, ma è un dovere della parte politica. Ammesso che lo si faccia per un tornaconto di qualità e collettivo e non di mero interesse personale.
Certo se siamo ormai assuefatti e rassegnati a che la politica fa tutta schifo, allora è ovvio che ci auspichiamo che questa politica schifosa non suggerisca alcunché e non sponsorizzi alcunché. Ma non si può ragionare così...


Ma intendiamoci noi possiamo solo ipotizzare, affidandoci alla nostra sensibilità che raramente toppa, ma non sappiamo realmente come sono andate le cose. Magari Stefàno ha davvero fatto pressioni eccessive, magari davvero ha parenti nella società "Conduent Italia" e magari, come forse vorrebbe far intuire Rota, ha davvero degli inconfessabili interessi personali che lo muovono. Ma se così fosse perché un manager dell'esperienza di Rota che subisce pesanti pressioni politiche non lo denuncia o pubblicamente o presso la Procura della Repubblica?

Delle due l'una. La segnalazione della Conduent Italia o era un semplice suggerimento - e allora Rota doveva solo ringraziare di essere circondato di referenti politici informati e aggiornati - oppure era una pressione indebita volta a alterare la concorrenza, la normativa sugli appalti ecc. E allora Rota doveva andare di corsa a Piazzale Clodio. Non c'è una terza opzione. Non c'è l'opzione "la butto lì in un commentino meschino su Facebook". 
Delle due l'una. Le segnalazioni sui giovani o erano consigli costruttivi (magari consigli chiesti insistentemente proprio da Rota, perché "non conosco l'azienda") su figure da valorizzare, magari penalizzate da anni di gestione criminale della società - e allora Rota doveva solo ringraziare e far tesoro, specie in un contesto in cui i dipendenti di qualità si contano sulle dita di una mano - oppure erano minacce, insistenze e voto di scambio da pagare. E allora Rota doveva andare di corsa a denunciare.

In ogni caso Rota ha sbagliato di grosso. Ma anche se Rota se ne va (e noi speriamo di no: speriamo che il M5S abbia la superiorità di rigettare le dimissioni e di confermare al DG la massima fiducia nonostante tutto), resta sulle spalle di tutti noi tutta la deprimente situazione dell'Atac. Una malattia incurabile che può uccidere la città e avere un impatto deflagrante su tutto il paese.

La farsa del parcheggio Atac alla metro Jonio: autorimessa gratuita per furbi

22 marzo 2017

Il filmato sotto rappresenta la situazione del parcheggio della metropolitana Jonio gestito da Atac alle ore 23.50. Il parcheggio chiuderà alle ore 00.15 per poi riaprire alle 5.15. Per usufruire del parcheggio basta essere dotati del contrassegno cartaceo che rilascia ATAC quando si paga l'abbonamento annuale o mensile (http://www.atac.roma.it/function/pg_page.asp?act=1&r=820). 

Fondamentale è sapere che questo contrassegno non è associato a nessuna targa automobilistica e probabilmente neanche all'abbonamento. Praticamente è un pezzo di carta e nulla più. In parole povere una volta ottenuto lo si può dare a parenti e amici e al momento del controllo nessuno potrà sapere, neppure volendo approfondire (e nessuno vuole approfondire!) se effettivamente chi ha parcheggiato è andato o meno a prendere la metro. Basta esporlo sull'auto e si è in regola.


Cosa comporta questo? Comporta che magari uno studente di scuola media che abita vicino Jonio ed è titolare di un abbonamento annuale consegna il suo bel contrassegno al paparino, che l'abbonamento non lo possiede e non prende la metro dal 1998, il quale lo usa per avere la sua bella autorimessa privata.

Ecco spiegate le decine di macchine parcheggiate a quell'ora. Per non parlare della ormai fissa presenza di diversi van NCC che hanno scambiato questo bene di proprietà Atac realizzato a vantaggio dei pendolari come rimessa privata gratuita.


Il parcheggio è già dotato della predisposizione per montare le sbarre (si potrebbero montare in due giorni) e consentire l'accesso solo in maniera automatizzata come per esempio succede a Laurentina. In questo modo per accedere al parcheggio bisognerebbe passare fisicamente l'abbonamento annuale ai lettori. Va da se che per il paparino che deve entrare ed uscire dal parcheggio sarebbe molto più difficile perché dovrebbe portarsi dietro il figlio, o quantomeno il suo abbonamento. Sia in entrata che in uscita.
In poche parole basta montare le sbarre e per un buon 90% il problema si risolve. Certo poi qualcuno che ne approfitta rimarrà, ma sarà una minima fisiologica parte.


Enrico Stefàno, a seguito di una Commissione di qualche giorno fa, dice "andremo ad impedire questa pratica prevedendo una chiusura e/o tariffazione notturna dello stesso". La cosa non ha senso. In primis il parcheggio già viene chiuso la notte (00.15 da domenica a giovedì e alle 02.15 da venerdì a sabato).
Per quanto riguarda la "tariffazione notturna" non si capisce in che modo e con quale criterio possa essere attuata. E se io sono un pendolare abbonato che lavora la notte? Non posso usare il parcheggio come tutti gli altri parcheggiando a mezzanotte e riprendendo la macchina alle otto di mattina? Basta questo per dimostrare che questa tariffazione è semplicemente inattuabile. 

Atac si sbrighi solamente ad automatizzare il parcheggio visto che la stazione è aperta da due anni e non è stata ancora in grado di farlo senza inventarsi soluzioni mirabolanti...

Addio Rettighieri! La cazziata atroce del DG di Atac all'assessore Meleo

30 agosto 2016
Lettera davvero micidiale quella che Marco Rettighieri, direttore generale di Atac, ha spedito quest'oggi, 30 agosto 2016, all'assessore ai trasporti di Roma Linda Meleo. 
Si tratta di fatto di una lettera di dimissioni. Durissima nei toni, sprezzante, aspra. Rettighieri l'ha mandata per conoscenza a talmente tante realtà esterne al Comune che non è stato difficile reperirla.



La lettera prende spunto dalle dichiarazioni di Virginia Raggi l'altro giorno alla Festa del Fatto alla Città dell'Altra Economia: "per la ripresa delle scuole i treni della Metro A saranno al 95%". Niente di più falso, spiega Rettighieri, vi abbiamo più volte spiegato che al massimo possiamo arrivare all'85% dei treni, e solo perché stiamo facendo i miracoli. "Non so da dove questo numero sia uscito e chi lo abbia potuto sostenere" chiede alla Meleo Rettighieri rimbrottando indirettamente la Sindaca e insistendo: "non comprendo che ultimatum la Sindaca abbia dato a me", aggiungendo tutta l'atmosfera amareggiata che questo atteggiamento starebbe portando in Atac. 

Poi Rettighieri viene ad una faccenda che, ieri sui social, ha tenuto particolarmente banco. Ma i 18 milioni indispensabili ad Atac per le manutenzioni e girati in extremis dopo Ferragosto dal Comune sono veri o sono fake? Ieri Stefàno e Meleo, rispondendo al senatore Esposito (già Assessore ai Trasporti con Marino), giuravano sulla veridicità di questo stanziamento. Meleo con una certa stizza ultimativa chiosava: "i soldi ci sono, deve pensarci Atac". In realtà Rettighieri nella lettera spiega che i soldi non ci sono, che - esattamente come sosteneva Esposito - nello stanziamento confezionato da Minenna, assessore al bilancio nonché verosindaco di Roma, ci sarebbe una polpetta avvelenata capace di rendere il denaro inservibile per l'azienda la quale comunque sta cercando di fare il possibile in attesa di chiarezza su questo.

Rettighieri poi non manca di dare l'ennesima - sacrosanta dal nostro punto di vista - stoccata ai sindacati quando fa presente all'assessore, destinatario della missiva, che il problema non sono le linee su ferro ma anche e soprattutto le linee su gomma, preda dei capricci dei sindacati.

La parte finale della lettera però è la più gustosa. Praticamente Rettighieri - facendo riferimento ad una richiesta di chiarimenti arrivata ieri dall'assessorato dopo lo spostamento di un responsabile sulla Roma Viterbo. Cosa è successo? Rettighieri ha rimosso un incompetente e la Meleo ha chiamato per raccomandarlo (come peraltro ha sempre fatto la politica in Atac?). Oppure Rettighieri ha rimosso un responsabile in gamba e dall'assessorato hanno chiesto il perché e se lo hanno chiesto lo hanno fatto per compiacerne il sindacato o sinceramente preoccupati per la qualità del servizio? 
L'accusa di ingerenze nell'azienda - fatta poi ad un partito come il Movimento 5 Stelle - è talmente grave da parte di Rettighieri che diventa dirompente e che sia vera (con figuraccia clamorosa della Meleo) e che sia falsa o per lo meno eccessiva (con evidente volontà di Rettighieri di mettere in cattiva luce, di fronte ai molti destinatari della missiva, l'assessora).

"Ovviamente è nel diritto di Codesta Amministrazione cambiare la Governance" chiude Rettighieri. Non c'è alcun dubbio che dopo questa lettera un cambiamento ci sarà. 
Rettighieri è stato un dirompente capo di Atac perché è stato il primo a dire con chiarezza e senza paure e infingimenti (in Italia in passato chi ha parlato chiaro sui sindacati è stato anche fatto secco senza tanti complimenti) dove stava il problema. Il primo ad aver raccontato la verità su quello che sono stati capaci di fare i sindacati interni (e il primo ad aver fatto il solco nel percorso tra Atac e la Procura per portare robaccia). Il Movimento 5 Stelle si è alleato (perché questa idiozia? Avrebbe vinto lo stesso!) con alcuni tra questi sindacati ed ha raggranellato una quantità immensa di voti dagli addetti di Atac e dai loro familiari che hanno votato Raggi a valanga. I patti segreti che offrivano la testa di Rettighieri in cambio di consenso non saranno veri, ma sono senz'altro verosimili. 
Delle due l'una: o il M5S riesce a nominare una governance ancora migliore di questa e modulata sulle medesime priorità. E ce lo auguriamo. Oppure l'azienda tornerà nella pozzanghera sindacal-politica in cui era, questa volta spintaci da chi per anni ha stigmatizzato certi comportamenti.

Certo è che Rettighieri, da grande uomo di stato quale è, poteva concludere la sua esperienza in maniera un po' più istituzionale piuttosto che cazziare a reti unificate una ragazza che sta provando a fare l'assessora nel marasma di Roma additandola come novella alfiera delle ingerenze della politica nelle aziende pubbliche. Per una telefonata poi.


PS. Nella giornata successiva alla scrittura di questo articolo è emerso che la fantomatica telefonata di Linda Meleo a Marco Rettighieri è stata fatta a sostegno delle posizioni di un responsabile di linea che era anche militante del Movimento 5 Stelle. Questo aspetto, onestamente, cambia tutto e il tono dell'articolo qui sopra, tendenzialmente volto a non affondare il colpo sulla Meleo, è da considerarsi superato. Tristezza profonda.

19 sfide sulle quali giudicheremo l'assessore ai trasporti Linda Meleo

4 agosto 2016

Linda Meleo, assessora ai trasporti, ha ricevuto un voto bassissimo nella nostra "pagella di inizio mandato" che ci siamo permessi di stilare non appena la giunta è stata nominata. Non sopportavamo l'arrivo all'ultimo minuto, su sollecitazioni esterne (come moltissimi altri assessori, via via si sta scoprendo), di una figura che appariva un pesce fuor d'acqua e che sembrava non avere grandi competenze nella materia più spinosa che c'è.

Dopodiché Meleo si è messa a lavoro. Con la dovuta umiltà. Ha aperto il suo profilo Twitter, un tempo riservato, dove non disdegna (a differenza di quasi tutti gli altri assessori – alcuni manco hanno una presenza, cosa onestamente assurda per un partito nato con e dalla Rete) un filo diretto coi cittadini; ha studiato, approfondito messo in fila le priorità; costruito un rapporto proficuo con Enrico Stefàno, autentico depositario - per fortuna, visto che è una delle poche persone degne di amministrare - della politica sulla mobilità del Cinque Stelle. Ora siamo pronti a giudicarla in maniera meno preconcetta. Quello che faremo è analizzarne l'operato per poi votarlo, speriamo per lei tra cinque anni, in base a quanto fatto nei seguenti ambiti. 
Li elenchiamo schematicamente con una specifica fondamentale: sono tutti importanti allo stesso modo. Davvero allo stesso modo, non c'è gerarchia. Mai come nel mondo della mobilità urbana la città va considerata come un organismo complesso dotato di tanti organi tutti in qualche modo vitali. Come il corpo umano, che infatti vive di "circolazione", anche la mobilità urbana è una sinfonia di comparti e nessuno va lasciato indietro. Puoi avere, infatti, fegato, stomaco, pancreas perfetti, ma se non ti funzionano i reni non sopravvivi. Puoi avere avere reni, cuore e polmoni impeccabili, ma se non ti funziona il cervello alla perfezione tutto smette di stare in piedi. Così per questa lista di elementi.

ATAC
Inutile specificare quanto sia fondamentale agire in maniera brillante su questo carrozzone vergognoso e marcio. Al di là delle decisioni radicali (privatizzazione, chiusura, fallimento, licenziamenti di massa, fornitori, ruberie, sindacati da vomito) che pure potrebbero rendersi necessarie, ci sono dei passi fondamentali e immediati che possono portare l'azienda in salute. Noi negli anni li abbiamo elencati tante volte, prima qui e poi più recentemente anche qui. Ma al di là di queste considerazioni, stiamo parlando probabile del più grande bubbone di criminalità e corruzione che l'Italia abbia mai conosciuto. Grazie a Rettighieri le cose stanno iniziando a cambiare, l'assessore lo confermerà?

NUOVI TRAM
Ci sono delle nuove linee impostate dalla Giunta Marino, molto valide. C'è la corretta idea a Cinque Stelle di rimettere mano alla Subaugusta-Togliatti, storica tramvia pensata e subito abbandonata dopo i primi cantieri. Qualsiasi cosa, ma fateli! Fate partire i cantieri, mettetevi a progettare con la Regione, trovate soldi europei: sui tram bisogna vedere i cantieri aperti nel primo trimestre 2017, non un secondo più tardi, viceversa lo considereremo un fallimento. 

NUOVE METRO
Questione molto delicata, spinosa. Il Cinque Stelle si deve rendere conto che non esiste possibilità di immaginare una Roma civile, credibile e vivibile per i nostri figli se non si completa la maglia delle metropolitane. Ovviamente la città non arriverà mai ad una rete di metro paragonabile alle altre città europee (ecco perché saranno fondamentali i nuovi tram, la ciclabilità e le preferenziali che vedremo dopo), ma le sei linee base vanno fatte e vanno fatte presto: la A - prolungata verso Casalotti e soprattutto dentro l'aeroporto di Ciampino -, la B - con le sue diramazioni -, la C - che va completata seriamente, ma che il Comune deve avere probabilmente la forza e il coraggio di sfilare agli attuali costruttori per riassegnare nel più breve tempo possibile ad altri e con regole ben diverse da quelle criminogene del General Contractor attuale -, la D - di cui bisogna mandare avanti la progettazione - la Roma-Nord e la Roma-Lido da trasformare in metropolitane con l'aggiunta di nuove stazioni (Valle Giulia per la prima, quelle già progettate per la seconda). Giudicheremo questa amministrazione bene se cambierà idea sulle metro comprendendo quanto sono importanti, la giudicheremo male se persevererà ad essere tiepida su questo mezzo la cui costruzione - visti i tempi purtroppo necessari - è simbolo di altruismo di questa generazione per le successive.

EVASIONE
Misureremo la Meleo nel 2021 sul tasso di evasione. Oggi si parla del 40%, la verità è un tasso molto ma molto più elevato. Scandaloso e inedito a livello globale. Le fermate dei tram devono avere un ingresso previo pagamento e controllato (modello Istanbul), sui bus si deve entrare da davanti e bippare davanti all'autista che, nella sua cabina blindata, NON deve partire se tutti non hanno pagato (modello Londra, New York e mille altre città) e in metro si deve entrare e anche uscire bippando, sotto il controllo degli addetti di stazione. È fondamentale non solo perché questa pratica può incrementare in maniera clamorosa gli introiti del servizio pubblico, ma anche perché questo approccio può cambiare faccia alla città anche in settori apparentemente lontanissimi: se evadi il bus entri subito in una bolla di prepotenza, prevaricazione, mancanza di rispetto e anarchia. Modus vivendi che poi applicherai in altri ambiti del tuo rapporto con la cosa pubblica. L'evasione ha conseguenze inimmaginabili: crea persone brutte che non hanno rispetto dei propri concittadini e della collettività.
Il tutto deve essere implementato grazie al passaggio dai biglietti cartacei a quelli digitali (tra l'altro ben più difficili da falsificare). Che oltretutto permettono di poter maneggiare i big data (che oggi Atac ignora, manco fossimo negli anni Sessanta e non nel 2016) grazie ai quali calibrare il servizio in base alle esigenze reali.

PREFERENZIALI
Qui Enrico Stefàno è già partito nonostante l'Agosto, chiedendo all'Agenzia per la Mobilità di iniziare a riprogettare finalmente qualche preferenziale ingiustamente negletta. Ma a breve vogliamo vedere i risultati. Cosa deve succedere? Semplicissimo: tutte le attuali corsie preferenziali, di fatto smantellate da Alemanno, vanno protette con dei cordoli (cordoli, non telecamere! O comunque non solo). Inoltre vanno fatte molte nuove altre corsie preferenziali. La velocità commerciale dei mezzi Atac (e la loro esposizione all'usura e alle spese dovute ai continui stop & go) deve cambiare radicalmente. Il mezzo pubblico deve diventare una cosa cool. Come disse Virginia in campagna elettorale: le auto ferme incolonnate e a fianco il bus che sfreccia in preferenziale così la gente guarda l'autobus e pensa "quanto cavolo sono sfigato". Questa deve essere la visione.

BIKE SHARING
Fondamentale per due motivi: è l'unica strada (assieme alle bike lanes che vedremo dopo) per realizzare una città realmente e credibilmente ciclabile ed è un grimaldello che l'Assessorato ai Trasporti e la relativa Commissione può utilizzare per mandare avanti la riforma dei cartelloni pubblicitari (è grazie a loro che si paga il bike-sharing) in capo all'assessore Adriano Meloni che in questa fase tutto sembra fuorché un fulmine di guerra, con grande felicità delle mafie (cartelloni, ambulanti...) che il suo assessorato dovrebbe schiacciare senza alcuna pietà.

ZTL&CONGESTION CHARGE
Le Ztl a Roma dovrebbero essere una opportunità, sono invece un pasticcio. Sono tante, a macchia di leopardo, hanno orari tutti diversi, inducono all'errore, sono difficili da controllare e subiscono ingressi abusivi contromano perché hanno i varchi in uscita non presidiati. Inoltre devono essere allargate perché sono tali e quali da anni e anni e invece il traffico va limitato ancora di più.
Inoltre c'è la Ztl merci&bus che è pronta (le telecamere sono state montate tutte, con una spesa di 3 milioni) che aspetta soltanto una delibera per essere attivata.
E infine c'è la congestion charge, prevista dal PGTU e quindi "legge" della città. Cosa si aspetta ad applicarla? A Milano c'è ed ha funzionato, a Londra c'è ed ha funzionato. Davvero pensiamo che a Roma non funzionerebbe? Funzionerebbe eccome e in più permetterebbe di generare le tante risorse necessarie ad implementare tutto questo piano.

CAR SHARING & SCOOTER SHARING
La città è piuttosto sviluppata da questo punto di vista, ma bisogna insistere. Bisogna portare a Roma nuovi operatori (il prossimo è, ci si augura, Bmw), bisogna vietare sempre di più cose alle auto private in modo che le auto condivise diventino sempre più cool da utilizzare. Bisogna inoltre riformare il car sharing di Atac\Agenzia della Mobilità che in questi mesi ha perduto completamente appeal in rapporto ai car sharing privati a flusso libero.
Idem come sopra per quanto riguarda lo scooter sharing. Siamo già a due operatori (Enjoy e ZigZag), ma anche qui gli operatori privati (che tra l'altro sono una risorsa per la città perché per ogni mezzo messo in strada pagano fior di quattrini) vanno cercati, coadiuvati, devono avere una interlocuzione fluida con l'amministrazione. Meleo si deve circondare di persone in grado di parlare con queste giovani start up.

PEDONALITÀ
Mettiamola giù molto semplice: bisogna immediatamente recuperare le isole pedonali esistenti (qui la nostra ultima inchiesta) e bisogna farne di nuove, serie, ben arredate. Farne tante e recuperarne tante. È importantissimo perché oggi le isole pedonali, trasformate in parcheggi abusivi, sono paradossalmente degli attrattori di traffico invece di essere delle aree di rispetto dove passeggiare e rilassarsi. La pedonalità è contagiosa, bisogna partire.

CICLABILI \ BIKE LANES
Bisogna fare le piste ciclabili. Ma soprattutto bisogna fare le bike lanes perché le bike lanes permettono di sistemare le strade e di uccidere con le sue stesse armi il fenomeno della doppia fila. Non fanno solo un servizio alla ciclabilità, ma contribuiscono a ridisegnare strade mal disegnate. Due piccioni con una fava e a costo zero. I nostri lettori sanno alla perfezione di cosa parliamo e di quanto questo rappresenti una rivoluzione: ne abbiamo parlato mille volte e vi rimandiamo qui per un piccolo approfondimento.

PARCHEGGI INTERRATI
Fondamentale. Senza sosta interrata nulla è pensabile nella riqualificazione delle strade e delle piazze. I parcheggi interrati generano vantaggi per tutti, nessuno escluso. E sono un volano formidabile di crescita economica della città in un momento di crisi, di riqualificazione degli spazi pubblici, di ripristino della legalità. Qui trovate 10 motivi per cui è totalmente assurdo non realizzare sosta interrata. L'amministrazione, finora molto tiepida su questa progettualità, ci darà retta e rovinerà tutto per meri motivi ideologici.

SOSTA
Linda Meleo deve urgentemente mettere mano alle strisce blu. Sono state smontate da una vergognosa sentenza del Tar, indotta dal Codacons, che andava impugnata e che invece Alemanno strumentalizzò a livello politico. Allo stesso modo va gestito il ricorso che venne fatto all'ottima sistemazione del settore fatta successivamente dall'assessore Improta. Insomma, le strisce blu devono costare molto di più e devono essere molte di più. Non ci deve essere la possibilità di posteggiare gratuitamente l'auto in superficie, questo non accade da nessuna parte al mondo nelle grandi città. Senza se e senza ma. Qui trovate una riflessione che vi fa capire che le strisce blu più presenti e più care sono un vantaggio anche per chi è costretto a pagarle!

PULIZIA STRADE SETTIMANALE
Non è solo una questione di igiene, anzi. È una faccenda importantissima che serve a convincere a non possedere l'auto per chi non ne ha davvero bisogno; una faccenda importantissima che rende più agevole e meno costoso il lavoro di Ama; una faccenda importantissima che può liberarci di decine di migliaia di auto abbandonate che avvelenano le nostre strade e falsano la mobilità urbana. Lo spieghiamo, speriamo, molto bene qui. Autentiche rivoluzioni a costo zero (anzi che generano incassi cospicui) che uno si aspetta, eccome, da un governo a Cinque Stelle. No?

SCHOOL BUS
Lo scuolabus non è una roba solo dei Simpsons eh! Si tratta invece di uno strumento di mobilità che può cambiar faccia alla città. Noi abbiamo pubblicato una ampia riflessione qui che vi invitiamo a leggere. L'amministrazione è convinta come noi che questa cosa sia importante oppure no? Questo ambito verrà trascurato come fatto fino ad oggi?

CONSEGNA MERCI
Un altro punto strategico a dir poco. Ne abbiamo parlato qui e vi inviamo al nostro articolo. Leggetelo con attenzione. Si farà la grande riforma della consegna merci o si lascerà la città nelle mani dei padroncini paracriminaletti che spadroneggiano oggi? Vedremo.

TAXI
Al di là delle lobbies e delle promesse elettorali, Roma ha un numero largamente insufficiente di licenze taxi. È aritmetica. Una nuova politica di stampo europeo sui trasporti, poi, porterà decine di migliaia di romani a spossessarsi dell'auto privata e dunque il ricorso ai taxi sarà qualcosa di ancor più ordinario per le persone (prendere il taxi anche due o tre volte a settimana costa comunque infinitamente meno che possedere un'auto). I taxi, come a New York o a Londra, devono divenire uno strumento di mobilità per tutti, non un mezzo per turisti o uomini d'affari che si fanno rimborsare le spese: il loro numero deve drammaticamente aumentare.

SEGNALETICA
Una buona segnaletica stradale riduce di moltissimo le infrazioni. Lo possiamo vedere in maniera empirica quando qualche strada viene ridisegnata. Purtroppo a Roma la segnaletica viene realizzata ancora con aerosol caricato ad inchiostro simpatico e le strisce pedonali scompaiono nel giro di 10 giorni. Un buon assessore ai trasporti deve agire anche su questa anomalia tutta romana: strisce pedonali, stalli per la sosta, segnaletica orizzontale e quant'altro deve essere disegnata con vernici indelebili. 

SANZIONI
I cittadini romani hanno la necessità di essere rimessi in riga con la massima durezza, il massimo rigore e senza alcuna forma di pietà e tolleranza. A Roma, per derubricare questo discorso fondamentale, si dice che "bisogna prima cambiare la cultura". Niente di più falso, ipocrita e sbagliato. Per far rispettare le leggi bisogna semplicemente far sì che funzionino le sanzioni, che vengano comminate, applicate, risscosse. Bisogna essere certi che, sbagliando, si paga. Con IoSegnalo, Street Control e quant'altro la precedente amministrazione era andata in quella direzione. Bisogna insistere e incrementare questi strumenti. E il sistema di sanzionamento deve essere coadiuvato da un'efficace rete di telecamere a circuito chiuso, sul modello di Londra. Bisogna essere ragionevolmente certi che se si fa una cagata, si paga pegno. Basta guardare Milano come ha lavorato sugli autovelox e quanto ha abbattuto il tasso di mortalità e incidentalità. Devono aumentare le multe, devono rendersi più fluidi i modi per farle. Altrimenti tutto è inutile e la prepotenza continua a regnare sovrana con enorme umiliazione delle persone per bene. 

ASSERVIMENTO SEMAFORICO
Ne abbiamo parlato tante volte, un piccolo dispositivo che modifica in maniera radicale la percezione di tram, filobus e autobus. Quando arrivano il semaforo deve diventare verde per loro dandogli la precedenza. Con questo semplice provvedimento linee come il 3 o l'8 potrebbero diventare quasi delle metrotramvie urbane. Rendendo ancor più di moda il trasporto pubblico contro il trasporto privato. Ne abbiamo parlato qualche anno fa qui.



Oltre a tutto questo, poi, Linda Meleo ha una 20esima sfida, la più importante: quella della comunicazione. Si può fare quello che si vuole (Marino lo dimostra, ma lo dimostra anche nel suo piccolo l'episodio della pedonalizzazione dei Fori: lì una comunicazione non curata ha messo per una giornata l'assessore sulla graticola, dando spazio addirittura all'ex sindaco di lanciare una seguitissima petizione online), ma se non si comunica bene con i cittadini è tutto inutile. Auspichiamo che l'assessore riesca a circondarsi di persone in gamba. Che almeno lei non si faccia imporre dal partito - visto che purtroppo lo stile di casa è questo - inutili incapaci mapperò amici e fedeli.

Tutte le carte sulla nuova Roma-Lido. Potrebbe trasformarsi in metro, ma Zingaretti non vuole

29 luglio 2016

Lo scandalo che si sta concretizzando in questi giorni riguardo al progetto di trasformazione in metropolitana moderna della Roma-Lido merita la massima attenzione perché cade in un periodo fin troppo estivo e rischia di non avere la visibilità che merita. 

Una società francese, anzi, meglio, la più grande società francese di trasporti e una delle più grandi del pianeta, ha proposto un accordo alla Regione Lazio, proprietaria della Roma-Lido per prendere la gestione della infrastruttura e trasformarla da carretta sgangherata quale è in moderna metropolitana. La cosa costerebbe alla Regione un investimento minimo, poco diverso da quello che attualmente viene profuso per far gestire, coi piedi, l'infrastruttura ad Atac. Chiaramente non si tratterebbe di una temuta (!) privatizzazione come molti baterano, niente affatto (tra l'altro stiamo parlando di una società pubblica sebbene francese, pensa tu). Si tratterebbe semplicemente di dare ad altri la gestione, non la proprietà della linea: la gestione e stop. 

Ratp, così si chiama l'azienda francese, investe tempo e risorse per fare il progetto, aspetta i soliti anni che in Italia pare debbano essere aspettati per farsi dare una risposta, ma poi neppure la ottiene. La Regione Lazio fa sapere di non essere interessata attraverso i giornali, a mezza bocca, con dichiarazioni sprezzanti, inesatte, disinformate da parte dei soliti assessori mezzatacca della Giunta Zingaretti. 

Cosa è successo? E' successo che, come tutti ormai sappiamo, Atac è il bancomat non solo della politica romana, ma di tutta la politica (specie per quanto riguarda il PD) a livello nazionale. Una faccenda che, quando emergerà plasticamente a livello giudiziario, ci farà impressione e ci resterà impressa nella mente per anni. Per ora si lavora per ostacolare qualsiasi cambiamento. Se dovesse passare il concetto che Atac può perdere via via dei pezzi e se poi questi pezzi, una volta assegnati ad una società privata, dovessero finalmente funzionare in maniera europea ed efficiente, tutto potrebbe andare a gambe all'aria. Pensate alla Roma Lido data ai francesi e, dopo qualche anno, funzionante alla perfezione. Diventerebbe una spina nel fianco di Atac atroce, Atac diventerebbe ancor più - a furor di popolo - indifendibile e con lei indifendibili i suoi sindacati. E cadrebbero le mille clientele, le mille corruzioni, le mille possibilità di assunzione, i mille segreti che si celano dietro la municipalizzata romana. 
Pensate che roba: tra qualche anno tutte le linee Atac sempre a pezzi, metro incluse, e solo una funzionante e guarda caso gestita da un soggetto diverso da Atac. Anche il più idiota dei cittadini arriverebbe a fare due più due...
Questo è l'unico motivo per cui la Regione, inventandosi anche bugie, ha rifiutato questa proposta che abbiamo modo qui - grazie a MetroXRoma - di pubblicare per esteso in tutte le sue slides. 

"Dai giornali apprendiamo che rifiutano perché nel nostro progetto mancherebbero delle nuove stazioni. Ma il progetto punta a far funzionare quello che c'è. Quanto alle nuove stazioni bastava che ce le chiedessero. Perché non ci hanno chiesto aggiustamenti al progetto?" dicono da Ratp. Semplice, perché ci sarebbe stato il rischio che poi gli aggiustamenti richiesti sarebbero stati accettati dall'azienda e a quel punto il decisore politico non poteva far altro che dar seguito alla proposta. In questo contesto in qualsiasi caso sarebbe nata una trattativa come quella che Caudo e Marino fecero con gli investitori privati dello Stadio della Roma, una trattativa per ottenere il massimo possibile a vantaggio del pubblico. Ma guai! Qui l'obbiettivo era cacciare via gli investitori, non certo ottenere il massimo da loro.
"In realtà" continuano da Ratp parlando con il Comitato MetroXRoma "Abbiamo comunque previsto tutte le predisposizione al fine di lasciare la politica libera di scegliere quali e quante stazioni prevedere. Noi abbiamo dato disponibilità di sviluppare lo studio di fattibilità di un collegamento tra l’Aeroporto di Fiumicino e la stazione di Lido nord. Su Ostia antica avevamo anche dei progetti di collegamento diretto e visita degli scavi con mezzi ecologici e con accoglienza dei turisti. Di idee ce ne sono molte e noi siamo abituati a realizzarle". 

La politica però, anche se la sua azione porta a risultati tragici, non è abituata a cedere il potere e a mollare la presa su ambiti dove può esercitare il ricatto e la clientela. Il tutto, a livello regionale, si svolge nell'assoluto e assordante silenzio del Comune che non solo di Atac è primo azionista, ma che subisce gravemente le conseguenze di una linea non funzionante. Ne Meleo ne Stefàno hanno detto una parola a riguardo. Anzi, sotto sotto, sono d'accordo anche loro con il vecchiume da vecchissima politica rappresentato dalla Giunta Zingaretti: l'infrastruttura non deve essere gestita da chi potrebbe farla funzionare per davvero, perché poi sarà impossibile spiegare ai cittadini che i privati vanno tenuti alla larga e che la politica è meglio di loro...




























Facciamo appello ai cittadini a farsi sentire, a spiegare al decisore politico che il Re è nudo e che la gente ha capito quale è il gioco. Vi stanno privando della stessa possibilità di vivere una vita dignitosa. Se ve ne state zitti, siete complici. Ma soprattutto vi stanno privando della possibilità di vivere in una città in salute, ricca, piena di opportunità. Roma è l'unica grande metropoli con il mare e con la possibilità di sviluppare un turismo anche balneare. Tutto questo è pregiudicato da una organizzazione indegna della costa, ma anche e soprattutto da mezzi di trasporto incivili. Pensate a cosa significherebbe a livello economico un mare collegato in maniera civile con la città. Pensateci un istante...

Aperte le Comunarie finali del Cinque Stelle. Votate Enrico Stefàno (ma tanto non cambierà nulla)

23 febbraio 2016

Avete ancora qualche ora per votare Enrico Stefàno alle Comunarie del Movimento 5 Stelle. Oggi sono state aperte le votazioni e tutti gli scritti al partito di Grillo possono votare fino alle ore 19. Tra i 5 candidati in lizza, come abbiamo spiegato più volte, siamo convinto che Stefàno più di altri possa interpretare la necessità di alcuni cambiamenti radicali in questa città su questioni che si sono incancrenite a tal punto da essere considerate assolutamente normali e ineluttabili da quasi tutti, compresi probabilmente molti degli altri candidati pentastellati.

D'altronde Stefàno parte avvantaggiato, dal nostro personalissimo punto di vista, per essersi occupato durante gli ultimi due anni delle faccende più cruciali che attanagliano la città stringendola in una morsa mortale: il commercio (inteso in senso lato, dalle bancarelle ai cartelloni passando per i tavolini dei ristoranti) e la mobilità. Questi sono i temi per antonomasia. Tutto deriva da questo. Tutto parte da questo. 

Per lui dunque, in caso di non vittoria, si auspica un assessorato molto ma molto potente, modulato su questi temi. D'altro canto la vittoria finale del M5S non è solo probabile, ma a questo punto - vista la campagna elettorale fin'ora rivoltante degli altri partiti e visto lo storico degli altri partiti - addirittura auspicabile. Con ogni probabilità di qui in avanti tiferemo Cinque Stelle, vi avvisiamo. Lo faremo ammenoché il candidato sindaco che scaturirà stasera non inizierà a dire cacchiate indifendibili. Ma in caso contrario chiederemo a chi ci dà retta di proporre a questo giro un cambiamento il più radicale, sebbene rischioso, possibile.

Stefàno è stato forse l'unico consigliere comunale che nella scorsa consiliatura ha fatto quello che dovrebbero fare tutti i consiglieri eletti e gli assessori: prendere l'aereo, andare all'estero, capire come a una, due o al massimo tre ore di volo da qui hanno risolto gli stessi nostri problemi. Lo ha fatto con lucidità e continuità ricavandone un'idea di amministrazione sana. I problemi di Roma, infatti, sono unici. Ma non sono inediti. Sono unici perché esistono ormai soltanto a Roma. Non sono inediti perché sono problemi che tutte le altre grandi metropoli occidentali hanno avuto con la differenza che loro li hanno risolti. Talvolta anche da decenni.

Detto ciò stiamo dicendo che con un sindaco di rottura come Stefàno (o con qualsiasi altro sindaco del Cinque Stelle) possa cambiare davvero le cose? Purtroppo no. Fino ad un certo punto forse, ma il grosso del degrado, dell'illegalità, della violenza, della prepotenza non è intaccabile. Non lo è perché si vuole che resti così, lo si vuole a livello nazionale. 
Ci conferma questa visione apocalittica che ci siamo fatti una notizia di oggi: la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza, pubblicata qualche giorno fa, che limita ulteriormente l'attività degli "ausiliari della sosta", tra le figure più odiate non solo dai cittadini che li considerano delle sanguisughe (quando invece basterebbe posteggiare l'auto in maniera civile), ma a quanto pare anche dai giudici. La sentenza parte da una multa affibbiata a Torino (dopo che il Comune aveva deliberato che i vigilini potevano multare anche nelle aree circostanti le strisce blu) ad un'auto parcheggiata sul marciapiede. Dopo tutti i gradi di giudizio la Cassazione ci ha spiegato che quel vigilino, sebbene autorizzato dal Comune di Torino con tanto di delibera, non poteva sanzionare quella vettura. L'attività di pianificazione strategica dell'amministrazione torinese è stata annullata e la sentenza vale per tutto il territorio nazionale: i comuni non possono inasprire la lotta contro la sosta selvaggia (per farlo dovrebbero assumere più Vigili ufficiali, cosa resa impossibile da patti di stabilità e altro). Dunque anche se ci fosse Batman a fare il sindaco, si troverebbe ad operare in uno stato in cui sanzionare chi parcheggia sul marciapiede è impossibile per legge. Dice: ma la Cassazione semplicemente applica la legge esistente, che semmai andrebbe adeguata. Verissimo, ma la legge (si chiama Codice della Strada ed è una legge dello stato) dice anche qualcosa su chi sosta sul marciapiede e questo qualcosa andrebbe applicato tanto quanto vanno applicati i limiti dei vigilini. Tra l'altro questo qualcosa è stato recentemente depauperato con ignobili sconti per chi paga per tempo, incoraggiando così la sosta selvaggia che è una delle ipoteche che impediscono ad un amministratore di fare regolarmente e con successo il proprio lavoro, specie a Roma.

Il prossimo sindaco non potrà agire, non potrà impattare, non potrà incidere, non potrà intaccare realmente la situazione. Deve grosso modo, salvo dettagli, restare tutto così. Per legge. 

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