La terrificante abitudine di mettere porre il divieto temporaneo laddove è già divieto. Un caso

29 febbraio 2016



Su Via Innocenzo III, ristretta da 15 anni da un classico cantiere bloccato alla romana, c'è un divieto di sosta&fermata fisso e da tutti ignorato. Forse ricorderete la foto del mio vicino che mostrava il divieto sradicato e buttato nel cantiere abbandonato (autorizzato dalla giunta Rutelli, giusto per dirvi quant'è vintage!): voglio proprio parlare di questa strada abitata da trasgressori impuniti e recidivi autorizzati tacitamente.

Molto prima di Natale sono iniziati dei lavori di 'riqualificazione' (vi prego di nn pensare si trattasse di chissá quale opera!), con scadenza 60 gg. Il cantiere ha procurato non pochi problemi soprattutto ai pedoni che si trovavano ad attraversare pericolosamente senza strisce momentanee che chiunque con buon senso avrebbe messo. Molto lenti e quasi fermi, i lavori sono stati ultimati l'ultimo giorno utile: sabato dalle 7,30 per tutto il giorno sfiancando chi il sabato avrebbe riposato. Il cantiere viene sbaraccato ed ad oggi la segnaletica a terra non è stata rifatta!

A distanza d'un mese pare riprendano i lavori (che dovranno ancora fare?) e vorrei mostrarvi quanto si ripete perché m'indigna un'altra volta e vorrei provare ad avere una spiegazione.

Il divieto di fermata del quale nessuno tiene conto di solito viene nascosto. E viene aggiunto quello di sosta che ha una valenza inferiore. La cosa davvero assurda è che senza dover sprecare tempo (e denaro!) avrebbero potuto rimuovere tutte le macchine (stimerei una 30ina lungo tutta la strada!) senza aver timore di ricorso alcuno. L'avviso stradale non è altro che un cortese gesto che tutti i cittadini che non parcheggerebbero ove proibito hanno offerto a quei fetentoni che se non hanno la macchina sotto le finestre di casa non dormono la notte!

Rimango davvero a bocca aperta di fronte a queste attenzioni e mi chiedo quando smetteremo di pensare che "potemo fa come ce pare perché ci viene permesso"
Marzia



*Marzia,
purtroppo apporre divieti temporanei laddove è-già-divieto è un vizio romano terribile che serve solo ad una cosa: certificare che i divieti "ordinari" non hanno alcun valore. Non si cpaisce in virtù di quale deroga a Roma il Codice della Strada, che è una legge dello Stato, possa essere disapplicata a piacere di chiunque. 
Ogni volta che qualcuno posiziona dei segnali di divieto laddove il divieto c'è già di default dovrebbe partire una denuncia seria, per omissione d'atti d'ufficio. Con la voglia e il tempo (e il denaro) di andare avanti nella causa. Se qualche avvocato appassionato è all'ascolto ci potremmo organizzare e sarebbe cosa buona e giusta. 
-RFS

Continua lo scempio dei lavori del Giubileo. Sul Lungotevere i marciapiedi si fanno riciclando i vecchi cigli








La storia dei lavori per il Giubileo assume sempre di più - se non altro perché il Giubileo sta per finire, mentre i lavori no...! - contorni ridicoli che però rappresentano un incubo per quei cittadini che si rendono conto di quanti loro (loro!) soldi si stiano dilapidando in cambio di un miglioramento zero, o magari di un peggioramento ulteriore, delle condizioni della città.

Abbiamo analizzato tutti i pochi cantieri che hanno aperto. Da Via della Mercede a Via del Banco di Santo Spirito (dove la pendenza della strada è stata sbagliata e dunque quando piove l'acqua cola dentro ai negozi); dalla Piramide a Piazza Esedra. Una quantità di denari pubblici dilapidati da gridare davvero vendetta. 

Ma uno dei cantieri più finanziati e più lunghi è quello del Lungotevere: diviso in più lotti ha interessato tutta la parte centrale del fiume, da Piazza del Popolo a Testaccio ed è assurto agli onori delle cronache quando la ditta incaricata (tra l'altro ditte super-oneste, selezionate con il metodo Sabella\Cantone, figurarsi quelle escluse) stava ricoprendo di catrame tutte le radici dei platani, condannandoli a morte. Il Primo Municipio se n'è accorto e ha fatto modificare il progetto: la ditta ha realizzato delle "aiuole" senza alcun elemento di arredo, semplicemente sagomando a forma di quadrato il catrame dell'asfalto. La presidente del Primo Municipio, invece di arrabbiarsi questa volta davvero di brutto, ha esultato al grido di "finalmente aiuole a regola d'arte". Forse a regola d'arte a Mogadiscio, non certo in Europa...

Ma perché, dunque, si stanno rifacendo i lungoteveri senza modificare nulla? Perché non si cambiano i connotati di una strada disgraziata e molto migliorabile? Perché i marciapiedi vengono rifatti in catrame? Perché non è prevista da capitolato neppure una cornice in metallo per delimitare le aiuole degli alberi? Sono così i capitolati o sono le ditte che se ne stanno approfittando? E tra l'altro non si riflette sul fatto che fintanto che i capitolati saranno questi sarà complicato far emergere ditte di qualità ghettizzando come meritano quelle scadenti? Perché marciapiedi-colate-di-catrame li sanno fare tutti, realizzazioni migliori, con materiali migliori, con fornitori migliori sono invece appannaggio di meno realtà.

Nel cantiere "a regola d'arte di Testaccio", che vedete qui in foto, ci siamo soffermati a fare qualche foto e abbiamo chiesto ragguagli alla ditta (che effettivamente sembra una ditta seria, con il titolare sempre sul posto a controllare gli operai...). Scusate ma come è possibile che rifate il marciapiede con gli stessi cigli di prima? "Semplice, è così che ci hanno chiesto di fare. Le dico di più: è obbligatorio per via della Soprintendenza, bisogna utilizzare le vecchie pietre". E non è escluso che la ditta abbia ragione: una città condannata "per legge" a non cambiare mai, a non migliorare mai. Chissà cosa pensa lSoprintendenza Non ci sono i soldi, ma semmai ci fossero ci sarebbe qualcuno pronto a vietare (vietare!) qualsiasi forma di riqualificazione, a imporre l'utilizzo di materiali vecchi, superati, logori, sciatti. Magari anche il catrame, utilizzato per "riqualificare" i marciapiedi, è un materiale tutelato, chissà? Magari anche i pessimi elementi in granito, sottili e guasti tra una settimana, usati per sostituire i cigli quando non riutilizzabili? Si è sempre fatto così e si deve continuare a fare così, questo il ragionamento sul quale si basa lo "sviluppo" della capitale d'Italia. Poco importa che il "sempre così" equivalga a sciatteria, delirio, corruzione e schifo. Una città che non è possibile raddrizzare manco volendo. Manco potendo. Un senso di trappola e tranello, cui tutti reagiscono con rassegnazione.

Per fortuna a Roma c'è qualcuno che ancora si fa corrompere. E proviamo a spiegarvi il perché

28 febbraio 2016

Per fortuna qualcuno si è fatto corrompere e ha permesso, o per lo meno ci ha provato, alla città di andare avanti. Benemeriti: rischiano la gogna pubblica e la galera in cambio di poche decine di migliaia di euro, ma grazie a loro qualcosa si muove nella città dell'abbandono, della sciatteria, della fuga degli investimenti stranieri che sono, nell'immobiliare, un quarto di quelli non di Parigi, Berlino o Londra, ma di Dublino.

Ovviamente è un post provocatorio, giacché noi chi si fa corrompere vorremmo vederlo in galera perloppiù a vita. Ma proviamo a leggere la realtà un po' più dall'alto: nei giorni scorsi gli inquirenti hanno scoperto che gli uffici che a Roma rilasciavano permessi per costruire lavorano con personale letteralmente a libro paga dei costruttori. Uno schifo. Ma i permessi per costruire hanno riguardato speculazioni edilizie sull'Agro Romano o colate di cemento in zone vincolate? Assolutamente no, con l'attenzione mediatica che ormai c'è basta la foto di uno smartphone per fermare un cantiere in zona non appropriata e gli anni del sacco di Roma sono finiti da un pezzo tanto che la città ha oggi, come dicevamo, il più basso indice di investimenti sull'immobiliare in Europa: non si costruisce nulla, e questo sta massacrando l'economia essendo quella delle costruzioni la principale industria non solo dalle nostre parti, infestate di zozzi palazzinari, ma anche in città iperfinanziarie come Londra. Londra, insomma, non sarebbe e non sarebbe mai stata Londra se non passasse buona parte del proprio tempo ad autodemolirsi ed a ricostruirsi di continuo, generando grazie a questo un indotto economico formidabile. 

L'industria delle costruzioni non fa lavorare soltanto - e scusate se è poco - ingegneri, operai, geometri, minatori, cementifici, trasporti, gruisti. Ma anche impiantisti, imbianchini, pittori, notai, avvocati, arredatori, gallerie d'arte, fioristi, vetrai, antennisti, amministratori. Un comparto dell'economia decisivo. Un comparto che dalle nostre parti, per questioni ideologiche (demolire un palazzo mostruoso sulla Tuscolana per edificare al suo posto qualcosa di bello? Giammai, speculazione edilizia, colata di cemendo) e per una burocrazia inquietante viene tenuto fermo. 

E allora viva chi si fa corrompere in modo tale che almeno qualche minimo progetto vada avanti e non si areni definitivamente nelle pastoie di una burocrazia mozzafiato che fa fuggire i capitali anche dell'investitore più follemente innamorato della città. 

Prendete la ex Zecca di Piazza Verdi, un palazzo liberty di bellezza struggente. Qui si parla di progetti di riconversione da anni, da un decennio almeno. Doveva venire il Four Season, ma ovviamente dopo aver guardato a quale calvario burocratico sarebbero andati incontro sono scappati: rischio abbandono, anche qui come dovunque. Pare ora che ci siano i cinesi di Rosewood pronti ad investire grandi cifre, assumere centinaia di persone e dare una speranza di riqualificazione urbana a questo sempre più sciatto spicchio di città. Certo i movimenti avrebbero preferito occupare anche questo edificio e dare posti letto in cambio di fedeltà a derelitti ricattabili, ma "per fortuna" qualcuno si è fatto corrompere e ha passato sotto silenzio alcune pressoché assurde prescrizioni (la percentuale di hotel, la percentuale di negozi, la percentuale di uffici) consentendo agli investitori di aumentare le stanze d'albergo a scapito degli spazi per gli uffici. Danni per la città? Pressoché zero. Vantaggi per la città? Enormi dal punto di vista economico.

Ed ecco a cosa siamo arrivati, a cosa ci hanno ridotto. Ad augurarci - sempre stando dentro al paradosso - che qualcuno negli uffici imbalsamati, immobili e impenetrabili del Comune (ma della Regione anche) si faccia corrompere e di conseguenza si decida a mandare avanti almeno una o due delle mille pratiche incagliate che rappresentano plasticamente la morte economica della città, la fuga dei capitali, l'esodo dei talenti verso luoghi che danno maggiori chance. E ce ne sono davvero mille che vi invitiamo a immaginare. Chessò pensate al Forlanini, autentico gioiello in zona pregiata. Dovunque nel pianeta terra sarebbe oggetto di una operazione immobiliare capace di generare mezzo migliaio di posti di lavoro e centinaia di milioni di euro di investimenti privati, con l'obbiettivo di produrre ricchezza per anni e anni. E invece solo abbandono. Abbandono solo. 

Il PD prepara le zozzate su Via Albalonga. E al VII Municipio censurano le riprese video in consiglio

27 febbraio 2016

Al VII Municipio c'era una bella storia di trasparenza amministrativa che è durata per tutta la durata di questa breve consiliatura. L'emittente Liberi TV, infatti, ha documentato in video tutti quanti i lavori del Consiglio Municipale del territorio permettendo ai cittadini di farsi una lucida idea dei consiglieri che avevano mandato in aula a rappresentarli.

Dopo il nostro articolo sulle zozzerie che sta facendo il PD per ripristinare il regime della sosta selvaggia a Via Albalonga abbiamo percepito grande nervosismo nel Partito "Democratico" del Municipio e, in vista delle nuove votazioni sul tema, clamorosamente, il presidente del Consiglio Municipale (ovviamente del PD), decreta lo stop alle riprese. In pieno stile Tronca: una città in cui si torna indietro su tutto, in cui tutti i piccoli o piccolissimi progressi vengono stoppati.

Questo è quello che ci spiega il consigliere Tutino, radicale eletto nella lista Civica per Marino, in una sua nota che pubblichiamo in calce. Noi pensiamo che il PD del VII Municipio è liberissimo di scavarsi la fossa come meglio crede con decisioni e prese di posizione assurde. Meno libero è di limitare la trasparenza e i diritti dei cittadini per squallidi tornaconti da sottobosco. Ai candidati sindaci e in particolare a Roberto Giachetti, radicale come Tutino, chiediamo cosa intendano fare per tutelare le personalità che in questi due anni - come Tutino appunto - si sono battute contro una vecchia politica collusa, squallida e talvolta anche corrotta (concettualmente laddove non economicamente) che non vuole cambiare.
Da oltre 24 ore chiedo al presidente Villa, che finora non ha inteso recedere dalle sue affermazioni, di non attaccare il diritto degli elettori a conoscere ed essere informati.Liberi TV ha documentato l'intera consiliatura (75 sedute) consentendo ai cittadini, anche ai più fragili ed impossibilitati a muoversi, di vigilare e conoscere l'operato dei consiglieri.Il servizio non ha alcun costo per l'amministrazione,  poiché è interamente finanziato da alcuni consiglieri, come riportato di seguito.Sono pronto a tutti gli strumenti della lotta nonviolenta, affinché la politica, piuttosto che accanirsi contro strumenti e diritti del cittadino, si ponga al servizio della conoscenza, unica fedele ancella della coscienza, e si interroghi piuttosto, col dovuto anticipo, su come e da chi il servizio possa essere finanziato nella prossima consiliatura.
FINANZIAMENTI AL SERVIZIO PUBBLICO DI LIBERI TV:Contributi da RM VII  per registrazione sedute  del Consiglio Municipale al 25/02/2016Davide Tutino euro 2.500,00Monica Lozzi euro 1.100,00Emiliano Cofano 100,00Marco Poli 50,00

I tranelli dei cartellonari che fingono di offrire un bike-sharing alla città. Tronca cascherà nella trappola?


Non a caso è una delle battaglie che abbiamo combattuto con maggiore determinazione da ormai oltre 6 anni a questa parte. Beccandoci insulti, minacce, intimidazioni, attacchi, aggressioni e assurde ritorsioni giudiziarie da parte delle ditte.

La guerra contro la cartellopoli romana è in una fase delicatissima. Il processo di riforma, dopo gli anni di sostanziale ignavia di Rutelli&Veltroni e dopo gli anni di sostanziale complicità con la mafia cartellonara di Alemanno, avviato da Ignazio Marino e dal suo assessore alle attività produttive Marta Leonori sta procedendo e ha bisogno di venire seguita e accudita, come un bambino neonato al settimo mese che, se non protetto adeguatamente, è così debole da poter subire gli attacchi di decine di germi, bacilli, temibili virus.

Un virus temibile è stata la sentenza del Tar di qualche giorno fa: il Tribunale di Via Flaminia ha risposto picche alle migliaia di appunti delle ditte che hanno cercato qualsiasi appiglio pur di non consentire alla città di diventare un posto normale, ma ha chiesto all'amministrazione di precisare alcuni punti e di far passare in consiglio comunale determinate norme che per ora sono passate esclusivamente dalla Giunta. Va fatto subito: Tronca cosa aspetta? Tra l'altro questo stallo sta rallentando gravemente il processo di 'approvazione' della riforma nei municipi. E' insomma urgente intervenire.

Ma un altro virus altrettanto temibile è stato sguinzagliato, in maniera scorretta, da alcune ditte (tra l'altro in alleanza con Clear Channel, ed è doppiamente vergognoso dal momento che Clear Channel in questi mesi da una parte lavora per il caos e dall'altra sponsorizza Retake Roma: delle due l'una...) che hanno proposto in extremis, pur di non sottoporsi a regolari bandi di gara, un servizio di bike-sharing da loro pagato, "offerto" alla città a patto che la città non chieda loro quello che tutte le città del mondo hanno chiesto: gli spazi pubblici per le affissioni si assegnano tramite bando, al miglior offerente. 

Una proposta-tranello - ben mascherata da atto pseudo mecenatistico, proveniente tra l'altro da chi in ogni incontro pubblico si batte proprio contro il bike-sharing - in cui l'amministrazione commissariale cascherà con tutte le scarpe? In cui la prossima amministrazione cascherà con tutte le scarpe? Vedremo. Ovviamente la proposta va rimandata al mittente per tanti motivi, non solo perché prevede un bike-sharing dimensionato in maniera assurda (80 stazioni non servono a nulla, non serve a nulla qualsiasi schema di bike-sharing a Roma che stia sotto alle 250 stazioni), ma soprattutto perché prevede una modalità che aggira regolari bandi di gara, aperti a tutti, a livello europeo. Che sono finalmente la chance di far arrivare a Roma operatori professionali e tenere alla larga le dittuncole della cartellopoli romana che hanno per decenni massacrato la città provocando degrado, sciatteria e più di qualche morto ammazzato.

Sorprende davvero che Clear Channel, ditta internazionale e che a Milano gestisce un bike-sharing vinto in virtù di una gara e non certo 'offerto' per cercare di salvarsi dalla concorrenza, si abbassi a Roma a accordarsi con le dittuncole locali sapendo alla perfezione quale è stato il danno che queste ultime hanno provocato negli anni alla città. Ma perché lo fa? Clear Channel, nel peculiare "mercato" (definiamolo così) romano ha negli anni acquisito concessioni da parte di altre ditte, che via via ha incorporato, concessioni che hanno un valore che sta a bilancio. Se si va, come è giusto che sia, a fare delle gare pubbliche invece di rinnovare come è accaduto in passato, le concessioni (vale la stessa cosa per mille altre concessioni intendiamoci: dalle spiagge alle bancarelle) perdono il loro valore di libro e si riparte da zero.
Per carità, comprensibili tutti i motivi bilancistici e aziendali, ma da una ditta che proprio a Milano ha vinto delle gare, da una ditta che proprio a Napoli vincendo delle gare gestisce in esclusiva (in esclusiva!) e in monopolio tutto il centro della città avendo spazzato via tutta la concorrenza non te lo aspetti. 

Clear Channel a Milano e a Napoli si comporta da ditta occidentale ed europea. A Roma si comporta da ditta romana. Alle istituzioni il compito di accorgersi della caratura e dei rischi enormi che si celano dietro a certe profferte.

Ma la cosa più clamorosa non è l'immobilismo di Tronca, non è il doppio gioco di ditte che altrove si comportano da grandi multinazionali serie e a Roma no, non è l'attivismo impaurito delle dittuncole romane. No. La cosa più clamorosa è che questi temi praticamente non esistono in campagna elettorale. Una roba di una tristezza assoluta e umiliante. 

Muratella e Via Luigi Candoni: l'inferno dentro la città cui ci stiamo abituando e assuefacendo

26 febbraio 2016






Vi scrivo per segnalare la situazione di assoluto degrado nei pressi della rimessa Atac di via Luigi Candoni.
Parlo di incendi, discariche abusive, auto e camper abbandonati e distrutti, delinquenza.
Sono costretta a passare in quella zona tutti i giorni per motivi di lavoro e vi assicuro che ogni volta mi domando come tutto ciò sia possibile e, peggio ancora, tollerato dalle forze dell’ordine e da chi dovrebbe gestire Roma.

Ho vissuto per anni all’estero e, per quanto possa suonare retorico e banale, so per certo che una situazione simile sarebbe impensabile ovunque nel mondo. Non a Roma, evidentemente.
Ho inviato la stessa segnalazione a decorourbano.org, spero davvero che qualcosa di concreto venga fatto.

Mi scuso per la qualità delle foto ma sono state scattate dall’autobus in movimento.
Colgo l’occasione per ringraziarvi per il lavoro di denuncia che svolgete con costanza e determinazione.

Francesca

Video. Per snocciolare il confronto umiliante con Madrid basta parlare di parcheggi sotterranei

25 febbraio 2016

Non vogliamo aggiungere molto, fatevi guidare dalla voce del video e costruitevi la vostra idea. Sono anni e anni che cerchiamo di raccontare ai nostri lettori quanto sono fondamentali i parcheggi in struttura e quanto è strategica questa partita se davvero si vuole rendere civile la mobilità di una città. In tutto il mondo d'altro canto è così, a Roma ancora si parla di colata di cemento, di speculazione edilizia e, udite udite, di parcheggi che attirano le auto. 

La verità è tutta all'inverso. I parcheggi sono un servizio che permette di riqualificare la superficie rendendo la città bella, scoraggiando l'uso smodato del mezzo privato (visto che si paga usi l'auto davvero solo quando si serve), riduce l'incidentalità stradale dovuta alla sosta selvaggia e al ricorso eccessivo all'automobile, fa guadagnare tanti soldi alla città e genera un fottìo di posti di lavoro. In tutto l'occidente evoluto lo hanno capito e in città come Madrid è proprio grazie alla sosta interrata che hanno riqualificato mezza città senza spendere il becco di un centesimo. Una soluzione in cui vincono tutti nessuno escluso. Ecco perché a Roma non si fa. E badate bene, anche i nuovissimi amministratori cui, beninteso, auguriamo sinceramente di prendere in mano la città sono dello stesso avviso dei vecchi. E questo è tristissimo come sono tristissime, umilianti e profondamente dannose tutte le cose che ci portano lontani dalle soluzioni occidentali e europee applicate dovunque e dovunque funzionanti.

Una giornata importante. Partono i lavori, quelli veri, a Via Giolitti e Via Marsala. Massima attenzione!


Solo i nostri lettori più affezionati sanno quanti servizi, video, foto, lanci Facebook, Tweet accorati abbiamo lanciato sulla questione delle strade circostanti alla stazione. Eravamo tutti un po' rassegnati fino a che il Comandante Raffaele Clemente se n'è uscito con l'uovo di colombo: l'arredo urbano. Come per magia, dopo decenni di caos, a Via Giolitti regnò per qualche tempo la legalità e l'ordine. Il traffico diventò qualcosa di civile e non una guerra fratricida del cittadino contro il cittadino. Gli autobus aumentarono la loro velocità commerciale. Poi venne il cantiere del Giubileo che (non) riqualificò la strada e poi finì la giunta Marino. Il progetto, che doveva interessare anche Via Marsala, cadde nel cono d'ombra e i divisori in plastica vennero sparpagliati per la città lasciando liberi i cafoni di tornare a fermarsi in mezzo alla strada per prendere o scaricare parenti in stazione pur in presenza di uno spazio ampio e gratuito a pochi metri dove farlo in maniera regolamentare.

Oggi a quanto ci notizia l'Agenzia per la Mobilità si cambia e finalmente la sperimentazione, ampiamente di successo per lo meno quando era presidiata e curata, diventa stabile e fissa. E un brivido di paura ci percorre la schiena perché se nella sperimentazione tutto è modificabile, ora che si costruiscono cordoli in muratura diventa fondamentale non sbagliare. 10 centimetri in più di spazio o 10 metri in meno di lunghezza cambierebbero completamente l'efficacia di un progetto che (guardate cosa ci tocca dire) ha portata storica per la città. Altre città fanno cose storiche cambiando la prospettiva su come si guarda il mondo, noialtri facciamo cose storiche quando riusciamo a togliere l'incrostazione della sosta selvaggia che cinge d'assedio la stazione centrale. Ad ognuno la propria dimensione e prospettiva. Ma entriamo nel merito. 

1. lunghezza
Su via Marsala è importantissima, ma su Via Giolitti ancora di più e ce ne siamo accorti durante la sperimentazione. La disciplina a corsie separate deve essere attiva lungo tutto (tutto!) l'intervallo tra Via Gioberti (per la quale si parla di una corsia preferenziale, benissimo, ma sarà protetta? Altrimenti è totalmente inutile!) e Via Cavour. In mancanza di questo grappoli e metastasi di auto in sosta selvaggia si affastelleranno agli estremi della disciplina vanificandone l'intero effetto positivo. Il progetto tiene conto di questo? Non lo sappiamo.

2. larghezza
Attenzione alla larghezza, specie della corsia preferenziale adiacente alla stazione. Bastano pochi centimetri in più per lasciare spazio alla sosta. Ogni vettura in sosta dentro le corsie deve bloccare le vetture dietro, solo così si eviterà che quella vettura sosti. L'esempio negativo ce l'abbiamo avuto a Via Labicana: quando c'era la disciplina provvisoria (ex lavori di pedonalizzazione Fori, per intenderci) con i jersey in plastica le dimensioni della carreggiata erano corrette, quando sono arrivati a fare i muretti in muratura hanno allargato la carreggiata di quel pelo che è bastato per far tornare le auto a parcheggiare. Così oggi quella corsia è scomoda, pericolosa, una trappola per bici e motorini. Tutto a causa di 10 centimetri in più che ne hanno cambiato ruolo e connotati.

3. illuminazione
Un problema gigantesco che sembra non interessare nessuno. Se si vuole incrementare il livello di sicurezza di un'area bisogna senza dubbio agire in primis sulla lotta senza quartiere alla sosta selvaggia, prima causa di caos e conseguenze, ma subito dopo bisogna illuminare l'area. Qui siamo in un contesto invece lugubre. Appena si esce dalla stazione Termini prende il groppo alla gola, una sensazione cui i romani purtroppo si sono abituati. Turisti, pellegrini e ospiti no...

4. videosorveglianza
Se non c'è più caos e confusione è più facile, ma molto più facile, controllare. E allora perché non dotare questa disciplina di videosorveglianza in modo da controllare ad esempio gli accessi in preferenziale via telecamera e non lasciando sul posto dei vigili urbani come è accaduto nei mesi passati? Vedere dei vigili che controllano una corsia preferenziale non è solo umiliante per loro e per noi che li paghiamo, è dannoso: è dannoso perché quando vedi che non ci sono sai che puoi fare come ti pare. Una telecamera è sempre lì.

5. il resto dell'area
Come verrà controllata? Un esempio? La parte "bassa" di Via Giolitti, quella da Via Gioberti in giù, verso "la buca", verso Via Rattazzi ecc. Come si fa ad evitare che si crei il caos lì considerando che i lavori del Giubileo non hanno migliorato di un centimetro la situazione? Qui, da quando è partita la sperimentazione, è aumentato il caos e sono arrivati i parcheggiatori abusivi. Come gestire la cosa? I lavori riguarderanno anche quest'area? Si rischia, insomma, che il problema si sposti un po' invece di risolverlo e occorre prestare massima attenzione a questo. 

5. replicabilità e scalabilità
La faccenda più figa qui è che la soluzione è replicabile e scalabile su enne situazioni. Passa il concetto dopo secoli di insistenza (da parte nostra e solo nostra, diciamolo) che la sosta selvaggia non si combatte con altri mezzi che non siano un corretto arredo urbano che impedisce fisicamente alle auto di fermarsi. Questo significa che non ci dovranno essere dubbi, ad esempio, sulla soluzione da adottare a Via Albalonga (leggete con attenzione qui e partecipate alla manifestazione della prossima settimana) e che questa soluzione è replicabile a scalare in maniera diffusa e massiva su un numero imprecisato di strade della città. Vengono meno tutte le sciocche obiezioni, insomma. Abbiamo analizzato, abbiamo capito, abbiamo sperimentato, ha funzionato, abbiamo implementato. Ora scaliamo su tutta Roma. Così si fa quando si fanno le cose serie. 

Virginia Raggi che dici su questo? Un nuovo progetto riqualifica un quartiere, ma il M5S rema contro

24 febbraio 2016

L'idea è quella di star lontani dai massimi sistemi e di provare ad esercitarsi sulle piccole cose. Impariamo a farlo di frequente in questi mesi di campagna elettorale. Prendi il candidato, gli rappresenti un problema (chessò: come si fa a eliminare l'evasione del biglietto sui bus? E' vero che le buche sono il primo problema? Sei favorevole o contrario agli autovelox? E così via...) e vedi come lo risolve. Da quello procedi dal particolare al generale e capisci chi hai davanti. 

Il caso ha voluto che ieri esattamente mentre Virginia Raggi veniva proclamata candidata sindaca del Movimento 5 Stelle con tutte le responsabilità che questo comporta, uno dei gruppi sul territorio del Movimento, per tramite del proprio ufficio stampa, divulgava questo comunicato stampa relativo ad una trasformazione urbana che sta partendo nell'area della Valle dell'Inferno.

Nel Consiglio di oggi dedicato alla discussione del Piano di Recupero urbano di Valle Aurelia (P.R.U. ex art 11 legge 493/93 - Valle Aurelia) e della realizzazione del relativo Centro commerciale, il Movimento 5 Stelle ha presentato un ordine del giorno.Al momento dell'approvazione del Piano di Riqualificazione Urbana di Valle Aurelia, il Movimento 5 Stelle non era presente nelle istituzioni amministrative Comunali e, tanto meno in quelle Municipali e non intende condividere tali scelte pregresse che risalgono al 1993, scelte peraltro intraprese, senza, considerare le esigenze effettive dei residenti.La realizzazione del Centro Commerciale avrà sicuramente un impatto non indifferente sulle attività commerciali di tutto il quadrante e avrà pesanti ripercussioni sulla viabilità della zona, che già allo stato attuale risulta fortemente congestionata. Il parcheggio di Via Angelo Emo sarà ridotto di due terzi dei posti auto e i posti auto previsti nel progetto del Centro Commerciale sono, a nostro giudizio, visibilmente sottodimensionati e insufficienti a coprire le esigenze dello stesso, per cui è prevedibile che i clienti del Centro finiranno per occupare i posti auto esterni al Centro Commerciale, normalmente utilizzati dai cittadini residenti nelle aree circostanti; saranno ridotti ulteriori posti auto nel parcheggio di scambio della stazione della metropolitana A - Valle Aurelia per spostare il capolinea degli autobus, senza l'integrazione degli stessi in altro luogo. A tutto si aggiungono le problematiche relative al dissesto idrogeologico. Ricordiamo che le gli ultimi pareri espressi dalla Direzione Regionale Ambientale e valutazione ambientale strategica risalgono al 2012 e non sono quindi aggiornati anche alla luce del nubifragio del 2014. Ricordiamo che l'area di Monte Ciocci è stata interessata nel 2014 da una frana e dallo scivolamento del costone e che il Comune di Roma non ci risulta abbia messo in atto nuove azioni di monitoraggio e controllo di tale fenomeno, data la composizione argillosa del terreno soggetta a possibili nuovi smottamenti o scivolamenti in caso di calamità come quella descritta.Abbiamo quindi chiesto al Presidente del Municipio e agli Assessori competenti di:- richiedere immediatamente una nuova valutazione geologica o un aggiornamento di quella esistente e che venga istituito un programma di rilevamento e valutazione dei dati geofisici e delle falde sottostanti, riscontrati prima, durante e post opera in collaborazione con l'ARPA LAZIO e che ogni attività di cantiere venga immediatamente sospesa fino a che tale nuova valutazione geologica non sia disponibile e approvata dalle autorità competenti; in merito a questa nostra proposta il Pd ha però inserito un emendamento soppressivo per non subordinare l'inizio lavori a questa nuova perizia, come da noi richiesto.- verificare che tutte le opere a scomputo vengano correttamente completate prima dell'apertura del centro commerciale- che si faccia subito chiarezza in merito ai terreni appartenenti a Metro e FS, per evitare problemi simili al blocco ultradecennale della realizzazione di strutture inerenti all'accordo di programma per la riqualificazione delle aree ferroviarie di San Pietro e Stazione/Cavalleggeri e relativo cantiere con gru di Via del Crocifisso;- che venga rispettato il cronoprogramma contrattuale previsto negli allegati alla Convenzione Urbanistica;- che, come da art.6 previsto dall'Accordo di Programma ex art.34 DL.gs. n. 267/2000, sottoscritto in data 1 DICEMBRE 2004, venga istituito il Collegio di Vigilanza, costituito dal Sindaco o da un suo delegato e da rappresentanti della Regione Lazio e del Comune di Roma e vengano esercitate le previste attività di vigilanza e controllo sulla regolare esecuzione dell'Accordo;- che vengano inserite parallelamente al Collegio di Vigilanza, delle rappresentanze di cittadini locali, anche riunite in associazioni e comitati al fine di concordare tutti quegli interventi necessari allo stato di avanzamento dei lavori e altre eventuali criticità, evitando che si alterino gli equilibri vitali della zonaIl documento è stato approvato in Consiglio Municipale.

Esatto signori, ci risiamo. La sindrome di Nimby, la paura, l'ignoranza, la menzogna, il considerare anomalo e strano ciò che dovunque è normale. C'è un imprenditore che, nonostante una trafila burocratica atroce e decennale (trafila che fa infatti scappare decine e decine di imprenditori e di opportunità) è disposto a realizzare uno sviluppo immobiliare in un'area brulla, disperata, pericolosa, una discarica post industriale frutto di antiche demolizioni, non certo un'area verde come si vuol far credere. E noi cosa facciamo? Invece di trovare tutti i cavilli possibili affinché questa operazione si possa fare, andiamo a cercare tutti i cavilli possibili affinché questa operazione non si possa fare. 
Dicendo bugie e trasmettendo il senso di una visione distorta della città.

I negozi di vicinato chiuderanno? Ma in quell'area i negozi di vicinato hanno già chiuso e non certo per colpa del centro commerciale - che infatti non c'è ancora - bensì per colpa delle tasse (tasse alte perché in una città che non si sviluppa la tassazione grava solo su chi lavora già, non su chi lavorerà domani), della crisi, della totale e siderale mancanza di idee da parte dei commercianti, della concorrenza del commercio ambulante, del degrado disastroso delle aree circostanti (che appunto potrebbero migliorare approvando e promuovendo progetti di trasformazione urbana). Il commercio è già desertificato. Ma anche se non lo fosse, chi difendono gli amici del M5S? Hanno idea quanta evasione, quanto nero, quanta illegalità si annida nell'attuale commercio di vicinato romano? Essere "di vicinato" è un plus a prescindere anche se si batte uno scontrino ogni morte di papa? Anche se non si pagano correttamente i collaboratori? 

Non bastano i parcheggi? Ma di cosa stiamo parlando!? Il centro commerciale è una piccola superficie da 40/60 negozi, non da 400, che nasce in una zona servita da due fermate della metropolitana (due!!!) di una una dentro (!) e da una importante stazione ferroviaria. Ma quale parcheggi e parcheggi: qui bisogna lavorare affinché la gente venga con i mezzi pubblici, mica siamo a RomaEst o a Bufalotta. E giù poi tutta la retorica sui clienti dei negozi che "rubbeno" il parcheggio ai residenti; gli smottamenti; le frane; le falde acquifere. Chiacchiere da barbiere degli anni Ottanta.

Ma il comunicato stampa è moderato. Basta andare nei meetup per leggere il solito insopportabile armamentario grillino della colata di cemento, dei tir che bloccheranno via Baldo degli Ubaldi per approvvigionare i quaranta negozi (!), del centro commerciale con dietro "la massoneria e la mafia" e che, ovviamente, fallirà dopo i primi anni di entusiasmo. Terrorismo un tanto al chilo che, se non accuratamente isolato, rischiamo di trovarci al governo, nei municipi, in consiglio comunale. La realtà è tutta all'inverso: Baldo degli Ubaldi è già bloccata ora, ma non certo per i furgoni che porterebbero merce al centro commerciale (che avrebbero una superficie regolare e a norma per lo scarico e carico), bensì per le decine di auto in doppia fila contro le quali la furia pentastellata non si scaglia mai: eppure quelle auto che congestionano l'area e rendono impossibile la vita a chi si muove a piedi o in bici sono proprio quelle dei commercianti, piazzate in sosta criminale esattamente davanti alla bottega...

Questo l'atteggiamento grillino che si rivela essere esattamente uguale a quello di Noi con Salvini, a quello di CasaPound, a quello di Sel eccetera eccetera. Insomma vecchia politica, vecchio modo di fare, vecchio stile: d'altronde non fu Alemanno che per anni, con scuse ridicole e solo per non perdere il consenso di quattro bottegai, bloccò questo cantiere condannando questa fetta di città all'abbandono?


Questo, su un importante progetto di sviluppo della città, il livello intellettuale del dibattito dal quale Virginia Raggi dovrà farci capire se è nelle condizioni di emanciparsi o meno. 

Tra Via Valle Aurelia e Via Baldo Degli Ubaldi c'è una zona abbandonata che crea problemi e mancate opportunità alla città. Un ex quartiere industriale di fornaci che sono state demolite negli anni Ottanta. L'appezzamento è stato lasciato a se stesso per anni ed è necessario svilupparlo; in ogni città del mondo sarebbe sviluppato; il progetto proposto appare essere un buon progetto con un bel mix tra commerciale, verde, direzionale, parcheggi, servizi e spazi culturali aperti al quartiere; il cantiere genererà ricchezza e lavoro per ingegneri, operai, professionisti; la struttura genererà posti di lavoro fissi veri (veri, no i commessi in nero); la struttura genererà opere a scomputo a vantaggio di tutti e denari per le tasche del comune. Si tratta, in buona sostanza, di operazioni che dovrebbero essere fatte a tappeto sulle centinaia di aree abbandonate della città: Virginia Raggi è d'accordo con noi o con i suoi compagni di partito? Meglio: Virginia Raggi è intenzionata a sviluppare la città o vuole tenerla ferma nell'abbandono, nella polvere, nella sciatteria e con aree centrali trasformate in squallidi canneti?


Dice: ma tu pensi che un centro commerciale sia "sviluppo? Molte cose sono sviluppo, talvolta (accade in tutto il mondo) anche il commercio visto che il commercio è una delle basi su cui si muove la civilizzazione umana. Accade questo dovunque. 

Dice: ma tu vuoi cementificare tutto! Eh no, neanche per sogno. Qui stiamo parlando di una zona interna alla città, a 800 metri dal Cupolone di San Pietro; stiamo parlando di un lotto abbandonato al fianco di stazioni della metro e dei treni, è dunque la tipica circostanza in cui la città va cucita e densificata, non certo lasciata sbrindellata e piena di spazi vuoti costosi e pericolosi. Non si deve consumare neppure un centimetro in più di nuovo territorio e di agro, ma si deve eccome completare la città nei suoi spazi lasciati incompleti.

Dice: ma perché in questo spazio non ci mettiamo del verde? Semplice, perché ci perdiamo i milioni e milioni di investimento che un privato è pronto a scommetterci, ma soprattutto perché qui il verde già c'è, c'è il Parco di Monte Ciocci, adiacente, che è stato realizzato ex novo e che l'amministrazione non è nelle condizioni di mantenere: figurarsi a ampliare ancora le aree verdi. Semmai bisognerebbe chiedere, tra le opere a scomputo, la manutenzione del verde che già c'è a carico di chi sviluppa il nuovo polo, non certo scambiare per "verde" quello che è solo "abbandono".

Dice: ma una roba simile non dovrebbe essere progettata da un grande architetto? Eh certo! Altro che colata di cemento. A quanto ci risulta il progettista qui è Stefano Cordeschi: un signor progettista onestamente. Qui l'unica speculazione edilizia è quella dei palazzi circostanti: una qualità architettonica del costruito da fare spavento, ettari e ettari di casermoni in cemento che bisognerebbe buttar giù e ricostruire con maggiore qualità, appeal, sostenibilità energetica. E' grazie a queste riconversioni che città come Londra crescono del 3% ogni anno attirando poi talenti, economie, investimenti. Finanza, formazione? Certo, ma la prima voce dell'economia di Londra è un'altra: buttare giù palazzi e farne altri di migliori al loro posto. Difficile?

Dice: ma scusa non c'è una cacchio di alternativa tra l'abbandono e l'ennesimo centro commerciale? Certo che c'è. C'è lo sviluppo residenziale. C'è lo sviluppo terziario (uffici) che però in una città ridotta come Roma, che non attrae multinazionali e grandi sedi, non va per la maggiore. E poi magari c'è qualcos'altro che però noi non sappiamo e che dovete dirci voi: cosa possiamo fare qui per riqualificare l'area, dare servizi, edificare strutture di buona qualità e far incassare denari all'amministrazione oltre che a generare posti di lavoro senza fare un solo cent in più di debito pubblico? Diteci, siamo tutt'orecchi...

Resta un fatto incontrovertibile. Un normalissimo progetto urbanistico di trasformazione e riqualificazione è fermo da oltre vent'anni. L'affare è passato di mano di società in società: hanno lavorato i notai, ma non hanno lavorato gli operai. Ma soprattutto è l'ennesima storia che, letta dall'estero, tiene lontani gli investimenti internazionali dalla nostra città. E' il danno più grande che chi amministra può fare. 
I grandi sistemi urbani crescono anche grazie a progetti come questo. Se Roma è nelle condizioni di inventarsi un nuovo, geniale ed inedito modello di sviluppo urbano lo proponga: ma viceversa l'abbandono e il "no" a ogni trasformazione non è un progetto. E' un suicidio. Il M5S dovrebbe tenerlo a mente perché chi propone suicidi collettivi alla fin fine fa buoni risultati alle elezioni, ma non le vince.

In questa fase Virginia Raggi dovrebbe semplicemente farci capire se questa mentalità arretrata avrà ancora cittadinanza e ruolo o se finalmente verrà spazzata via. Dovrebbe semplicemente spiegarci se la mentalità grullina che scambia una buona trasformazione urbana per "colata di cemento" rimarrà folklore e poi però si farà sul serio oppure se diverrà incubo amministrativo per i prossimi 5 anni. 

Aperte le Comunarie finali del Cinque Stelle. Votate Enrico Stefàno (ma tanto non cambierà nulla)

23 febbraio 2016

Avete ancora qualche ora per votare Enrico Stefàno alle Comunarie del Movimento 5 Stelle. Oggi sono state aperte le votazioni e tutti gli scritti al partito di Grillo possono votare fino alle ore 19. Tra i 5 candidati in lizza, come abbiamo spiegato più volte, siamo convinto che Stefàno più di altri possa interpretare la necessità di alcuni cambiamenti radicali in questa città su questioni che si sono incancrenite a tal punto da essere considerate assolutamente normali e ineluttabili da quasi tutti, compresi probabilmente molti degli altri candidati pentastellati.

D'altronde Stefàno parte avvantaggiato, dal nostro personalissimo punto di vista, per essersi occupato durante gli ultimi due anni delle faccende più cruciali che attanagliano la città stringendola in una morsa mortale: il commercio (inteso in senso lato, dalle bancarelle ai cartelloni passando per i tavolini dei ristoranti) e la mobilità. Questi sono i temi per antonomasia. Tutto deriva da questo. Tutto parte da questo. 

Per lui dunque, in caso di non vittoria, si auspica un assessorato molto ma molto potente, modulato su questi temi. D'altro canto la vittoria finale del M5S non è solo probabile, ma a questo punto - vista la campagna elettorale fin'ora rivoltante degli altri partiti e visto lo storico degli altri partiti - addirittura auspicabile. Con ogni probabilità di qui in avanti tiferemo Cinque Stelle, vi avvisiamo. Lo faremo ammenoché il candidato sindaco che scaturirà stasera non inizierà a dire cacchiate indifendibili. Ma in caso contrario chiederemo a chi ci dà retta di proporre a questo giro un cambiamento il più radicale, sebbene rischioso, possibile.

Stefàno è stato forse l'unico consigliere comunale che nella scorsa consiliatura ha fatto quello che dovrebbero fare tutti i consiglieri eletti e gli assessori: prendere l'aereo, andare all'estero, capire come a una, due o al massimo tre ore di volo da qui hanno risolto gli stessi nostri problemi. Lo ha fatto con lucidità e continuità ricavandone un'idea di amministrazione sana. I problemi di Roma, infatti, sono unici. Ma non sono inediti. Sono unici perché esistono ormai soltanto a Roma. Non sono inediti perché sono problemi che tutte le altre grandi metropoli occidentali hanno avuto con la differenza che loro li hanno risolti. Talvolta anche da decenni.

Detto ciò stiamo dicendo che con un sindaco di rottura come Stefàno (o con qualsiasi altro sindaco del Cinque Stelle) possa cambiare davvero le cose? Purtroppo no. Fino ad un certo punto forse, ma il grosso del degrado, dell'illegalità, della violenza, della prepotenza non è intaccabile. Non lo è perché si vuole che resti così, lo si vuole a livello nazionale. 
Ci conferma questa visione apocalittica che ci siamo fatti una notizia di oggi: la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza, pubblicata qualche giorno fa, che limita ulteriormente l'attività degli "ausiliari della sosta", tra le figure più odiate non solo dai cittadini che li considerano delle sanguisughe (quando invece basterebbe posteggiare l'auto in maniera civile), ma a quanto pare anche dai giudici. La sentenza parte da una multa affibbiata a Torino (dopo che il Comune aveva deliberato che i vigilini potevano multare anche nelle aree circostanti le strisce blu) ad un'auto parcheggiata sul marciapiede. Dopo tutti i gradi di giudizio la Cassazione ci ha spiegato che quel vigilino, sebbene autorizzato dal Comune di Torino con tanto di delibera, non poteva sanzionare quella vettura. L'attività di pianificazione strategica dell'amministrazione torinese è stata annullata e la sentenza vale per tutto il territorio nazionale: i comuni non possono inasprire la lotta contro la sosta selvaggia (per farlo dovrebbero assumere più Vigili ufficiali, cosa resa impossibile da patti di stabilità e altro). Dunque anche se ci fosse Batman a fare il sindaco, si troverebbe ad operare in uno stato in cui sanzionare chi parcheggia sul marciapiede è impossibile per legge. Dice: ma la Cassazione semplicemente applica la legge esistente, che semmai andrebbe adeguata. Verissimo, ma la legge (si chiama Codice della Strada ed è una legge dello stato) dice anche qualcosa su chi sosta sul marciapiede e questo qualcosa andrebbe applicato tanto quanto vanno applicati i limiti dei vigilini. Tra l'altro questo qualcosa è stato recentemente depauperato con ignobili sconti per chi paga per tempo, incoraggiando così la sosta selvaggia che è una delle ipoteche che impediscono ad un amministratore di fare regolarmente e con successo il proprio lavoro, specie a Roma.

Il prossimo sindaco non potrà agire, non potrà impattare, non potrà incidere, non potrà intaccare realmente la situazione. Deve grosso modo, salvo dettagli, restare tutto così. Per legge. 

Cosa vuole fare Tronca con i cartelloni? Ora la grande riforma è nelle sue mani: la porterà avanti?


Probabilmente troppo impegnato a legalizzare i mercatini del rubato (presto un provvedimento per rendere legali anche i roghi tossici, i parcheggiatori abusivi e i lavavetri), Franchino Tronca chissà se si è accorto della sentenza del Tar sui cartelloni che così bene ieri - dopo le esultanze via Twitter dell'ex Assessore Marta Leonori a cui si deve la svolta - hanno spiegato sulle pagine di Diario Romano. La riforma messa in piedi dalla Giunta di Ignazio Marino e portata avanti da Marta Leonori e in commissione commercio proceduta anche grazie alla decisiva intercessione del Movimento 5 Stelle ha infatti compiuto un passo ulteriore:  il TAR ha spazzato via quasi tutte le richieste di stop che le allucinanti dittuncole della cartellopoli romana avevano avanzato.

Ora bisogna andare avanti con decisione anche se il processo di pulizia della città con l'arrivo del Commissario si è decisamente arenato. Ma di brutto. Tanto che siamo tornati in molti aree della città ai vecchi, vecchissimi tempi: arrivano di notte, bucano il suolo pubblico, impiantano nuovi osceni e pericolosi cartelli. E' successo dovunque e le segnalazioni si moltiplicano tanto che ci sembra di essere tornati indietro nel tempo, agli anni 2010\2011. 

La città sta tornando a trasformarsi radicalmente come è accaduto in questi giorni, ad esempio, a Piazzale Dunant, protagonista della nostra timeline qua sotto. A voi il giudizio.

 2008: due cartelloni piccoli

 2011: due cartelloni piccoli e uno grande

2015: solo un cartellone grande, ma più piccolo di prima

2016: due cartelloni grandi

Dossier olimpici 2024. Ecco quello di Parigi che ci fa verogognare ancora di più guardando quello romano

22 febbraio 2016







































Intendiamoci bene, non stiamo parlando dell'ultima frontiera della grafica, questo è evidente. Ma il dossier di Parigi non fa vergognare i cittadini di Parigi come il dossier di Roma; il dossier di Parigi non è un insulto al mestiere di grafico, non è la morte della comunicazione istituzionale, non è la rappresentazione plastica della sciatteria. Il dossier romano invece è tutto questo: lo abbiamo ampiamente dimostrato qui pubblicando tutte le schede della presentazione. Semplicemente orribili.

Il dossier di Parigi ha tutto al suo posto. Uso sapiente dei colori, sezioni ben identificate; foto buone; la grafica pulita e lieve; tante infografiche, schemi, statistiche, numeri. E le mappe ben fatte. 

Il raffronto tra le due candidature è semplicemente umiliante per noi. Tifare Parigi per il 2024 è purtroppo il minimo e l'unica cosa sensata da fare se si vuole essere dei bravi cittadini europei. 

ShareThis