Il referendum Atac non è solo per Atac: è l'ultima speranza a Roma

9 novembre 2018
Se questa città ha ancora qualche flebile speranza di ritirarsi su un bel giorno, lo capiremo davvero molto dall'esito della consultazione referendaria di domenica. Tanta gente andrà a votare? I SI prevarranno in maniera schiacciante? Allora significa che qualche anticorpo al suicidio Roma lo ha forse sviluppato in questi anni di assurdità surreale. Viceversa, seppur con una vittoria schiacciante dei SI, i cittadini ignoreranno la chiamata alle urne? L'affluenza sarà sotto al 30%? Prevarranno le menzogne e la potentissima macchina della disinformazione fasciogrillina tutta fatta di "Atac è dei romani" e "no alle privatizzazioni"? Allora sarà il segno davvero che le speranze non ci sono più.

Di referendum Atac hanno parlato in molti e basta girare un po' in rete consultando siti seri per farsi una idea chiara. Noi abbiamo aggiunto le nostre considerazioni qui e oggi aggiungiamo un altro elemento. L'altro elemento però non riguarda Atac, ma riguarda la città più in generale. E non solamente per le riflessioni fatte sopra sull'atteggiamento dei cittadini, bensì per quanto concerne le altre forme di servizi a rete. 

Insomma il punto è questo: se passa il concetto - peraltro per lo più obbligatorio secondo i saggi dettami europei - secondo il quale i servizi a rete debbono essere gestiti da società che abbiano vinto un bando e che si siano dimostrate le migliori nel quadro di una evidenza pubblica, beh, allora la cosa può valere anche per altro, non solo per Atac.

Può valere ad esempio per il servizio di pubbliche affissioni, con un bando pronto che pur di mantenere ottimi rapporti con la camorra dei cartellonari l'amministrazione tiene bloccato da due anni. Può valere poi per la raccolta dei rifiuti, con Ama che è una delle tante opzioni possibili: quando scade la concessione la si mette a bando. La può dunque rivincere Ama, ma può venire anche qualche altra società. Ad esempio la eccellente AMSA che gestisce la impeccabile pulizia di Milano, considerata una delle città più avanzate d'occidente per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento.

Insomma se l'obbiettivo è toglierci dalle scatole società piene di atroci raccomandati, gente entrata senza concorso, incapaci, nulla facenti, con un tasso di assenteismo mai visto, ove la politica e i partiti banchettano da decenni con clientele assurde, con un livello di rapporti sindacali da medioevo, all'insegna del voto di scambio e delle collusioni e connivenze, e con dei costi inaccettabili e un rapporto malato con la clientela (insomma tutto quello che piace da morire alla teppaglia grillina e ai partiti vetero corporativi tipo Fratelli d'Italia) questa è l'occasione più adatta.

E' l'occasione per cambiare l'approccio, per cambiare il punto di vista, per smetterla di confondere i problemi con le soluzioni e di mistificare la realtà. Non si tratta di privatizzazione (e no ci sarebbe nulla di male, salvo il fatto che nessuno mai si comprerebbe queste aziende mostruose), non si tratta di far entrare i privati (e anche qui non ci sarebbe nulla di male, ma la maggior parte delle aziende migliori di questi settori sono giocoforza pubbliche). Si tratta di un'altra cosa completamente estranea alla nostra città - con le conseguenze che vediamo - ovvero far lavorare solo i migliori mettendo ai margini i peggiori. Il referendum di domenica è praticamente l'ultima occasione in questo senso. Vediamo se i romani sciuperanno anche questa.

59 commenti | dì la tua:

Anonimo ha detto...

Chiaramente il privato guarda il profitto quindi siete sicuri che alcune linee non vengano ridotte le corse visto l'esiguo numero di chi le usa?
Le aziende pubbliche sono sotto scacco ai sindacati per prima cosa devono essere aboliti i sindacati e poi si può parlare perché ama ha assenteismo da paura e il problema mondezza si rimedia mettendo più secchioni o licenziano e riassumendo chi lavora male o spesso si da per malato.
Atac poi ora sta invertendo la rotta con incassi di qualche centinaio di migliaia di euro che con cent'anni andranno a ripagare il debito.
Il debito di Atac é mostruoso ma se atac fosse dichiarata fallita in quanto pubblica il suo debito verso i privati lo pagherebbe lo stato quindi noi in maggiori tasse o in minori servizi tipo niente manutenzione strade perché i soldi servono a ripagate atac.
Quindi voterò no per lasciare il debito ad Atac visto che da quelli che dicono stanno andando meglio e le corse sono rispettate nel 95% dei casi in giusti orari,poi che gli autobus non passano spesso il problema é dato che neanche conoscete gli orari a cui passano gli autobus e quindi che so uscite di casa e volete che in 5minuti passa quando invece è passato 2minuti fa e l'intervallo fra i due é di 15minuti quindi l'autobus arriva dopo 13minuti e tutti a dire eh quanto ci mette avrà ritardato mentre era in orario solo che voi causa ignoranza non usate il sito muovi.roma.it dove ti dice la linea a che ora parte dal capolinea e gli orari che arriva alla fermata certo non funziona sempre ma spesso io la uso e mi da pochi pochissimi problemi

Anonimo ha detto...

ieri in viaggio con mia madre, roma-avezzano-roma, abbiamo avuto tempo di parlare anche di questo. lei guarda solo rai, tg1 tgr ecco le sue uniche fonti di informazione, in effetti pure lei ha solo capito che si tratta di dare atac "a un privato". e quindi ruberanno e aumenteranno i costi.

ho pazientemente fatto notare che alemanno nel 2012 alzò il biglietto del 50%, e altre informazioni utili ad un voto ragionato, mi ha pure chiesto "dove" si vota, come se non si trattasse ovviamente della solita scuola dietro casa.

ecco l'informazione data alle persone che non usano internet, ma che certo non sono ignoranti, solo prese da altre faccende.

lei tra l'altro non ha mai guidato l'auto, finchè lavorava ha sempre avuto l'abbonamento, mensile o annuale, solo adesso, gli ultimi 10 anni, usa il biglietto, 9 volte su 10 per andare a fare visite in ospedale (dove lavorava tra l'altro).

è indegno boicottare un referendum popolare in questo modo per tenersi i voti dei parassiti.

per me oltre al referendum su ama bisogna smettere TUTTI di pagare a tassa, TUTTI. pagarla in ritardo con una "piccola" sanzione non è reato ma è un ottimo segnale per pretendere una città, non dico pulita, ma almeno senza monnezza ovunque.




Unknown ha detto...

Il parere sul referendum non lo condivido ma lo rispetto, ma io uso Atac ogni giorno, il sito muoviRoma lo conosco a memoria, non puoi assolutamente venirmi a dire che è colpa mia se l'autobus mi passa in ritardo.
Ho la fermata dietro casa dove passano 3 mezzi che mi vanno bene indifferentemente, e più della metà delle volte che vado in fermata sto lì 40 o 50 minuti,non 13. Non dirmi che non so usare il sito. Non puoi negare i ritardi di Atac.

Anonimo ha detto...

Condivido che questo referendum è l'ultima speranza per Roma perché l'incompetenza della sindaca non ha più scusanti in quanto dopo 2 anni e mezzo di poltrona nulla, nulla e riuscita a fare che dire soltanto.. è colpa del passato! E' vero il passato ha le sue colpe ma se nel presente e nel primo futuro tu non stappi le fogne, non appalti le rimozioni, non tappi le buche, non fai le carte di identità elettroniche, ecc ecc. Tutte cose che se il governo nazionale vuole fare in deficit sul bilancio, anche il governo locale della capitale non può, ma doveva fare in deficit per far vedere che ..è vero che il debito di romacapitale aumentava ma la città respirava sui problemi sopra e i romani, i turisti e anche i politici sicuramente non potevano criticare chi aumentanto il debito dava dignità e valore alla capitale d'italia che ora è veramente una capitale di M...a!
Speriamo che i romani vadano a votare questo referendum per far capire che siamo stanchi di aspettare e sono sicuro che anche lei l'esile simpaticuccia sindaca Virginia Raggi non vede l'ora di terminare questa esperienza che nella teoria e nei discorsi è facile ma nella pratica se non hai le basi e non studi su cosa ti aspetta facendo il Sindaco è meglio che torni a studiare!
Saluti da un romano de roma!

Anonimo ha detto...

novembre 09, 2018 12:38 PM

Certo, certo vota no...così rimaniamo nella merda fino al collo: tanto oramai la maggior parte dei Romani si è talmente abituato allo schifo che fa questa città che neanche ci fa più caso..dovremmo fare un referendum anche per l'Ama, per l'Acea e dulcis in fundo per i Vigili urbani, altro esempio di inefficienza all'ennesima potenza: provate a circolare quando c'è il solito settimanale sciopero dello speriamo prossimo defunto Atac....trovare un vigile per strada? Più facile che Lazio e Roma vincano scudetto e Champions League...

Anonimo ha detto...

Ancora state a domandarvi se Roma è o non è una città senza speranza? Non ho praticamente più amici in questa città, sono scappati tutti, lentamente, ma inesorabilmente. Chi all'estero chi nel nord Italia, sto solo disperatamente cercando di raggiungerli e voi dovreste fare lo stesso, non perdete tempo dietro a queste cazzate politiche che hanno solo il risultato di allungare un'agonia certa, il tempo sta scadendo.

Anonimo ha detto...

tra disinformazione o mancata informazione e frotte di dipendnenti ATAC a fare gli scrutatori il referendum è perso in partenza

Anonimo ha detto...

Motivi per votare no
1) sono un dipendente atac
2) mi piace il "giovedì gnocchi, venerdì sciopero" tipico di roma
3) mi piace sapere che i dipendenti atac fanno il ca220 che gli pare, ammalandosi più di ogni altra azienda italiana, hanno la 104, distacchi sindacali maggiori d'italia, mentre gli altri rischiano disciplinari e il licenziamento per ritardi sul lavoro aspettando gli autobus alle fermate;
4) mi piace il flambus , tanto pago le tasse per ricomprarli
5) mi piace sapere che mentre io lavoro, 2500 assunti con alemanno non fanno una maxza in ufficio
6) mi piace roma così com'è una Calcutta popolata da bianchi, una kasba senza marocchini, una città del medio oriente in Europa.

Anonimo ha detto...

Voto no perché
7) la democrazia diretta cliccando sul computer è il futuro, ma oggi , che si vota ancora con la matita, si boicotta il voto spostando a capocchia la data. Proibendo la propaganda in metro e autobus, inzeppando i seggi di scrutatori-personale atac( che il giornodopo non lavoreranno con permesso compensativo pagato da noi e 110€ di diaria scrutatore;
Non facendo votare i pendolari perché il termine di iscrizione nelle liste elettorali scadeva prima della data di convocazione del referendum....
8) perché sono parte di una delle consorterie che una RIVOLUZIONE POPOLARE avrebbe dovuto spazzare via e invece i pentas hanno protetto e coltivato : AMA, ATAC, bancarellari, tassinari, vigili caldarrostari
9) perché voglio vedere con Atac in gestione comunale come oggi, una pubblicizzazione delle perdite e una catastrofe dieci volte più grande di FARMACAP

Anonimo ha detto...

Copio e incollo, in due parti, perché spiega tutto molto meglio di quanto saprei fare io:
Domenica 11 novembre a Roma si svolgerà un referendum che ha l’obiettivo di promuovere la liberalizzazione del trasporto pubblico locale. L’ATAC, azienda del Comune di Roma che oggi gestisce il servizio pubblico, verte in condizioni disastrose, fornendo agli utenti servizi fatiscenti e imponendo ai lavoratori turni estenuanti e pessime condizioni di lavoro. Davanti al declino inesorabile del servizio di trasporto pubblico romano, i promotori del referendum – che stanno animando la campagna per il Sì – invocano la liberalizzazione, che significa mettere a gara la gestione del servizio ed affidarlo al miglior concorrente. Alle virtù della gara – al mito della concorrenza – viene così affidata la rinascita del trasporto pubblico: si presume che il vincitore sarà il più efficiente sul mercato, a tutto beneficio degli utenti e dei lavoratori.

Per comprendere a fondo la narrazione tossica che viene diffusa dagli estensori del referendum basta guardare un’infografica curata dal Comitato per il Sì che sta facendo il giro della rete: in caso di liberalizzazione il servizio rimarrebbe comunque pubblico con il controllo del servizio, la pianificazione delle tratte ed il prezzo del biglietto sempre stabiliti dal Comune, e le uniche differenze sarebbero il passaggio dal grigio monopolio alla variopinta concorrenza, da un lato, e la possibilità per il Comune di imporre al gestore delle sanzioni in caso di gravi disservizi dall’altro. Se però si vuole andare oltre la squallida propaganda del comitato per il Sì, emerge un’altra verità. L’unica ragione che si cela dietro alla volontà di privatizzare il trasporto pubblico locale – approfittando delle condizioni rovinose in cui verte il servizio – è la sete di profitto di pochi gruppi privati, per lo più grandi multinazionali del trasporto nazionali o estere, interessati a mettere le mani sulle tratte che, in una metropoli come Roma, offrono opportunità di ingenti guadagni nella gestione di un servizio monopolistico. È la vecchia storia del monopolio privato che prende il posto del monopolio pubblico che ben conosciamo dopo trent’anni di esperienza catastrofica delle privatizzazioni delle imprese pubbliche italiane. Il Comitato per il SÌ sta così alacremente lavorando perché un branco di avvoltoi sostituisca all’attuale disastro della gestione pubblica un disastro ancora peggiore. La mercificazione del servizio passa necessariamente per due possibili scenari: da un lato il rischio di un drastico peggioramento dell’offerta, con il taglio o la cronica incuria delle linee periferiche a favore delle linee più redditizie. Fino ad arrivare, addirittura, a forme di discriminazione di prezzo e standard qualitativi, con linee centrali efficienti a prezzi elevatissimi, pensate per i turisti che da Termini devono andare a fotografare il Colosseo e fuori budget per il salario di un lavoratore, e linee periferiche abbandonate al degrado, dotate di risorse ancora minori di quelle attuali, perché decurtate dei proventi delle linee centrali, che affluiranno nelle tasche dell’impresa privata. L’unica possibilità alternativa sarebbe rappresentata dall’intervento del Comune che dovrebbe farsi carico a sue spese, elevando le tasse a carico dei cittadini romani, di garantire la profittabilità dell’investimento dei nuovi capitani coraggiosi anche sulle linee più periferiche: detto altrimenti, il livello e l’universalità dell’offerta sarebbero ancora garantiti dal pubblico, con i privati liberi di cogliere esclusivamente i frutti più succosi del servizio che è stato loro affidato. In entrambi i casi a danno di cittadinanza ed utenza.

Ecco la trappola del SI alla liberalizzazione del trasporto pubblico romano.

Anonimo ha detto...

Il punto essenziale, a ben vedere, sapientemente taciuto dal Comitato per il SI sta nella logica della liberalizzazione: il vincitore della fatidica gara si aspetta di ottenere dal suo investimento un buon margine di profitto, almeno pari a quello che otterrebbe investendo i suoi soldi in qualsiasi altro mercato. È il profitto la forza che muove i mercati: aprendo il servizio del trasporto pubblico al mercato si spalancano le porte alla ricerca del profitto. Con quali effetti?

Il trasporto pubblico locale garantisce un utile soltanto sulle tratte caratterizzate da elevata densità di utenti, mentre sulle tratte a bassa densità, molto diffuse in una città di vaste dimensioni e aree disperse come Roma, il servizio ha costi che eccedono di gran lunga i ricavi. In buona sostanza le tratte centrali sono redditizie mentre buona parte di quelle periferiche non possono esserlo. Si consideri che in media nel trasporto pubblico locale delle città italiane i ricavi derivanti da biglietti e abbonamenti coprono tra il 30% e il 40% del costo del servizio: il trasporto locale è un servizio pubblico e universale perché deve garantire la mobilità a tutti, anche a chi abita lontano dal centro o in zone poco dense, anche a costo di andare in perdita. Per finanziare un servizio in perdita si ricorre ai trasferimenti statali che possono provenire dalla fiscalità generale o dall’aumento del debito. Quando il servizio è orientato al conseguimento del profitto, come accadrebbe in caso di liberalizzazione, deve necessariamente verificarsi una qualche combinazione di questi scenari.

Si riduce la capillarità del servizio, tagliando tutte le tratte non redditizie per eliminare alla radice le perdite e raggiungere una situazione caratterizzata da ricavi maggiori dei costi. In questo modo la liberalizzazione scarica tutte le contraddizioni sui cittadini utenti. È la fine del servizio pubblico, ed il trasporto locale diventa appannaggio di pochi facoltosi che si spostano nel centro cittadino o nelle enclave più ricche.
Nella misura in cui non si riduce il servizio, non può che aumentare il flusso di trasferimenti statali – a carico della collettività – poiché tra i costi da coprire bisognerà tenere conto anche del profitto della società affidataria, una voce oggi assente dalle spese sostenute per il servizio pubblico.
Sarà poi sempre possibile contenere i costi riducendo i salari dei lavoratori, le spese per investimento, la manutenzione dei mezzi e la sicurezza. È un altro modo per annichilire la natura di servizio pubblico del trasporto locale, abbandonandolo ad un’incuria sistematica che alimenta il profitto sulla pelle di lavoratori e utenti.
Da qualche parte, insomma, i profitti devono emergere: questo è il significato profondo della liberalizzazione che le infografiche del Comitato per il Sì dimenticano di menzionare. Un profitto attratto dalla natura monopolistica di un servizio di prima necessità, il trasporto locale, che sfrutta la rete di infrastrutture pubbliche (strade, tranvie) e dunque offre straordinarie opportunità di rendita facile su alcune tratte accuratamente selezionate. Il modello di riferimento è la segmentazione del servizio affidato “ad una pluralità di gestori”, come recita il quesito referendario: in questa maniera l’azienda privata può accaparrarsi la gestione delle linee redditizie senza doversi sobbarcare i costi delle linee periferiche, che finirebbero per rimanere in carico alla collettività, con il risultato paradossale di ridurre ancor di più le risorse a disposizione del servizio pubblico. Oggi, infatti, le linee periferiche sono in qualche misura coperte anche dai ricavi derivanti dalla gestione delle linee centrali. Domani, se vincesse la liberalizzazione, quei ricavi sparirebbero e ci resterebbero solo i costi: chissà come migliorerebbe, allora, il servizio per gli utenti!

Anonimo ha detto...

I promotori del referendum ripetono come un mantra che liberalizzare non significa privatizzare, quasi a convincerci che qui si tratta solo di efficienza e mai di vil denaro. Possiamo rassicurarli: lo sappiamo bene, la liberalizzazione si sostanzia nella privatizzazione dei soli ricavi, mentre si sta bene attenti a preservare la natura pubblica dei costi di un servizio di trasporto pubblico locale che non può non operare in perdita. Guai, insomma, a privatizzare le linee periferiche obbligando il gestore privato a sostenerne i costi a parità di servizio: liberalizzando, il privato sarebbe libero di godersi i proventi delle tratte redditizie, mentre la collettività deve sobbarcarsi l’onere delle tratte economicamente più onerose.

Il mito della concorrenza serve a coprire questi biechi interessi materiali. Non vi sarà mai alcuna concorrenza sulle tratte affidate in concessione, perché le concessioni devono durare un tempo sufficientemente lungo da garantire la profittabilità degli investimenti, e dunque creano per anni un monopolio di fatto che impedisce qualsiasi pressione esterna. Il privato è lì per lucrare, e l’idea di disciplinarne il comportamento a botte di sanzioni appare del tutto irrealistica: se i costi dovessero superare i ricavi, il privato semplicemente uscirebbe dal mercato. È il capitalismo! Per non parlare dell’idea malsana di spezzettare il servizio del trasporto in molteplici zone ciascuna affidata ad una diversa impresa con la pretesa di creare forme di concorrenza comparativa: un assetto organizzativo che, oltre a rischiare di produrre schemi di servizio differenziato per tipi di utenza, farebbe lievitare enormemente i costi economici per via di evidenti problemi di coordinamento e pianificazione (laddove in Europa si è tentata questa strada sono stati prodotti esiti disastrosi, peggioramento del servizio e lievitazione dei costi a carico della collettività).

La storiella della concorrenza e del mercato è utile solo a promuovere gli enormi interessi che si celano dietro alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, già foriera di immensi danni in altri comuni italiani dove il processo è stato avviato. Fuori da questa favoletta, cittadini e lavoratori hanno un solo mezzo per mantenere il reale controllo sulla gestione del trasporto locale: difendere, ed anzi rilanciare nella sua sostanza, la natura pubblica dell’azienda dei trasporti.

Occorre allora votare con convinzione NO al Referendum, per un trasporto davvero pubblico, al servizio dei cittadini e della città.

Anonimo ha detto...

Votiamo Nooooooo servizio solo pubblico

Anonimo ha detto...

in effetti, visto come sono andate le cose, votare SI parrebbe un tentativo di cambiarle. Poi però certe concessioni vanno proprio nella direzione di questi ultimi commenti.
Se vince il NO stiamo così, come sempre, ma temo che se vince il SI le cose andranno anche peggio...
Cordialità

Anonimo ha detto...

I servizi sociali devono essere pubblici. A Roma quando c'è traffico il bus non passa ne pubblico e ne privato. Il referendum è uno specchietto per le allodole

Anonimo ha detto...


Io non vado a votare da 15 anni e non intendo farlo più. La democrazia a Roma non è ma esistita, è solo una grossa presa per il culo.

Anonimo ha detto...

Con i soldi di questa pagliacciata di referendum si potevano comprare degli autobus nuovi o asfaltare delle strade

Anonimo ha detto...

Chi parla di votare NO evidentemente non ha mai cercato di prendere i mezzi a Roma o forse spera di andare a (NON) lavorare in ATAC (o forse ci lavora - per finta - già). Sono ormai anni da quando, con la fine delle giunta Alemanno (simile alla precedente Veltroni), si è scoperchiato lo schifo ATAC. Ogni giorno sui giornali emerge una nuova truffa da parte di manager o dipendenti, fatti avvenuti tra la più totale collusione e menefreghismo. Sindacati che si preoccupano ora dopo aver difeso l'indifendibile, come i vergognosi scioperi dei venerdì e dei ponti, dopo le proteste per le telecamere nei depositi dove si rubava di tutto. Diciamo basta. Se questo è il pubblico 100 volte SI sempre.

Anonimo ha detto...

I rigurgiti della vecchia politica

Anonimo ha detto...

Vai a piedi che fai prima

Anonimo ha detto...

Complimenti per il consistente pippone a favore del NO. Ma tutti quelli che si riempiono la bocca con il mito del "pubblico servizio", lo sanno come si finanzia un'attività pubblica in perdita? Con le tasse! Quindi, secondo voi, dovremmo sostenere il mantenimento di questa situazione disastrosa con la prospettiva di verderci aumentare le tasse, e di non avere in cambio un servizio degno di tale nome? Questo è sadomasochismo allo stato puro!

Anonimo ha detto...

Se il referendum non passasse, conntinuerebbe tutto come oggi, anzi peggio di oggi.
Perché il branco di nullafacenti in atac, primi sfruttatori dei lavoratori onesti, si sentirebbe legittimato a continuare come e più di prima a mungere la vacca.
ATAC , a differenza di qualsiasi azienda in crisi non fa contratti di solidarietà ma consente a impiegati inutili assunti per politica, di continuare a prendere lo stipendio a ufo
È l'unica azienda in cui il "padrone" licenzia un dirigente sindacale vero (la Quintavalle) e NESSUNO SCIOPERA!
È l'azienda in cui , mentre in tutto il pianeta l'autista vende i biglietti e si sale solo davanti , inn cui si paga via contactless, si pretende di salire dietro e reintrodurre il bigliettaio come negli anno cinquanta!
In cui conl'allarme sicurezza, i capostazione metro si nascondono nei gabbiotti con mille fogli sui vetri per giocare al cell o andare su fb!

Anonimo ha detto...

Visto che voi di Roma fa Schifo vi siete schierato contro il referendum, sono sicuro che il quorum non sarà raggiunto.
Non ne azzeccate una.
Ogni scommessa voi facciate, la perdete.
Avete invitato a votare per la Raggi. Siete dei poveracci.

Anonimo ha detto...

Il fatto che sia consultivo (ovvero che non conti nulla ma che costi comunque soldi) e' sfuggito a tutti.

Anonimo ha detto...

Votate no, la liberalizzazione di ATAC aumenta la probabilità di calvizie, e non lo dico io, lo dicono dei ricercatori di Oxford. Ma questo blog si guarda bene dal divulgare queste informazioni.
Inoltre nelle città dove il trasporto è privato, i padroni dell'azienda hanno il diritto di esercitare lo ius primae noctis sulle mogli, o sui mariti, degli/delle abbonati/e. E anche questo viene omesso da chi fa propaganda per il si.
Informatevi!

Anonimo ha detto...

No certo i ritardi ci sono soprattutto nelle ore di punta però di solito da quel che vedo gli autobus sulle partenze dai capolinea sono abbastanza precisi,io ti parlo dalla mia piccola esperienza di autobus in cui prendo il 791 e ad eur fermi prendo quello che mi porta al centro commerciale e vedo che gli orari sono 9volte su dieci rispettati anche se a volte prima che parte l'uno o l'altro passano 20minuto proprio perché puntuali con l'orario di partenza.
Io li prendo all'orario di pranzo e a quello di dopocena e da esperienza mia sono quasi sempre puntuali.
Quando non usavo l'app spesso dal centro commerciale ad eur fermi me la facevo a piedi proprio perché come te dicevo eh sono quaranta minuti che aspetto non passa più solo che non era orario.

Anonimo ha detto...

Per l'ama voterei a vita un privato ma solo se avrei la sicurezza che buttasse a calci nel sedere tutti i lavoratori assenteisti protetti dai sindacati che ci sono

jocopoco ha detto...

Vi auguro di non dover mai subire i risultati di una privatizzazione del TPL.
Cavolo se è ghiotta un'Azienda come A.T.A.C. per uno squalo !

Anonimo ha detto...

E il rifiuto degli autisti di vendere i biglietti
E il rifiuto dei conducenti metro di timbrare il cartellino?

Anonimo ha detto...

E comunque, a piedi ci si va tante volte, tra corse saltate e scioperi

Anonimo ha detto...

Referendum spostato al 6 gennaio voteranno solo i re Magi portandosi una gabbia con un canarino ed un VERDONE

Anonimo ha detto...

Tutte cazzate

Se viene ATM (pubblica) va benissimo.

L'importante e' liquidare ATAC

Anonimo ha detto...

Vai a Milano e vedi come funziona un'azienda pubblica che funziona

Anonimo ha detto...

Non voglio entrare nel merito del voto: nel segreto della cabina elettorale ognuno fa come je pare. Né voglio scagliar pietre solo contro Atac, una schifezza, ma anch'essa specchio di cosa è diventata questa città per responsabilità e connivenza ANCHE di chi ci vive o ci lavora. Le colpe non stanno mai da un parte sola, e solo arrivare a questa consapevolezza sarebbe un gran passo avanti. O, se volete, INDIETRO rispetto al baratro ormai sempre più vicino. Vorrei, per quel che può servire, condividere qualche considerazione da romano d’adozione, fiero e innamorato (non ricambiato) di questa cloaca maxima, residente e pagatore di balzelli e tributi da diversi anni. Per esempio, la mia esperienza col 791. Mi capita molto spesso di doverlo prendere al capolinea di Cornelia e posso dire con certezza è che non mi è MAI capitato di vederlo partire in orario. Anzi, molte volte la corsa prevista NON viene effettuata. Alle mie rimostranze (spesso estese tramite telefonate con la bava alla bocca allo 060606), il responsabile Atac nel gabbiotto o i vari autisti che vi gravitavano attorno fumando con le mani in saccoccia, addentando panini con la mortazza o chiacchierando amabilmente fra loro di calcio, donne e motori, mi hanno sempre dato spiegazioni vaghe o da aperta presa per i fondelli: "Il mezzo è rotto" (con il mezzo acceso lì davanti, già pieno di gente ma senza traccia di autista a bordo); "La corsa nun è prevista" (mentre la tanto decantata app dice che è prevista); "Mo' ariva e riparte" (e il previsto orario di partenza ce lo siamo lasciato alle spalle da 20 minuti, ergo: corsa saltata, aspetta l'aRtra o vattene a piedi); "Nun so gnente" (certo, perché tu vieni pagato per stare seduto in quel gabbiotto con la divisa Atac per "nun sape' gnente"). Il tutto con frasario fra il fastidio (ma mo' questo che vvole?), sprezzante arroganza ("aho, ma chevvoidameee?!? lassame perdeeee) e condiscendenza sorniona (seee, seee, vabbè, c'hai raggione te, telefona, protesta, borbotta...intanto io faccio come me pare e tu stacce...o vattene a piedi). Ho visto cose che gli umani non dovrebbero neanche immaginare. Autobus in fiamme al largo de via der Tritone. Tre tram 8 passare uno dietro l'altro a largo Argentina (perché? perchééé?), addetti alla sicurezza sulla banchina Metro di Termini che, alle mie rimostranze per la solita donna rom (munita di carrozzino cum prole) che cerca de fa' er trenino passando al tornello dietro di me grazie al mio abbonamento annuale, che mi rispondono: "Noi nun famo controlleria" senza alzare gli occhi dal telefonino, mentre la rom di cui sopra mi lancia improperi irripetibili e minacce inquietanti ("mio marito sta a reggggina coeli, lo sai che ti faccio?") fra l'indifferenza inquieta ANCHE degli altri passeggeri. Il tutto mentre dal gabbiotto, more solito accuratamente impacchettato con vari dépliant, emana assordante il silenzio dell'assenza di addetti (con o senza cellulare). ---CONTINUA----

Anonimo ha detto...

----CONTINUA da sopra---Ho visto autisti fumare durante l'intera corsa parlando al cellulare (e non sempre con gli auricolari), saltare fermate senza apparente ragione, rispondere con maestosa maleducazione alle domande dei passeggeri ("Mi scusi, fra quanto parte?" - "fra poco" - "????" - "..." - "fra poco quanto?" - "Fra poco" - "Che vuol dire fra poco? Un minuto, 10, 15?" - "Parto quanno devo parti' Si vòi salì, sali" - "Mi scusi, volevo capire se facevo in tempo a fare il biglietto" - "Ah, io nun t'aspetto, sbrìghete"---Il passeggero si allontana di fretta per fare il biglietto nell'edicola a 5 metri dalla fermata e in quel momento l'autista ingrana la marcia e parte con un sorriso soddisfatto). Al di là dell'umiliazione e dell'indignazione per questo stato di cose, mi ferisce forse ancor di più lo sguardo di stolida rassegnazione che quasi sempre vedo sui volti di chi è in (lunga) attesa alle fermate o sulle banchine o di chi subisce trattamenti come quello appena narrato- E’ come se questa ordalia di umiliazioni sia considerata parte integrante e imprescindibile della vita quotidiana in questa città così bella e dannata. E', conclamata, la vittoria dell'archetipo gattopardesco del "se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". Signori, lo sentite che vento?

Anonimo ha detto...

Il profitto il privato in italia non lo fa MAI tassando il cliente perché, semplicemente, non ne ha bisogno: il privato ottimizza il servizio (non permette agli autisti di sgassare come pazzi e inchiodare ai semafori, percjé consumano troppo, massacrano gomme, freni, ammortizzatori E STRADE!!!ma voi romani vi rendete conto che a dare gas fino all'ultimo e inchiodare sotto il semaforo l'asfalto si devasta molto prima?!?!?) E soprattutto il privato ha i lavoratori, non i dipendenti. E il dipendente può essere lavoratore o fannullone. Il privato in ufficio non ci mette 30 dirigenti parenti di alemanno a 35 ore alla settimana, ci mette un dirigente e dieci impiegati a 40 ore. Solo l'auromatismo da 35 a 40 ore settimanale da pubblico a privato producd, senza fare niente ai danni del cliente, senza investimenti, senza niente, un incremento di produttività del 12%. Poi il privato in italia ha mediamente un rapporto dirigente/impiegato 5 volte più basso del pubblico. Il privato non ha alcun bisogno di tassare il servizio, semplicemente non fa voto di scambio e risparmia dal primo giorno un comodo 25% solo di soldi buttati in sprechi lavorativi.

Anonimo ha detto...

Eh l'invidia brutta bestia

Anonimo ha detto...

Lei ha descritto un certo tipo di conducenti,ho avuto la possibilità di conoscere un autista di atac persino laureato con un ottima proprietà di linguaggio che per sfortuna lavora ad atac

Anonimo ha detto...

A parte che avere una laurea non conferisce automaticamente proprietà di linguaggio, né tale proprietà costituisce requisito imprescindibile per lavorare in Atac a qualsiasi livello (ecco, magari un po' d'inglese non guasterebbe). Il punto, al contrario, è che - lingua da Accademia della Crusca o da bieca suburra che sia - l'atteggiamento della maggioranza può riassumersi (sempre in base alla mia esperienza) in pochi ma indicativi concetti: faciloneria, arroganza, lassismo, maleducazione, vittimismo, aggressività. Vi sono, ovviamente e per fortuna, le debite e felici eccezioni ma trattasi di rari nantes in gurgite vasto. Eccezioni cui va il mio plauso e il mio rispetto, ma che sono troppo poche per aver la forza di redimere ciò che resta. Quando salgo su un mezzo pubblico e incrocio lo sguardo dell'autista io gli auguro sempre il buongiorno o la buonasera. Perché ho SCELTO di essere una persona educata, e di forzarmi a non sfogare su persone che nulla c'entrano i miei problemi o le mie turbe. Questo non dipende da una laurea (che peraltro posseggo), ma da quella cosa che si chiama "buona educazione", come qualunque nonna/nonno analfabeta saprebbe ricordarci (anche, magari, con l'ausilio di una ciabattata). Apprezzo, per concludere, chi fa il proprio lavoro con dedizione e rispetto dell'utente, ma credo che ciò debba essere piuttosto una "conditio sine qua non", se volete il "minimo sindacale", per chi lavora in costante contatto con il pubblico. Non un'eccezione della quale raccontare a casa una volta rientrati dopo una giornata di lavoro.

Anonimo ha detto...

Questo referendum non ha alcun valore, lo capite o no? Serve solo a far guadagnare soldi di straordinario ai dipendenti atac in veste di scrutatori. Ci guadagnano due volte. E' consultivo.

Anonimo ha detto...

Per non parlare di tutti i ministeriali con posti fissi che noi manteniamo con le tasse

Anonimo ha detto...

Ma qualcuno l'ha capito che se anche vince il si non cambiera' nulla?

Anonimo ha detto...

c'è una ditta che millanta la democrazia dal basso a suon di click sul loro sito colabrodo dove votano quattro gatti, e lo considerano vincolante. facciamo finta che non sia una buffonata... se non riconoscono e accettano la volontà del popolo, certificata legalmente nel referendum, dimostreranno ancora una volta la loro ipocrisia.

è un segnale, niente di più, ma se permetti è più forte di una manifestazione di fischietti pentole e slogan gridati col megafono, perchè il voto è l'unico vero strumento di democrazia.

che poi casaleggio se ne fregherà perchè gli servono i 10mila voti di atac è un altro discorso.

intanto stanno portando a spasso per il naso milioni di ingenui posticipando all'anno del mai il mega sussidio di disoccupazione, che sono un paio di cento euro in più rispetto al reddito di inclusione che è pari pari la stessa cosa.

propaganda per fessi.

Anonimo ha detto...

Si ma è anche il modo democratico per dire basta allo schifo descritto da tanti post o la protervia di questi non avrà mai fine e anzi aumenterà,se non si va a votare

Anonimo ha detto...

Legge sull'editoria pura subito! Basta con le falsità contro Atac e Roma!

Anonimo ha detto...

Grande affluenza al mio seggio. Alle 11 c'erano 5 persone: 3 nerds di 40 kili con barbetta e due vecchi (nonni dei sopra citati nerds portati a forza dagli stessi). Il mio cane ha apprezzato la gomma posteriore della bici del nerd biondo urinandoci sopra.

Anonimo ha detto...

Seggi vuoti soldi buttati al vento ma chi dà retta ai radicali

Anonimo ha detto...

se abbiamo speso 260 mila euro per 7 cessi al colosseo... e nn ricordo quanti per la spiaggia abusiva, e 50mila per spelacchio..che vuoi che sia il referendum.

sembra anzi che non sia necessario il quorum per via della nuova normativa di gennaio 2018.
ma tanto è consultivo, mica è rousseau!

Anonimo ha detto...

Pregate di non dover avere mai bisogno del servizio Atac che risponde al numero 800154451. E' una cosa indegna. Non rispondono mai! E stiamo parlando di un servizio per gli invalidi. Vergonatevi!

Anonimo ha detto...

Mi pare che ci sia un errore di prospettiva. ATAC non è pubblica da decenni. E' di proprietà dei sindacati, che ad ogni elezione alzano l'asticella delle pretese, per poi votare il candidato che promette di più. Ed infatti la giunta Raggi ha ridotto le corse del 30% con la scusa dei guasti statisticamente prevedibili. Risultato: le corse continuano a saltare per il 20% dei casi, ma ora saltano su una base 100 che corrisponde al 70% delle corse di tre anni fa.
Lavorare meno, guadagnare di più. Oramai l'assetto è immutabile ed irrimediabile.
Come al solito poteva pensarci la magistratura, ma in tribunale non hanno voluto assumersi la responsabilità di far fallire un soggetto che -a parità di condizioni- lo stesso tribunale avrebbe fatto fallire a passo di corsa.

Anonimo ha detto...

Sono andato a votare ed ho votato SI. E sono fiero di averlo fatto. Concordo con ROMAFASCHIFO, e chi non è d'accordo se ne andasse beatamente affanculo.

Anonimo ha detto...

il referendum si avvia mesto-mesto verso il fallimento......e a quelli che domani si lamenteranno perchè l'autobus non passa, beh: attaccateve ar...... tram! così imparate ad andare a votare

Anonimo ha detto...

Ore 21.09. Referendum: un fallimento. Vivo a Roma da 7 anni ma preso atto dell'esito referendario spero di andarmene presto. Sono d'accordo con l'opinione di RomaFaSchifo: era una possibilità, non tanto per ATAC, quanto per i romani, per dimostrare la loro voglia di dare una svolta alla gestione scellerata della città più bella del mondo. La verità? L'esito di oggi mostra inequivocabilmente una società, una cultura pigra, inerte, diffidente verso ogni cambiamento, sempre pronta a lamentarsi ma incapace di muovere un dito o... il culo per andare a votare, fosse anche "no". Abbiate fegato, lamentatevi di voi stessi!!

Marlene ha detto...

Referendum fallito !! radicali annatevene affanculo, che sono anni che non capite un cazzo !!!!
Atac privata significa solo far mangiare i soliti furboni, come avviene in Autostrade o con Italo, venduto agli americani da Montezemolo per 200 milioni di euro che si è intascato lui, il furbone, alla faccia dei cretini che pagano le tasse.

Anonimo ha detto...

Bene. Adesso raggi ci deve spiegare come mai i delinquenti di scup, quelli che occuparono la ex motorizzazione, sono stati comodamente collocati poco distante dalla sede sgomverata nel 2015.
Facciamo i regali ai delinquenti e poi facciamo finta di piangere Denise?

fatima ha detto...

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