Centinaia di milioni al vento. La presa per i fondelli delle ex rimesse Atac

23 novembre 2018
foto di Lucilla Loiotile


In questi giorni la novità - al netto della squallida operazione pubblicitaria sui Casamonica - riguarda le ex rimesse Atac di Piazza Bainsizza, Piazza Ragusa e San Paolo. Atac ha deciso di fare un bando per renderle utilizzabili nell'intervallo che passerà tra l'oggi e il momento in cui verranno cedute visto che questo è comunque l'esito. 

In apparenza il progetto sembra pieno di cose positive: spazi abbandonati che tornano in qualche maniera ai cittadini, cultura, rapporti coi grandi musei di Roma che così hanno una ipotesi di nuova location dove esporre opere altrimenti in magazzino, grande richiesta di eventi in una città molto avara di grandi superfici e grandi spazi coperti. La ex rimessa di Piazza Ragusa, per dire, diventerà in questo periodo lo spazio espositivo più grande di Roma. E' facile intuire l'appeal commerciale che tutto questo può avere. Positivo anche il nome della società che ha vinto l'appalto Atac per valorizzare le rimesse, la Ninetynine di Simone Mazzarelli sa il fatto suo ed è reduce del successone di numeri e pubblico al Guido Reni District. Con queste tre location, affidatele per 8 mesi (prorogabili, assai prorogabili!) Ninetynine farà ottimi affari e quando una ditta seria fa affari e genera lavoro e ricchezza noi siamo sempre felici. Giusto per premettere e non essere tacciati di andare contro qualcuno nei ragionamenti successivi.

A questo punto però ci facciamo delle inevitabili domande visto che in città non se le pone nessuno. La prima è una domanda culturale: a Roma i processi di trasformazione urbanistica vanno lentissimi, soprattutto per incapacità cronica degli uffici. Pensate agli Ex Mercati Generali: il 16 settembre 2017 la Giunta si è vantata di aver sbloccato l'annosa questione (iniziata 10 anni prima!), ma oggi dopo 14 mesi i cantieri non sono partiti perché inquietanti personaggi all'interno dei dipartimenti e degli assessorati (ai lavori pubblici, ad esempio) non riescono a sciogliere alcuni banali nodi sulla convenzione tra pubblico e privato. Stessa cosa su, appunto, lo spazio di Guido Reni dove deve nascere un nuovo quartiere, un albergo, servizi e musei: tutte cose necessarie e utilissime all'area del Flaminio (per tacere dei posti di lavoro) ma inesorabilmente ferme. Ebbene, la presenza di eventi, manifestazioni e vita all'interno di questi spazi, non rischia anche di diventare una giustificazione? "Okkay siamo lentissimi, ma per lo meno nel frattempo c'è qualcosa e gli spazi non restano in abbandono e non ci costano in manutenzione", potrebbe essere il retropensiero della città. E così anche un mese, un anno o un decennio di ritardo diventano meno gravi pur continuando ad esserlo. Questo è un aspetto da gestire.

L'altro aspetto da gestire e l'altra domanda che ci poniamo è il ricavo che l'ente pubblico proprietario dei cespiti immobiliari ha da questo genere di operazioni. Stiamo parlando di Atac. Atac ha dei problemi industriali ma ancor più finanziari clamorosi. Questi complessi immobiliari abbandonati possono essere la sua salvezza economica se valorizzati a dovere in maniera spinta e seria, stanno in luoghi ambitissimi a livello real estate e con dei bei progetti di trasformazione ci potrebbe essere la fila per sviluppare qui. Da tutto il mondo. Perché si decide ci non farlo? Perché Atac decide sistematicamente di non guadagnare?
foto di Lucilla Loiotile
Il problema più grosso verrà dunque dopo. Ovvero al momento dell'ipotetica vendita di queste rimesse. Si parla non a caso del 2021, ovvero a babbo morto, guarda caso l'anno delle ipotetiche elezioni se questa giunta arriverà fino a naturale scadenza. Equivale a dire che non se ne farà di nulla. Ma ipotizziamo che questa vendita prima o poi si farà. Come si farà? Quale approccio stanno avendo Atac e l'amministrazione? Ieri durante la conferenza stampa i vertici di Atac e di Roma capitale sono stati chiari: le rimesse avranno destinazione pubblica. Inutile dire che questo equivale a svalutarne il potenziale immobiliare in maniera clamorosa. Qui non si potranno fare nuovi edifici, non si potranno fare nuove architetture, non si potranno fare spazi commerciali. Insomma si impedisce alla città di trasformarsi.

Perché siamo arrivati a questa assurdità? E' un po' come se un malato di tumore (Atac) peraltro in fase abbastanza avanzata ma comunque curabile, non possa PER LEGGE curarsi con la chemio o con altre terapie pur avendo fior di farmaci sul comodino. Tutto questo è inaccettabile. Da cosa deriva? Sia da una impostazione ideologicamente folle contro le trasformazioni urbane e le nuove edificazioni contemporanee (che invece stanno costituendo la svolta di città come Londra o Milano ma a Roma sono considerate dai più, specie dai borghesi benpensanti, delle "speculazioni") sia da un vincolo della Soprintendenza messo nel 2013, con chiari intenti politici, contro Alemanno quando quest'ultimo - peraltro giustamente, e non era cosa comune - indicò che le ex rimesse Atac dovevano essere valorizzate immobiliarmente. A quel punto i funzionari misero dei vincoli assurdi su edifici di nessunissimo valore, palazzine orribili, superfetazioni. Non si può toccare nulla. Tutto deve marcire così com'è, al più si possono fare eventi temporanei. Alcune grandi società immobiliari hanno in passato effettuato delle due diligence su questi immobili e sono arrivate alla conclusione che non c'era alcunché da fare: qualsiasi investimento non sarebbe stato profittevole. Fuga degli investitori causa Soprintendenza e miopia politica. E' accettabile suicidarsi così?

Questa amministrazione ,invece di sovvertire questa follia e invece di vedere che la soluzione per quanto meno la metà dei problemi finanziari di Atac era lì alla portata, si è messa in scia sulle follie precedenti: vincoli della Soprintendenza confermati e svendita prossima ventura. Perché mettere sul mercato degli immobili sui quali non si può fare nulla, significa svenderli. Significa condannarli ad essere tutt'al più appunto degli eventifici, delle location in subaffitto perenne senza una reale identità. Totalmente inappetibili sul mercato dei grandi capitali di investimento immobiliare che muovono il mondo e rendono solide le economie delle città. Invendibili, al massimo svendibili. Una tristezza senza fine. O magari tutto sarà venduto qualcuno che pagherà spiccioli e poi, col tempo, a spallate, con sotterfugi, corruzioni, forzature e relazioni riuscirà comunque a fare delle trasformazioni che però saranno determinate a valle e non pianificate a monte. Insomma: Roma!

E' un po' come se un concessionario Maserati in difficoltà per scelte gestionali sbagliate e nelle condizioni di non saper più pagare lo stipendio ai suoi dipendenti, decida deliberatamente di vendere le sue auto da cento e oltre mila euro col vincolo per chi le comprerà di non poterci mai fare il pieno per evitare di di inquinare! Grottesco, no!? Ovviamente non potrà venderle più a 100 o 120mila euro ma dovrà accontentarsi di un decimo, o forse meno. E a comprarle sarà solo qualche furbacchione convinto che prima o poi riuscirà a raggirare le norme e i patti...

Cosa si sarebbe dovuto fare con queste rimesse una volta sentiti i cittadini e analizzato il quadro? Si sarebbe dovuto fare un roadshow presso i grandi investitori mondiali che comunemente, in tutto il mondo, trasformano questi spazi, si sarebbe dovuto capire quali esigenze c'erano cosa si poteva ottenere, quali erano gli intendimenti del mercato. Successivamente si sarebbe dovuta far passare in giunta la delibera per il cambio di destinazione d'uso e dopo un bel bando a chi offre di più. Atac avrebbe ricevuto una valanga di soldi salvandosi, la città avrebbe ottenuto dei nuovi quartieri, spazi pubblici, piazze, vaste aree verdi e pubbliche pagate degli sviluppatori, progetti di grandi studi di architettura, finalmente residenze e spazi commerciali o direzionali moderni e credibili su un mercato che oggi ci vece esclusi, l'economia di Roma ne avrebbe beneficiato in maniera decisiva sia grazie ai posti di lavoro nella fase di costruzione sia successivamente e sarebbero entrati nel Comune tanti soldi di oneri concessori per sistemare i dintorni delle ex Rimesse a beneficio di tutti.

In questo quadro utilizzare la rivitalizzazione culturale di Ninetynine per il paio d'anni che servono per il disbrigo delle procedure burocratiche ha un senso eccome. Ed è complementare.

E invece, come ha detto il numero uno di Atac ieri in conferenza stampa, si punta sulle "micro economie" che questa mentalità poraccista e suicida genera. Una operazione che potrebbe generare per tutti centinaia di milioni  e nuovi pezzi di città, frutta in realtà centomila euro e tuttalpiù mostre, fiere e rassegne culturali. Sarebbe impensabile da ogni altra parte del mondo. E ancor più da noi dove si pretende di dire che i problemi esistono perché "non ci sono i soldi". Nulla di più falso come questo racconto dimostra. 

***
In un momento successivo alla pubblicazione del nostro articolo abbiamo approfondito alcuni aspetti dell'operazione, di seguito alcuni importanti dettagli integrativi per fornire una visione più completa del progetto. 

Ninetynine - Urban Value, in virtù del contratto con Atac si è fatta carico delle seguenti cose:  
di tutti i costi, del rischio rischi di impresa,  di pagare una locazione ad Atac pari a 160.000€ per il periodo ma più che altro retrocede ad Atac ben il 25% di tutti i ricavi derivanti da tutte le attività che si svolgeranno all'interno degli ex depositi, siano esse attività relative a eventi privati o commerciali. Di fatto quindi grazie a questo seppur temporaneo modello di rigenerazione Ninetynine attraverso le proprie competenze e investimenti permette ad Atac di valorizzare gli spazi e restituirli vivi alla città.

47 commenti | dì la tua:

Anonimo ha detto...

altra cosa che sembra esista solo a roma è l'altezza dei palazzi a seconda del quartiere.

non puoi farne uno da 6 piani se tutti intorno sono da 4.

giri altre città e spuntano grattacieli un po' a caso ovunque, nessuno si lamenta. boh!

non è che ti rubo il sole o chissà che panorama..

Anonimo ha detto...

Purtroppo non posso che essere d'accordo. Roma non sa più sognare:che tristezza!

Unknown ha detto...

...si va bene tutto...ma la battutina iniziale sui casamonica potevi risparmirtela...anzi, mi aspetto un paio di righe a riguardo sul lassismo delle passate amministrazioni, fermo restando che sono due anni e mezzo che ho la sensazione di aver buttato un voto...

Anonimo ha detto...

Il vincolo di destinazione d'uso effettivamente è folle, come è folle lasciarle all 'atac in concordato, col rischio di falliment con un prezzo non corrispondente a quello di mercato.
Il comune per tenere in piedi il concordato ha postergato al 2055 il saldo del suo credito ( che pagheremo in tasse): poteva scambiarlo con gli immobili...
Tutto troppo difficile per i 5s

Unknown ha detto...

Pengobatan Tradisional Kram Perut
Pengobatan Tradisional Diabetes Insipidus
Pantangan Makanan Bagi Penderita Ginjal Kronis
Penyebab Stroke Ringan Di Usia Muda

Anonimo ha detto...

Beh, pensare di salvare ATAC con 3 rimesse credo sia un tantino esagerato.
Tuttavia anche in questa vicenda si vede come l'unione di un potere politico del tutto incapace e una struttura amministrativa bizantina e altrettanto incapace hanno ormai suonato la marcia funebre per una città che diversamente gestita sarebbe magnifica.
Ormai guardo Londra e Milano con invidia e capisco chi, potendolo fare, si sta trasferendo dalla Capitale.
La vita continua, qui si soffoca.

M ha detto...

1 in zona non vogliamo mostri e grattacieli , è un quartiere da salvaguardare e non vogliamo speculazioni .
2 la zona è già stata sottoposta a stress con i soliti speculatori che fanno interessi privati e creano mostruosità pericolose : i garage sotterranei hanno minato il suolo di quasi tutta la zona causando crolli di alberi e vecchi pini secolari oltre a squilibrare le fondamenta di tutta via oslavia.
3 è diritto dei residenti che vengano creati spazi di utilità pubblica che rendano il quartiere più vivibile , sano e con più servizi per chi abita lì o possiede casa : quindi ok a spazi culturali , verdi o sportivi pubblici o ad uso dei residenti .
4 prati della vittoria è stata martoriata in questi 20 anni da speculazioni e alla chiusura di librerie e ospedali e delle vecchie botteghe storiche della buona borghesia di quartiere si sono sostituiti locali di mafia e riciclaggio .

Insomma con tutte le tasse che paghiamo non abbiamo servizi , invece per il bene di chi abita è necessario sfuggire dalla folle ideologia mercatista che trasformerebbe quella bellissima area in un mostro commerciale per coltivare il valore nel lungo termine degli immobili di zona e soprattutto il benessere di chi vi abita . Della vittoria in particolare sopporta già e ospita logiche che favoriscono gli esterni ( mercanti maleducati e mondezzatori e edifici di stato che ospitano pendolari di paese a cui non frega nulla del quartiere), quindi è nostro diritto e dovere dello stato pensare a noi e venire incontro alle nostre necessità quindi : 1 si uno spazio per bambini 2 si a uno spazio per ragazzi o sportivi 3 si a uno spazio sociale o culturale 4 si a uno spazio di servizio pubblico ( area verde o spazio medico - ricreativo).
No agli speculatori e a chi vuole costruire un edificio mostro in grado di deturpare un'area di pregio architettonico da salvaguardare .

Da un abitante di una famiglia pulita che abita in zona da quando è nato il quartiere

M ha detto...

Roma grazie al cielo ha resistito s tante follie e ideologie e anche quella dell ultilitarismo mercatista che sta piano piano svanendo per nostra fortuna . È chiaro che chi pensa che il nostro quartiere sia un centro auto della Maserati non solo ha una visione piccina del mondo del tempo e delle cose , ma oltretutto non sa nulla e evidentemente non frega nulla del nostro quartiere , ma solo della follia di far speculare a qualche palazzinaro .
La zona è già sotto stress continuo e martoriata da edifici pubblici e interessi che sopportiamo come i continui eventi dell olimpico ( concerti e partite) le discoteche estive , la Rai e gli edifici della magistratura ( comparto tra i più grandi d'Italia ). Se vogliamo andare a fare compere siamo circondati da via cola di rienzo e via del corso e siamo pieni di centinaia di supermercati , non abbiamo bisogno di centri commerciali.
Quanto all idea folle di un grattacielo privato , o un mostro architettonico simile si capisce ulteriormente lo spessore di chi propone questa idiozie.
Se esiste ancora qualcosa che non fa fare schifo a Roma ma la rende unica al mondo è proprio lo skyline che si vede anche dalla nostra zona , una vista che parte da ministero della marina e le varie cupole e palazzi storici fino al Vaticano e oltre , inframezzata dal verde di villa borghese e monte Mario. Come detto da sgarbi e pasolini e anche da molti altri , ma quale mente malata in nome di un guadagno privato di qualche ambiguo pakazxinaro potrebbe concepire il deturpamento di una bellezza millenaria come la vista di una Roma inviolata dalla società della bruttezza ?

M ha detto...

Un'ultima postilla per i più sprovveduti: risulta chiaro che per essere d'accordo ad un piano puramente speculativo ( centinaia di milioni ...si ma nelle tasche di chi ?) vi vorrei far notare che per essere d'accordo con certe idee o bisogna essere strani di mente oppure avere interessi .
Non vi pare strano che articoli del genere siano pubblicati in forma completamente anonima ? Evidentemente chi butta lì questi progetti distopici per il nostro quartiere non vuole farsi individuare .
Ma noi sappiamo benissimo quali sono le cordate che da anni come jene si aggirano con l' acquolina in bocca attorno alle zone di pregio di Roma ... ci provò qualche anno fa anche alemanno durante i secondo sacco di Roma : mise gli occhi sulla millenaria passeggiata di ripetta con il progetto di abbattere tutto e allungare ulteriormente il sottopasso. Naturalmente a questo schifo strati popolari e più alti del quartiere si sono opposti , ma anche chi ha un minimo di buonsenso o coscienza o contezza della scienza urbanistica da tutto il mondo... in tutti i paesi civili si sta andando verso una sostenibilità naturale e del patrimonio storico dei territori con un pensiero particolare a chi abita i quartieri . Queste idee cancerogene vengono buttate in mezzo da quel vecchio comparto di palazzinari e speculatori che sono stati e sono ancora uno dei cancri di Roma , alla ricerca disperata dell'affare per loro a discapito del concetto di urbanistica stessa.
In tutto il mondo civile funziona così , solo in zone patologizzate come l Arabia Saudita si vuole trasformare un territorio in una Manhattan senza senso ... noi del quartiere e dei comitati continueremo a vigilare , fatelo con noi .

Anonimo ha detto...

@M. Il parcheggio di Via Oslavia è la prima cosa ben fatta a Prati/Della Vittoria dopo l'inaugurazione di Piazza Mazzini. Scritto da uno i cui avi andavano a comperare il latte nella fattoria che si trovava dove ora c'è il palazzo della Rai.

Anonimo ha detto...

@ M I suoi (fin troppo) pacati, argomentati e accorati commenti possono essere tranquillamente definiti come "perle ai porci", in riferimento all'estensore dell'articolo, conclamato lacchè di prenditori e squali imbellettati.

Anonimo ha detto...

"al netto della squallida operazione pubblicitaria sui Casamonica"

E' sufficente questo incipit per mandarvi serenamente affanculo!

Anonimo ha detto...

Ebbene è proprio questo uno dei problemi: con una costruzione più alta proietti ombra permanente (rubi il sole) su altre abitazioni, in special modo quelle a nord a minore distanza. Con conseguenti problemi a lungo termine per le condizioni igieniche. Il concetto delle distanze minime tra fabbricati nasce (anche) per risolvere questi problemi, in antichità completamente ignorati.

Anonimo ha detto...

Che se l'avesse fatta Marino su questo blog ancora si parlava del Uinstoncercill dei Sindaci. Con annessi 17 punti sul perche' era giusto tenere 600 vigili al giorno al quadraro. E' una vecchia mignotta pelata, neanche in grado di fare il lifestyle blogger (nonostante ce la metta tutta). Addio.

Anonimo ha detto...

Se Roma non si è "evoluta" (come Milano o Londra, ovviamente oltre il centro storico), è perché la maggioranza dei romani sono provinciali e vogliono rimanere tali. Almeno fino a quando non aumenterà a dismisura la disoccupazione, allora non ci sarà come vivere e scapperanno a guadagnarsi il pane in giro per il mondo abbandonando la loro amata città. È la logica conseguenza della tanto agognata "Decrescita Felice". Good luck!

Anna Belmonte ha detto...

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Anonimo ha detto...

guarda che il sole si muove e di conseguenza l'ombra dell'edificio. poi l'ombra se la fanno già anche i palazzi della stessa altezza. quelli esposti a nord il sole non lo beccano quasi mai pure senza avere palazzi davanti.

non ho detto di fare la trump tower a piazza bainsizza, ma che i vincoli per le costruzioni di roma non li ho mai visti altrove. o pensi che se il tuo ha 6 piani e ne costruisci uno da 7 quei 4 metri ti fanno ombra?

distanze minime?!!? a roma ?, è la distanza più corta mai vista. all'estero non senti il vicino di casa che parla al telefono o fa la grigliata con gli amici.
anche in una zona "bene" sei cosi appiccicato al palazzo davanti che conti i petali dei fiori.

Anonimo ha detto...

Stai
A
rosica',
Ahò.
A
LAZIALEEEE!

Super Hero ha detto...

@M: Qui sotto vi sono due link attraverso i quali si possono fare dei paragoni immediati tra l'idea di trasformazione e valorizzazione urbana attraverso l'inserimento dell'architettura contemporanea nel tessuto storico della città (vedi Londra) e la statica e vincolata conservazione di una qualsiasi palazzina da periferia anni '60 ubicata in Piazza Bainsizza a Roma:

PIAZZA BAINSIZZA (Roma): Nurul Hidayat

CANNON STREET (Londra): Nurul Hidayat

L'accostamento del contemporaneo - e parlo di architettura contemporanea di alto livello - al classico è da diversi decenni una delle prerogative presenti in tutte le grandi metropoli di serie A (da Londra a Parigi a New York a Berlino a Barcellona), e il risultato di questa fortunata combinazione è divenuto uno dei punti di forte attrazione internazionale non solo turistica ma anche economica.
Detto questo, quando Tonelli parla di trasformazione del tessuto urbano, egli non certo intende l'automatica costruzione di palazzoni di quindici piani con balconate stile Caltagirone. Proprio no. Pensare questo equivarrebbe al sostenere che l'apprezzare un quartiere come l'EUR significherebbe automaticamente apprezzare un'operazione urbanistica di natura abusiva, esploitiva e lesiva al paesaggio. Detto in parole comuni nel linguaggio degli "immobilisti" di Roma: la COLATA DI CEMENTO.
Ora, a parte l'errato uso della parola "cemento" (giusto il Corviale può esserne un esemplare simbolico dato l'enorme uso del cemento e la sua totale visibilità), il rinnovamento urbanistico/architettonico della città non ne implica per forza lo sviluppo verticale (vedi il MAXXI di Zaha Hadid). Al contempo dobbiamo però osservare l'innegabile e fantasiosa variazione di altezze presenti nella città storica. Un esempio sono i palazzi attorno a Piazza della Rotonda:

Nurul Hidayat

In esatta contrapposizione a questa bellissima tendenza e per motivi realmente sconosciuti se non ingiustificati, si iniziò a creare una città di natura prettamente "edilizia" attorno agli anni '50, realizzando un tessuto piatto e monotono grazie proprio all'uso - o meglio all'ABUSO - della medesima altezza tra i palazzi. Un esempio di questo lo si può vedere su Via Tiburtina:

https://www.google.com/maps/@41.908233,12.53516,3a,90y,80.43h,97.02t/data=!3m6!1e1!3m4!1sseBc93CI5Cx5lQPsI_yLzw!2e0!7i13312!8i6656

Super Hero ha detto...

Ora, al signor "M" vorrei chiedere come mai nessuno tra voi si sia mai lamentato dell'indiscutibile bruttezza dei palazzacci residenziali che hanno sfigurato intere sezioni della città. È forse perchè voi stessi siete tra i proprietari di uno degli appartamenti presenti in uno dei tantissimi orrori che costellano la city? Usando la semplice logica, come si può voler vincolare dei palazzacci come quello localizzato su Piazza Bainsizza (e quello è tra i più decenti) e così bloccare lo sviluppo di un'intera città in tutti i suoi aspetti?
Se fosse stato per queste associazioni semi-mafiose chiamate CdQ, oggi Roma non sarebbe neppure esistita. Avreste bloccato Nerone, Flavio e Augusto; avreste contestato quella colata di cemento chiamata Colosseo. Pure il Bramante sarebbe stato troppo "in contrasto" con le linee della Roma classica. Per non parlare appunto dell'EUR. Per voi Roma sarebbe invece stata quella del rigore lineare visto nei palazzoni dai bassissimi standard, sia qualitativi che estetici, sorti con l'edilizia della seconda metà del secolo scorso. Quelli devono essere vincolati. E devono esserlo perchè fa comodo sedersi in poltrona quando l'inteno dell'abitazione è tutto ben RINNOVATO, e quando non importa se l'esterno del palazzo crolla a pezzi, o se vi sono 17 antenne e 12 parabole sul tetto, o se le mutande di Gertrude e i calzini di Roberto sono stesi al vento.
Chissenefrega, giusto?

Architettura contemporanea? Cambiamento? Rinnovo? Bellezza? Investimenti? Non se ne parla nemmeno. Qui si stendono solo le mutande e si parcheggia in tripla fila. E così tutto deve rimanere! ForEVER!

Anonimo ha detto...

CHI vuole salvare il carrozzone ATAC ?
Qui si discute tutt'al più su come spolpare l'ATAC, lasciando il passivo ai cittadini e la polpa ai soliti amici della parrocchietta, come avviene per ALITAGLIA.
Inoltre c'è qualcuno che ha fatto una seria indagine urbanistica sulle necessità dei quartieri e sugli standard urbanistici recuperabili tramite questi enormi spazi ? Magari l'analisi ci dirà che è utile farne dei centri commerciali, oppure delle case popolari o dei garage, ma almeno stabiliamo PREVENTIVAMENTE cosa sia meglio fare.
Dopo aver discusso sulla destinazione migliore, vengano pure gli studi di architetti, i capitali privati, ecc. ma si controlli tutto in maniera pignola, altrimenti staremo a ripetere SEMPRE gli stessi errori, come a Tor di Valle.

leless ha detto...

Capisco che si possano avere gusti estetici diversi e diverse opinioni sul concetto di sviluppo e di crescita. Ma una domanda, una sola, non mi esce dalla testa, per questo la scrivo qui, magari esce e mi lascia in pace: i comitati di cittadini, gli architetti minimalisti, gli oppositori di tutto, dove sono ogni giorno che dio manda in terra? Perché non scrivono, non si lamentano dell'abbandono al degrado di chilometri quadrati di "verde", delle mille e mille discariche, dei mille e mille scheletri di palazzi mai finiti, delle centinaia di luoghi che costellano la nostra meravigliosa città delle cupole?
Ah, già che ci sono ne faccio pure un'altra di domanda: dove erano gli "ambientalisti, i cittadini e i comitati contro il consumo di suolo quando venivano costruite le cupole?
Perché non si sono opposti a quello scempio del colonnato del Bernini, sto fanatico servo della grandeur dei ricchi?

Ho visto che già qualcuno ha sostenuto la stessa tesi, meglio, per una volta non sono solo.

Anonimo ha detto...

Io spero che sta cosa vada a puttane perchè mi piacerebbe vedere le rimesse Atac, soprattutto quella a Piazza Bainsizza, fare le rimesse per bus e tram nell'ambito di un miglioramento del servizio pubblico di trasporti. Come, ad esempio, il tram su Corso Rinascimento recentemente illustrato sul loro sito da MetroXRoma, il quale propone proprio di utilizzare Piazza Bainsizza come capolinea.

Anonimo ha detto...

per quello che vale, trovo questo articolo insidioso, per fortuna vedo dai commenti che non tutti ci cascano.
Argomentazioni ragionevoli sono viziate da una sorta di ideologia.
Intanto definire operazione pubblicitaria le iniziative del comune e delle forze dell'ordine magari ha persino qualche fondamento, ma ci andrei cauto a sputarci sopra. Meglio questo che niente. Siccome non posso pensare che l'autore dell'articolo parteggi per quelle persone, non mi resta che pensare a un benaltrista, quindi produttore di ragionamenti inutili.
Ma poi anche preferire la % sugli incassi all'affitto non è scelta di cui essere a priori così orgoglioni. Intanto con l'affitto ridicolo fai in modo che l'imprenditore possa guadagnare di più, in cambio di un rinnovamento di strutture e impianti, in modo tale che sia nel caso di vendita a privati che di riutilizzo pubblico, ci si trovi una struttura a norma senza spendere un centesimo, anzi guadagnandoci un po'. Perché se si strozza l'imprenditore, questo se ne va e si resta con un pugno di mosche.
Ma dove l'ideologia si fa più presente, e non è la prima volta, è la questione della destinazione d'uso: come altri hanno scritto, non si capisce perché A PRIORI e soprattutto senza sentire prima i cittadini, una costruzione pubblica debba necessariamente passare in mano ai privati. Certo, i soldi. Magari tanti, dopo la rimessa in forma. Però secondo me costerebbe meno destinarla a pubblica utilità potendo partire subito, piuttosto che comprare uno spazio coi soldi della vendita.
A meno che - e qui casca l'asino - non si pensi che il comune debba occuparsi solo di ordinaria amministrazione (che già sarebbe tanto, in effetti) e mai di migliorare la qualità della vita.
A mio parere fa più una palestra, una biblioteca, un consultorio, che un grande albergo. Magari sbaglio io. Magari no.
Cordialità

Anonimo ha detto...

Cioè fammi capire, se non si trasformano tre rimesse un appartamenti si bloccherebbi lo sviluppo di tutta la città sotto tutti gli aspetti???
Ma di che stai parlando? Ma che stai addì!!!
Poi, dei veri mafiosi quelli dei cdq che vorrebbero mettere bocca nella politica di sviluppo del quartiere dove abitano!
Poi il paragone col Colosseo. .. certo il Colosseo era un comprensorio di appartamenti e non aveva nessuna funzione nella vita pubblica di tutti,il famoso residence Colosseo ah ah ah ah ah!

Anonimo ha detto...

Ma da dove nasce questa convinzione che a Roma occorrano nuovi quartieri in continuazione? Perché bisognerebbe costruire in ogni dove? Ma chi ci deve andare in tutti sti m3 di cemento? POi cambiare destinazione d'uso alle rimesse porterebbe nuovi quartieri? Che vorrebbe dire? E chiaramente a differenza di chi li affitta chi li compra SICURAMENTE FARÀ UN SHARING DEGLI UTILI AJAHAHAHAHA!
Ma con quello che paghiamo di tasse secondo voi l'unico sistema per riqualificare una via o una piazza sia per forza far costruire ai privati qualche palazzo? Ma dove starebbe scritto?
In ultimo, per far felice l'estensore dell'articolo,a quanti abitanti per km quadrato dobbiamo arrivare prima di smettere di costruire come forsennati?
Guardate che tolti popoli molto ma molto civili tipo i giapponesi, quelli che creano questi ammassi di gente sono quelli del terzo mondo, tra le capitali più densamente popolate ci sono Dacca ed Islamabad, che senza offesa,paiono l'inferno in terra.

Anonimo ha detto...

Chi ti dice che le stesse persone non siano attive anche per i problemi del verde incolto, delle diacariche e degli immobili abbandonati?

Per il resto,tu paragoni il 1500 e 1600 al 2018, paragoni piazza san Pietro ed il colonnato ad un condominio... lo credo bene che nessuno ti risponde, fai dei paragoni che se non fanno ridere lasciano basiti.
Ovviamente secondo te e chi ragiona come te, trasformare in appartamenti delle rimesse Atac porterebbe a Roma lo stesso indotto di san Pietro. .. già immagino le file di turisti ai condomini di piazza bainsizza e piazza ragusa.

Anonimo ha detto...

Non hai idea di cosa sia un PIANO REGOLATORE? Dato quello che scrivi suppongo che quando vai in giro e vedi grattacieli che spuntano a caso, forse potrebbe essere che non sei in grado di comprendere quello che vedi... Dove si troverebbero questi edifici sorti a caso un po' ovunque?
Non è che ti rubo il sole o chissà che panorama? No? I grattacieli li fai trasparenti di cristallo? Spero solo tu sia molto giovane e che crescendo capisca delle cose. Al posto tuo inizierei a vedere cos'è un piano regolatore e a cosa serve.

Anonimo ha detto...

Ma tonelli pensa di vivere a bangkok o a timbuctu, o magari in una di quelle città arabe in cui non esiste nulla di sensato per cui vivere, ragion per cui il baraccone in cui si riversano le esposizioni di paccottiglia industriale gli sembrano il massimo dell'intrattenimento e dell'evoluzione.
Ci dovrebbe però spiegare, tonelli, perché sette paesi dell'unione europea si sono tenuti la propria moneta, potendo così gestire in serenità i servizi pubblici senza dover rendere conto a nessuno e mantenendo un'economia a misura d'uomo e di ecologia, mentre il pd di prodi ha regalato la nostra moneta alla ue, costringendoci a supertassare la piccola impresa - il "poraccismo", che vuol dire Europa civilizzata e ricchezza per tutti - e convogliando l'economia in 4 mani che la gestiscono all'insegna del gigantismo burino, della violazione ambientale e dei diritti del lavoro.
Nel caso qualcuno non ricordasse che noi lavoriamo per far andare caltagirone a bagasce.

Anonimo ha detto...

L'"operazione pubblicitaria" sui Casamonica è nel senso che Zingaretti,Marino e altri hanno fatto tutto il lavoro (e anche loro con ritardo, va detto), poi adesso arriva la Sora Virginia e si mette a parlare davanti alle telecamere, con Salvini che addirittura si mette il caschetto e sale sulla ruspa. Insomma, va benissimo che siano stati fatti gli abbattimenti, ma che ci sia il solito sfruttamento del lavoro altrui è fuor di dubbio.

Anonimo ha detto...

- al netto della squallida operazione pubblicitaria sui Casamonica.


I probblemi so' artriiii.

leless ha detto...

Rispondo a un po' di "anonimi" sopra che forse commentavano il mio paradosso sugli edifici grandiosi dei secoli scorsi: non ho in mente palazzine di abitazione, non ho il desiderio di incoraggiare mere speculazioni, anche se il termine ha una sua accezione positiva spesso trascurata che si definisce "investimento", ma ho in mente il rinnovamento del tessuto urbanistico, aria fresca che regali curiosità, gioia di vivere e, perché no, turismo diverso.
Tanto per capirci: https://www.google.it/search?q=edifici+contemporanei+nord+europa&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ved=2ahUKEwi92-XHo_TeAhXmo4sKHc2DCOcQsAR6BAgGEAE&biw=1280&bih=882

Al posto degli hangar dismessi - e al netto del vantaggio economico di cui è oggetto l'articolo - si potrebbero immaginare edifici bellissimi adibiti ad hotel, a uffici, a sedi di società. Ma no, meglio tenersi (e tacerne) a vita gli scheletri dell'eur!
Poi a proposito di riusi pubblici, ho avuto una specie di visione: l'hangar di piazza Ragusa trasformato in un enorme contenitore trasparente di un orto botanico per piante equatoriali, riempito di vegetazione alta fino al soffitto...
Tutto si può fare, ma qui vince la cultura dell'immobilismo, solo qui!

Anonimo ha detto...

sulle visioni si può parlare (entro un certo tempo, poi forse bisognerebbe darsi una mossa), ma la questione della destinazione è dirimente: ideologicamente tocca schierarsi. Non so se dico bene o male, ma a me pare che la questione sia ponibile pressapoco così:
- il privato forse dà lavoro a più persone, che sicuramente lavoreranno (pure troppo), guadagneranno (non granché) e spenderanno mettendo in moto l'economia. Ma la loro attività sarà per pochi (penso a case o alberghi di lusso, uffici) che si prenderanno i proventi maggiori e lo immobilizzeranno nel loro patrimonio o investiranno nel mercato virtuale della finanza. E via di instagram, rich kids etc
- il pubblico - diversamente da quello che dovrebbe essere, mannaggia alla miseria - sarà un "postificio" che crea clientelismo etc ma almeno il lavoro che viene prodotto (troppo poco, purtroppo) è al servizio di tutti, gli stipendi pagati fanno il solito giro nell'economia reale, i proventi - seppur decurtati da mazzette etc, ma lì si gioca la partita dell'honestah, dei controlli etc - vanno nelle casse del comune e quindi si spera in servizi.
Resta da vedere la questione dei soldi della vendita ai privati: ma ripeto che secondo me costa di più acquistare un posto dove erogare i servizi, che riprendersi quello che c'è già rimesso a nuovo dai concessionari. Ma il punto di riferimento, secondo me, resta quello che più servizi pubblici ci sono meglio è. Per tutti, ma specialmente per i più deboli.
Parliamone, o anche no.
Cordialità

garmin vivofit ha detto...

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Cordiali saluti.

Roma fa Schifo ha detto...

In un momento successivo alla pubblicazione del nostro articolo abbiamo approfondito alcuni aspetti dell'operazione, di seguito alcuni importanti dettagli integrativi per fornire una visione più completa del progetto.


Ninetynine - Urban Value, in virtù del contratto con Atac si è fatta carico delle seguenti cose:

di tutti i costi, del rischio rischi di impresa, di pagare una locazione ad Atac pari a 160.000€ per il periodo ma più che altro retrocede ad Atac ben il 25% di tutti i ricavi derivanti da tutte le attività che si svolgeranno all'interno degli ex depositi, siano esse attività relative a eventi privati o commerciali. Di fatto quindi grazie a questo seppur temporaneo modello di rigenerazione Ninetynine attraverso le proprie competenze e investimenti permette ad Atac di valorizzare gli spazi e restituirli vivi alla città.

Anonimo ha detto...

Ma quindi le famose "manine" esistono?

Anonimo ha detto...

Non si preoccupi, giá la rimessa Atac di via della Lega Lombarda è stata demolita e Parnasi ha costruito dei mini grattacieli rimasti semivuoti, non credo che altri tentino follie imprenditoriali ai Prati

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