Il parcheggio fuori dal Macro. Guardate, c'è pure una macchina dentro al museo praticamente

8 gennaio 2013
Vetture sul marciapiede, vetture sulle strisce pedonali, ancora sul marciapiede e poi una automobile conficcata dentro (dentro!) al museo. Questo è lo stile di chi parcheggia, a Via Nizza angolo Via Cagliari, fuori dal Museo d'Arte Contemporanea di Roma. Una roba mostruosa se pensiamo che l'amministrazione ha fatto fior di investimenti per dotare il museo di un comodo parcheggio interrato. Ma se non si va avanti con l'arredo urbano (salvaguardando i percorsi pedonali e i marciapiedi con appositi paletti, come si fa in tutta Europa) e se non si effettuano le multe (anche grazie a sistemi di videosorveglianza come si fa a Londra), ci sarà sempre qualche cafone che parcheggerà così. E se non ci sarà lui il posto sarà lasciato ad un altro come lui e così via all'infinito.
La città è fatta di belve, questo accade in tutte le città del mondo: ma Roma è l'unico zoo dove le gabbie delle bestie feroci non vengono chiuse con accuratezza bensì lasciate spalancate... Perché?

5 commenti | dì la tua:

Anonimo ha detto...

Vanno al Macro e, questi spiriti sensibili e raffinati, balzano sul marciapiede con il loro catorcio, cosí come fanno, loro stessi o i loro simili, quando si recano al Teatro dell'Opera o in qualche sala cinematografica da film pensoso ( ogni riferimento a via delle 4 Fontane il sabato sera non è puramente casuale). Cialtroni nell'animo.

Alex ha detto...

L'elite culturale della città...Senza speranza.

Anonimo ha detto...

Finalmente! Qualcuno che si rende conto che roma è popolata di gente di bassa lega e non solo nel proletariato (più scusabile) ma anche e soprattutto in quella che, giustamente, non è mai stata definita borghesia perché non ne ha le virtù, ma più propriamente ceto medio. Stesso panorama alla notte dei musei, all'auditorium Parco della Musica, all'auditorium della conciliazione e così via. Se tanto mi dà tanto...

Alex ha detto...

Il proletariato? Nel 2013 ancora usiamo questo termine ottocentesco?

Anonimo ha detto...

Alex hai ragione: a roma poi non c'è mai stato il proletariato. Allora diciamo plebe?

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