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Come può fare il PD a Roma a uscire dall'angolo in cui rischia direstare per decenni?

22 giugno 2016

La nostra speranza è non essere più necessari. Perché in una città in cui la classe dirigente è all'altezza del suo ruolo, è preparata, onesta e competente i blog come il nostro non esistono e possono chiudere.

Il Partito Democratico, ad esempio, meglio noto come Partito Delinquenti e primario motivo per cui la città è ridotta nelle condizioni in cui è ridotta, saprà diventare competente, preparato e soprattutto onesto? Riuscirà a cambiare radicalmente? Oppure neppure la batosta delle elezioni del 19 giugno scalfirà questo moloch di ignoranza, spocchia, impreparazione, sostanziale idiozia, supponenza e disonestà intellettuale? A leggere le dichiarazioni dei dirigenti non ci sono proprio grandi speranze: Orfini verga un papier in cui tutto dice fuorché fare autocritica, la Michela Di Biase addirittura ci spiega che il PD ha perso le elezioni perché Marino aveva pedonalizzato i Fori. Un insulto al buon senso da parte di personaggi che vorrebbero essere la medicina e che invece sono il male.

Queste elezioni però sono una opportunità per avere in città, un domani, una vera forza riformista di stampo europeo. La candidatura di Giachetti ha avuto in nuce degli elementi di grande qualità (si pensi alla scelta di alcuni assessori di alto profilo, ma basta poi leggere il programma che in larga parte era di eccellenza) che dovrebbero essere messi a lavoro. Quello spirito, o parte di quello spirito, dovrebbe essere proiettato nel medio periodo, l'impegno dovrebbe insistere e continuare, il pungolo di qualità alla giunta che si insedierà dovrebbe essere costante. Il PD potrebbe, per dire, dimostrare di essere in grado di fare opposizione: l'unica volta che gli è capitato invece, con Alemanno, si è accordato con i banditi per mangiare insieme a loro.

La minoranza PD in Campidoglio potrebbe essere dunque un attore. Vedremo come si comporteranno e da lì capiremo se il PD un giorno potrà competere per amministrare la città oppure se questa sconfitta sarà stabile e duratura. Vediamo come ostacoleranno Virginia Raggi: lo faranno in maniera stupida, strumentale, violenta, buttandola in caciara? Oppure lo faranno in maniera costruttiva, spiegando bene ai cittadini i sì e i no? Ogni scelta, ogni dichiarazione alle agenzie, ogni presa di posizione sarà un indizio di cosa il PD ha intenzione di fare e sarà un indice per capire se la lezione è stata recepita oppure no.

Ma oltre al gruppo PD in Campidoglio, viste le particolarissime condizioni date, una svolta sarebbe rappresentata da un istituto che in Italia non ha avuto mai grande successo. Si chiama Governo Ombra e non ha avuto mai grande successo perché prevede tutti gli oneri del potere senza averne gli onori, le prebende e i tornaconti. Fare Governo Ombra è solo impegno, impegno puro, impegno serio. Senza ottenere nulla in cambio. Ce ne sarebbe una enorme necessità sia per controllare la nuova Giunta, sia per orientarla per il meglio (invece di sperare stupidamente che fallisca), sia per costruire una nuova forza di impronta riformista in città modulata su quello che Roma sarà negli anni Venti. Con uno sguardo di medio periodo, per una volta.

Ecco perché secondo noi il più grande segnale che il PD potrebbe fare sarebbe la costituzione di una Giunta Ombra. Roberto Giachetti potrebbe e dovrebbe esserne l'animatore e il coordinatore, dimostrerebbe così che la battaglia che ha fatto fino a domenica scorsa era autentica e non di facciata. Tra gli assessori una parte potrebbero essere quelli selezionati da lui per la sua giunta (pensate ad una Lorenza Baroncelli che controlla, come un'ombra, quel che fa, che dice, che propone Paolo Berdini e che controdeduce punto per punto, giorno dopo giorno, spiegando ai cittadini perché sta facendo male e magari segnalando le volte in cui fa bene), un'altra parte potrebbero essere scelti fuori da quella lista, tra le migliori forze della città da Marta Leonori a Umberto Croppi passando per Riccardo Magi. Ognuno nel suo ruolo, ognuno con le sue specializzazioni, ognuno che provi a convincerci che a Roma esiste una comunità politica intenzionata non a fare affari di bassa lega (come la destra) e non a esercitare il potere per il potere (come il 5 Stelle), bensì orientata in maniera integerrima verso il bene comune, verso il merito, la competitività sana, verso le buone pratiche internazionali, verso il superamento dei lacci di consenso che oggi - già oggi - tra sindacati, dipendenti pubblici, tassinari e bancarellari strozzano alla nascita l'esperienza a Cinque Stelle. 

Per una volta una narrazione basata non sulla fantasia degli storyteller, ma impiantata su un impegno politico concreto, che parli esclusivamente di soluzioni (più che di problemi) e che costruisca un racconto diverso. Col racconto attuale si prende il 30%, il restante 70 va oggi ai Cinque Stelle, domani a Salvini, dopodomani chissà.

Perché ci terremo le buche per almeno altri 5 anni spiegato bene

19 giugno 2016

Virginia Raggi non vincerà le elezioni che si stanno svolgendo in queste ore, le stra-vincerà! Che è diverso. Il risultato sarà particolarmente rotondo e le recenti novità riguardanti un suo ipotizzato reato di falso ideologico appaiono avere sì una qualche rilevanza, ma sono state gestite in maniera così becera e volgare dal PD (dove sta la notizia?) dall'aver favorito e non penalizzato la candidata pentastellata? 
Semmai qualche votino Raggi lo perderà per quanto di ridicolo sta emergendo sui primissimi nomi dei suoi assessori (chissà gli altri, visto che ha annunciato solo un terzo della Giunta contravvenendo alle promesse). Lo Cicero, con deleghe importanti come quella ai giovani, appare una figura imbarazzante; Paolo Berdini è una ipoteca sul futuro che garantirà a questa città nuova povertà, nuova marginalità, nuovo disagio sociale, nuova disoccupazione. Paolo Berdini è la certezza che ancora decine di migliaia di nostri giovani di talento, che abbiamo investito enormemente per formare, se ne andranno all'estero. A cercare opportunità in paesi e nazioni dove le ricette le "visioni" (tra mille virgolette) di Berdini sono considerate folklore pericoloso anche solo nei libri o nei polverosi convegni universitari.

Ma al di là di queste considerazioni, praticamente per amatori, la vittoria schiacciante di una giovane avvocato prossima al compleanno dei 38 anni è decisa e ineluttabile. Tanto più che il M5S, con una mossa tanto abile quanto spregiudicata, procede in alleanza (alleanza che speriamo venga rotta immediatamente dopo il voto, altrimenti sarebbero dolori) con le più squallide, incancrenite e criminogene cricche della città: il peggio dei tassinari (quelli che temono Uber e non lo considerano una opportunità come è in tutto il mondo), il peggio degli albergatori (quelli che temono Air BnB e non lo considerano una opportunità come è in tutto il mondo), gli impiegati comunali, gli atroci dipendenti Atac, i terrificanti dipendenti Ama che finalmente Marino aveva avviato alla privatizzazione, gli addetti alle farmacie comunali di Farmacap che per decenni hanno rubato i farmaci nei magazzini per rivenderli e farsi un doppio stipendio, la parte più retriva del corpo della Polizia Municipale (con la quale è stato fatto un vero e proprio patto in cambio del ritorno alla vecchia gestione consociativa) che ora punta ad una restaurazione dopo le rivoluzioni e l'aria fresca di Clemente e così via. 
Con molte di queste categorie, autentiche metastasi che stanno (chiaramente assieme e in alleanza con la pessima politica, beninteso) ultimando l'assassinio di una capitale occidentale, il Movimento 5 Stelle ha siglato veri patti di restaurazione: se arriviamo noi tutto torna come prima di Marino, non preoccupatevi. In Atac, in Ama, in Polizia Municipale, in Comune. Dovunque. E' agghiacciante, ma è così.
M5S così riesce a soddisfare ad un tempo solo le esigenze di novità, di freschezza, di cambiamento, ma allo stesso modo rassicura (come vedremo anche nel cuore contenutistico di questo articolo) il ventre molle, nullafacente, parassita della città: feccia, ma che come vedremo stasera a urne chiuse sposta una quantità impressionante di voti. Una proposta politica conservatrice con molti - troppi - tratti paralleli alla micidiale amministrazione Alemanno. Ovviamente su questo specifico aspetto la speranza è che una campagna elettorale fatta per stravincere non si traduca poi in una azione di governo così populista. 
Ma siamo certi - o meglio vogliamo sperare -  che all'atto pratico l'impostazione di Virginia Raggi non sarà così conservatrice e allucinantemente sbardelliana come è apparsa in campagna elettorale. 

Dando per scontata la vittoria (che noi per primi, al di là di ogni infingimento, abbiamo sempre auspicato e invitato i nostri lettori a favorire; perché al di là di tutte le critiche e della raccapricciante campagna elettorale dei 5 Stelle riconsegnare la città al PD dovrebbe essere vietato per decreto legge!) e bypassando il perbenismo del silenzio elettorale possiamo iniziare il warm up di quello che saranno i prossimi anni. Anni durante i quali "massacreremo" Virginia Raggi esattamente come abbiamo fatto, fin dal principio della nostra attività civica, con Veltroni, con Alemanno, con Marino. Marino fu l'unico a capirlo, ma questo massacro è quanto di più utile e costruttivo un sindaco possa chiedere di avere dalla opinione pubblica della città. La prima puntata del nostro pungolo costruttivo verte sulle buche. E' stato uno dei temi della campagna elettorale. 

Il problema delle buche a Roma si è generato non per sbaglio o per sfortuna, si è generato perché il mercato della manutenzione è gestito in maniera malata. Ci sono centinaia di appalti laddove ne basterebbe uno e centinaia di fornitori per fare un unico servizio (la manutenzione delle strade) sono impossibili da gestire, impossibili da controllare. Senza controlli queste ditte fanno il loro comodo, sanno di non essere supervisionate, risparmiano sui materiali, ultimano i lavori in maniera scadente così questo permetterà loro di essere richiamati per rattoppare e staccare un'altra fattura a danno dell'amministrazione.

Questo è quanto. Non c'è molto da aggiungere. 

Come si risolve? Semplicissimo. Gli appalti devono essere accorpati e devo durare nel tempo. Così una ditta, detenendo l'appalto per la manutenzione per più anni, avrà tutto l'interesse a fare un lavoro a regola d'arte perché altrimenti dovrà lei stessa provvedere, senza aggiunte di denaro, a riparare. Inoltre una ditta sola è controllabile, è un interlocutore unico, è chiaramente individuabile come responsabile e controllabile facilmente dai cittadini.



Non è fantascienza, è quanto era successo a Roma negli anni 2006/2007 quando la allora Giunta Veltroni capì che quella era l'unica strada e affidò la manutenzione della grande viabilità ad una ditta unica. E' impensabile che l'amministrazione abbia come interlocutori dozzine e dozzine di dittuncole, srl farlocche aperte, chiuse, riaperte, truffaldine, quasi mai ditte romane tra l'altro e spesso provenienti dalle provincie di Latina, di Caserta. Le cose funzionavano e funzionavano a tal punto che Alemanno, una volta arrivato, si affannò per smontare un sistema sul quale era impossibile mangiare (l'importo era quello e quello era, niente sorprese, niente affidamenti diretti, niente somma urgenza) e lavorò duro per riassegnare i micro appalti alle micro dittuncole romane, casertane, ciociare, pontine. Quelle che poi è emerso da questo sistema è sulle scrivanie dei magistrati a Piazzale Clodio.

Questo sistema si smonta in maniera molto agevole: si fa un appalto unico per la grande viabilità comunale e al massimo 5 appalti (tre municipi per ogni appalto) per i 15 miunicipi. Lo dicono tutti (tutti!) gli esperti di queste faccende, lo dice - onestamente va ammesso - anche Roberto Giachetti che nel suo programma elettorale e nelle tante occasioni su cui si è parlato di questo ripete una ricetta del genere, non perché Giachetti sia bravo, ma semplicemente perché se si vuole risolvere il problema a uccidere corruzione e disagi per i cittadini quella è l'unica strada. Non c'è davvero alternativa. 

Ecco perché ci è venuto un groppo alla gola quando abbiamo sentito, su questo tema, al risposta di Virginia Raggi allo statement di Giachetti. Davvero sarà interessante capire chi mette in bocca a questa ragazza gentile, preparata e ragionevole puttanate di tal risma profittando della sua buona fede. E qui siamo ad un livello simile dello sciopero dell'UGL indetto "per coincidenza" durante la partita dell'Italia agli Europei! Se visionate il video non potrete che saltare sulla seggiola anche voi: sono le stesse frasi che ha ripetuto, mandandoci il sangue al cervello, Alemanno. Quelle piccole società di cui parla Raggi sono il reticolo di clientele, corruzione, incapacità oggettiva, che costituisce la colonna vertebrale (a tutt'oggi perfettamente eretta) di Mafia Capitale. E' spiazzante e sorprendente come Virginia venga mandata allo sbaraglio a difendere l'indifendibile: certo, sono voti, ma poi sono voti che si pagano cari se davvero vuoi cambiare la città. La cosa certa è che la ricetta proposta da lei è, banalmente, criminogena. Genera crimini, genera illegalità, genera inefficienze, genera quello che c'è oggi insomma. E' una ricetta di Alemanno e tanto basta per descriverla. Ovviamente la retorica delle povere piccole ditte romane non sta in piedi manco un istante: primo perché il grosso di quelle che si aggiudicano i vergognosi appalti attuali non sono romane, secondo perché molte di queste realtà sono marce, sono le ditte che un governo a 5 Stelle dovrebbe combattere non tutelare. A vantaggio piuttosto delle ditte serie che in questo sistema criminale sono state costrette a fallire.

La manutenzione delle strade, come tutti i servizi a rete che costituiscono il network di una città che funziona, è un monopolio naturale. Come l'illuminazione pubblica, la distribuzione dell'acqua e del gas, la cartellonistica pubblicitaria o il trasporto pubblico di linea. Voi affidereste ogni linea di bus ad un diverso operatore di trasporto "per far lavorare le piccole imprese", oppure ritenete che tutte le linee debbano essere gestite da un unico operatore come accade in tutto il mondo? Voi direste che ogni palo della luce deve essere gestito da una società diversa per garantire a tante piccole aziende di lavorare e "di ripartire" oppure ritenete giusto che Acea gestita tutto? E così via. 

Per gestire queste grandi partite ci vogliono insomma aziende grandi, possibilmente grandissime, possibilmente internazionali, che poi ovviamente coordinano maestranze locali, collaboratori, subappalti. Non si perdono posti di lavoro, semmai se ne guadagnano. Ma il timone non lo tengono imbarazzanti pseudo-imprenditori locali, bensì veri professionisti del settore. Facili da controllare

Se Virginia Raggi vorrà mantenere corruzione, ladrocini, clientele vergognose, incapacità, lavori pubblici scadenti continui pure sulla sua posizione; se invece vorrà davvero "cambiare tutto" dovrà tornare su questo suoi sui passi. Certo la presenza ai lavori pubblici di un personaggio come Paolo Berdini non è certo garanzia di spirito di innovazione e di corretto seguimento di buone pratiche internazionali. Buone buche, buone spese folli e buona corruzione a tutti. E buoni incidenti mortali, sull'altare delle piccole ditte che deveno da lavorà...

PER CHI VUOLE APPROFONDIRE UN PO'
Quiqui e ancora qui.

La pagella della Giunta Raggi. I voti ai (pochi) assessori anticipati

18 giugno 2016

Il primo voto di questa pagella, e sarebbe una larga insufficienza, dovrebbe essere dato all'organizzazione, se così vogliamo chiamarla, che sta dietro a Virginia Raggi. Vabbene che la candidata pentastellata vincerà come e comunque, però non è giusto approfittarsene per di più insultando l'intelligenza e la pazienza di cittadini ed elettori comportandosi come e peggio della vecchia politica. Dico la giunta, non dico la giunta, non contano i nomi, mi hanno chiesto riservatezza, la dico prima del ballottaggio, la dico prima del primo turno, la dico dopo il secondo turno, la dico mercoledì su Facebook, la dico giovedì, la dico venerdì in piazza, dico solo 6 nomi su 10. 
Tutto è perdonato alla candidata necessariamente vincente, ma - ripetiamolo - non è elegante approfittarsene. Alla fine sono usciti 4 nomi soltanto. Non abbiamo idea di chi sarà l'assessore al commercio e alle attività produttive (che avrà in mano le partite più decisive), non sappiamo chi sarà l'assessore al bilancio e nemmeno chi sarà l'assessore alla mobilità. 

Alla faccia della trasparenza che è uno dei tre punti capisaldo dell'azione di governo a Cinque Stelle, come da richiesta dei cittadini. La trasparenza, tuttavia, vale solo per gli altri. Per se stessi si può aspettare e così i cittadini dovranno andare a votare al buio, senza sapere se poi gli assessori che scaturiranno da questo voto saranno persone in gamba o persone impresentabili come alcune che già fanno capolino in questo piccolo aperitivo di giunta del venerdì sera. A proposito delle tre priorità, la prima era la mobiltà, ma appunto l'assessore ai trasporti non è dato sapersi. Sarà uno di quelli  che hanno chiesto "riservatezza". Onestamente un passaggio imbarazzante e inquietante, uno dei tanti di questa campagna elettorale che speriamo si possa riscattare in un'azione di governo efficace e entusiasmante. Una azione di governo che auspichiamo poiché, come sanno i nostri lettori, la nostra indicazione di voto è convintamente Virginia Raggi.

Se, infatti, Virginia Raggi governerà bene, la città potrà risorgere e le vecchie classi dirigenti avranno cinque anni per cambiare radicalmente; se invece Virginia Raggi governerà male la sua esperienza non durerà che 12 e 24 mesi e la città a quel punto sarà commissariata per un commissariamento straordinario che speriamo straordinario davvero e lungo. Anche frutto di un decreto ad hoc che permetta alla città di essere salvata con un intervento diretto del Governo e prescindendo da nuove elezioni. Insomma in ogni caso, con Virginia Raggi, andrà bene: se sarà capace Roma migliorerà, se sarà incapace Roma diventerà per davvero un grande problema nazionale con la p e con la n maiuscole e finalmente si sospenderà la democrazia per un periodo congruo che in una città di clientele e voti sporchi (tassinari, bancarellari, balneari, occupatori di case e altri immobili, atac, ama, impiegati comunali. E il M5S ne sa qualcosa visto che ha fatto tutta la campagna elettorale cercando di blandire questi atroci serbatoi di voti...) è il primo vulnus verso un ritorno alla normalità. Uno scenario simile non è prefigurabile con una vittoria del PD: il PD riuscirà bene o male a governicchiare, come ha sempre fatto, difficilmente il governo sarà interessato a affossarne l'azione e, anche se quest'ultima si affossasse da sola (viste le condizioni di sperate della città e l'atmosfera da pre-guerra civile non è da escludersi) di certo non si procederebbe ad un commissariamento pesante che noi riteniamo l'unito passaggio plausibile per tentare (non necessariamente riuscire) a portare la città un minimo in carreggiata. 

Ma dopo questa digressione utile a spiegare le nostre analisi ai tanti che abbiamo confuso in queste settimane (per le letture più semplificate potete comunque rivolgervi alla stampa locale o alla tv...), veniamo a quello che doveva essere - come fatto per Giachetti - un pagellone della Giunta Raggi e che invece non è che è un pagellino.


LUCA BERGAMO - assessorato alla cultura \ 6,5
Rutelliano, veltroniano, negli anni d'oro della Veltronomics (quando c'erano bei soldi) fece buone cose con Enzimi e con Zone Attive riuscendo anche a mettere insieme una buona squadra. Poi andò all'estero indignato. Dato in predicato tante volte come assessore alla cultura in passato, finalmente centra l'obbiettivo coi 5 Stelle pur avendo fatto campagna elettorale da tutt'altra parte, in uno pseudo angolino un po' civatiano, un po' mariniano con tanto di fior di indicazioni di voto per i candidati nei municipi. Come si concilia il suo essere assessore designato per Raggi con i post sul suo profilo Facebook dove si invita a votare per i candidati avversari al Movimento 5 Stelle nei Municipi poco si capisce; come è poco accettabile il fatto che al nostro tweet in cui ci complimentavamo per la scelta sia arrivata una repentina, volgare, inelegante risposta di Christian Raimo che faceva notare come il nome di Bergamo fosse stato caldeggiato da lui e da Tomaso Montanari. Come dire: "cari Roma fa Schifo, non esultate troppo che lui è un nostro uomo". Se Raggi si deve far eterodirigere, come dice Raimo, dalle peggiori scorie tossiche della vecchia politica è molto meglio a sto punto che si faccia comandare a bacchetta da Casaleggio jr: farebbe in ogni caso meno danni.
In ogni caso Bergamo è uno che ha girato il mondo, sa come funziona (ecco perché non potrà mai e poi mai pensarla come Raimo o come Montanari su almeno l'80% delle loro scempiaggini), ha visione, conosce la macchina e ha capacità. Non avrà soldi, ma non sarà colpa sua. E forse saprà trovarli. Voto ampiamente sufficiente, pronto a diventare un'insufficienza grave se davvero si farà muovere dagli atroci burattinai alla amatriciana di cui sopra.


ANDREA LO CICERO - assessore alla qualità della vita, accessibilità, sport e politiche giovanili \ 4
Una serie di deleghe fondamentali date in mano ad un signore che ha questo curriculum e questa biografia. Questioni di importanza cruciale che impattano sulla vita dei cittadini messe in mano ad un giocatore di rugby: questo signore deve decidere le strategie su come rendere la città usabile dai disabili e dagli anziani, come liberare le fermate dell'Atac dalla sosta selvaggia per consentire la salita a chi è in sedia a rotelle, come rendere accessibile la metro ai portatori di handicap o ai non vedenti. Auguri! Un insulto al buon senso. Ma non si era detto che gli assessori si sceglievano in base al curriculum? L'accessibilità e le politiche per i giovani meritano una nomina così cialtronesca o forse sono i problemi basilari e cruciali di questa città che necessitano di una visione? Speriamo di sbagliarci e che questo signore, allevatore di somari, si riveli una sorpresa. Per ora è uno scandalo e una ennesima forzatura totalmente inutile: si parla di assessorato allo sport (che comunque è importantissimo), ma in realtà le deleghe di questo assessorato sono ben altre e sono in mano ad un personaggio che sulla carta non appare minimamente all'altezza. 


PAOLA MURARO  -  assessore alla sostenibilità \ 7
Confessiamo una preparazione approssimativa sul soggetto e di aver avuto poco tempo per approfondire, ma ad una prima lettura e a seguito delle prime indagini si tratta di una figura di alto profilo. Una figura, soprattutto, lontana dal grillismo più fanatico, becero, patetico. Non una persona che passa la giornata a pensare alle scie chimiche insomma; non una persona che ha imparato la lezioncina stando ai banchetti di Legambiente o del WWF. Una persona che sa di cosa si parla quando si parla di rifiuti.
Da verificare se avrà anche la delega al verde, delega che consideriamo strategica viste le condizioni attuali di parchi e giardini e visto quanto sviluppo potrebbe generare una loro gestione seria, in quel caso ci sarà da capire cosa c'azzeccherà una esperta di rifiuti solidi urbani con la gestione e lo sviluppo anche come motori economici delle ville storiche, del verde non di pregio, delle riserve e quant'altro. (Oddio, in effetti son piene di rifiuti anche loro in effetti). Nel frattempo il voto è piuttosto alto perché abbiamo la sensazione che, a differenza di altri comparti, quello dei rifiuti sia preso sul serio dai grillini, con volontà di risolvere il problema e non di fare squallida ideologia. 


PAOLO BERDINI - assessorato all'urbanistica e ai lavori pubblici \ 3
Lo abbiamo ripetuto mille volte, lo abbiamo spiegato con pacatezza, con passione, facendovi pure un disegnino. Questo signore (ma non è un problema suo personale, anzi si tratta di un grande studioso e di un esimio professore, piuttosto della mentalità che rappresenta) personifica un modo di pensare che si è fatto da decenni spacciare come opposto al disastro palazzinaro romano, ma che invece nella realtà dei fatti ne è stato complementare, ne è stato altra faccia di una stessa identica lurida medaglia di cemento. I palazzinari a Roma esistono perché non c'è concorrenza, non c'è competizione, non ci sono investimenti immobiliari internazionali che sono poi gli investimenti che costituiscono l'architrave economica di Vienna, di Londra, di New York, di Berlino. Senza questa concorrenza hanno prosperato i Caltagirone, i Parnasi, i Toti, gli Scarpellini, i Pulcini, i Bonifaci, i Marchini giusto per non fare nomi ma solo cognomi. Il motivo per cui non sono arrivati gli investimenti: burocrazia, comitati, la retorica del "tutto è uno scempio", l'idiozia nel mettere sullo stesso piano le costruzioni buone e quelle non buone, la follia nel definire "colata di cemento" perfino il Maxxi o l'Auditorium. Insomma la mentalità berdiniana. La cosa più vecchia, superata, trita, bocciata dalla storia e dannosa per l'economia di questa città. Una scelta scellerata che genererà povertà, disperazione, disoccupazione, tristezza, bruttezza, fuga ulteriore di capitali e quindi di cervelli. Con somma gioia dei palazzinari che potranno continuare a vivacchiare sulle macerie sicuri che in una città amministrata da chi chiama "scempio" la trasformazione urbana che c'è stata a Milano nessuno verrà a investire, a competere, a sottrarre loro lo scettro. Ovviamente anche qui speriamo tanto di poter scrivere un bel post in cui annunciamo di esserci completamente sbagliati. 

La battaglia anti-manifesti, Giachetti e i Radicali che si autodenunciano. Tutto molto interessante

17 giugno 2016

C'è un'affermazione di Roberto Giachetti, al principio della campagna elettorale, che è passata ingiustamente sotto silenzio salvo che su Roma fa Schifo: "prenderò a calci nel sedere quei miei candidati che si rendano responsabili di affissioni abusive".
Sembrerebbe una battaglia per il decoro, ma non è così. Le foreste di cartelloni abusivi che imbrattano la città, e che i cittadini pagano sia in termini di sporcizia sia per le opere di ripulitura, rappresentano lo strumento con cui molte clientele ripagano i politici amici.
Nessun finanziamento elettorale leggibile e tracciabile, ma enormi cifre spese dall'esterno dei partiti, a vantaggio dei capibastone.
Aver bandito le affissioni abusive, da parte di Giachetti e anche di Orfini, non è dunque una battaglia per il decoro, ma una guerra alle correnti ed alle loro clientele.
L'importanza di questa lotta va riconosciuta al candidato, perché essa è tra i motivi per cui il corpaccione obeso e malato del PD romano si sta pian pianino sgonfiando (molto pian pianino, tanto che questo sgonfiarsi è per noi ancora non sufficiente ed è per questo che consigliamo di votare Raggi per il ballottaggio).


Ora che siamo al secondo turno, i Radicali, singolari ed incommissariabili come sempre, denunciano in Municipio 7 le affissioni abusive della propria stessa coalizione.

"Abbiamo documentato e denunciato gli abusi di tutti i Partiti", spiega il capolista Davide Tutino (nella foto) "di certo non accetteremo di vedere il nostro simbolo affisso abusivamente. Perciò abbiamo documentato questi abusi, e li abbiamo denunciati alle autorità. Ogni spazio è attribuito ad una forza politica, e queste affissioni sono state spalmate a caso su tutti gli spazi, anche su quelli degli avversari. Il paradosso è che i manifesti convocano i cittadini ad un appuntamento finale in Piazza Re Di Roma, luogo  i cui cittadini si battono da anni contro il vergognoso degrado e la pericolosa illegalità in cui è scivolato il territorio. Noi non ci stiamo. Dopo 4 giorni non abbiamo ancora ricevuto risposte su questi abusi, che lo stesso Giachetti ha già condannato. Intanto, alle denunce affianchiamo una azione politica, con le proposte di iniziativa popolare. Bisogna dire addio a queste orribili e dispendiose  plance, e sostituirle con cartelli elettronici a basso consumo e videosorvegliati. Queste postazioni porterebbero sia introiti sia risparmi per le casse comunali, ed accrescerebbero la sicurezza della Città".

Da notare che con questa azione, semmai farà perdere voti alla candidata Vitrotti e semmai farà vincere il candidato concorrente nel VII Municipio, impedirebbe agli stessi Radicali che la stanno promuovendo di entrare in consiglio.
Si lotta per il buon senso e per la legalità contro clientele e mafie. Anche quelle volte che la cosa va contro il proprio interesse. E' lo spirito dei Radicali ed è lo spirito di questo blog da sempre. Ecco perché al primo turno vi consigliammo di votare convintamente per questo partito in ogni Municipio e al Comune. 

"Lo sciopero durante la partita? Una coincidenza". Eccoci al punto più basso della campagna elettorale


Va bene tutto, ma insultare il buon senso di chi ascolta approfittandosi dell'ignoranza del popolino che sta davanti alla televisione non è accettabile. Non lo è più. E non è davvero un bel viatico per un sindaco visto che questi filmati poi restano e ti vengono sbattuti in faccia per cinque anni. Così come sarà complicato per cinque anni governare la città  dotata della più lurida feccia sindacale, quando a questa feccia ti sei rivolta per venire eletta. Una campagna elettorale di questo tipo, fatta tutta per non scalfire le cricche, per rassicurare le peggiori caste e lobbies, è una campagna elettorale pericolosa perché costituisce poi un'ipoteca pesante sul governo dei 5 anni successivi.

Lo storico collateralismo del Movimento Cinque Stelle con i sindacati e con i dipendenti dell'Atac (quando la solidarietà dovrebbe essere data agli utenti, non certo allo squallido racket che tra parentopoli, clientele e corruzione costituisce decisiva parte del personale interno) sta raggiungendo vette inquietanti che arrivano a insultare l'intelligenza di chi ascolta.

Dopo decenni di schifo assoluto l'azienda, prima con Broggi poi soprattutto ora con Rettighieri, si sta avviando verso una fase di normalizzazione che necessariamente mette in discussione i tanti privilegi, ruberie, frodi che consentivano a una parte dei dipendenti rendite di posizione e doppi o tripli stipendi e tu che fai invece di remare nella stessa direzione del risanamento? Ti metti di traverso? Arrivi a dire che lo sciopero indetto durante la partita della Nazionale, che ci ha reso zimbelli del mondo (perfino il Guardian ci ha fatto su un articolo), è stato una coincidenza? E il tutto per recuperare cento o duecento voti degli iscritti ad un piccolo sindacato? Ma la Raggi lo sa che ormai su queste partite, prendendo queste posizioni che neppure la peggiore DC romana della seconda metà degli anni Ottanta, guadagni 100 voti e contemporaneamente ne perdi 200?


Ma quale coincidenza poi!? Lo stesso Fabio Milloch (un personaggio sul quale ci sarebbe da approfondire), capo dell'UGL - perché è del sindacato di destra, quello della Polverini, che Virginia Raggi ha preso le difese - ha sempre dichiarato che l'orario è stato scelto appositamente per creare meno danni all'utenza, perché a quell'ora tutti stavano davanti alla tv per vedere il match. Di quale coincidenza stiamo parlando? Ma quale è la strategia del Movimento Cinque Stelle, pensare che tutti i cittadini di Roma abbiano l'anello al naso e passino cinque anni a bersi bugie su bugie e imbrogli su imbrogli? E' una via sempre più impervia eh! La DC degli anni Ottanta poteva dire menzogne ed era difficile controllare, ora c'è internet e molta gente si informa approfonditamente. Tra l'altro i grillini dovrebbero conoscere le potenzialità del web e questo dovrebbe consigliarli a non comportarsi come la vecchissima politica, e invece...


Questo modo di fare politica risalente agli anni Ottanta e Settanta, questa maniera di appoggiarsi alle peggiori categorie, alle peggiori lobbies, ai peggiori portatori di voti, ai sindacalisti, ai tassinari, ai parassiti, ai nulla facenti per accumulare consenso di scarsissima qualità è rimarrà come una onta indelebile per chi poi deve governare per anni: perché questa gentaccia poi viene a portarti il conto, perché ti consegni al ricatto della parte peggiore della città, perché così ha fatto la vecchia politica da sempre coi risultati che vediamo e tu sei stato scelto proprio per cambiare questo modo di fare. Stai dunque tradendo due volte, ingannando due volte, imbrogliando due volte chi ti ha dato fiducia. 
E' una delusione cocente che ogni giorno si rinnova: il Movimento Cinque Stelle a Milano, a Torino, a Bologna non è così. A quanto pare a Roma tutto, perfino il partito che dovrebbe essere più dirompente e antisistema, finisce per romanizzarsi e questo rappresenta una sconfitta atroce anche per chi come noi indica di votare per quella parte nella speranza di un vero cambiamento. 

Questo prendere le parti degli imbarazzanti macchinisti, questo tutelare gli autisti incapaci, volgari e nullafacenti, questo prendere le parti del dipendente di Farmacap che ruba i farmaci nel magazzino, del dipendente ATAC che ruba i pezzi di ricambio in officina, dello spazzino AMA meno produttivo del mondo, del dipendente comunale più assenteista del pianeta è quanto di più lontano dallo spirito del Movimento 5 Stelle. Questi figuri in tutto il paese sono i nemici dei Cinque Stelle, a Roma sono gli amici. 

Tra l'altro dichiarazioni come queste armano la mano di chi vorrebbe vedere appeso il direttore generale di Atac Rettighieri. Noi francamente, visto il livello di criminalità e aggressività dell'azienda, temiamo per la sua incolumità e lui stesso, sui giornali di oggi, di chiara "sono solo". Andrebbe aiutato e spalleggiato, non andrebbero prese le distanze da chi combatte contro i lestofanti. Perché Virginia Raggi prende le distanze da chi combatte contro il male?

Nella parte successiva del filmato, dopo le dichiarazioni sulla "coincidenza" che sono indubitabilmente il punto più basso di questa campagna elettorale (ma tanto la campagna elettorale non esiste: Raggi continua a dire enormità su enormità e il PD non replica, contentissimo di perdere domenica nelle urne), Raggi va anche oltre e prende le difese dei "macchinisti". Si tratta forse della più imbarazzante casta italiana di lavoratori in assoluto: il Movimento 5 Stelle è nato per spazzare via questi personaggi, questa è la sua ragion d'essere. Oggi a Roma il Cinque Stelle è invece alleato di questi individui che hanno fatto e vogliono continuare a fare del male alla città. Ma come si fa a preoccuparsi delle "condizioni dei lavoratori" (lavoratori che lavorano meno e peggio dei loro colleghi in altre città e guadagnano di più e queste sono statistiche ufficiali) mettendo queste davanti alle condizioni degli utenti solo perché i lavoratori portano voti in massa e gli utenti no? Questo è il modo vecchio di intendere il consenso e ormai se ne stanno accorgendo tutti. Se non altro perché, pur in assenza di una stampa in grado di spiegare cosa succede, ci sono ormai i blog...

Chiunque avesse parlato con Virginia Raggi nelle ore immediatamente successiva alla dichiarazione dello sciopero durante la partita la avrebbe trovata arrabbiata, indignata per questa scelta assurda. Poi però ti va in televisione e ti fa dichiarazioni inquietanti come questa affermando il contrario di quello che pensa. Perché? Qualcuno ci deve dare il nome e cognome della persona che sta facendo le strategie di questa campagna elettorale perché siamo curiosissimi a questo punto di capire quale è il gioco di chi ci amministrerà fino al 2021.


(Dice: ma perché alla luce di tutte le insensate opacità che stanno emergento RFS non ritira il suo endorsment verso il Movimento 5 Stelle? Ma manco per sogno, signori miei! La scelta rimane obbligata e far tornare il PD al governo della città sarebbe una beffa contraria ad ogni logica. Lo sarebbe stata perfino con un PD davvero cambiato, figurarsi con un PD cambiato per finta e solo in facciata. Resta dunque l'invito a votare per Virginia Raggi, con la massima convinzione. Questo non ci trasforma, tuttavia, in ridicoli tifosi fondamentalisti come molti ultrà del M5S sono con tutto il corredo di offese, insulti, bugie e violenze. Auspichiamo che Raggi diventi sindaco, ma se Raggi dice idiozie ragioniamo sulle idiozie che dice così come se Raggi dice cose condivisibili sosteniamo le sue battaglia. Dai che non è difficile da capire...)

Il grandissimo imbroglio del Movimento 5 Stelle a Roma (votate Raggi,ma tenetene conto)

15 giugno 2016

Il testo con cui Tomaso Montanari annuncia la sua rinuncia (e per fortuna!) a fare l'assessore alla cultura della Giunta di Virginia Raggi è emblematico di quanto siano cogenti e reali gli allarmi che ormai da giorni stiamo lanciando al Movimento 5 Stelle di Roma sperando di essere ascoltati.

Non riusciamo a capire ed a farci una ragione (ma in questo testo cercheremo di sviscerare se avrete la pazienza di leggere fino in fondo), infatti, del motivo per cui la vittoria del Movimento 5 Stelle nella Capitale, una vittoria che dovrebbe portare innovazione, cambiamento, facce nuove e nuove modalità, si stia trasformando in un'inattesa e totalmente inedita vittoria del vecchio Partito Comunista Italiano o, diciamo meglio, delle sue metastasi post 1989 a partire da Rifondazione Comunista per arrivare a Sel, ai Movimenti Antagonisti e chi più ne ha più ne metta. Compagini politiche che, a Roma e dovunque nel paese, hanno sempre rappresentato fallimenti, ideologie sciocche e autolesioniste, danni ai cittadini e in particolar modo a quella fascia debole dei cittadini che a parole dicevano di voler tutelare: i risultati di questa mentalità sono sotto gli occhi di tutti. Tutti questi personaggi, autentici sepolcri imbiancati che non avrebbero cittadinanza in nessun altro paese occidentale ed evoluto e sarebbero trattati per quel che meritano, stanno tornando in auge - inaspettatamente - grazie alla vittoria di Virginia Raggi pressoché certa anche al secondo turno di ballottaggio.

Lo stanno facendo, per di più, in odio e in contrasto con l'elettorato del Movimento in quella che abbiamo chiamato senza tema di smentita una frode elettorale ed una truffa democratica. Il voto di tanta gente stufa del sistema e delle inefficienze, dell'economia bloccata, degli sprechi, della corruzione viene letteralmente carpito con l'inganno, mostrando una facciata di novità, e portato invece in dote alla peggiore conservazione, al peggio medioborghesismo, alla peggiore ignoranza vetero sindacale, vetero statalista e vetero comunista. Una scelta politica miope, che con ogni probabilità il Movimento di Grillo pagherà carissima perché così facendo dimostra l'incapacità di creare una nuova classe dirigente dovendo ricorrere alle peggiori frange della vecchia.
Sono le cose che quello stesso elettorato detesta, ma sono le cose che quell'elettorato viene strumentalizzato per raggiungere. Un vero raggiro che non ha spiegazioni in prima lettura e che, tra l'altro, rischia di pregiudicare la vittoria finale della Virginia Raggi se non fosse per il fatto che, nella grande circonvenzione di incapaci che è oggi la politica, nessuno in realtà si accorge dell'inganno e solo questo sito ne parla. 

Nel suo blog (che fin dal nome strumentalizza l'Articolo 9 della Costituzione che egli non ha mai letto altrimenti si sarebbe reso conto che i padri costituenti misero lo "sviluppo" e la "promozione" della cultura ben sopra alla mera "tutela" che lui propugna in luogo di qualsiasi innovazione) Tomaso Montanari ci viene in soccorso nei nostri ragionamenti e spiega per filo e per segno quello che stiamo cercando di indicarvi da giorni. Ricordiamoci, leggendo il testo, che Montanari è lo stesso Montanari che non più di qualche settimana fa (come vi abbiamo raccontato già qui) sbeffeggiava volgarmente Virginia Raggi attaccandola sull'unica cosa sulla quale è sciocco e becero attaccarla ovvero sulla storia del suo lavoro allo studio Previti.

Seppur a malincuore ho deciso di non accettare la proposta di Virginia Raggi di diventare (in caso di una sua vittoria al ballottaggio di domenica prossima) assessore alla Cultura di Roma. Ci ho pensato a lungo: per me, che mi occupo della storia dell’arte di Roma e che sono profondamente convinto della centralità della cultura nella vita democratica, sarebbe stata una straordinaria sfida professionale.Ma governare una città non è solo una questione professionale. Per farlo davvero bene – specialmente nella cultura – non si può essere capitani di ventura, o tecnici vaganti: bisogna essere un membro stabile di quella comunità. È necessario essere parte di quel popolo, sentirsi esistenzialmente radicato a quelle pietre. Io non sono romano e non vivo a Roma: e in Italia come in pochi altri paesi il legame con la nostra città è viscerale, carnale. È un’appartenenza biunivoca: la nostra città ci appartiene, ma anche noi le apparteniamo.Dunque, questa non è la mia partita. Ma vorrei sottolineare il valore politico della proposta di Virginia Raggi.Mi riconosco nei valori della Sinistra. Non ho mai votato Cinque Stelle, e se avessi votato a Roma, al primo turno avrei votato per Stefano Fassina.Ma è un dato di fatto che in questi anni, nelle tante battaglie per la difesa dell’ambiente, del territorio e del patrimonio culturale, ho sempre trovato dall’altra parte della barricata un sindaco o un presidente di regione del Pd o di Forza Italia (purtroppo spesso indistinguibili). E, invece, dalla mia parte e senza che li cercassi, c’erano immancabilmente i cittadini che si riconoscono nel Movimento Cinque Stelle. È da questa oggettiva convergenza su alcuni valori, è da ciò che ho scritto nei miei libri, che è nata l’idea di rivolgersi a me. Ed è per lo stesso motivo che la Raggi ha scelto come assessore all’urbanistica Paolo Berdini: uno degli eredi diretti di Antonio Cederna, inflessibile avversario degli eterni palazzinari romani, editorialista del Manifesto e indiscutibilmente di sinistra.Ora, io credo che questa apertura del Movimento Cinque Stelle verso alcuni dei valori costituzionali cari alla storia della Sinistra italiana sia da salutare come un fatto assai positivo.Quando più di un romano su tre vota per i Cinque Stelle – con percentuali assai alte tra i più giovani e altissime nelle periferie – diventa evidente che non si tratta più di un voto di protesta, ma di una richiesta (quasi di un’implorazione) di governo.Mi pare indispensabile che ora i Cinque Stelle accelerino la loro evoluzione: vanno superati al più presto il ruolo incongruo di Beppe Grillo, l’inquietante dinastia proprietaria dei Casaleggio, le inaccettabili posizioni sui migranti, sul cammino dell’Unione Europea e su altre questioni cruciali. Se questo processo continuerà sarà un bene per l’intera democrazia italiana: che rischia di bloccarsi sul mantra dell’assenza di alternative al Pd di Matteo Renzi.Sono tra i molti che credono che Renzi stia spostando la politica del Pd ben più a destra dell’imperante moderatismo liberista europeo: ne sono segni inequivocabili una politica insostenibile per l’ambiente e il territorio, una inaccettabile mercatizzazione della scuola e della cultura, la contrazione dei diritti dei lavoratori e soprattutto una caotica quanto pericolosa manomissione della Costituzione, accompagnata da una legge elettorale programmaticamente non rappresentativa, e sostanzialmente antidemocratica.Se la sinistra radicale non riesce, con ogni evidenza, a rispondere a tutto questo, è impossibile non riconoscere che i Cinque Stelle (occupando di fatto lo spazio che in Spagna è stato conquistato da Podemos) stanno invece aprendo nuovi spazi di cittadinanza: suscitando partecipazione almeno quanto questo Pd sembra invece puntare, irresponsabilmente, sull’astensione.Se votassi a Roma, al secondo turno sceglierei dunque la Raggi, anche perché (nonostante l’evidente probità di Roberto Giachetti) è vitale – dopo l’impressionante disastro consociativo – che sul Campidoglio tiri un’aria radicalmente nuova.Se poi quest’aria riuscirà a costruire una alternativa nazionale ispirata ad un riformismo radicale, e se lo farà aprendosi a valori e personalità della sinistra, il Paese non avrà che da guadagnarci.

I grassetti sono nostri perché aiutano a capire, benché il testo sia davvero chiaro. Montanari, al di là delle trite cantilene da centro sociale sulla "mercatizzazione della cultura" e sul "moderatismo liberista" imperante che non sentivamo enunciate dai tempi dell'occupazione al liceo, propone però prosa eccellente e discorso lucido. Il ragionamento dello studioso non fa una piega: la sinistra radicale ha totalmente fallito, è impresentabile e invotabile e gli elettori si sono dimostrati disinteressati a certe battaglie di retroguardia (notate, lui parla sempre di difesa, mai di sfida, mai di opportunità, tutti sempre dobbiamo stare arroccati e in difesa, il nostro patrimonio non deve svilupparsi e aggredire delle sfide, no, deve essere difeso, così l'arte, così la cultura. La retroguardia più nera!) e allora noi che possiamo fare? Non possiamo che cercare, come parassiti intellettuali e come germi della politica, di infilare le nostre idee, ampiamente bocciate dai cittadini, all'interno di un altro organismo, un altro contenitore. Sotto mentite spoglie, di soppiatto, di nascosto, come l'oste che tiene sul tavolo la bottiglia dell'olio buono, ma la rabbocca ogni giorno con quello di sansa del supermercato. Ingannando tutti, raggirando tutti, imbrogliando tutti. 

Montanari lo spiega bene: a Roma l'alternativa per chi voleva personaggi come lui in Campidoglio c'era ed era Fassina. Oltre il 95% della città ha deciso che quella opzione politica non era praticabile e l'ha bocciata. Questi stessi cittadini oggi si trovano quelle idee, quegli individui, quegli approcci dannosi e messi ai margini in tutto il pianeta di nuovo al potere. Pur avendoli indiscutibilmente bocciati. Esageriamo a chiamarla frode politica e truffa elettorale? 

Ma poi Montanari ci aiuta, molto più lucidamente di quanto noi avremmo potuto mai fare, a capire il motivo per cui questo sta avvenendo. Ed è un motivo che non ha nulla a che spartire con la città di Roma: a quanto pare insomma al M5S fotte un ciufolo di amministrare bene la città, l'obbiettivo è il governo centrale: Roma è solo uno strumento. Gli assessori, dunque, non si scelgono per il bene della città e il suo sviluppo, no, si scelgono pescando nello stagno dove sguazzano i più ideologici e avvelenati antirenziani. Ecco perché per la cultura si va a prendere uno di Firenze che di Roma non sa nulla (ed è costretto lui stesso a farlo notare): per il semplice fatto che è un signore che passa le giornate ad inventarsi teoremi contro il Governo, contro Franceschini, contro Renzi. Un atteggiamento non solo suicida per le conseguenze che potrà avere su Roma, ma umiliante nei confronti del voto dei cittadini e totalmente allineato con quanto ha sempre fatto la vecchia politica. 

Insomma al direttorio non interessa amministrare bene Roma, interessa mettere al muro il Governo in vista delle elezioni del '17 o del '18. Dunque la squadra che amministrerà la capitale deve essere strutturata in questo modo. Ecco perché saltano nomi che potrebbero fare cose, come Enrico Stefàno ai Trasporti, e arrivano nomi che servono a costruire un racconto contro Matteo Renzi e le sue scelte, come il professor (un altro professorone, che non esita nel suo blog a definirsi "comunista") Marco Ponti. Per il Movimento 5 Stelle è strategia politica legittima, per gli elettori si tratta di un imbroglio vergognoso. Gli assessori, se non lo avete ben capito, devon rispondere a Di Maio e alle sue ambizioni di premier e non a Virginia Raggi ed alle sue ambizioni di essere un buon sindaco come tutti auspichiamo. Non bisogna fare cose per Roma, bisogna assemblare personaggi folcloristici per costruire a partire da Roma uno storytelling contro il governo. Strumentalizzare un grande ente locale per ottenere tutt'altro. Come ha sempre fatto la vecchia politica. E Montanari indica questa strategia, oscenamente democristiana, come qualcosa di nuovo...
Ecco perché Virginia Raggi dichiara che farà solo un mandato: perché un mandato - sebbene insufficiente a realizzare qualsivoglia progetto da sindaco, lo sanno tutti - è abbastanza per fare i pierini contro l'amministrazione centrale e sticatzi dello sviluppo di Roma.

Ma torniamo all'utile testo di Montanari. Montanari cita Berdini perché è stato Berdini ad indicare Montanari. Montanari cita Christian Raimo (in un'intervista di oggi a Repubblica dove indica Raimo come possibile assessore a seguito della sua rinuncia) perché si tratta dello stesso gruppetto, della stessa riserva indiana di persone che il buon senso, la logica e le dinamiche della politica (in primis la democrazia, sai com'è) hanno  l l messo ai margini. E' una compagnia di giro accomunata solo dall'antirenzismo, senza considerare che agli elettori del 5 Stelle a Roma di Renzi non importi granché, vorrebbero solo essere amministrati in maniera civile come accade a Madrid, a Londra, a Berlino o a New York. Ovvero in città dove le ricette di Berdini, di Montanari e di tutta la cricca farebbero tutt'al più sorridere. 

Roma fa Schifo continua a "tifare" convintamente per Virginia Raggi e continua ad invitare tutti i suoi lettori a scegliere per lei domenica (d'altro canto tutto questo è comunque meglio del regime mafioso che il PD è riuscito a instaurare negli ultimi anni). Ma allo stesso tempo ci sentiamo di sollecitare tutti voi, finché la Giunta non verrà annunciata ufficialmente domani, a farvi sentire. Specie se siete parte del Movimento, specie se lo avete sostenuto, fate pesare il vostro voto, fate capire che la vostra fiducia che è data ad un Movimento di ragazzi nuovi e privi di macchia ideologica non può essere girata, come se fosse un pacco postale, a chi ha già dato, a chi ha già fallito, a chi ragiona per steccati di un fondamentalismo per fortuna morto e sepolto da trent'anni. Scrivete ai vostri consiglieri comunali di riferimento, fategli capire che avete capito, non vi fate frodare e ingannare in questo modo. Le tante persone interne al Movimento che ci fanno complimenti in privato per le nostre analisi, escano allo scoperto.

Non sappiamo ufficialmente il motivo per cui invece di creare una nuova e innovativa classe dirigente, il Movimento 5 Stelle a Roma si stia rivolgendo ai peggiori e più tossici residuati bellici del periodo politico precedente, ma siamo certi che questa deriva - pur in un sostegno di base alla vittoria di Raggi - sia fortemente da combattere. 

La nomina in una giunta -  che invece dovrebbe essere disruptive, innovativa, spiazzante e entusiasmante  - di personaggi come Tomaso Montanari (o chi da lui indicato) o come, peggio ancora, Paolo Berdini, ha una sola reale utilità: convincere quelle poche persone dotate di onestà, talento e visione ancora rimaste a Roma a lasciare la città e raggiungere i tanti che l'hanno già fatto negli anni passati; convincere quelle poche realtà private disposte a creare lavoro e ad investire a Roma a raggiungere le tante che sono fuggite negli anni passati.

Emblematica gaffe sullo Stadio della Juventus. La Raggi finalmente si libererà di Berdini?

13 giugno 2016

Avremmo potuto parlare del mediocre incontro dei due candidati dalla Lucia Annunziata, avremmo potuto parlare della triste proposta di Roberto Giachetti di regalare il biglietto dell'autobus agli over 70enni o delle parole di miele sul Villaggio Olimpico a Tor Vergata, guardacaso laddove lo potrà costruire solo Caltagirone, quando invece il primo progetto olimpico prevedeva un villaggio da tutt'altra parte. E invece lasciamo perdere perché tanto Giachetti perde e allora tanto vale parlare di Raggio e dei suoi assessori, anzi dell'unico suo assessore sicuro e inamovibile. Dovremmo abituarci ad avere nei prossimi anni un assessore che dice bugie (e che darà delle belle gatte da pelare alla povera sindaca) e così iniziamo ad allenarci fin da adesso.

L'argomento è lo Stadio della Roma. E a riguardo le bugie di Paolo Berdini, assessore all'urbanistica in caso di vittoria di Virginia Raggi, non sono di certo una novità. Purtroppo Berdini spesso dimentica la sua professionalità e competenza e si muove per meri motivi ideologici come molti della sua generazione fanno nonostante sia stato dimostrato il fallimento di questo modo di comportarsi. Strano è che il M5S, quintessenza della post-ideologia, abbia deciso a Roma di farsi guidare da individui simili. L'ideologia acceca, porta fuori strada, forza a dire bugie, impedisce di affrontare e di risolvere i problemi.

Nella trasmissione andata in onda domenica su Radio Radicale - per la conduzione dell'ottimo Nicolas Ballario -, le solite e tristi bugie sullo Stadio della Roma sono state efficacemente rintuzzate sia dal giornalista de Il Tempo Ferdinando Magliaro sia dal conduttore stesso, ma questa volta alle invenzioni sullo Stadio della Roma se n'è aggiunta un'altra: lo stadio della Juve, il primo grande stadio di proprietà in Italia (quando ancora non c'era la legge sugli stadi), uno stadio all'avanguardia che Paolo Berdini ha definito "un gioiello". 

Approfondiamo questo aspetto: si rivelerà molto interessante. Ma prima leggiamoci cosa  ha risposto Giovanni Caudo, l'unico assessore all'urbanistica che - nella breve Giunta Marino, caduta in gran parte anche per questo - ha portato in città un modo serio e internazionale di amministrare questa partita, con sommo scuorno dei palazzinari e con grande interesse finalmente dei grandi capitali internazionali.


Ancora bugie sul Progetto di Tor Di Valle
Nell’intervista trasmessa su Radio Radicale Paolo Berdini accusa l’amministrazione di Roma Capitale di non aver svolto una efficace regia pubblica perché il progetto comporta un miliardo di euro di mancato incasso. Soldi che potrebbero invece essere spesi per chiudere le buche di Roma, per risanare le periferie e non so quante altre cose….Rispetto le posizioni di tutti e accetto le critiche argomentate e fondate. Ma le bugie no!
Non c’è nessun miliardo di mancato incasso di oneri per il Comune, semmai il contrario.
L’area di Tor di Valle è da Prg del 2008 già edificabile (altro che agro romano e deserto urbano) per 354 mila metri cubi che ii privato può realizzare subito e senza alcun obbligo di contribuire alla realizzazione di infrastrutture.
La giunta Marino ha invece condizionato il si al progetto dello Stadio alla realizzazione di opere pubbliche extra (quindi oltre quelle previste dagli standard di legge) per circa 200 milioni di euro equivalenti ai costi delle 6 opere infrastrutturali che consolidano il pubblico interesse: svincolo con l’autostrada per Fiumicino, collegamento stradale con la via Ostiense via del mare, riunificazione Ostiense-via del Mare, prolungamento della Metro B a Tor di Valle, ponte pedonale di collegamento con la stazione FL1 di Magliana, e la messa in sicurezza del Fosso di Valleranno. Opere pubbliche utili anche allo stadio (e da realizzare contestualmente così sta scritto nella delibera approvata) ma che infrastrutturano un ambito territoriale importante per la città: quello che dall'Eur va verso l'aeroporto di Fiumicino.
Il costo delle opere che andranno al Comune è pari al 30% dell’investimento del privato. Ecco cosa incassa il Comune di Roma oltre ai normali oneri previsti dalla legge. Altro che miliardo perso!
Il 30% di incidenza delle opere pubbliche è una percentuale europea, mentre a Roma le imprese sono abituate a corrispondere ben altre percentuali, mediamente il 9% come è successo a Porta di Roma o a Ponte di Nona!
La verità è che il progetto di Tor di Valle è osteggiato dagli operatori (gli stessi che i Cinque Stelle vorrebbero combattere) che in questi anni si sono assicurati solo soldi pubblici per cantieri mai finiti e per opere di dubbia utilità per altro ottenute senza competizione pubblica e che ora mirano alle Olimpiadi.
Capisco l'interesse di questi soggetti ad esercitare il potere di veto sul progetto con una campagna di stampa martellante (lo stesso giornale che ha fatto campagna contro lo stadio dedica "paginate" alla Grande occasione da non perdere), non capisco invece chi dice le bugie pur di essere contro ma dice di non avere interessi.
Infine per cortesia lasciamo stare l’esempio dello Stadio della Juventus. Quello si un regalo a un privato: il terreno era comunale ed è stato regalato a una società privata che fa profitti, le infrastrutture le abbiamo pagate noi italiani con i soldi dei mondiali del 1990 e con le Olimpiadi invernali del 2006. E nonostante questi regali la Juventus ha ottenuto il permesso di costruire un centro commerciale e ora anche il villaggio della Juve, Ecco, il gioiello come lo ha chiamato Berdini è un chiaro esempio di pubblicizzazione dei debiti e di privatizzazione dei profitti. Giovanni Caudo

Le bugie sono evidenti a tutti senza neppure tanto approfondire, ma la cosa divertente resta la faccenda dello stadio della Juventus. Il "gioiello" di Paolo Berdini. Da morir dal ridere. Nel suo intervento Caudo spiega bene perché di gioiello non si può parlare, ma Berdini non ha fatto solo l'ennesimo strafalcione, ha compiuto anche un emblematico inciampo politico: è sufficiente chiedere un po' in giro a Torino per scoprire che i più fieri oppositori a quel gioiello sono stati proprio i Cinque Stelle nella persona in particolare di Vittorio Bertola, all'epoca (siamo attorno al 2012) capogruppo in consiglio.
Ma prima di mandare in giro il suo "assessore" preferito a sparare corbellerie sesquipedali, la Raggi non avrebbe potuto fare una telefonata alla Appendino e informarsi? 
Bertola spiega alla perfezione in questo testo e in questo filmato quale schifezza urbanistica (che ha scandalizzato moltissimi) sia stata la gestione dello Juventus Stadium. Chissà cosa penserebbe il pentastellato torinese sapendo che quella porcheria è considerata a Roma un "gioiello" da parte dell'assessore all'urbanistica del suo stesso partito. E chissà quanti gioielli ci aspettano con un Berdini in quell'assessorato chiave. 

La verità ovviamente è che lo Juventus Stadium è un "gioiello", sì, ma solo per chi lo gestisce e per chi l'ha costruito. Non certo per l'amministrazione comunale che si è spossessata di terreni di sua proprietà per la bella cifra di 58 centesimi di euro al mq all'anno. Un autentico omaggio ad un privato che ha ottenuto un lotto di proprietà pubblica senza partecipare ad alcun bando, lo ha pagato poco, ha ottenuto l'apertura di un centro commerciale, ora costruirà anche case (case, non uffici come a Roma, e presumibilmente case non propriamente disegnate da Daniel Libeskind) e alberghi.

Insomma a Roma l'amministrazione comunale ne ha fatte di tutti i colori per spremere al massimo il privato, ottenendo centinaia di milioni di investimenti in un territorio abbandonato e abbassando le cubature concesse in un terreno comunque edificabile già di suo, a Torino invece il Comune ha calato le braghe al cospetto degli Elkann, ha di fatto regalato dei terreni, ha umiliato altri privati pur di compiacere i potenti e ha pure modificato il piano regolatore per far edificare gli appartamenti.

Ma per il nostro futuro assessore all'urbanistica (sempre se Raggi non rinsavirà e non deciderà di affidarsi a gente adeguata) il progetto gioiello è il pateracchio di Torino, non l'eccellente equilibrismo di interessi pubblici e privati a vantaggio di tutti di Roma. Peccato che il gioiello sia considerato pateracchio anche e soprattutto dai compagni di partito di Virginia Raggi a Torino.

Dunque chi sbaglia? Il M5S di Torino che per questo progetto parla di "speculazione commerciale" e di "svendita agli Agnelli" o sbaglia il M5S di Roma che parla di "gioiello"? Per Berdini le "speculazioni commerciali" equivalgono a "gioielli"? Oppure a latitudini diverse l'approccio agli sviluppi urbani cambia e si adegua? Purtroppo quando si procede per ideologie e menzogne il rischio di far e di far fare figuracce è dietro l'angolo e anche questa volta è capitato. Ovviamente, come abbiamo riportato in altri articoli, non sono le uniche bugie, non sono le uniche posizioni tenute soltanto in ossequio all'ideologia più miope.

E allora questa nostra ennesima riflessione su una figura che ci inquieta vuole essere anche però un appello accorato alla Raggi. 
Cara Virginia, come sai tifiamo per una tua vittoria, vogliamo vederti all'opera, abbiamo dato indicazione di votare per te e lo confermiamo. Ti chiediamo di non tradire la fiducia di tanti cittadini che tutto si aspettano da te salvo una squadra composta da certi soggetti. Ricrediti, guardati intorno, fai una call per ricevere curriculum, magari dall'estero, magari richiama Giovanni Caudo che nel frattempo è sulle Olimpiadi venuto sulle tue posizioni e che potrebbe così terminare il suo mandato puntellato da autentiche rivoluzioni contro lo schifo dei decenni passati, renditi conto che palazzinari e rendita fondiaria vanno sconfitti con progetti che guardano alla qualità e al futuro visto che con le sciocche ideologie abbiamo dimostrato che la spuntano loro: liberati dal tutoraggio di personaggi lontanissimi dalle attuali esigenze della città, personaggi che non avrebbero la minima voce in qualsivoglia altra città occidentale. Altrimenti ci condannerai ad una Roma piena di gioielli...

Il vero risultato delle elezioni non lo sapremo mai. Il caos dello spoglio che nessuno racconta

11 giugno 2016

Roma, elezioni 2016.
Non si sapranno mai le preferenze che i candidati hanno ricevuto al municipio. 
Conosceremo un'approssimazione, decine di voti meno, decine di voti più, e quella ci deve bastare.
Infatti in Via Arcadia, tra le esalazioni di una discarica a cielo aperto di veicoli bruciati e arrugginiti dell'Ama, e quelle dei capannoni prefabbricati probabilmente in amianto dell’ex Fiera di Roma, avviene, il cosiddetto "conteggio" dei voti.
All’interno di ogni hangar ci sono 45 gradi, decine di facchini vanno su e giù, i montacarichi sono stracolmi di voti già smarriti, al municpio 15 ancora non è arrivato nulla, all’1 invece ci sono migliaia di verbali, scrutinatori che tentano di leggere ma sopratutto assegnare le preferenze riportate, e candidati che tentano di comprendere quelle preferenze, di quale sezione si parli, che numeri abbiano letto, e nel frattempo vigilare. 
Ogni tavolo rappresenta un municipio, per ogni municipio c’è un magistrato e migliaia di buste sigillate, ad ogni busta corrisponde a una sezione. Ma ci sono buste che sorprendentemente non contengono i verbali, ci sono verbali che non sono redatti, allora si guardano le tabelle di scrutinio, ma anche queste sono incomplete, e poi ci sono gli errori, umani, degli scrutinatori e i candidati che tentano di correggerli, e le urla, e volano numeri, e gli sbagli, 7 o 17? Del Vescovo o Del Vecchio? I kiwi stanno a 4, e fa caldo, caldissimo e mi viene da ridere. 
Ora bisogna chiamare il tecnico perché il computer si è inceppato, le buste senza verbali vanno messe per terra laggiù, sì laggiù, che poi ci pensiamo, intanto andare avanti… No, le schede annullate non si possono vedere.
Le trovo poco dopo.
Sono ammucchiate infatti alla rinfusa nel capannone lì dietro dove c’è la macchinetta per l’acqua, in bella vista, alla mercè di chiunque.
Alcuni voti ogni tanto finiscono alla lista sbagliata, altri per errore a un altro candidato, allora intervengono i candidati i rappresentanti, ognuno a tutelare se stesso, la sua lista e riparano agli sbagli…. Ma io non posso restare.
Questa procedura va avanti per giorni, forse una settimana.
Immagino che alla fine, tra il caldo torrido dei capannoni e i costi umani insensati di queste elezioni, per sfinimento, si arriverà a un numero, approssimativamente il numero di preferenze che ho ricevuto io e tutti gli altri, decina di voti più decina di voti meno. Pazienza se magari possano fare la differenza. Qualcuno a grandi linee sarà eletto.
Il mio numero ve lo farò sapere.
Luca del Vescovo - candidato radicale al I Municipio



Fin qui una testimonianza dall'interno di un candidato che sa alla perfezione, dopo aver visto cosa accade nei luoghi dove si stanno scrutinando le schede in questa organizzazione che sarebbe indegna di un paese africano del quarto mondo. E' strano davvero che i giornali non stiano raccontando a pieno la verità di quanto succede. Si parla di ritardi, di disorganizzazione, ma nessuno sottolinea la gravità del fatto. E l'unicità dello stesso. Romatoday ha intervistato un anonimo presidente di seggio che spiega i motivi, secondo lui, che raccontano quello che accade. Troppo stress, indicazioni sbagliate e non sempre congruenti dal Ministero degli Interni e poi si sono tenuti aperti i seggi dalle 7 alle 23 e dopodiché eravamo tutti stanchi. Ehggià, deve essere proprio questo il motivo per cui oggi, sabato, ancora non si sanno le preferenze dei consiglieri municipali, ancora ci sono decine di migliaia di voti persi, per cui è possibile andare alla Fiera di Roma e falsificare tutti i voti che si vogliono e così via. Come se orari, regolamenti e indicazioni ministeriali non siano gli stessi in tutta Italia.

E allora perché a Milano, a Bologna, a Torino tutto questo non accade? Non sarà che il problema è Roma, il modo con cui a Roma ci si approccia ormai al lavoro ed alle responsabilità, la quantità imbarazzante di scrutatori e rappresentanti di lista inadeguati, farseschi e cialtroneschi visto che si va a fare il rappresentante di lista (ce lo insegnano le centinaia di cooptati Atac e Ama) non perché si ha un ideale, un obbiettivo o perché si sa fare quel delicato lavoro, bensì perché la cosa serve a fare sega due giorni al lavoro? Prima ancora di passare al voto elettronico, di avere una app con utente, password e doppio riconoscimento univoco che ti permetta di votare (e di svolgere tutte le altre attività di interfaccia con la pubblica amministrazione, ché questo aveva promesso Renzi no!?), bisognerebbe dire la verità su una città dove non si è in grado di garantire neppure ormai più i minimi servizi di base. A causa, molto banalmente, di una incapacità diffusa, di una sciatteria diffusa, di una diffusa cultura secondo la quale l'attenzione, lo scrupolo, l'accuratezza e l'impegno sono cose da sfigati. Inizieremo a risolvere questo problema quando inizieremo a dircelo.








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