Roma è zeppa di passi carrabili fasulli. Vediamo come riconoscerli (e parcheggiarci davanti!)

26 gennaio 2016

A Roma moltissimi passi carrabili hanno un cartello segnaletico irregolare, quindi si può posteggiare tranquillamente l'auto davanti. Spesso sono cartelli messi lì con un'unica funzione: riservare il posto auto all'autore del cartello: magari il commerciante che ha bottega di fronte. E invece questi cartelli vengono solitamente rispettati (specie quelli con un cancello aperto) anche in strade in cui si parcheggia nei modi più assurdi, intralciando il traffico e bloccando le auto in sosta regolare con la doppia (ma anche la terza fila), sui marciapiedi intralciando i pedoni, davanti i cassonetti impedendo la raccolta rifiuti, etc...   
Un cartello di un passo carrabile che non riporti il numero di autorizzazione (chiamato altrimenti determina dirigenziale) e la relativa data, è irregolare. Ciò comporta l'inefficacia del divieto di sosta davanti il passo, e oltretutto un rischio di sanzione per il proprietario.



Riportiamo la normativa utile, anche per quanto riguarda le eventuali sanzioni al proprietario non in regola:


Codice della strada

Art. 22 Accessi e diramazioni
2. Gli accessi o le diramazioni già esistenti, ove provvisti di autorizzazione, devono essere regolarizzati in conformità alle prescrizioni di cui al presente titolo.
3. I passi carrabili devono essere individuati con l'apposito segnale, previa autorizzazione dell'ente proprietario.
11. Chiunque apre nuovi accessi o nuove diramazioni ovvero li trasforma o ne varia l'uso senza l'autorizzazione dell'ente proprietario,
oppure mantiene in esercizio accessi preesistenti privi di autorizzazione, è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 168 (3) a euro 674 (3).
12. Chiunque viola le altre disposizioni del presente articolo e del regolamento è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 41 (3) a euro 169 (3).

Art. 38. Segnaletica stradale
7. La segnaletica stradale deve essere sempre mantenuta in perfetta efficienza da parte degli enti o esercenti obbligati alla sua posa in opera e deve essere sostituita o reintegrata o rimossa quando sia anche parzialmente inefficiente o non sia più rispondente allo scopo per il quale è stata collocata.
13. I soggetti diversi dagli enti proprietari che violano le disposizioni di cui ai commi 7, 8, 9 e 10 sono
soggetti alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 410 a euro 1.643. (1)


(3)  Importo aggiornato dall’art. 1, comma 1, D.M. 16 dicembre 2014, a decorrere dal 1° gennaio 2015.
Regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della stradaArt. 120
(Art. 39 Cod. Str.) Segnali di fermata, di sosta e di parcheggio.
e) il segnale PASSO CARRABILE (fig. II.78). Indica la zona per l'accesso dei veicoli alle proprietà laterali, in corrispondenza della quale vige, in permanenza, il divieto di sosta, ai sensi dell'articolo 158 del codice. Il segnale ha dimensioni normali di 45×25 cm e dimensioni maggiorate di 60×40 cm. Sulla parte alta del segnale deve essere indicato l'ente proprietario della strada che rilascia l'autorizzazione, in basso deve essere indicato il numero e l'anno del rilascio. La mancata indicazione dell'ente e degli estremi dell'autorizzazione comporta l'inefficacia del divieto. Per le strade private, aperte al pubblico transito, l'autorizzazione è concessa dal Comune. L'installazione e la manutenzione del segnale sono a cura e  spese del soggetto titolare della autorizzazione.

Art. 46
3. Nel caso in cui i passi carrabili, come definiti dall'articolo 3, comma 1, punto 37), del codice, rientrino nella definizione dell'articolo 44, comma 4, del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, nella zona antistante gli stessi vige il divieto di sosta, segnalato con l'apposito segnale di cui alla figura II.78. In caso contrario, il divieto di sosta nella zona antistante il passo medesimo ed il posizionamento del relativo segnale, sono subordinati alla richiesta di occupazione del suolo pubblico che, altrimenti, sarebbe destinato alla sosta dei veicoli, in conformità a quanto previsto dall'articolo 44, comma 8, del citato decreto legislativo n. 507 del 1993.
Articolo 44, comma 8, decreto legislativo n. 507 del 1993

8. I comuni e le province, su espressa  richiesta  dei  proprietari degli accessi di cui al comma 7 e  tenuto  conto  delle  esigenze  di viabilità,   possono, previo   rilascio di apposito cartello segnaletico, vietare la sosta indiscriminata sull'area antistante gli accessi medesimi.


Questi qui sotto sono esempi di cartelli regolari, perché hanno sia il "numero autorizzazione"/"determina dirigenziale" che la relativa data. (Ovviamente per escludere che il cartello non sia falsificato, cosa che capita, bisogna rivolgersi all'ufficio tecnico di zona per controllare i dati dell'autorizzazione).




Questo invece è un esempio di cartello palesemente irregolare perché manca il "numero autorizzazione"/"determina dirigenziale" e la data, o anche solo uno di questi due dati:


La presa per il cu!o dei cantieri del Giubileo. Chi avvisa la Corte dei Conti per i lavori al Banco di Santo Spirito?


In occasione del Giubileo del 2000 tantissime strade e piazze cambiarono faccia. La città, che era rimasta immutabile dal dopoguerra, anche allora sciattissima e mal progettata, ebbe dei cambiamenti che riempirono gli occhi dei residenti ("aho, ma allora quarcosa può cambia'...") e che stupirono favorevolmente i turisti. Al punto che il 2001 fu un anno di turismo ancor migliore del 2000 stesso: gli ospiti avevano visto una città migliorata e lo avevano detto in giro. Il "prima e dopo la cura" era evidente con tutto il suo portato di prospettive urbane migliorate, percorsi pedonali fruibili, pedonalizzazioni, traffico. 

In occasione del Giubileo del 2016, tutto il contrario. Pochi cantieri partiti, a causa di tempo e soldi, ma soprattutto (e qui i soldi non c'entrano nulla) progetti ridicoli, colpevoli, sbagliati, assurdi, in cattiva fede. Quasi sempre tutto è stato lasciato com'era prima, limitandosi a utilizzare i comunque non pochi milioni stanziati per coprire qualche buca. Spesso la situazione è stata addirittura peggiorata rispetto alla vigilia: sul Lungotevere i marciapiedi sono stati ricoperti di catrame fino al tronco degli alberi, rischiando di farli morire, per miracolo qualcuno se n'è accorto ed è partita una denuncia da parte del Primo Municipio per fortuna. Gli interventi nelle aree basilicali sono stati impalpabili e pure nei pochi punti in cui si è progettato qualche cambiamento nell'assetto viario, la progettualità è stata compilata coi piedi, senza coraggio, senza visione, senza adeguarsi agli standard internazionali.


Via del Banco di Santo Spirito è strategica perché è la strada frontale a Castel Sant'Angelo, è il reale percorso giubilare storico (Corso Vittorio Emanuele ha 150 anni, mica migliaia) ed era un budello di caos e macchine parcheggiate. Si è proceduto giustamente a ampliare il marciapiede ma lo si è fatto alla romana, con il sistema di Via di Fontanella Borghese, lasciando ovvero la possibilità di sostare con due ruote sopra e due ruote sotto al marciapiede.

In questo video entriamo nel cantiere ancora chiuso e facciamo le nostre previsioni su come si ridurrà la strada al momento della riapertura. Nella seconda parte del video, pur con il cantiere ancora chiuso (i lavori sono finiti da tempo, ma l'inaugurazione slitterà probabilmente in occasione del Grande Giubileo del 2025) facciamo notare come l'area più verso Corso Vittorio, quella più larga (che ovviamente è stata progettata in maniera così assurda da lasciare enormi piazzali a disposizione della sosta selvaggia) sia già stata inondata di auto: entrano abusivamente ora che c'è il cantiere, figurarsi quando si aprirà tutto.


E intanto un ulteriore scandalo di lavori ad minchiam si sta materializzando a Via Zanardelli. La strada che collega il Palazzaccio a Piazza Navona è interessata da un noto varco ZTL, noto soprattutto agli incivili che lo usano per entrare contromano nell'area vietata. Un pericolo continuo per chi esce regolarmente dalla zona a traffico limitato e per chi attraversa sulle strisce. La riqualificazione della strada poteva essere una occasione per sistemare questo autentico errore progettuale (il biscotto centrale è troppo piccolo e dunque incoraggia la grave infrazione) e invece ci si sta limitando a dare una sistemata al marciapiede. Altra immensa occasione mancata. Altri milioni&milioni gettati nel gabinetto per un città che non deve cambiare, neppure in occasione dei suoi anni santi. E' una roba, molto semplicemente, da Corte dei Conti: si spendono milioni dei contribuenti senza risolvere i problemi e, talvolta, creandoli.

La assurdità tutta romana delle strisce pedonali. Dovunque al mondo sono sacre, da noi una burletta

25 gennaio 2016










Fatte senza pulire, fatte senza spostare le auto in divieto, fatte sopra la sporcizia, sopra le foglie che poi si tolgono e lasciano il calco, fatte sulla polvere così poi basta una folata di vento e metà del pigmento vola via. Fatte a spray mentre in tutto il mondo si fanno in materiali catarifrangenti o termoplastici: così si cancellano in 20 giorni e poi si può fare di nuovo l'appalto per pittarle di nuovo. Fatte senza nessun controllo successivo, nessuno che fa notare che sono state disegnate a metà, che così sono inutili, che così rappresentano il trionfo della sosta abusiva, della prepotenza, della violenza. 
Come al solito, ormai siamo noiosi ma sticavoli, si tratta di scenari che non sarebbero pensabili da nessuna parte d'Europa. Ma d'altro canto da nessuna parte d'Europa sarebbe immaginabile una città che piange centinaia e centinaia di morti ammazzati nelle strade ogni anno. La nostra città ha un livello di mortalità circa dieci volte maggiore di Parigi: la cura per la segnaletica è una delle concause e i romani non se ne rendono conto, anche quando ci vanno di mezzo, anche quando crepano, anche quando viene assassinato qualche loro parente. La colpa è sempre di qualcos'altro, mai del colpevole vero.

Ultima settimana di vita per l'Alcazar. E riflessione generale sui cinema che chiudono


Chiude il Cinema Alcazar. Questa è l'ultima settimana della sala - una delle ultimissime monosala - di Trastevere che domenica prossima calerà la saracinesca per l'ultima volta. A Roma sono decine e decine le sale che hanno chiuso negli ultimi anni e altre seguiranno sacrificate non solo sull'altare di Netflix, di internet, della paytv, ma anche in nome dell'ideologia. 

Per sopravvivere i cinema devono cambiare. Qualche volta, purtroppo, anche chiudere e trasformarsi in altro perché un cinema che chiude libera in qualche modo pubblico per quelli circostanti. Cambiare perché invece di tenere grandi sale mezze vuote si possono fare sale più piccole con fattore di riempimento più grande e circondarle di servizi che possano sostenere economicamente tutto il resto. 

Certo non si deve arrivare alla presa per i fondelli del cinema Etoile di Piazza San Lorenzo in Lucina che si è trasformato in spazio da 10 posti circondando dal maxi store di lusso di Louis Vuitton, ma il cambiamento è fondamentale. Oggi i cinema muoiono, invece, strozzati dalle regole di chi pretende di amarli, di chi vuole vincolarli, da chi - coi soldi di chi? - obbliga che restino aperti anche se non riescono a sostenersi neppure lontanamente. E così l'alternativa è solo una: cinema vuoti e chiusi, da anni, con l'unico vantaggio, tutt'al più, per chi li occupa. 

Si volevano fare case al posto del Cinema America. Si poteva dire di sì, si poteva dire di no, si poteva occupare abusivamente il cinema oppure, governando il problema, si poteva sedersi al tavolo con la proprietà e proporre alternative ferma restando la necessità del mantenimento di una piccola sala. E' quello che si è fatto tra l'altro in molte città italiane: a Siena, non propriamente un bastione elettorale degli sporchi speculatori della destra, si è fatto così su tutti i cinema: l'Odeon si è trasformato in una galleria commerciale e in piccoli uffici, più una piccola sala; il Metropolitan ora è un supermercato alimentare e delle residenze, oltre naturalmente ad una sala sebbene molto più piccola di prima; il Moderno niente: solo "case per ricchi" come le chiamano i movimenti che da noi (e non nella rossa Siena a riprova che la vera sinistra è altra cosa dal fascismo dei centrosocialari romani) riescono a tenere tutto bloccato; il Fiamma solo un supermercato e così via: dentro la città oggi non ci sono cinema abbandonati e le sale che sono oggi attive lo sono grazie al fatto che si è consentito alla proprietà di trasformarle in parte. 

I cinema possono diventare spazi per convegni, co working, ricavare aree commerciali, piccoli incubatori di start-up, residenze per artisti e creativi, quando c'è spazio appartamenti e spazi per la ristorazione. E' fondamentale che frequentandoli sia garantita una esperienza piacevole che non si fermi alla visione di un film, visione che ormai si può esperire anche altrove. Ma anche solo se restiamo a Trastevere quale "esperienza" garantiscono i nostri cinema? Passate lungo Viale Trastevere e traguardate l'Alcazar: non riuscirete a vederlo perché è sommerso da una coltre di monnezza, furgoni che tolgono la visuale, sosta selvaggia da far paura, alberi abbandonati, cassonetti e bancarelle. E la stessa cosa vale per il cinema Roma, dirimpetto, guarda caso chiuso anche lui. I cinema si devono trasformare, per provare a resistere, in pezzi qualificati e qualificanti di città: luoghi dove trovare anche un bel negozio, un ottimo ristorante, o un albergo di design.

Ma ciò che è normale in tutto il mondo a Roma viene bollato come "speculazione" in nome di una mentalità folle e autolesionista che è invece utilissima a mantenere inalterato il potere para mafioso di movimenti, centri sociali e certa brutta, bruttissima politica che ha trovato in questa città l'humus perfetto per far attecchire la gramigna di un cattocomunismo veterosindacale che genera invidia, povertà, disoccupazione, abbandono e sciatteria. E che, dopo averle generate, le considera un bene irrinunciabile. Una virtù.

Lì dietro c'è un cinema

E intanto l'Alcazar chiude, l'America rimane abbandonato insieme a decine di altre ex sale e così anche il Metropolitan: un enorme spazio in Via del Corso che potrebbe produrre mezzo centinaio di posti di lavoro e che viene lasciato bloccato perché - pur in presenza di un discreto accordo, ovviamente migliorabile, da parte della Giunta - non si vuole accettare che al posto di un (troppo) grande cinema si ricavi un (più) piccolo cinema affiancato da spazi commerciali. Un delitto per i benpensanti che in nome della purezza della cultura celebrano la bellezza del degrado e dell'abbandono. Un delitto doppio anzi: il Metropolitan (ma è solo un esempio su decine) avrebbe generato solo in oneri ordinari e straordinari 7 milioni nelle casse del Comune, soldi già destinati a molti interventi tra cui, ad esempio, la riqualificazione di Villa Aldobrandini. Oggi abbiamo Villa Aldobrandini mangiata dal degrado e un cinema chiuso e vuoto. Oltre che 60 posti di lavoro perduti. E ora la mancata manutenzione di un edificio vuoto e chiuso dal 2010 sta iniziando anche a dare problemi. Ma la mentalità malata del vero potere forte della città (l'ideologia cieca e stupida) è salva anche sta volta: la pressione dei movimenti è riuscita a far esprimere negativamente il Consiglio e le Commissioni Commercio e Cultura e tutto si è fermato chissà per quanto ancora.

L'incredibile week end del mercatino del rubato di Porta Maggiore. Video dall'alto sull'arco di 24 ore

24 gennaio 2016

Non ci dilunghiamo sui mercatini del rubato. Ne hanno parlato tutti, finalmente anche la grande tv. Ormai tutta Italia conosce questo fenomeno romano per cui i cittadini, magari gli stessi che hanno l'auto derubata o l'appartamento svaligiato, vanno a ricomprare al mercatino illegale la refurtiva. Sono scene incredibili perché le abbiamo viste solo in qualche film di neorealismo sul Dopoguerra, o in qualche documentario sui paesi dell'est. Sono scene incredibili anche perché si tengono in pieno centro. 
Eppure, vista l'incapacità delle norme di questo paese, pare impossibile contrastare davvero questa anomalia che, come tutte le anomalie lasciate crescere, si è trasformata in mafia. 

A nulla è valso il Giubileo e l'allerta terroristica. Si prosegue. E si prosegue anche in luoghi iconici della città come Porta Maggiore. Sul mercatino della roba rubata di Porta Maggiore pubblichiamo un documentario niente male che si svolge, con immagini dall'alto, nell'arco di 24 ore praticamente. Da ieri, sabato, verso le 11, fino ad oggi verso le 11, orario a cui risale la foto qui sopra.

Il mercatino si forma, diventa immenso, i tram fanno fatica a farsi largo tra venditori, compratori e spazzatura in vendita. Pericolo enorme. Nonostante le segnalazioni (aho, è sabbeto) ieri il mercato si è svolto per ore e ore e come al solito, finita la mercanzia, ha lasciato il consueto stuolo di porcherie. Ama non è passata (aho, è sabbeto) e come potete vedere alla sera, verso le 19, la situazione era quella mostrata nel filmato: sporcizia dovunque e cumuli di rifiuti, panni, scarpe, abiti rubati negli appartamenti svaligiati e rivenduti liberamente in mezzo alla strada che manco in Bulgaria nel 1959. 

La cosa straordinaria è che stamattina, alle 11 (è la parte finale del filmato), quando il mercatino iniziava a riformarsi, ancora tutta la spazzatura è al suo posto: Ama non era passata neppure a prima mattina a pulire. Il mercatino del rubato della domenica si riformava sulle sporcizie del mercatino del rubato del sabato. Di fronte a uno dei principali monumenti della città. Una roba di una amarezza e di una tristezza allucinante.

Come mai c'è voluto un palazzo crollato per invitare i tifosi ad andare allo stadio coi mezzi?


Davvero emblematico il dispaccio stampa della Polizia Locale di ieri. Lo trovate sotto. Tra le varie indicazioni sulla giornata di oggi e di domani a seguito della chiusura di Lungotevere Flaminio c'è una nota che ci ha colpito davvero: per la giornata di oggi si invitano i tifosi, sacrilegio dei sacrilegi, a recarsi allo stadio con i mezzi pubblici come si fa in tutto il pianeta Terra e in tutte le città evolute. Anche in quelle il cui stadio è perfino collegato peggio del'Olimpico. 

La verità molti nostri lettori la conosco perché, specie sui nostri social, la abbiamo denunciata più volte: i Vigili non possono scriverlo ma quando parlano "riduzione dei parcheggi" non intendono a fatto parcheggi regolari. I parcheggi regolari nella zona sono pochi e sono già tutti occupati dai residenti e l'afflusso delle auto allo Stadio non utilizza parcheggi regolari bensì ne inventa di nuovi. In curva, sulle strisce, sulla ciclabile, ma soprattutto, proprio in quel punto di Lungotevere che ora è chiuso, nella linea di mezzeria. Le auto, come molti di voi sanno, si piazzano esattamente al centro della carreggiata violando qualsiasi norma del codice della strada e mettendo tutti in sicurezza. E li si fermano. Tollerate e incoraggiate dalla Polizia Locale. Ogni santa domenica o comunque in occasione di ogni santa partita. 

Ma se questa assurdità è inevitabile, servendosi del mezzo pubblico, in occasione del crollo di un palazzo, allora significa che con un minimo di organizzazione e di sacrificio è evitabile sempre. Basta far rispettare le norme e tutelare la sicurezza dei cittadini sempre, ogni volta, invece di mettere tutto ciò in posizione subalterna rispetto alle esigenze di chi va a vedere una partita di pallone. 

C'è un clamoroso grumo di cattiva fede in questo comunicato. Una bella leggerezza di comunicazione da parte della Polizia Locale che così facendo ammette di tollerare se non incoraggiare pericolosissime violazioni al Codice della Strada. Quelle che in occasione di ogni match calcistico avvengono vergognosamente attorno all'Olimpico. La soluzione ce l'hanno: invitare la gente a usare i mezzi pubblici. Perché non la incoraggiano sempre e solo in casi eccezionali?

Ovviamente se il crollo (o se qualsiasi fatto grave) fosse avvenuto durante qualsiasi partita in svolgimento all'Olimpico, i mezzi di soccorso sarebbero rimasti bloccati tra il groviglio di auto posteggiate in mezzo alla strada e ogni finesettimana tollerate dai vigili. Ma non importa: aspettiamo che il Lungotevere riapra per poterlo utilizzare di nuovo come parcheggio abusivo-tollerato, solo qualche giorno di pazienza, solo qualche partita coi "mezzi pubblici", poi si potrà tornare all'inciviltà e all'egoismo di sempre. Tempo di togliere qualche detrito nella speranza che il prossimo fattaccio avvenga alle 3 del mattino.

"A seguito del perdurarsi della chiusura totale della circolazione veicolare nel tratto di Lungotevere Flaminio, interessata dal crollo parziale di un palazzo, la Polizia Locale ha istituito chiusure a Ponte Duca D'Aosta e a Largo Antonio Sarti
Si rinnova l'invito ai cittadini di evitare le strade a ridosso dell'area chiusa, deviando il percorso come segue:
per i veicoli che provengono da sud, ossia da Lungotevere delle Navi, deviare verso il quartiere Prati attraversando Ponte del Risorgimento, oppure deviare verso il quartiere Parioli (Viale Tiziano/ Belle Arti);
per veicoli che provengono da Nord (Lungotevere Acqua Acetosa), deviare verso Corso Francia oppure in Via Flaminia, in direzione Stadio Flaminio.
Domenica 24 gennaio Stadio Olimpico: in occasione dell'incontro di calcio Lazio-Chievo delle ore 15,00 si invitano i tifosi, se non indispensabile, a recarsi allo stadio utilizzando i mezzi pubblici, vista la riduzione dei parcheggi nell'area dell'incidente.
Lunedi 25 gennaio e successivi.Sono previste criticità nel traffico veicolare,  soprattutto attorno all'area Stadio Olimpico, in particolare Lungotevere Mar.llo Diaz e Largo M.llo Giardino, quindi si prega di limitare l'uso dell'auto nell'area, se non necessario.

La Polizia Locale metterà in campo tutte le forze necessarie atte a gestire il traffico. Sono comunque attivi tutti i servizi informativi (display stradali, Twitter, e mezzi di informazione). Se necessario seguiranno nuove informazioni."

Ehi ehi un momento, ma non avevamo detto che erano i parcheggi interrati a far crollare i palazzi?

23 gennaio 2016

Il fattaccio di ieri a Lungotevere Flaminio ci dice tante, tantissime cose. In primis si tratta di un fatto simbolico ed emblematico di una città che cade a pezzi. Ora anche letteralmente. Un fatto simbolico che ci conferma, viste le responsabilità del crollo, come la città sia devastata, distrutta, diroccata certamente a causa dei politici, degli amministratori, dei dirigenti corrotti, dei govrnanti, ma che queste entità abbiano una responsabilità che, pur elevata, non arriva mai alla responsabilità dei cittadini che sono, restano e saranno finché le cose non cambieranno radicalmente i veri artefici dell'omicidio di questa città.

A Piazza Gentile da Fabriano hanno fatto tutto da soli. Ma la cosa non sarebbe così grave (un fattaccio può pur succede, beninteso) se non quella piazza e quell'area della città non fossero state così connotate negli anni passati. Connotate da una battaglia che noi, da soli, abbiamo combattuto sul fronte opposto dei cittadini, dei residenti, del bobbolo di questa città. 
Quella battaglia ci racconta di persone che, quando vogliono, sono in grado di mobilitarsi, di partecipare, di fare opinione, di fare pressione verso chi amministra. Peccato che si impegnino a farlo solo per il male pubblico e il bene privato e mai all'incontrario. 

La battaglia di cui parliamo fu quella relativa al parcheggio interrato in Piazza Gentile da Fabriano. La retorica terrorista del "parcheggio che fa crollare i palazzi" ci ha visti contrapporci alla cialtronaggine di comitati e residenti per anni (stiamo parlando del periodo 2010-2012, quando a Roma ancora si costruiva qualche parcheggio sotterraneo). Il parcheggio bloccherà una falda acquifera, il parcheggio distruggerà il verde, il parcheggio farà crollare i palazzi. Erano queste le cantilene. I palazzi della piazza erano avvolti da lenzuola bianche con sopra scritte assurde contro chi stava realizzando il parcheggio. 

Dopo qualche tempo la struttura venne terminata, il verde molto migliorato, al posto del degrado spuntò un parco piacevole, gli alberi aumentarono e la sicurezza per i palazzi fu totale. Certo la conclusione non fu ideale perché la sistemazione della piazza purtroppo lasciava ancora spazio alle vetture in sosta abusiva di residenti e non, ma di certo le immonde fandonie (qui ne avete una sintesi) dei residenti vennero totalmente smentite. 

Con la stessa retorica ignobile e falsa gli stessi cittadini riuscirono più o meno a far saltare altri parcheggi come quelli di Via del Vignola o di Piazza Perin del Vaga che avrebbero permesso altrettante riqualificazioni. Il tutto solo ed esclusivamente per continuare a conseguire tornaconti privati a scapito del bene comune. In primis, lo sapete, continuare a parcheggiare la macchina gratuitamente sotto casa, possibilmente in divieto o in aree pericolose. Il parcheggio è visto come fumo negli occhi perché riduce (seppur troppo poco a nostro avviso) gli spazi destinati alla sosta selvaggia delle tre o quattro auto a famiglia che il romano medio ritiene costituzionalmente garantito possedere. E questo non è accettabile. No è accettabile limitare gli interessi privati per generare un vantaggio comune e pubblico: è contrario alla filosofia di vita (vita?) di questa città. Così come non è accettabile limitare chi vuole trasformare in un loft open space un appartamento di una casa progettata nel 1928 o chi vuole tramutare la propria casa in uno sconfinato giardino pensile fatto di vasi in cemento, metri cubi e metri cubi di terra ovviamente ben annafiata e dunque pesantissima.

Per chi stava devastando il loro palazzo facendogli rischiare la vita al massimo qualche occhiataccia o mezzo esposto, per chi stava banalmente realizzando un parking interrato con procedure professionali e garantite, manifestazioni, convegni, slides e dichiarazioni terroristiche che qui, qui, qui e qui abbiamo raccontato all'epoca.

Dopo Lungotevere Flaminio pronti al crollo anche in Piazza Indipendenza? I Vigili del Fuoco in allarme

22 gennaio 2016

A causa di decine di bombole del gas e di stufe: lo scrivono i Vigili del fuoco. A Roma centro è pericolo nell'ex sede della Federconsorzi, urge lo sgombero. 
 L’edificio, ora appartenente a Idea Fimit sgr (fondo Omega), è occupato abusivamente da 2 anni. Si trova a Piazza Indipendenza, accanto al Csm e all’Ambasciata tedesca. 

Il verbale è molto chiaro, eppure l'edificio non viene sgomberato. «Elevato rischio di incendio/esplosione» nel fabbricato di via Curtatone 3, a Roma, a causa di «decine di bombole di gas gpl destinate ad alimentare utenze di fortuna» e di «numerosissime stufe elettriche». Lo hanno scritto i Vigili del fuoco dopo il sopralluogo effettuato il 1° dicembre 2015, quindi quasi due mesi fa.


Palazzo Curtatone, ex sede storica della Federconsorzi e dell’Ispra, ora appartenente a Idea Fimit sgr (fondo Omega) e affittato alla Se.A, è occupato illegalmente da migranti da due anni. Stava per essere ristrutturato per ospitare centri direzionali di aziende estere, dando vita a centinaia di nuovi posti di lavoro. Ma, nell’ottobre del 2013, gli abusivi misero in fuga la vigilanza e si insediarono nell'immobile. A nulla, finora, sono valsi gli appelli alle istituzioni e le interpellanze parlamentari.

E ora c’è pure il rischio incendio/esplosione, messo nero su bianco dai Vigili del fuoco. Il palazzo è bene precisarlo, si affaccia su piazza Indipendenza (di fianco al Consiglio superiore della magistratura e vicino all’Ambasciata tedesca), via Goito, via Gaeta e via Curtatone (di fronte alla sede romana del “Sole 24 Ore”).

«Una cosa del genere sarebbe possibile in un’altra capitale europea? Qualcuno immagina l’occupazione abusiva e pericolosa di un edificio, destinato a dare lavoro a tante famiglie e ad attrarre ricchezza, al centro di Vienna o Berlino? A fianco di istituzioni, rappresentanze istituzionali e redazioni? Chiediamo il ripristino della legalità, della sicurezza e una degna accoglienza per chi nel nostro Paese cerca una vita migliore», ha dichiarato Annalisa Bianchi, portavoce della società Se.A.

La verità, comunque, è molto più larga di così. Situazioni come questa a Roma sono, grazie all'incapacità, al lassismo, alla connivenza, decine e decine. Tutte potenziali bombe ad orologeria pronte a detonare. Luoghi dove nulla è a norma, luoghi dove ogni utenza di fortuna può generare un corto circuito, luoghi dove chiunque può infilarsi a vivere senza controlli, senza responsabilità, senza riconoscimento. Non accade nulla di simile in nessuna altra città del mondo: a breve la popolazione che occupa fior di palazzi in pieno centro diventerà superiore a quella che paga l'affitto, le utenze, il condominio, le tasse. Non è umanamente concepibile una città così.

Il crollo di Piazza Gentile da Fabriano di stamattina (a proposito, chissà se i furbi che avevano smontato i muri portanti per farsi l'openspace erano le stesse persone che protestavano contro il parking interrato sotto la piazza perché avrebbe fatto crollare i palazzi...) è solo un oscuro presagio di una città che dopo essere stata inondata dalla pupù degli uccelli ed essere stata invasa dalle pantegane sta letteralmente cadendo a pezzi. Quando interveniamo?

Cancro bancarelle. In attesa di eliminarle basterebbe applicare il regolamento comunale per metterle in difficoltà


Proprio ieri abbiamo ricevuto una mail da parte di un cittadino che ci ha raccontato l’ennesima brutta storia che riguarda i “furgoni bianchi”. Per chi non lo sapesse (o non abita a Roma) con questa dicitura si indica l’esercito cafone che ogni giorno invade strade e marciapiede della nostra città riducendola ad un mercato indecoroso e pericoloso.
Mmm, ma non è che siamo noi che abbiamo la fissa con l’idea di una città dignitosa, decorosa e sicura? Insomma, penserà qualcuno, “Roma nun è Copenaghen” (e manco Londra, Berlino, Parigi, Bruxelles, New York, Oslo…).
E perché no? Perché siamo rassegnati ad una città che è ostaggio di una cricca di criminali che si servono della politica per svolgere i propri affari.
Si chiama “commercio a rotazione” e si legge “bancarelle”. Posti dove la gente pensa di fare l’affare della vita e non si chiede che cosa sta comprando (e soprattutto quanto vale), in un momento storico dove si trovano le stesse cose a meno prezzo ovunque.
Il tutto nasce da un equivoco imbarazzante, equivoco non casuale. Questi signori del suq la mattina devono scaricare le loro merci per approntare i loro orridi banchetti, e la sera devono caricare di nuovo quella restante per fare ritorno nei magazzini.
COME SI SVOLGE QUESTA OPERAZIONE?
Non sta scritto da nessuna parte.
Nel regolamento non c’è scritto, non viene affatto preso in considerazione il problema di come si svolgono le operazioni di carico e scarico delle merci, non c’è la previsione di aree dedicate al carico e scarico. Quindi tutto avviene a danno della viabilità e della sicurezza per i cittadini. E visto che non sta scritto da nessuna parte, i camion dopo l’operazione di scarico non vengono quasi mai spostati ma anzi, si appropriano delle aree circostanti il banco occupando posteggi senza pagare la sosta, occupando marciapiede a danno dei pedoni, rallentando il traffico e impedendo una corretta visuale a danno della sicurezza di tutti posizionandosi in mezzo alla carreggiata: ogni giorno, ad ogni ora.
D’altronde è proprio il regolamento esistente che non viene rispettato. Basta solo che leggiate questi articoli per capirlo:
Art.13, punti 2 e 3:
  • è fatto divieto assoluto di appendere merci od altro agli ombrelloni di copertura od alle tende mantovane o pensiline, ad eccezione dei posteggi ubicati nel raggio di metri 50 dai mercati giornalieri;
  • gli operatori devono attenersi, nell’esposizione delle merci e nelle operazioni di vendita, alle comuni regole relative all’igiene, all’abbandono dei rifiuti e al rispetto del decoro della città, ai sensi di quanto in ogni caso disposto dai vigenti regolamenti comunali e dalla normativa del settore.
e ancora…
  • I Municipi provvedono ad individuare, con apposita segnaletica, i posteggi
    concessi ed in generale le aree di sosta per l’esercizio del commercio su aree pubbliche ricadenti nel proprio territorio.
Ma avete mai visto bancarelle senza merci appese? Avete idea di cosa lasciano in terra quando se ne vanno? Avete mai visto la apposita segnaletica per capire dove possono stare e dove no? 
Ma andiamo avanti, art. 15:
  • il titolo autorizzativo originale, riportante l’indicazione del gruppo rotativo d’appartenenza deve essere sempre esibito, a richiesta del personale di vigilanza, assieme al provvedimento del Dipartimento VIII indicante il turno di lavoro, nonché ai bollettini di pagamento del COSAP riferiti all’ultimo anno;
  • il cartello indicante il gruppo rotativo deve essere sempre ben visibile presso il banco di vendita;
Anche qui, facciamoci una bella risata.
Ma passiamo al posteggio (sempre art.15)
  • gli automezzi adibiti alla vendita di cui al settore alimentare devono essere parcheggiati in adiacenza al marciapiede; qualora l’area di sosta ricada su sede stradale interessata da traffico veicolare la vendita deve essere rivolta verso il marciapiede stesso e nessun aggetto di sorta deve interessate la sede stradale.
E quelli del settore non alimentare (che sono la maggioranza e occupano quai tutte le consolari e strade commerciali di Roma)? Nessuna menzione.
Incredibile poi sapere che ogni banco di vendita (art.16):
…deve essere di mq. 12. Le suddette dimensioni, che di norma sono metri 4,00 parallelamente al marciapiede e m. 3,00 perpendicolari al marciapiede, dovranno essere modificate in relazione alle caratteristiche dell’area di sosta rispetto alla quale dovrà essere garantita una corsia per il transito pedonale non inferiore a metri 2,00.
No, dico, ma le avete mai viste bancarelle 4mtX3mt??? E lo spazio per passare non inferiore ai 2mt? Ultima cosa (ma potremo andare avanti spulciando tutti gli articoli e finiremo domani)
Con provvedimento dirigenziale del Dipartimento VIII sono individuati per le differenti rotazioni il banco o struttura tipo da utilizzare, in sintonia con l’arredo urbano della città e che permettano ai consumatori d’identificare immediatamente gli esercizi autorizzati dall’Amministrazione Comunale. A tale scopo l’Amministrazione, con il concorso delle OO.SS. dota gli operatori delle singole rotazioni di una targa identificativa.
Targa Identificativa??? E dove sta? Mai vista. Le sanzioni per chi non rispetta le norme del regolamento variano da 516, 46 euro a 3.098,74 euro, con l’aggravante delle recidive.
MA CHI DOVREBBE CONTROLLARE?
Nell’articolo 33 si fa cenno alla istituzione di un non meglio identificato OSSERVATORIO DEL COMMERCIO SU AREE PUBBLICHE, organo misterioso di cui non si ha menzione da nessuna parte.
La Polizia municipale fa quello che può ma ovviamente sempre troppo poco rispetto al bordello che assedia le strade. E soprattutto quasi sempre su segnalazione dei cittadini, evidenziando la mancanza di un piano strategico di controllo capace di tenere “sotto botta” i possessori di licenze a rotazione (d’altronde non è che li devi andare a cercare, occupano sempre le stesse postazioni, tutti i giorni e sarebbe fin troppo facile andare a controllare OGNI GIORNO quello che fanno).
Leggete questa lettera, e poi traetene le dovute conclusioni. E’ una lotta contro i poteri forti, non contro i commercianti, sia chiaro. Poteri forti costituiti in lobby di potere che creano consensi anche a livello politico. Motivo per il quale si scrive un regolamento volutamente lacunoso e poi si permette non solo che venga quotidianamente violato ma non si crea uno strumento efficace di controllo atto a prevenire i danni causati alla cittadinanza e alla immagine della città. Una bella sinfonia orchestrata ad arte.
————————————————————————–
Gentile Redazione,
sono un residente della zona di piazza dei Re di Roma e volevo raccontarvi una storia che ha dell’incredibile. Se non fosse che invece è tristemente normale.
Da anni, all’angolo tra la piazza e via Albalonga esiste una postazione dedicata al commercio a rotazione (bancarella). Questa postazione, come in generale quasi tutte le altre esistenti a Roma, non rispetta mai le regole imposte dalla Amministrazione, creando un disagio continuo e costante ai residenti della zona e al traffico dei veicoli.
La postazione insiste su una porzione di marciapiede che si allarga in prossimità della curva. Un “dente” creato apposta per non far fermare le auto in curva e mettere in sicurezza l’attraversamento pedonale ma che invece è stato individuato dal Municipio (VII) come una area adatta alla installazione di un banco per la vendita di prodotti. Anomalie di una città davvero ridotta allo stremo.
I licenziatari di questo spazio (che cambiano di giorno in giorno) si inventano le maniere più disparate per posteggiare i loro camion, effettuando il carico e scarico delle merci in barba alle norme più elementari di sicurezza,il tutto a danno di noi che ogni giorno dobbiamo attraversare la strada. Non solo si allargano appropriandosi di porzioni di marciapiede che non glie spettano ma utilizzano il camion come un ufficio mobile, dove mangiare, dormire e come camerino di prova per i clienti più vergognosi. Spostano i secchi della monnezza per parcheggiarci davanti, parcheggiano sul marciapiede in prossimità delle strisce, parcheggiano in mezzo alla strada sull’isola di traffico che divide le due corsie.
Ora, è più di un anno che segnalo costantemente il problema al Corpo di Polizia Locale, spesso vengono ed elevano contravvenzioni. A volte hanno fatto sloggiare addirittura il commerciante di turno. Ma la situazione non cambia. MI CHIEDO COME POSSA ESISTERE UNA POSTAZIONE PER IL COMMERCIO IN UN LUOGO TALE.
Proprio ieri pomeriggio, tornando a casa ho assistito a questa scena: una auto di pattuglia sulla piazza si ferma e scende un vigile che solertemente si avvicina al camion, parcheggiato sul marciapiede, fischiando.
“Bene, mi sono detto, controllano anche quando non li chiami!”. E infatti ieri non avevo segnalato l’abuso, preso da altre cose.
Ma il colloquio che ne è eseguito mi ha atterrito…
Il commerciante esce dal camion, un romano coatto vestito da capo a piedi con scarpe da ginnastica costose, orologio importante in bella vista e smartphone di ultima generazione in mano. Il fare, come sempre, da vero coattone.
Commerciante “Bonasera Capo, si, si…ooo so’, se dovemo spostà, ma è da stammmadina che siamo qua, so’ gia’ passati i colleghi e ce l’hanno detto….”
Vigile “Ho capito, ma che dovemo fa’?”
Commerciante “Famo che tra du’ orette tanto dovemo sbaraccà tutto, pe’ oggi amo quasi finito, dai…poi se ne annamo, eh?!”
Vigile “Vabbè, ho capito, dai”. (E se ne va)
I due si salutano e il vigile solertemente si riavvicina alla auto di servizio per altri controlli sulla piazza.
Un caso di lassismo, di perbenismo. In poche parole IL MALE, che ha permesso a questa città di diventare quello che è diventata.
Il vigile lo conosco, è uno che fino a ieri pensavo fosse tra i migliori, quello che quando  stava di servizio a Porta Maggiore la mattina non c’era mai casino perché era bravissimo a dirigere il traffico il quella bolgia maledetta. E sorrideva a tutti, con gentilezza dava informazioni agli automobilisti e svolgeva il suo compito sempre con estrema risolutezza. Poi non l’ho più visto, evidentemente era troppo bravo o forse pure i vigili devono girare e non fare le stesse cose. Fatto sta che era proprio lui quello di ieri che ha fatto finta di non vedere. Bravo dovunque, ma sulle bancarelle si alzano le mani.
E allora ho preso il telefono e ho fatto la mia segnalazione tramite IoSegnalo. Sono venuti subito, auto in borghese, controllo e multa. Nonostante io tutto continuo ad avere fiducia nelle istituzioni… Il commerciante era fuori dalla grazia di Dio.
“Bravi, bravi, oggi siete venuti du’vorte, proprio adesso pure che è l’ora che se poteva arzà quarche cosa, m’avete ammazzato (lui invece dentro al camion sul marciapiede in prossimità delle strisce pedonali, col motore acceso per scaldarsi evidentemente non aveva ammazzato nessuno)”.
E faceva finta di sbaraccare, smoccolando a destra e a manca. Erano le 18. Alle 19:30 il camion si era spostato dal marciapiede… spostandosi però in mezzo alla strada. Alle ore 20, ovviamente, per le consuete operazioni di carico della mercanzia era di nuovo sul marciapiede…
Ecco, questa storia credo che sia emblematica della nostra città. Di come siano organizzate le istituzioni e di come i cittadini siano lasciati soli davanti allo strapotere di persone senza scrupoli. A cosa serve sbattersi tanto? A che serve segnalare? Provate voi a fare quello che quotidianamente fanno i bancarellari romani, provate a fare solo la metà. Vi ritrovereste nella merda. E invece loro, che sulla merda hanno costruito il loro lavoro, continuano ad offendere, stuprare, saccheggiare vigliaccamente quello che rimane della nostra città.

Iniziamo a smontare le cretinate che già girano sul parcheggione sospeso sopra la stazione Termini?

21 gennaio 2016

In questi giorni grazie ad un paio di articoli usciti sulla stampa locale, alcuni romani stanno iniziando ad accorgersi (dopo anni dall'apertura del cantiere) del mega parcheggio in costruzione sopra la Stazione Termini. Un'opera ingegneristicamente colossale che - al di là del discutibile impatto architettonico che speriamo venga mediato con dettagli e migliorie - dovrebbe inorgoglirci e che, soprattutto, dovrebbe dare a tutti finalmente la speranza di poter avere un'area civile attorno alla nostra stazione centrale.

Ma a Roma, la capitale intercontinentale della sosta abusiva e della malattia-della-maghina, ogni volta che si parla di parcheggi interrati o in struttura (in questo caso sopraelevati) apriti cielo. Sia mai che prima o poi qualcuno deve posteggiare regolarmente invece di sostare in seconda fila, sulle strisce, sui marciapiedi, in curva e in mezzo alla carreggiata. Sia mai!!!

Il primo comandamento della superstizione contro i parcheggi abusivi è che sono "attrattori di traffico". Appena sentite sciocchezze di questa natura iniziate a preoccuparvi. Il traffico, come tutti facilmente si possono render conto semplicemente azionando il neurone superstite, è attirato dalla disponibilità di sosta gratuita o abusiva (a Roma le due cose sono sinonimi, vista la percentuale da lotteria di esser sanzionati), non certo dalla sosta a pagamento. La sosta a pagamento, al contrario, regola i flussi (anche perché si può agire sulla tariffa), tanto è vero che ogni stazione ferroviaria in Europa, ma anche in Italia, è dotata di grandi strutture per la sosta. A partire dalla Stazione di Santa Maria Novella a Firenze, una delle principali in Italia, che di certo non è congestionata dalle auto che cercano di raggiungerla per parcheggiare e che anzi, al contrario, grazie a quel parcheggio ha portato sottoterra le vetture lasciando la superficie a tram, aree verdi e ampi spazi pedonali.

I talebani della bicicletta poi sono andati anche avanti: con una petizione. Chi scrive usa praticamente solo la bicicletta per spostarsi in città, ma un conto è servirsi della bici come mezzo di trasporto (ed è il più conveniente e smart), altro è strumentalizzare le due ruote trasformandole in strumento ideologico: grazie a questo atteggiamento tenuto dalle associazioni di ciclisti, la città oggi si presenta come il posto meno ciclabile d'Italia e d'Europa. E che genialata hanno fatto i nostri? Beh, leggetela e se siete particolarmente autolesionisti firmatela pure. 

L'infrastruttura, un'opera che ripetiamo tutte le grandi stazioni hanno, è raccontato come un'opera "grottesca" e "dannosa" che serve gli "interessi particolari" scaricando i "costi sulla società". Una serie di idiozie che vanificano la giusta richiesta successiva di riservare degli spazi nel parcheggio alle bici. Giusta fino ad un certo punto, in realtà, visto che il parcheggio sarà molto in alto e raggiungibile da rampe totalmente inadatte a chi si sposta in bici: Grandi Stazioni dovrebbe provvedere ad un serio parcheggio bici in quota 0, non in un parcheggio sospeso molto difficilmente raggiungibile. Questo a riprova di quanto strampalate siano queste proteste. Chissà come mai questi ciclisti-taliban non hanno mai fatto petizioni dove considerano "dannosa e grottesca" l'assurda situazione di sosta selvaggia che umilia Via Marsala e Via Giolitti da decenni!?

Ma al di là delle cretinate e delle superstizioni sulla sosta in struttura (sul Muro Torto ci sono le entrate e le uscite del parking di Villa Borghese, il più grande del suo genere d'Europa: vi risulta che questo contribuisca alla congestione dell'area?), occorre capire seriamente se la chance che il parcheggione offre sarà colta: gli oltre mille posti auto che il parcheggio offrirà saranno eliminati dalla zona circostante alla stazione? Saranno riqualificate le strade dell'Esquilino togliendo la sosta? Sarà pedonalizzato tutto l'asse di Via Giolitti facendone, da Porta Maggiore a Piazza dei Cinquecento un boulevard di qualità urbana, verde e caffè all'aperto trasformando definitivamente in meglio tutta l'area? Sarà resa impossibile la sosta attorno alla stazione? Sarà impedita ogni forma di fermata in Piazza della Repubblica che, da sempre, ha zone pedonali trasformate in parcheggio con tanto di parcheggiatore abusivo? Queste sono le petizioni e le battaglie da fare. Tutto il resto favorisce soltanto ciò che più piace ai romani: che tutti resti com'è. Per sempre.

ShareThis