Prontissimi per il Giubileo! Secondo voi i totem sos vicini alle stazioni metro funzionano? Ecco il video

31 agosto 2015

Già in lontananza sentivo la registrazione scandire sempre la stessa frase. Poi il tempo di avvicinarmi, fare il giro intorno per rassicurarmi che non ci fosse qualcuno da aiutare. Infine, passati una decina di minuti (una-decina-di-minuti!), mi sono deciso di registrare l'evento. Ecco i totem SOS sparsi qua e la vicino alle stazioni: hai bisogno di aiuto, premi il pulsante e aspetti. Aspetti. Aspetti. E forse crepi...

Video. Ecco i risciò che mi hanno quasi arrotato per due giorni di fila al Colosseo. I nuovi prepotenti che si stanno prendendo Roma



La solita bolla di imbarazzante e inquietante lassismo da parte delle autorità, della stampa (silenzio totale, salvo un articolo del Corriere della Sera), dei cittadini e dei turisti, oltre che degli altri operatori economici danneggiati da questo lassismo stesso in primis i tassisti, sta creando un mostro: i risciò si stanno letteralmente impossessando del centro della città con una prepotenza, una arroganza e una aggressività che sta divenendo pericolosa per tutti gli altri utenti della strada. 

Occupano parecchie aree dei Fori Imperiali e del Colosseo. Idem per Piazza Venezia e per l'area del Vaticano. Utilizzano liberamente le corsie preferenziali e si spostano attraverso i marciapiedi infischiandosene di tutti, sono arrivati anche a prendere possesso dell'area antistante l'ufficio di informazioni turistiche.



Da qualche tempo l'escalation si è fatta ancora più preoccupante: è praticamente impossibile percorrere Via dei Fori Imperiali in bici (ma anche i bus di Atac hanno le loro belle gatte da pelare, spesso bloccati dai risciò in manovra assolutamente proprietari dell'area di fronte al Colosseo) senza rischiare di morire ammazzati. Non esageriamo affatto e lo diciamo a ragione veduta, da persone che transitano in questa arteria tutti i santi giorni. I risciò, non contrastati da Municipale e Finanza, si comportano come i peggiori suv sulla tangenziale. Invadono la corsia  contromano pur di trovare il percorso con mono buche e se ne fregano se di fronte c'è qualcuno.




Nei due video, un po' lunghi, nella parte finale potete rendervi conto di cosa succede. Nella prima fase vedete i risciò in giro, l'impossibilità ormai di fotografare l'Altare della Patria senza inquadrarli, la Municipale sempre presente ma non interessata al problema, i crocchi di tricicli lungo tutta la Via, anche in chat con i tassisti e poi l'area davanti al Colosseo, con il curvone che i risciò prendono sempre contromano, non si sa perché. Tanto loro sono i padroni e gli altri si devono spostare: si sta verificando quello che successe con le castagne, con i venditori di ricordini, con i venditori di "gelati&sorbetti". Arrivano, vengono tollerati, si rinforzano, vengono condonati, diventano inamovibili e potentissimi. Stiamo ripetendo lo stesso errore. E guarda caso il punto di partenza sono sempre le cooperative di carcerati, come con Salvatore Buzzi. Non abbiamo imparato nulla di nulla. Perché?

Guardate che cosa succede dopodiché di fronte al Colosseo. I risciò stanno sulla destra, chi filma sta nella sua corsia, il risciò sta contromano. Non guardano avanti, non si interessano minimamente a chi gli si para di fronte. Risciò stipati di gente, pieni di bambini, lanciati veloci in mezzo all'area pedonale. All'ultimo ti vedono, scartano, mettono a rischio la vita tua e quella dei loro passeggeri e addirittura (!!!) sfilano sulla tua destra. E questo per due giorni di fila con due risciò diversi e due guidatori diversi con lo stesso e identico meccanismo. I video si riferiscono a due giorni uno di fila all'altro nella seconda metà della scorsa settimana.

Ma se nessuno è interessato a far sì che non avvenga una tragedia (ce ne occuperemo, come di prassi, dopo il primo incidente serio, ma non manca molto), le domande comunque non mancano.

- questi mezzi sono assicurati?

- chi li guida è nelle condizioni di farlo? Vengono fatti controlli antidroga? Questi personaggi conoscono il Codice della Strada? Hanno la patente? Si tratta di gente in salute, che sta bene, che ci vede bene, in condizioni di fare un servizio pubblico? Le informazioni che vengono date ai turisti ("sapete chi ha costruito sta strada? Er Dugeeee" sentito con le nostre orecchie su Via dei Fori Imperiali da un riscioista che aveva appena 'affittato') sono informazioni certificate?

- questo servizio pubblico è autorizzato?

- quante persone possono contenere i risciò?

- i bambini piccoli possono salire sui risciò?

- questo servizio pubblico paga tasse? Paga regolarmente i dipendenti? Con cifre corrette? I dipendenti stranieri hanno regolare permesso di soggiorno? 

- le pubblicità di ristoranti e pub che campeggiano sulle fiancate e sul retro dei risciò sono autorizzate o abusive? Pagano la tassa di pubblicità come tutte le inserzioni in luogo pubblico?

- le aree di sosta che riducono la carreggiata obbligando bici, auto e bus a fare lo slalom sono autorizzate e assegnate da qualcuno?

- le tariffe sono decise da qualcuno come per i taxi (per accalappiare i clienti i risciò ripetono "taxi, taxi taxi") oppure scelte in maniera arbitraria?

- il grande consumo di batterie elettriche (qualcuno crede che questi trabiccoli siano per davvero a pedali?) è smaltito correttamente?

- perché la stampa praticamente non si occupa dello scempio come non se ne occupano le istituzioni se non in maniera blanda?

E intanto aspettiamo il Giubileo, durante il quale festeggeremo se le cose non cambieranno radicalmente i primi morti di qualche scontro risciò-bici, risciò-pullman turistici, risciò-autobus Atac. Ai tanti turisti e pellegrini racconteremo che siamo riusciti a sradicare i camion bar e gli urtisti e nello spazio un tempo occupato da questi ci sono questi orripilanti trabiccoli multicolori guidati da personaggi che vi invitiamo a decifrare e a commentare che operano al di fuori di qualsiasi legge dello Stato e del buon senso.

I romani e le strisce blu. Nuova prova che il problema non sono "i politici" o "mafia capitale". Il problema siamo noi

30 agosto 2015

Quando vi sorprendete che la città sia lo zimbello del mondo, quando vi infastidite di vedere Roma sulle prime pagine di tutti i giornali del pianeta come esempio di malagestione e di degrado, quando vi arrabbiate se vi spieghiamo che la colpa di tutto questo non è "a polidiga" e "aa mafia" ma che i primi responsabili sono i cittadini romani stessi, quelli normali, quelli incensurati, quelli di tutti i giorni, toglietevi lo sfizio di osservare qualcuno dei nostri post su Facebook dedicati o al calcio o alla macchina, due delle principali malattie di un popolo autolesionista e inedito a livello mondiale. E capirete moltissimo, comprendendo che quel dato clamoroso dell'Ocse sul 47% di analfabetismo funzionale in Italia, a Roma arriva probabilmente a livelli ben più alti (secondo noi attorno all'80%) tali da rendere davvero difficile (come abbiamo spiegato ieri) qualsiasi cambiamento che presupponga un coinvolgimento attivo e democraticamente inteso della cittadinanza. 

A Roma le cose si devono fare contro - rigorosamente a tassativamente contro - le persone, non a favore e non coinvolgendo i cittadini. Questi ultimi, non a causa loro, povere bestioline, ma a causa di decenni di malgoverno e di concause che li hanno ridotti in questo stato, vanno considerati alla stregua di tossicomani irrecuperabili: per salvare loro la vita devi fare qualcosa contro la loro volontà, portarli coercitivamente in comunità, se necessario incatenarli affinché non si somministrino l'ennesima dose, magari quella fatale. Lo stesso bisogna fare coi romani, non troverete nessun organo di stampa con sufficiente coraggio da segnalarvelo, ma così è ed è facile dimostrarlo.

Noi  ad esempio ci riusciamo sulla nostra pagina Facebook appunto, ogni santo giorno. Facebook stimola gli istinti più bassi, è vero, ma la sua immediatezza favorisce anche la sincerità e mostra il vero volto delle persone e delle masse.

Ieri abbiamo inserito - uno dei nostri tantissimi esperimenti socioantropologici - un post che esultava per l'arrivo in una strada di Prati di strisce blu, a pagamento, al posto delle strisce bianche, gratuite. 

Inutile insistere nello specifico, ma facciamolo un attimo. Le strisce blu sono la norma in tutto il mondo. Non esiste città che non abbia tutta l'area centrale rigorosamente a pagamento e tariffata. E questo indipendentemente dall'offerta di trasporto pubblico. Insomma il parcheggio è a pagamento dovunque, sia in aree dove i trasporti sono migliori che in aree dove i trasporti sono perfino peggiori che al Rione Prati (peraltro collegatissimo) e a Roma in generale. La sosta tariffata genera solo vantaggi, anche per chi la paga addirittura. Il suolo pubblico, d'altro canto, è a pagamento per tutti. Per chi monta un impianto pubblicitario, per chi fa salire un'impalcatura, per chi mette tavolini all'aperto, perfino per un negozio che piazza un'insegna: tutti pagano per l'occupazione di suolo pubblico, come mai le auto non dovrebbero farlo? E infatti lo fanno, da sempre, in tutto il mondo. Non è chiaro il motivo per cui a Roma questo sia considerato un sacrilegio. Forse la cosa ha a che fare con il rapporto assolutamente malato (non si riscontra nulla del genere a livello globale) che i romani hanno con la loro auto: 80 auto ogni 100 abitanti, dati impensabili anche in città con trasporti pubblici ben peggiori, D'altronde la sosta tariffata permette una rotazione dei posti, incentiva molte persone - quelle che possono, e son tante - a ripensare alle loro abitudini abbandonando l'auto a casa a favore del mezzo pubblico, ma anche chi poi è costretto comunque a prendere l'auto è facilitato perché arriva a lavoro prima visto che la sosta tariffata, a monte, ha disincentivato tanti a usare l'auto e dunque il traffico è inferiore di quel che potrebbe essere e il posto si trova più facilmente. Ne deriva che spendi qualche euro per parcheggiare, ma risparmi di più in tempo, stress e carburante per trovare posto e per stare in fila nel traffico.


Insomma è la classica soluzione urbana in cui tutti guadagnano e che, come tale, è applicata dovunque senza nessun tipo di discussione. Discutere se la sosta in centro debba essere tariffata o meno sarebbe come discutere se è opportuno fermarsi o non fermarsi con il rosso. Stessa cosa. 
Purtroppo a Roma abbiamo, grazie ad Alemanno e ai suoi 5 anni di sciagurato governo, una situazione orripilante: tante strisce sono diventate bianche (con disco orario a 3 ore che nessuno rispetta e che nessun vigile fa rispettare) e quelle blu sono assurdamente pagabili per abbonamento. Una situazione obbrobriosa che speriamo questa amministrazione - già ci ha provato una volta ma il TAR ha bloccato la sacrosanta riforma, che però ora grazie all'approvazione del PGTU può essere ripresentata - possa sanare. 

E fin qui i pochi lettori ragionevoli e non analfabeti funzionali che sono riusciti a seguirci sino a questo punto avranno capito che si tratta esclusivamente di buon senso. Ebbene come risponde il romano medio a questo buon senso? Divertitevi. Il link è questo qui, godetevelo.

Il campionario è incredibile e dimostra il livello inaggerrivabile della pozzanghera di degrado morale in cui grufola e sguazza felice la maggioranza della cittadinanza capitolina. Queste sono le stesse persone che chiedono a gran voce di "andare al voto" per sostituire Marino&Gabrielli ad esempio. Queste sono le stesse perone che poi eleggono consiglieri comunali. Dove può trovare una città ridotta cerebralmente così le forze per auto-riformarsi? E' evidente che servano dei commissari, possibilmente stranieri, che amministrino senza porsi il problema di perdere il consenso di questi trogloditi per almeno trent'anni. Ma scorriamolo, lo stupidario.

Perché devo pagare se non ho un servizio? Mica mi controllano la macchina!
Dove al mondo la sosta tariffata in superficie è anche una sosta custodita? Da nessuna parte del mondo, basta aver viaggiato un minimo. Il servizio però c'è eccome: io servizio è il disincentivo che la tariffazione genera. Dunque meno traffico e meno tempo per trovare posteggio. E questo servizio si paga.

State ai mezzi con Rutelli? State ai mezzi con la moglie di Rutelli?
Queste due affermazioni risalgono a ridicole storielle degli anni Novanta. All'epoca pare che i tassisti, arrabbiati per qualche motivo col sindaco, si inventarono che le strisce blu erano un business della moglie di Rutelli, la giornalista Barbara Palombelli. Solo una mandria di analfabeti funzionali come sono la schiacciante maggioranza dei romani poteva credere ad una fandonia simile. E ora, dopo vent'anni, molti la ripetono a pappardella senza neppure capire cosa dicono. Ovviamente le strisce blu (prima dalla STA e ora da ATAC) sono state sempre gestite da società pubbliche.

Lavorate per la cooperativa che gestisce le strisce blu?
Non esiste per loro l'idea che qualcuno possa esprimere la propria opinione per un vago senso del bene comune. Se dici qualcosa, specie se scomodo, hai senz'altro un interesse. Poco importa che nessuna cooperariva gestisce le strisce blu, che sono gestite dall'azienda municipalizzata Atac.

E' solo un sistema per fare cassa...
E allora? Che male c'è se il Comune incassa denaro? Sono soldi che entrano nell'erario pubblico, no? Semmai si tratta poi di lottare e vigilare affinché vengano reinvestiti bene, ma dove è lo scandalo? La tassa, chessò, sugli asili nido va bene e la tariffa sulla sosta presente in tutto il mondo no? Perché? Semplice: perché i romani considerano la macchina più degna di rispetto dei loro stessi figli, un membro privilegiato della famiglia.

Prima datemi le alternative, poi fatemi pagare il parcheggio
E' esattamente il contrario. I mezzi di superficie (perfino i tram) vanno a due all'ora e sono molto poco sexy proprio perché ci sono troppe auto in giro. E le troppe auto sono dovute al fatto che tutti partono con l'autovettura sapendo che poi, una volta sul posto di lavoro, un modo (a Roma, significativamente, si dice "un buco") per parcheggiare gratis lo si trova. Se tutti fossero sicuri dover pagare la sosta una parte di quella moltitudine abbandonerebbe l'idea di prendere l'auto (magari per fare 2 km che si potrebbero fare a piedi in 20 minuti o in bici) e il traffico calerebbe paurosamente. La verità è che di tutte le auto che congestionano Roma solo una percentuale (facciamo il 70? Secondo noi il 60% e chissà magari anche meno) ha una reale (re-a-le!) necessità di utilizzare quel mezzo e non ha alternative valide e credibili. Dunque non sono i mezzi che devono farti venire voglia di lasciare la macchina, sei tu che devi lasciare la macchina e grazie a questo farai funzionare molto meglio i mezzi. Occorrerebbe smetterla di ragionare all'inverso se si vuole migliorare.

Suicidatevi, uccidetevi, buttatevi al fiume, ammazzatevi e vari atri inviti a morire ammazzati
Violenza. Punto. Violenza da malati. Leggete quanti invitano al suicidio chi scrive. E' la tipica reazione dei drogati che vedono, in lontananza, l'ipotesi che qualcuno gli sottragga la dose. No?

I mezzi a Roma non si possono prendere, dunque la macchina è obbligatoria e deve essere gratis parcheggiare
Ammesso e non concesso che i mezzi non si possano prendere, ed è una sciocchezza perché li prendono centinaia di persone ogni giorno, perché se la macchina è obbligatoria allora non chiediamo che sia aggratis anche il bollo, il carburante, gli pneumatici, il carrozziere, i tagliandi e l'acquisto stesso della vettura? D'altronde è un bene irrinunciabile, no? Dovrebbe essere passato come la mutua o come la mensa universitaria per gli studenti bisognosi. Come una casa popolare. E invece no: pagano tutto e zitti. Tutto meno che la sosta, quella deve essere usurpata ai danni di tutti trasformando suolo pubblico in garage privato.

Paghiamo tante tasse, dobbiamo pagare pure il parcheggio?
E allora perché devi pagare pure la bolletta dell'Enel o il conto al ristorante? Visto che siamo ipertassati - ed è vero - non paghiamo neppure quando facciamo la spesa al supermercato, no?

Io te le metterei sotto casa a te...
E allora? Che minaccia è? Magari! Le strisce blu non vengono pagate dai residenti anzi sono una svolta per questi ultimi perché permettono ai residenti finalmente di trovare posteggio sotto casa. 

Se tutti gli altri paesi ce l'hanno mica li dobbiamo copiare!!!
Ehehehhe

Prati non è mica in centro!
Ari ehehehhehe

Leggete anche voi l'istruttivo post e aiutateci a aggiornare lo stupidario...

Pulizia settimanale delle strade con divieto di sosta. 5 grandi vantaggi di una rivoluzione a costo zero. Perché non si fa subito?


Roma ha bisogno di enormi investimenti per tentare di avvicinarsi alle altre grandi città occidentali, ma al contempo ci sono delle misure che possono cambiare il volto alla città, migliorare le abitudini dei cittadini, far compiere un balzo alla qualità della vita di tutti a costo zero o addirittura con qualche guadagno. Ecco perché il malgoverno che uccide la capitale d'Italia fa rabbia e non è giustificabile: perché nella schiacciante maggioranza dei casi non è un problema economico, anzi amministrare meglio non richiederebbe risorse, semmai le genererebbe.

E' il caso di una misura presente in molte città italiane, ma non a Roma. Si provò negli anni Novanta ma a seguito delle solite ridicole proteste si alzo bandiera bianca rinunciando a portare la città nella civiltà europea. Stiamo parlando della pulizia delle strade con il divieto di sosta settimanale. Una misura, ripetiamolo, a costo zero (che richiede solo lucidità amministrativa, organizzazione, capacità, coraggio), che è la norma dovunque. E che ha dei vantaggi che vanno anche oltre l'igiene delle strade. Vediamoli schematicamente e speriamo che l'assessore Estella Marino, con la collaborazione del consigliere Fabrizio Panecaldo (che ha preso a cuore questa questione) si riscatti da tanti mesi di back out amministrativo con questa che sarebbe una autentica svolta se realizzata a tappeto in tutta la città (bando alle sperimentazioni) e con la rigida collaborazione della Polizia Locale e della società di rimozione.


1. pulizia vera 
A questo punto niente scuse: senza macchine la strada si può pulire per davvero e la differenza sarà subito evidente. Oggi gran parte dello sporco in molte strade è dovuto - oltre alle inefficienze di Ama - ad una città che è morfologicamente impossibile da pulire a causa delle troppe auto. Non dimentichiamo che strade più pulite significa anche meno polveri sottili, significa pneumatici più puliti che sporcano meno la segnaletica orizzontale, meno schifezze nei nostri polmoni, meno puzze. Insomma, un vantaggio enorme non solo estetico. D'altronde pulire a fondo l'asfalto (non fate forse lo stesso in casa vostra, pulendo periodicamente il pavimento? Beh perché non farlo anche negli spazi pubblici?) è la norma dappertutto, da Mosca - foto qui sopra - a Madrid. E' considerata una delle armi più appuntite contro l'inquinamento urbano.

2. ottimizzazione dei tempi per ama
Non dovendo pulire le strade aggirando le auto e sfruculiando l'intercapedine tra auto e marciapiede, Ama ci impiegherà molto meno. Una ottimizzazione dei tempi e dei costi notevole che renderà l'operazione non solo a costo zero, ma a guadagno netto! Con i mezzi meccanici oggi il dotazione pulire una strada sgombra di sosta è davvero veloce, ma oggi gli operatori Ama perdono ore e ore preziosissime a circumnavigare le auto in sosta. 

3. addio allagamenti
Molti degli allagamenti che si verificano a Roma sono causati dalla massa di sporcizia che si ferma tra le auto e il marciapiede. Con questo nuovo sistema gli allagamenti si ridurranno enormemente e con loro si ridurranno i costi sociali che la città paga per le strade allagate a partire dai danni a case e cose per arrivare agli incidenti. 

4. scoraggia il possesso di auto private
Questa misura, inoltre, è una delle misure più importanti per scoraggiare il possesso dell'auto privata per chi non ne ha realmente assoluto bisogno. Ci sono molte persone che tengono l'auto su suolo pubblico pur senza usarla praticamente mai, magari solo una volta al mese o poche volte l'anno. Doverla spostare ogni settimana dal luogo di parcheggio genera un disagio a questa strana tipologia di automobilisti e li consiglia a cambiare le loro abitudini. Qualcuno grazie a questo stratagemma rinunzierà all'auto, ma più di qualcuno rinunzierà alla seconda o alla terza auto. Una misura che sembra votata all'igiene e che invece finisce per avere benefici enormi sulla mobilità semplicemente mettendo in discussione la sosta infinita e gratuita alla romana. In molte città lo spazzamento settimanale si fa essenzialmente per questo, la pulitura delle strade è semplicemente il pretesto per evitare che i cittadini si "impossessino" del suolo pubblico scambiandolo per il loro garage privato. E funziona alla grandissima.
Non dimentichiamoci poi che grazie alla nuova tecnologia Street View al controllo ordinario della sosta in giorni e orari non consentiti si potrà affiancare un rapido controllo su assicurazione e pagamenti: chi oserà lasciare l'auto in mezzo alla strada dovrà sapere che verrà controllata anche l'assicurazione, un bel deterrente per alcuni inguaribili incivili - e sono tantissimi, sempre di più - che girano senza assicurazione rinnovata.

5. elimina decine di migliaia di auto abbandonate (e consente di recuperare le rubate)
Per lo stesso motivo lo spazzamento delle strade permette di far emergere le decine di migliaia (decine di migliaia, davvero!) di auto abbandonate su suolo pubblico a Roma. Una piaga di cui si parla poco. Avendo Roma tantissimi posti auto abusivi tollerati e tantissimi posti auto non tariffati - cosa profondamente anomala rispetto alle altre città -, tante sono le vetture che vengono abbandonate (o che sono di proprietà di persone decedute) e delle quali nessuno si cura. Un serio sistema di spazzamento rimuove forzatamente le vetture che restano parcheggiate nelle ore di pulizia e permette di individuare le automobili abbandonate (sono quelle che nessuno reclama alla depositeria comunale) liberando fino a 40mila posti auto - secondo alcune stime - oggi occupati da queste a Roma. La misura, insomma, può consegnare alla città una enorme quantità di nuovi posti auto, altro che un dispetto per gli automobilisti. Per tacere della grande facilità con cui le centinaia di auto rubate verranno recuperate. Non avranno più grande scampo, finiranno multate, e dunque controllate: se rubate verranno rinconsegnate. Un vantaggio clamoroso.

Di vantaggi ce ne sono senz'altro altri ancora che ci siamo dimenticati. Ma insomma, cosa aspettiamo?

Prossime elezioni a Roma nel 2048! Ecco perché la diarchia Gabrielli-Marino va nella giusta direzione: un commissariamento pesante e duraturo

29 agosto 2015

L'assunto è che Roma non può essere governata da chi è scelto dai romani e non può essere governata da chi, alla fine del mandato, deve poi chiedere agli stessi romani una riconferma. No way.

Il livello di degrado morale, umano, intellettuale e culturale della città è infinitamente più grave perfino del livello di degrado urbano e determina l'impossibilità del funzionamento di una democrazia compiutamente intesa. L'interesse particulare e il tasso emergenziale di ignoranza travalica a tal punto l'interesse pubblico e il concetto di bene comune da rendere insensato un processo ordinario. Gli interessi, i gruppi di pressione, la criminalità, le mafie sono così radicate, presenti, connaturate, inserite nel dna anche di chi propriamente mafioso non è  (si pensi al tasso di omertà dei romani, che fa spavento, come fa spavento l'aggressività quasi sempre dovuta al rapporto malato tra romani e automobile) sono capaci ormai di spostare un'enorme quantità di voti e di condizionare qualsiasi consultazione elettorale. Ne deriva che elezioni non debbono svolgersi. Se ne riparli tra qualche decina d'anni.

Attenzione, non è una novità. Le altre due grandi capitali occidentali con le quali per vocazione, ruolo, peso culturale e appeal economico Roma dovrebbe confrontarsi (stiamo parlando di Parigi e Londra, non di Varsavia e Lisbona, al livello delle quali neppure siamo e aspiriamo di arrivare) hanno avuto per anni una situazione simile. Nessuna democrazia di modulazione comunale, bensì una nomina governativa di un 'commissario' che per conto dell'esecutivo centrale - che in quelle città ha sede - pensava all'amministrazione. Il Comune della Grande Londra e il Comune di Parigi sono istituzioni recenti (si pensi che Anne Hidalgo è il quarto sindaco di Parigi, Boris Johnson è il secondo sindaco di Londra!), negli anni in cui queste città hanno costruito la loro leadership europea e mondiale chi le amministrava non doveva stare a preoccuparsi più di troppo del consenso di quartiere. Anche perché quando amministri una città come Parigi o come Londra (ma anche come Roma, per come vediamo Roma noi) la tua visione deve essere globale, transnazionale, prospettica. Non puoi preoccuparti di dover poi ottenere il voto da quei cittadini che non vogliono il parcheggio interrato, da quei cittadini che considerano "speculazione edilizia" qualsiasi sviluppo urbanistico, da quei cittadini che occupano case e tu perdi consenso se li riconduci alla legge, di quei cittadini infastiditi dal cantiere della metropolitana e così via. 

Ne abbiamo avvisaglie anche a Roma, perfino in questi terribili anni. Ci sono degli assessori, ad esempio, distantissimi da qualsiasi meccanismo del consenso romano. Gente che non ha preso il becco di un voto a Roma, che non ha probabilmente bisogno di prenderne in passato, che fa altro nella vita e che non deve costruirsi il proprio bacino di consenso. Ed è questa l'unica gente che fa bene e che si comporta con una logica razionale in linea con le buone pratiche globali. Prendi Marta Leonori, che è stata l'unica assessora al Commercio che dopo decenni sta mettendo mano allo sterco dell'ambulantato romano, che sta mettendo mano allo sterco della cartellopoli romana. Mondi che spostano alcuni miliardi (miliardi, non è un errore di battitura) di euro ogni anno, che pagano le campagne elettorali a decine di consiglieri comunali e che proprio per questo sono stati liberi di divorarsi la città. Alla Leonori quei soldi non interessano, non deve fare la campagna elettorale nel 2018 per diventare consigliera comunale nella fogna dell'Assemblea Capitolina, viene da altri universi e aspira ad altri universi e dunque ha maggiore margine di manovra. Prendi Guido Improta, un signore di ottima famiglia che ha fatto il gran commis, che ha studiato, che ha una carriera credibile e che non è un disperato (pensiamo, con tutto il rispetto, agli assessori che l'hanno preceduto: Sergio Marchi, Antonello Aurigemma...) che ha come sua massima aspirazione una poltrona in Consiglio Comunale a 1200 euro al mese da utilizzare magari come merce di scambio col Buzzi di turno. Ecco perché Improta (sebbene impallinato dal TAR) ha proposto misure impopolari come l'aumento delle strisce blu e l'eliminazione dei dannosissimi abbonamenti, l'area C che speriamo venga implementata presto e quant'altro. Nessun individuo che avesse dovuto sottostare all'elettorato romano avrebbe osato, perché a Roma c'è un elettorato così di bassa lega che qualsiasi misura volta a migliorare la città chiedendo un piccolo sacrificio privato per un grande beneficio comune viene considerata un sacrilegio dai sottosviluppati e arretrati mentali che poi si recano alle urne. 
Lo stesso Ignazio Marino è stato capace di grandi discontinuità (seppur in una azione amministrativa discontinua, poco lucida, mal comunicata) proprio perché nato e cresciuto politicamente lontano dalla città e imposto dal partito come una sorta di "commissario democratico" per mancanza di alternative che volessero venire a farsi massacrare in una città ridotta allo stremo da i debiti di Veltroni e lo scempio inaggettivabile di Alemanno. Grazie (anche) a Marino la pax mafiosa che teneva buona la città è saltata in aria e tutto ha smesso di funzionare in virtù di un vasto boicottaggio che interessa aziende, uffici, dipartimenti che grazie a questa pax galleggiavano nelle ricchezze del malaffare e della corruzione. La città (e la sua ridicola stampa) è imbufalita con Marino e questo è soltanto buon segno: deve essere così.

La città, sgovernata da sempre (quale è stato l'ultimo sindaco vero? Forse Ernesto Nathan? Beh, sono passati oltre cento anni), ha oggi bisogno di interventi a tal punto impopolari e così massicciamente e radicalmente contrari al comune sentire dei 'cittadini' (arduo definirli così) che un processo democratico per la scelta di chi amministra è assolutamente inadeguato, utopistico, velleitario. Unfit. 

E se questo processo ha fatto danni fino ad oggi (sia in questa che nella scorsa consiliatura i recordman di preferenze in consiglio comunale sono finiti agli arresti: ergo la gente va a votare indicando sulla scheda, per motivi di clientela e di ignoranza, i cognomi di criminali), può fare ancor più danni in futuro. Più si rafforza il contesto di degrado e di disagio, più aumenta la presa del populismo spiccio (si pensi al successo di Alfio Marchini che riesce a partecipare al dibattito civico da protagonista senza aver, in due anni, fattoci capire come la pensa su almeno una delle grandi partite di governo della città) e dell'antipolitica (voto in massa per i Cinque Stelle, non perché siano o non siano in gamba, ma semplicemente perché sono Cinque Stelle). Alle prossime elezioni (e così alle prossime ancora) il risultato non potrà che essere, in virtù di un errato sistema elettorale basato sullo scempio delle preferenze, peggiore che in passato. D'altronde cosa pensate che potrà votare il cittadino che scarica materassi a fianco dei cassonetti, il cittadino che parcheggia sulle strisce pedonali per risparmiare i pochi euro delle strisce blu, il cittadino che entra di soppiatto in metro per evadere il ticket, il cittadino che occupa una casa popolare o che entra contro mano in ztl per eludere le telecamere, il cittadino che ignora il fatto che la propria città è scarnificata dalla mafia e invece si mobilita perché il prefetto divide la curva allo stadio? O il cittadino che, vedendosi contestata qualsiasi infrazione, risponde che "i problemi sono altri"? Potranno mai esprimere dei rappresentati di qualità? 

I romani, insomma, se lasciati andare alle urne non possono far altro che farsi del male da soli ancor più di quanto non abbiano fatto negli ultimi 45 anni. Ecco perché la strada indicata dal Governo è quella corretta, seppure ancora incompleta e operante nell'ambito della legislazione ordinaria (non c'è nessun commissariamento, se non blandamente politico). Roma dev'essere amministrata da personalità selezionate dall'esecutivo centrale (non sarebbe male se straniere, provenienti dall'estero). Lontane dalle logiche della città, lontane dagli interessi della città, sconosciute alle lobbies della città e ignote ai cittadini. Roma deve essere amministrata da personalità che non debbano poi costruire a Roma il loro consenso e il prosieguo politico della loro carriera, grandi dirigenti pubblici la cui carriera non deve dipendere dal giudizio dei cittadini romani che, anzi, deve essere profondamente negativo. Quello sarà il termometro. I romani si sono da tempo adeguati, assuefatti e abituati ad uno stato di cose inacettabile, sono diventati cattivi, aggressivi e profondamente stupidi pur di sopravvivere in uno zoo chiamato città che non ha paralleli a livello globale, ne deriva che più i romani saranno scontenti, più significa che questa azione di cambiamento sarà efficace e ben congegnata. 
Se il Governo vuole bene a Roma deve pensare ai suoi cittadini come tanti tossicodipendenti in fase di avanzatissima decomposizione cerebrale (e fisica), si tratta di decidere: lasciare che si suicidino continuando ad assumere stupefacenti o provare a rinchiuderli in una comunità specializzata per salvare loro la vita? Chi viene rinchiuso in comunità si ribella, schiuma, si arrabbia, vuole uscire, detesta chi lo sta aiutando considerandolo un carceriere. Questa deve essere la reazione, se la cura sarà davvero somministrata in maniera coraggiosa.

Questa cura non può essere somministrata da chi poi deve chiedere una riconferma al paziente, è del tutto evidente. Cantone, Gabrielli, Scozzese (magari con l'aggiunta di qualche personalità più consapevole di problematiche amministrative, pensiamo a Walter Tocci o a Umberto Croppi e con una serie di assessori - ne abbiamo citati un paio prima - che allo stesso modo provengano da ambiti distanti dal corpaccione marcio della città) sono personalità che dovrebbero amministrare la città non nei prossimi anni, ma nei prossimi decenni. Con poteri però differenti da quelli dell'attuale sindaco, totalmente privo di reali leve di comando. Sospendendo tassativamente la democrazia in città e pianificando il ritorno alle urne non nel 2018, ma nel 2048. A patto che a quell'epoca la città sia tornata a parlare la stessa lingua degli altri grandi sistemi urbani europei e occidentali. Ne va del futuro dell'Italia, se non lo si fosse capito. 

I 5 motivi per cui il GRAB non è soltanto inutile, ma profondamentedannoso per Roma


La premessa è che più ciclabili si fanno e meglio è. Questo è un postulato che funge da regola aurea. L'altro postulato, tuttavia, è che le risorse sono un bene limitato (anzi, un bene scarso) e dunque tutt'altro che infinito. Ciò significa che se c'è una disponibilità pari a 100, investendo 100 su un progetto si avrà zero da investire sull'altro progetto.
Ecco perché il Grab comincia ora, all'appropinquarsi del Giubileo della Misericordia, ad essere qualcosa di preoccupante. La proposta di per se è interessante e innocua: realizzare (unendo alcune ciclabili già esistenti, adeguando alcune strade e attrezzando alcuni percorsi dentro ai parchi ed alle aree verdi della città) un anello ciclabile di 44 km dedicato ai turisti e ai ciclisti della domenica. Non si capisce come alcune importanti associazioni (VeloLove, Legambiente, Touring Club, Salvaiciclisti ecc) si possano permettere il lusso di pensare ai cicloturisti in una città dove chi va a lavoro, a scuola, a fare la spesa, a cena fuori o ad accompagnare i figli a scuola con la bici rischia la vita ad ogni angolo, ma comunque sono affari loro e dei geni che sottoscrivono la tessera. Sono affari loro finché non arrivano voci di finanziamento. Ed è quello che sta succedendo in queste ore col Ministro Delrio pronto a staccare l'assegno. Proprio quel Ministro che, giustamente, è il modo più rapido e intelligente, usa la bici per andare da Palazzo Chigi a Porta Pia (dove ha sede il suo ministero) ma che poi finanzia ciclabili in campagna invece di proporne una, sacrosanta, su Via XX Settembre ad esempio.
In una città dove non esistono ciclabili urbane (vere, non sentieri lungo l'Appia Antica o Villa Ada) e dove non si trovano i soldi per finanziarle, si trovano invece i milioni necessari a produrre un velleitario circuito per chi la bici la usa non per spostarsi da un punto A ad un punto B bensì per girare in tondo divertendosi e pigliando il sole? E' quanto meno un insulto, una visione della ciclabilità datata 30 anni fa, un voltafaccia per i tantissimi ciclisti urbani che ogni mattina per andare a lavoro ed ogni sera per tornare affollano strade che dovrebbero essere dotate di percorsi ciclabili e che invece offrono soltanto enormi rischi per l'incolumità, stress, insicurezza.


"Il percorso" dicono sul sito del Grab "si snoda principalmente lungo vie pedonali e ciclabili, parchi, aree verdi e argini fluviali (31,9 km, pari al 72,2% del tracciato). Altri 3,6 km (l’8,1%) si sviluppano su marciapiede che possono facilmente accogliere una ciclabile e 6,8 km (il 15,4%) interessano strade secondarie e a bassissima intensità di traffico. Solo 1.900 metri del GRAB sono attualmente congestionati da un intenso flusso di veicoli motorizzati". Ecco Roma ha bisogno esattamente del contrario, ha bisogno di permettere ai ciclisti di utilizzare le grandi direttrici urbane di penetrazione alla città, ha bisogno della ciclabile su Viale Marconi e su Via Nazionale, della ciclabile su Via Nomentana (storia annosa) e e di quella sulla Circonvallazione Gianicolense o su Viale Trastevere così come di ciclabili su Via Appia, Via Prenestina (forse siamo riusciti ad ottenerla strillando come aquile con il sindaco), Via Casilina e così via.
La città ha bisogno poi di migliaia di km di ciclabili leggere (il modello è questo qui sopra, lo potete trovare su Via Portuense subito fuori Porta Portese) che rappresentano una svolta benefica enorme per il traffico urbano: costano pochissimo, riducono o eliminano lo spazio per la sosta selvaggia (è facile distinguere una ciclabile utile da una inutile, è utile quando toglie spazio alle macchine, specie quelle in sosta, specie quelle in sosta abusiva), rendono la strada più facile da pulire per l'Ama, trasformano le auto in sosta da fastidio pericoloso a opportunità di sicurezza. Con i soldi (4 milioni) necessari a fare i 44 km totalmente inutili (se non per qualche turista, ma ne dubitiamo) del Grab si potrebbero portare a termine 400km di ciclabili leggere.

1. ignora il piano quadro della ciclabilità
Dopo anni di calvario Roma ha approvato nel 2012 un Piano Quadro della Ciclabilità. Un documento ufficiale che dice dove vanno e non vanno fatte le ciclabili in città e ne prevede diverse centinaia di chilometri. Invece di attuare il Piano Quadro, che non è il massimo della vita (è molto poco coraggioso) ma potrebbe cambiare in meglio la faccia di una città disegnata per le macchine che manco Los Angeles negli anni Settanta, si pensa a nascondere i ciclisti a Villa Borghese o lungo le banchine perennemente allagate del Tevere? Roba da non credere. E se è vero, come pare, che il progetto Grab si porta dietro anche la realizzazione di 22 bike lanes confacenti al Piano Quadro della Ciclabilità, non si capisce perché per avere queste, che dovrebbero essere dovute, ci dobbiamo prendere nel pacchetto anche il Grab. Come dire che per fare una cosa buona, economica e utile devi accollarti anche una roba totalmente campaga in aria per compiacere associazioni e amici che poi potranno tornarti utili.


2. fa un danno culturale relegando la bici a strumento di svago
Questa forse è una delle cose peggiori. Considerare le biciclette come qualcosa di "bello", "pulito" ed "ecologico". Roba da fricchettoni che non vogliono inquinare. Ridicolo e superato dovunque. In tutte le città occidentali, anche quelle - si pensi a Londra e a Parigi - dove fino a 10 anni fa tutto sembrava fatto su misura per le auto, la bici è oggi considerata lo strumento di trasporto più smart per coprire distanze sotto i 5km. In città come Parigi, che era il regno delle maghine ancor più di quanto non lo sia Roma, oggi la bicicletta copre il 10% degli spostamenti urbani. E nessuno si sognerebbe di finanziare piste ciclabili dentro il Bois de Boulogne... Perché Graziano Delrio dunque non si pone il problema di investire cum grano salis i pochi soldi che destina alla ciclabilità?

3. consente a chi amministra di poter dire che ha fatto km di ciclabili
E distoglie l'attenzione. Con la nenia della "ciclabile urbana più lunga del mondo" il Grab è il perfetto grimaldello per chi amministra. Senza fare nulla, senza torcere il capello a nessuno, senza cambiare mezza abitudine urbana, senza togliere sosta selvaggia, sosta abusiva e ostacoli alle biciclette e ai pedoni puoi andare in giro per il mondo - supportato da fior di associazioni che ci sanno fare con la visibilità e gli uffici stampa - a dire che hai fatto la ciclabile più lunga delle terre emerse. Poco importa che non sia vero, poco importa che non serva a nulla: ci pensano i pr a convincere i giornali. Vuoi mettere? Ecco perché il Grab oltre ad essere inutile è profondamente dannoso: fornisce un pretesto, una scusa, un appiglio ad una politica sempre poco lucida e poco capace di incidere. Non solo avremo ciclabili inutili e pretestuose, ma non potremo neppure più protestare perché il Sindaco e l'assessore ai trasporti potranno risponderci "ehi, ma cosa volete? Abbiamo fatto 44km di pista e ne parlano in tutto il mondo: siamo una città ciclabile ora!!!". 

4. distrae soldi da progetti più significativi
Lo abbiamo detto in premessa: i soldi non sono infiniti e i finanziamenti per la ciclabilità quelli sono, occorre concentrarli al massimo affinché il singolo euro serva a portare un ciclista urbano in più per strada e serva a migliorare confort, benessere e sicurezza dei tanti ciclisti urbani che già hanno deciso di mettere in pratica questo che oggi è uno sport estremo lasciando l'auto a casa o vendendola.
Praticamente Roma rimarrà senza ciclabili urbane, rimarrà senza direttrici radiali lungo le consolari e le strade principali, rimarrà con una carneficina di ciclisti e con una quantità immensa di ciclisti potenziali che non lo diventano a causa delle condizioni delle strade, rimarrà senza un bike-sharing (fattore dirimente di ciclabilità come Parigi, Milano, Londra, Barcellona e New York insegnano), ma avrà l'anello del Grab. Più che ridicolo!

5. umilia il lavoro delle associazioni romane
Non siamo mai stati teneri con le associazioni romane. Anzi pensiamo che se la situazione della ciclabilità in città è disperata è anche e soprattutto a causa di associazioni che hanno lambiccato per anni sulla "ciclabile per Fiumicino" quando invece si trattava di ottenere una ciclabile su Corso Vittorio Emanuele o di lottare pancia a terra per avere un serio schema di bike-sharing sul modello di Milano, Parigi, Barcellona o Londra che è il primo passo verso la trasformazione della ciclabilità da una roba di nicchia a una roba di massa. Ma qui si esagera: dopo anni di lotte e di negoziati arrivano delle associazioni che si materializzano totalmente dal nulla, propongono un progetto, vanno su tutti i giornali del mondo, ministri e sindaci si inginocchiano e poi arrivano i finanziamenti? Ma una roba del genere annulla, azzera e spazza via tutto l'impegno civico profuso fino ad oggi a Roma sul tema. Cioè basta essere ammanicati e si ottiene ascolto, non importa il valore, l'impatto e l'utilità del progetto. Umiliante. Ma l'umiliazione sarebbe pure accettabile in presenza di progetti seri; beh non è questo il caso..

Perché tutti sorpresi dei Casamonica quando la tv nazionale ne parlava da anni a intervalli regolari? Ecco Presa Diretta del 2012

28 agosto 2015

È l'ennesimo post sui Casamonica, lo sappiamo, come sappiamo di rischiare di annoiare i lettori. Ma è un rischio ben calcolato e che ci piace correre: non siamo infondo qui per intrattenervi e preferiamo perdere qualche migliaio di lettori piuttosto che rinunziare ad approfondire un tema.

Specie quando, rispetto al tema stesso, molti si divertono a minimizzare, derubricare, scimmiottare. Da Pennacchi a Ferrara passando per Sgarbi purtroppo in molti si sono esercitati nella (ig)nobile arte del banaltrismo: la mafia è benaltra, mica questa di questi quattro zingari. "E i rubinetti d'oro si trovano su eBay a 50 euro" ha chiosato Sgarbi buttandola in burletta al grido di "non c'è nessun mafioso".

Evidentemente questi signori non hanno mai avuto a che fare neppure tangenzialmente con il portato di violenza che questa tipologia di criminalità può scaricarti addosso. Violenza che, mescolata con l'omertà diffusa a Roma, genera un cocktail a dir poco mortale.


Nella nostra serie di filmati sui Casamonica che stiamo ripubblicando e che dimostrano che il fenomeno è stato ampissimamente trattato dai media italiani negli anni passati, abbiamo deciso di ripubblicare oggi questo servizio di Presa Diretta risalente al 2012. All'epoca non era passato neppure un anno dalla morte di Edoardo Sforna, in questi giorni si celebrano i 4 anni dalla scomparsa del giovane garzone di una pizzeria di Morena ucciso per sbaglio (questi elementi sono del 2013, successivi al filmato) nell'ambito di una guerra tra bande dello spaccio, i Casamonica da una parte, una nuova banda di giovani dall'altra. Chi minimizza e sminuisce la pericolosità e l'impatto criminale di certi soggetti, forse dovrebbe parlare 10 minuti con chi ne ha pagato le conseguenze...

Con la cultura non si mangia? Con i bandi delle cascine di Villa Pamphilj la Sovrintendenza ci spiega che è proprio così


Il Comune, e nella fattispecie la Sovrintendenza Comunale, ha pubblicato con scadenza ottobre il bando per assegnare 4 belle cascine dentro al recinto di Villa Pamphilj. Iniziamo dicendo che è una notizia positiva: finalmente qualche funzionario ha deciso di non passare tutta la giornata aspettando l'orario di uscita (e tutto il mese aspettando il 27) e si è sbattuto per fare qualcosa che cambiasse il destino di una minima parte dell'abnorme patrimonio pubblico in abbandono.


E così sono andate sul mercato quattro strutture significative. La Cascina Floridi, la Casetta di Monti della Nocetta, la Cascina Legnara e la Casetta Rossa del Lago. Carini pure i nomi. Ci si potranno fare preponderantemente non meglio specificate "attività culturali" (che vuol dire tutto e niente) con, in alcuni casi, possibilità di fare punti ristoro, vendita di oggettistica, bookshop. Nella Casetta Rossa del Lago andrà il centro di documentazione della Villa, gestito dunque da un privato. Curiosa come cosa.


Ma non è l'unica cosa curiosa, anzi. La cosa più curiosa è la modalità del bando. Il bando prevede, a monte, di assegnare i quattro spazi ad associazioni no profit, fondazioni, società cooperative e altri enti senza fini di lucro. Con la cultura, insomma, non si può mangiare. Chi fa "attività culturali" deve essere no profit. Non si capisce perché. 

Il danno così, oltre quello di mentalità e di immagine che racconta ancora una città che ruota attorno a vecchi modelli superati da decenni altrove, è anche economico. E manco poco. La città rinuncia ad affittare i suoi beni a prezzo di mercato pur di affittarli a "enti senza fine di lucro". Così un casale di 700mq con 2170 mq di superficie esterna viene ceduto a meno di 22mila euro l'anno. Semplicemente ridicolo. Ma così si può dire che si è assegnato ad una "associazione". Poco importa poi se l'associazione, come avviene in un'enormità di casi, sistema i bilanci in modo da posizionare gli utili (quando ci sono, e glielo auguriamo) da qualche altra parte in modo che il conto economico risulti rigorosamente a somma zero. Un escamotage che interessa una percentuale schiacciante delle associazioni a Roma e in Italia. E così, capolavoro nel capolavoro, oltre al Comune (ovvero tutti noi) che incassa meno del dovuto, a rimetterci è pure il Fisco (ovvero tutti noi). Zero possibilità di rilanciare, zero aste, zero "chi-offre-di-più". Tra i criteri di giudizio non c'è un eventuale rilancio economico. Se dovesse arrivare l'emiro del Qatar o Alain Ducasse in persone voglioso di investire milioni, voglioso di assumere cento persone e disposto a pagare 50mila euro al mese (non ventimila all'anno) di affitto verrebbe fatto accomodare fuori: il Comune quei soldi, che potrebbero essere investiti nella villa, nella manutenzione, nello sviluppo, proprio non li vuole incassare; il Comune con gli imprenditori proprio non vuole avere a che spartire. Meglio le associazioni, loro si che sono pulite, giuste e soprattutto trasparenti... Per tacere delle fondazioni.

Certo, poi ci sono le eccezioni e naturalmente ci auguriamo che i vincitori del bando (anche grazie al lavoro della commissione) saranno tutti soggetti di altissima e specchiata qualità che faranno del bene a Villa Pamphilj: le realtà di buon livello non mancano, ma questo non ci esime dall'argomentare queste critiche. E d'altronde è un po' l'atteggiamento generale dell'amministrazione (non solo in ambito culturale, beninteso, ma con maggiore tigna in questo settore): guardate ad esempio il bando per l'assegnazione (la scadenza è sempre il 9 ottobre 2015) della Sala Troisi. Curiosissimo, sostanzialmente suona cosi: affidiamo questo spazio comunale per fare attività culturali, se lo volete viene 172mila euro (anche qui senza rilancio, se c'è qualcuno che offre di più cavoli suoi), ma se le vostre attività culturali sono proprio ma proprio di qualità allora ci accontentiamo di 35mila euro. Praticamente i quasi 140mila euro annui di differenza ce li mettono i cittadini romani quotaparte. Però così, io amministrazione, possono avere la soddisfazione di seviziarti: non ti faccio vendere merchandising, non ti faccio aprire dentro al cinema un ristorante, non ti faccio fare un ciufolo perché tanto ti ho fatto il mega sconto e non ti puoi lamentare. 


E così ci perdono tutti: attività imprenditoriali mortificate, bilanci impapocchiati per nascondere gli eventuali utili, utili che non si generano perché si limitano le attività per avere la foglia di fico delle "attività culturali" da offrirsi, così dice il bando di Villa Pamphilj, rigorosamente aggratis a chi le fruirà. Però delle due l'una: o si fanno attività totalmente pubbliche che non hanno bisogno di un incasso e di una sostenibilità economica (e allora le fa un ente pubblico, che ha il sostentamento delle tasse), oppure si fanno attività imprenditoriali e private. La via di mezzo rischia di provocare deperimento della qualità, opacità nel conto economico e soprattutto perdita di opportunità, di sviluppo, di incasso, di lavoro, di business. Un vero peccato per tutti, sia chi gestisce, sia chi fruisce, sia chi assegna. In nome dell'ipocrisia burocratico-amministrativa. Invece gli obbiettivi dovrebbero essere, in questi casi, sempre tre:
1. massimizzare i guadagni per chi assegna i beni (il Comune)
2. massimizzare i guadagni per chi gestisce i beni
3. massimizzare la qualità del servizio erogato verso i cittadini
Ma ancora buona parte della nostra cultura considera qualcuna di queste tre massimizzazioni (o magari tutte e tre) qualcosa di profondamente immorale...

Voi di Roma fa Schifo infangate il nome di Roma. A questa idiozia lasciamo rispondere Roberto Saviano

27 agosto 2015

Qui il link originale. A voi i commenti. Ma c'è poco da commentare: ogni volta che menzionerete il lavoro del nostro blog e dall'altra parte troverete qualcuno che vi risponderà, come molti, privi di neuroni, fanno, robe tipo "sì, ma io non leggerò mai un blog che si chiama romafaschifo", voi fategli leggere questo articolo. E spiegategli che nulla è peggio dell'omertà...


CIÒ CHE ACCOMUNA il “Don’t fire on Italy if you love it” e l’appello del sindaco di Napoli Luigi De Magistris a «mettere in evidenza anche il bello del nostro territorio», ciò che unisce tutto questo alle autorizzazioni negate a poter girare scene di Gomorra la serie in alcuni paesi della provincia di Napoli, è la demagogia.

Quando si è opposizione, quando si sta dall’altra parte, si sottolineano solo gli aspetti di un territorio che non funzionano, quelli che vanno cambiati, e spesso l’urgenza sembra massima. Chiunque stia facendo campagna elettorale dà l’impressione che quando la sua forza politica smetterà di essere opposizione e potrà finalmente governare tutto sarà diverso a partire dalla fine immediata di inutili proclami. Chiunque faccia campagna elettorale promette che il proprio sarà il governo del fare, delle azioni e che le parole saranno messe al bando, che le promesse saranno mantenute.

Poi accade inesorabilmente che quando si va al potere il racconto della propria terra che si vuole fare, e l’unico che si accetta di ascoltare, sia tutto concentrato sulle bellezze naturali e sull’amore che ciascun italiano dovrebbe provare per la patria. Rispetto prima di tutto e a prescindere da tutto. A prescindere da come si vive, dalle opportunità, dal rispetto che a loro volta i cittadini ricevono dalle istituzioni. A prescindere dalle ingiustizie che subiscono. Per capire il concetto: quando si è al potere il racconto di ciò che funziona diventa l’unico racconto possibile e non è lontano da una normale quanto ridicola dinamica di autocompiacimento.

Ma tra l’amore che ciascun individuo prova per la propria terra, quell’amore che la politica peggiore continuamente ci invita a esternare, e la politica stessa, non esiste alcun legame. Se non la constatazione che le bellezze che siamo costantemente invitati a decantare, ai nostri amministratori, non devono nulla. Esse esistono e resistono nonostante la politica non grazie alla politica. In un Paese in cui deve essere normale amare il proprio Paese ed è considerato deprecabile sottolineare ciò che non funziona, non c’è spazio per alcun miglioramento.

QUALCHE SETTIMANA fa mi sono imbattuto in un video diffuso dai media inglesi. Si tratta del racconto commovente di un bambino di 8 anni, Bailey Matthews, che ha una paralisi cerebrale e che con suo padre partecipa alla gara di Triathlon nello Yorkshire. Bailey corre aiutandosi con una specie di girello, ha suo padre accanto. Giunto con molta fatica al traguardo, lascia il girello e inizia a correre con la sola forza delle gambe. Cade una volta, il padre commosso guarda ma non va in suo soccorso. Cade una seconda volta, il fotografo che è lì vorrebbe aiutarlo, ma capisce che Bailey vuole farcela da solo, e infatti si rialza e taglia il traguardo. L’ostinazione e la forza di Bailey, il coraggio di suo padre diventano una storia che invita al coraggio. Superare i propri limiti, sognare di poterlo fare, è il solo modo per vivere quando tutto sembra compromesso. Ma tutto questo può avvenire solo dove le istituzioni si assumono le proprie responsabilità. Questo può accadere dove non si parla di famiglia solo in campagna elettorale.

HO CONDIVISO SU FACEBOOK la storia di Bailey e in molti l’hanno commentata. Non mi aspettavo tante testimonianze di genitori che quotidianamente lottano per dare dignità alle vite dei propri figli affetti da patologie simili a quella che colpisce Bailey. Non mi aspettavo le tante testimonianze che sono arrivate di persone che lavorano per le aziende sanitarie e che spesso ammettono che «la priorità per alcuni dirigenti non è semplificare la vita a chi ne ha bisogno, ma produrre carta per giustificare i propri compensi».

Non è sempre così, naturalmente, ma è troppo facile per i nostri amministratori invitarci ad amare il nostro Paese e a non denunciare ciò che non funziona. Troppo facile e autoassolutorio. E questo non possiamo accettarlo, perché compito della politica non è solo difendere la bellezza di un territorio, ma dotare quella bellezza e l’amore per la propria terra di vivibilità. Quando questo non accade, la politica ha fallito miseramente e non deve in alcun modo appropriarsi di vittorie che non le appartengono, che non appartengono a nessuno, ma che sono patrimonio dell’umanità. Un patrimonio che la cattiva gestione sta compromettendo.

La nuova Via Giolitti con l'arredo urbano anti sosta selvaggia. Riusciranno a far saltare anche questo progetto?


Oggi le condizioni della città vengono passate ai raggi x dal Governo nel Consiglio dei Ministri e, speriamo, verranno presi provvedimenti radicali per un cambio di governance profondo. Roma non può essere amministrata con un Consiglio Comunale di ignoranti, ladruncoli e corrotti che prendono preferenze dai romani (i primi artefici di questo schifo) e da un sindaco che non ha neppure i poteri di spostare una bancarella senza dover subire gli attacchi di mille organi dello stato, TAR in testa. Ci vuole un commissariamento lungo (non temporaneo per il Giubileo) con la città in mano a persone e gruppi che non abbiano il problema di doversi vedere riconfermati, che non debbano costruire il proprio consenso, che siano nelle condizioni di fare le cose totalmente impopolari che vanno fatte.

Nell'ambito di questo passaggio tutto ciò che la Giunta ha deciso circa il Giubileo lo scorso 6 agosto verrà messo in discussione? Vi ricordate? I cantieri sul Lungotevere, la riqualificazione di Colle Oppio, i ponti sul fiume e quant'altro. Tutto annullato, tutto da rifare. Si ripartirà da un progetto 'snello' e magari arriveranno i soldi anche per alcune 'grandi opere'. Marco Causi, il vicesindaco, si è incontrato con Graziano Delrio, il ministro delle infrastrutture e di cosa hanno parlato? Di Ponte dei Congressi (bene) e di Grab (malissimo). Praticamente, in puro stile veltroniano (d'altro canto Causi da quella cultura amministrativa proviene, e Pucci idem), vogliono somministrare alla città un'opera insultante e inutile come il Grab per potersela spendere a livello internazionale: meglio qualcosa che possa essere utilizzabile per qualche articoletto sulla stampa mondiale piuttosto che qualcosa di realmente utile alla vita delle persone. Invece di fare ciclabili vere su Viale Marconi, sulla Tiburtina, sulla Gianicolense o su Viale Trastevere (il modello ce l'abbiamo ed è la nuova Via Portuense) cosa fanno? Il Grande Raccordo Ciclabile della Domenica a Via Appia Antica e a Villa Borghese. Una presa per i fondelli che parla il linguaggio di una ciclabilità da anni Settanta e Ottanta, una città che si riconferma 40 anni indietro. Una città che concepisce la bici come strumento per svagarsi e non come mezzo di trasporto come accade in tutto il pianeta ormai da anni.

Chissà se in tutto questo bailamme non salti anche il progetto di Via Giolitti e di Via Marsala. Lì era stata fatta una vera rivoluzione: dopo decenni, l'amministrazione aveva risolto con del semplice arredo urbano (quello che avrebbe salvato la vita alla designer morta l'altro ieri a Via Maria Adelaide) una faccenda annosa: la sosta selvaggia che rendeva infrequentabile tutta l'area della Stazione Termini trasformando uno scalo europeo in una specie di stazione indiana se non peggio. Il sistema è sperimentale e attende finanziamenti per diventare definitivo. La Giunta li aveva previsti nell'ambito dei soldi del Giubileo (pur eliminando Via Gioberti dal progetto, ma se si elimina Via Gioberti tutto va a farsi benedire perché il problema si sposta lì) che ora però vengono totalmente messi in discussione: martedì Causi ne riparlerà con De Vincenti a Palazzo Chigi e si vedrà e magari anche questa vera rivoluzione salterà, d'altro canto non stanno di nuovo cercando di incastrare Ignazio Marino (prima perché non aveva rinnovato il permesso ztl della sua Panda, ora perché si sta facendo 15 giorni di vacanza) perché sta osando fare dei cambiamenti su porcherie incancrenite dagli anni Settanta se non prima? 

Intanto siamo tornati (il video risale a un mese fa esatto) a visionare - dopo i primi assaggi - la situazione a Via Giolitti per approfondire le cose positive e quelle negative. La soluzione funziona (come funziona ogni soluzione in cui ci si affida ad un intelligente arredo urbano), ma ha bisogno di ulteriori migliorie sia nella parte a valle (infestata di parcheggiatori) sia nella parte a monte, con le divisioni e le canalizzazioni che devono finire all'incrocio con Via Cavour, non prima come succede ora lasciando l'ultimo tratto prima del semaforo preda della sosta selvaggia. E poi c'è la parte sul lato del McDonald's, con posti auto incongrui tra cui quelli per i portatori di handicap utilizzati abusivamente come kiss&ride dai più indisciplinati. E, come si vede dal video, non è questione di Vigili, è questione, anche lì come sempre, di un corretto arredo urbano che impedisca fi-si-ca-men-te le infrazioni. Diteci cosa ne pensate. 

Poteva essere una catastrofe. Tutto quel che non è stato detto sull'elicottero dei Casamonica. Piazzato sulla rotta per Ciampino

26 agosto 2015

Non sapendo quali altre zone abbia sorvolato prima e dopo (e ci sarebbe sicuramente da mettersi le mani nei capelli), ci limiteremo al punto sopra a Piazza Don Bosco in cui si trovava l'elicottero Casamonica mentre lanciava petali. Da lì per arrivare alla pista di Ciampino ci sono solo circa 3.000 metri, cioè meno di nulla per un aereo jet, e una cosa catastrofica per un aereo in finale di atterraggio. 
Ma in una rotta di atterraggio non c'è solo un'aereo, magari ce ne sono 10, tutti in coda, con distanze minime uno dall'altro e rigorosissime.



Sotto ci sono i link delle carte ufficiali di volo: la zona di Roma è ovviamente vietata, come lo è Parigi, Berlino, Londra: ma lì è Europa. Don Bosco è anche dentro una zona CTR 1 (divieto assoluto) dell'aeroporto di Ciampino, vietatissima a qualsiasi velivolo non autorizzato dall'Aeronautica Militare e/o dall'ENAV. Queste regole le conoscono e le devono conoscere e rispettare tutti, anche i piloti di deltaplano o di aeromodelli o droni. Non si può alzare manco un aereo di carta. Ma è tutto qui?

No, perché non solo Ciampino è un aeroporto non proprio piccolo, ma è un aeroporto militare; e non è solo militare, è l'aeroporto dei voli di Stato (significa di tutti i capi di Stato che vengono in visita in Italia), è l'aeroporto della Repubblica italiana. In altre parole Ciampino è come se fosse Londra Heatrow più il Pentagono negli USA messi insieme: è possibile che lì ci sia un elicottero di malavitosi che lancia fiorellini?  Le parole che vengono in mente sono: incompetenza estrema, sciatteria, cialtroneria, fatalismo, peracottarismo spinto all'estremo.

Per tutti i velivoli sono in vigore rigorose regole di separazione, cioè la distanza minima tra essi sotto alla quale non possono scendere: è chiaro che anche questa norma è stata violata. Il volo non funziona proprio come le auto che quando davanti a te c'è uno in panne o una coda ti fermi: l'aereo non si può fermare. Anche se un aereo in atterraggio avesse "solo" dovuto deviare e rifare il circuito, sarebbe stato un casino pericolosissimo.




Chi abita a Don Bosco sa benissimo che gli aerei che atterrano a Ciampino quasi sfiorano la cupola. La carta mostra che a 3.000 metri da Ciampino, gli aerei sono a poche centinaia o decine di metri, cioè proprio all'altezza dell'elicottero. La cosa poteva causare una catastrofe facendo schiantare un aereo con magari 300 persone desiderose di vedere Roma, ignare delle farse che vi si recitano. Ma attenzione: la cosa è già stata una catastrofe, perché nel mondo aeronautico un "mancato" incidente è già una cosa grave, che non doveva succedere; in aeronautica si parla di "mancata collisione" e basta un motore di ricerca per verificare che è un fatto molto grave; il fatto che non ci siano stati scontri in volo è irrilevante.

Possiamo dire che l'elicottero violava certamente lo spazio in orizzontale (è dentro il CTR di Ciampino, questo È CERTO), e forse o no in verticale (era "basso"). Altri esempi significativi:

1) a Tor Vergata ci va gente con i droni, che si alzeranno 100 metri: sono VIETATI, perché rientrano nel CTR di Ciampino; il drone ha bassissime caratteristiche di sicurezza, è poco più di un giocattolo e può semplicemente sfuggire al controllo e finire dentro la turbina di un jet in atterraggio.
2) Al lago di Albano ci volano quotidianamente col parapendio, partono dalla panoramica:  È VIETATO perché rientrano nel CTR di Ciampino (che poi avvenga sempre non cambia), e ho visto che nel lago ci gira il Canadair per le esercitazioni.

Non siamo i depositari di tutta la complessa materia e non siamo controllori di volo, sia chiaro. E non vogliamo esagerare. È anche vero che sopra Roma volano decine di elicotteri, ok, ammettiamo che l'elicottero fosse "abbastanza basso". Spesso vediamo sopra i nostri palazzi elicotteri di PS CC e GdF, anche sopra Don Bosco, magari nello stesso punto di quello che lanciava fiori: ma è certo che essi hanno un piano di volo a-u-t-o-r-i-z-z-a-t-o, ed è certoche sono in contatto con i controllori di volo! Quasi sicuramente la Torre di Ciampino gli dice cose tipo "Adesso non ci sono aerei in arrivo, puoi starci per 1 minuto ma sempre in contatto radio": con chi diavolo parlava il pilota dei Casamonica?


Allora quando sono in atterraggio a Ciampino due, tre, cinque jet uno in coda all'altro, certamente la Torre gli dice "... avete un elicottero a bassa quota a ore 15 e il copilota (che guarda sempre l'esterno, mentre il comandante pilota guarda gli strumenti) si aspetta un elicottero, sa che ci deve essere, e quando lo vede si rassicura, anche se è molto vicino. Se non lo vede sta ovviamente in ansia. E andiamo con un altro esempio.

Nel '78 accadde un incidente catastrofico tra un Boeing 727 con 135 persone, e un Cessna: questo tipo di incidente è esattamente e certamente quello che poteva accadere a Ciampino, cioè un aereo di linea contro un aereo "minore". Di giorno il Boeing procedeva preciso per la sua rotta di avvicinamento a San Diego (USA), in contatto con la Torre che gli dice "Avete un Cessna a ore 9", ma i piloti o non riuscirono mai a vederlo, oppure lo videro solo per poco. Cosa era successo? Nel Cessna un istruttore stava facendo addestramento al volo strumentale ad un pilota di livello intermedio, che per questo aveva una specie di maschera che gli faceva vedere solo gli strumenti; il Cessna saliva e in alto aveva un "punto cieco" (l'ala è in alto, i montanti) e non vedeva tutto neppure l'istruttore; il Cessna aveva una sua rotta precisa, autorizzata (a differenza dei Casamonica!), ma non si sa perché deviò la rotta invadendo il sentiero del Boeing: esattamente quello che ha fatto l'elicottero a Roma. Non possiamo sbilanciarci e non sappiamo dire le cose precise al millimetro, ma l'invasione c'è stata (magari era basso ma in volo non si fa così).  
Nel libro che racconta la storia il titolo è dato da una frase drammatica registrata sul Boeing tra i due piloti: "Siamo al sicuro da quel Cessna?". Il Cessna (aveva deviato) andò addosso al Boeing (che era nella sua rotta) facendolo precipitare; ma il Cessna era autorizzato, in contatto radio, e ha fatto un (gravissimo) errore. Ora tra i piloti esperti di un Cessna autorizzato e il pilota di un elicottero di farabutti romani di chi ti fideresti di più?
Ci fu un errore, ma in un volo autorizzato: con un cretino non autorizzato che lancia fiori non è un po' peggio? 
Risultato: 144 morti, di cui 7 a terra.


Eccolo, forse, il motivo per cui "non rotolano teste" e nessuno viene punito. Perché altrimenti si sarebbe dovuto ammettere il rischio che si è corso. Oppure si sarebbe dovuto ammettere che quell'elicottero era perfettamente autorizzato a compiere quel percorso. Autorizzato da chi?


CARTE
https://fly.rocketroute.com/plates/adminview/LIRA_ICAO_VISUAL_APPROACH_CHART.pdf?cmd=pdf&docid=400000000134943&icao=LIRA
http://www.rocketroute.com/airports/europe-eu/italy-it/plates-romaciampino-lira.html
https://fly.rocketroute.com/plates/adminview/LIRA_AERODROME_OBSTACLE_CHART_ICAO_TYPE_A_RWY_15_33.pdf?cmd=pdf&docid=400000000128374&icao=LIRA



AGGIUNTA A PARZIALE RETTIFICA


Cara redazione di RomaFaSchifo,
Sono un vostro grande seguitore ed apprezzo moltissimo il lavoro che fate, così come le soluzioni che date con proposte documentate per risolvere tali problemi.
In questo caso, in quanto pilota professionista, ho riscontrato moltissime inesattezze nel vostro articolo Poteva essere una catastrofe. Tutto quel che non è stato detto sull'elicottero dei Casamonica. Piazzato sulla rotta per Ciampino”
Partiamo da un presupposto: se il pilota ha sbagliato, è giusto che la sua licenza venga sospesa/ritirata, ma parlare di catastrofe è un po’ esagerato. Se l’ENAC ha agito avrà avuto i presupposti per farlo ed obviamente ha più infrmazioni di noi di come sono andate veramente le cose
Cercherò di seguire l’ordine della pubblicazione, per cercare di fare un po’ di ordine
Non sapendo quali altre zone abbia sorvolato prima e dopo (e ci sarebbe sicuramente da mettersi le mani nei capelli), ci limiteremo al punto sopra a Piazza Don Bosco in cui si trovava l'elicottero Casamonica mentre lanciava petali. Da lì per arrivare alla pista di Ciampino ci sono solo circa 3.000 metri, cioè meno di nulla per un aereo jet, e una cosa catastrofica per un aereo in finale di atterraggio”
Qualsiasi aereo, per potersi muovere dentro alla TMA (Terminal Aerea https://it.wikipedia.org/wiki/Regione_di_controllo#Terminal_Control_Area) di Roma deve seguire delle quote e rotte standard ed essere sotto contatto radio con un ente di controllo/informazioni di traffico aereo. Non è pensabile che abbia volato dalla Campania a Roma senza aver contattato nessuno, a meno che non l’abbia fatto al di sotto delle quote permesse o in totale silenzio radio (e qui significherebbe di nuovo giocarsi la licenza e magari anche con il rischio di essere abbattuto)
Sulla città di Roma, si intersecano diverse categorie di spazi aerei (
https://it.wikipedia.org/wiki/Classificazione_dello_spazio_aereo) con requisiti diversi, così come zone P (Prohibited) e R (Restricted) dove si puó accedere solo con degli speciali requisiti (una di queste è la zona sopra al Vaticano)
Nell’immagine usata nel vostro articolo si possono distinguere con un po’ di attenzione, ma per un’immagine più completa e dettagliata, vi rimando all’AIP Italia (Pubblicazione Aeronautica ufficiale) ENR- 6.3.9 (
http://www.enav.it/enavWebPortalStatic/AIP/enr/enr6/ENR6-3-9.pdf non sono sicuro se il link funziona senza registrazione)
Nel particolare la Zona 1 di Roma CTR (che interessa buona parte della città dentro il GRA, ad esclusione del settore Nord-Est asservito a Urbe) è una zona di Classe D, dove il contatto Radio è obbligatorio ed è necessaria l’autorizzazione all’entrata.
La zona di Don Bosco, in realta ricade nell’ATZ di Ciampino, che per definizione dello stesso AIP Italia (ENR 1-4) “Le ATZ di aerodromi controllati posti all’interno del CTR, adottano la stessa classificazione del CTR”. L’ATZ di ciampino è quindi uno spazio aereo D che va dalla superficie a un altitudine di 2000ft (600m) (http://www.enav.it/enavWebPortalStatic/AIP/AD/AD2/ADPRA1-1.pdf pag 8)
Per questo motivo, il contatto Radio e l’autorizzazione all’entrata era necessario
Da Don Bosco a Ciampino (prendiamo in considerazione la testata pista) ci sono circa 3,5Miglia Nautiche che corrispondono a 6.8km (e non 3000m come detto dal vostro articolo).
Ma in una rotta di atterraggio non c'è solo un'aereo, magari ce ne sono 10, tutti in coda, con distanze minime uno dall'altro e rigorosissime”
Vero, ma nel caso di Ciampino, il numero massimo di movimenti è di 100 giornalieri, quindi la possibilità di avere 10 aerei “tutti in coda” è difficilissimo
Sotto ci sono i link delle carte ufficiali di volo: la zona di Roma è ovviamente vietata, come lo è Parigi, Berlino, Londra: ma lì è Europa. Don Bosco è anche dentro una zona CTR 1 (divieto assoluto) dell'aeroporto di Ciampino, vietatissima a qualsiasi velivolo non autorizzato dall'Aeronautica Militare e/o dall'ENAV. Queste regole le conoscono e le devono conoscere e rispettare tutti, anche i piloti di deltaplano o di aeromodelli o droni. Non si può alzare manco un aereo di carta. Ma è tutto qui?”

Come spiegato prima Don Bosco è prima di tutto dentro a un ATZ che a sua volta è incluso in un CTR. Non esiste CTR 1, 2, 3 ma nel caso di Roma esistono diverse “Zone” del CTR con limiti di altitudine leggermente diversi
(Dalla carta linkata prima)




Tutte le zone sono spazio D, quindi le autorizzazioni necessarie sono le stesse.
Tutto questo spazio aereo, è sotto la giurisdizione di ENAV, quindi l’Aeronautica Militare non deve dare nessuna autorizzazione.
No, perché non solo Ciampino è un aeroporto non proprio piccolo, ma è un aeroporto militare; e non è solo militare, è l'aeroporto dei voli di Stato (significa di tutti i capi di Stato che vengono in visita in Italia), è l'aeroporto della Repubblica italiana”
L’aeroporto di Ciampino non è più un aeroporto militare dal 14 Marzo 2013 (http://www.gazzettaufficiale.biz/atti/2013/20130134/13A04909.htm) essendo passato in mano di ENAC e ENAV. Rimangono delle installazioni militari come ad esempio la base del 31º Stormo (nostri voli di stato) e del 5º Genio Militare.
Il paragone con Heatrow e il Pentagono è quantomeno poco opportuno
Per tutti i velivoli sono in vigore rigorose regole di separazione, cioè la distanza minima tra essi sotto alla quale non possono scendere: è chiaro che anche questa norma è stata violata. Il volo non funziona proprio come le auto che quando davanti a te c'è uno in panne o una coda ti fermi: l'aereo non si può fermare. Anche se un aereo in atterraggio avesse "solo" dovuto deviare e rifare il circuito, sarebbe stato un casino pericolosissimo”
Ci sono rigorose norme di separazione, ma a differenza delle macchine lo spazio aéreo è gestito in 3D, e quindi la separazione si deve infringere sia orizzontalmente che verticalmente.
Dicamo che un aereo può essere sulla verticale di un altro, ma se ci sono almeno 1000ft (330m) di separazione verticale, non c’è conflitto.
La manovra di “GoAround” è una manovra normale, e spesso succede di dover essere effettuata per svariate ragioni, senza creare nessun “Casino pericolosissimo”
Chi abita a Don Bosco sa benissimo che gli aerei che atterrano a Ciampino quasi sfiorano la cupola. La carta mostra che a 3.000 metri da Ciampino, gli aerei sono a poche centinaia o decine di metri, cioè proprio all'altezza dell'elicottero”
Quella carta non è una di avvicinamento, ma una carta di “ostacoli”. Vengono riportati tutti gli ostacoli che penetrano una superficie con una pendenza dell’1,5%.
La carta he doveva essere utilizzata (e che è quella usata dai piloti in avvicinamento strumentale a Ciampino) è questa
https://fly.rocketroute.com/plates/adminview/LIRA_ICAO_INSTRUMENT_APPROACH_CHART_ILS_OR_LOC-U_RWY_15.pdf?cmd=pdf&docid=400000000122069&icao=LIRA
Di cui riporto una parte


Gli aerei in atterraggio seguono un sentiero di discesa di 3º, che corrispondono a oltre il 5% di pendenza (e non 1,5). Dalla carta si puó vedere che l’Outer Marker (OM) è situato a 4 Nautical Miles dal DME (radioassistenza per misurare la distanza) di ROM che è situato dentro all’aeroporto di Ciampino. Questo Outer Marker corrisponde al NDB (radioassistenza) di CIA, situata alle coordinate N 41º 51' 53", E012º 33' 38" dentro al vecchio aeroporto di Centocelle, a circa 500m in linea d’aria dalla Basilica di San Paolo. Dalla cartina si evince che questo viene passato a esattamente 1625 piedi (500m) di altitudine. Si puó stabilire con una certa precisione (ditanza 0,3NM su un sentiero di 3º sono 100piedi) che gli aerei sorvolano la zona leggermente ad ovest di Don Bosco a non meno di 470m di altitudine
Allora quando sono in atterraggio a Ciampino due, tre, cinque jet uno in coda all'altro, certamente la Torre gli dice "... avete un elicottero a bassa quota a ore 15 e il copilota (che guarda sempre l'esterno, mentre il comandante pilota guarda gli strumenti) si aspetta un elicottero, sa che ci deve essere, e quando lo vede si rassicura, anche se è molto vicino. Se non lo vede sta ovviamente in ansia”
Nelle moderne operazioni commerciali, i compiti vengono suddivisi fra i piloti in cabina, ma non è assolutamente vero che il copilota guarda sempre l’esterno mentre il comandante gli strumenti. La separazione da altri velivoli (compresi elicotteri) considerando che ci si muove in uno spazio aereo controllato, viene fatto attraverso le informazioni dei controllori o attraverso il sistema TCAS (https://it.wikipedia.org/wiki/Traffic_Collision_Avoidance_System), che mette in dialogo i Trasponder dei vari velivoli mostrando altitudine e distanza dell’altro traffico. Le operazioni commerciali vengono svolte secondo le Instrument Flying Rules, quindi non è necessario guardare fuori dal finestrino (anche perchè se si è in nube c’è poco da guardare..

Spero di aver fatto cosa gradita, con l’unica intenzione di dare credibilitá al vostro blog ed ai vostri articoli. La disinformazione non fa mai bene, e visto il numero di vostri seguitori immagino sia nel vostro interesse fornire informazioni e dati quanto più precisi possibili

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