Ecco perché la nuova palazzina di Via Ticino va fatta anche se fa schifo

14 ottobre 2017
Cosa ne pensa Roma fa Schifo della faccenda di Via Ticino? Cosa ne pensa il blog che più di ogni altro è favorevole all'architettura contemporanea del palazzo che si sta per edificare al posto di un convento risalente agli anni Trenta e poi pesantemente modificato negli anni Cinquanta? 

Come i nostri lettori ben sanno noi ci schieriamo quasi sempre dalla parte del nuovo. Specie quando, grazie alla virtuosa pratica della demolizione e della ricostruzione, il nuovo sostituisce il vecchio. E specie quando questo "vecchio" è privo di valore storico, urbanistico, paesaggistico, artistico, architettonico. E questo sembra proprio un caso simile: il palazzo di origine non ha grande rilevanza (qualcuno parla addirittura di falso storico) e il progetto di destinazione, oltre a generare indotto, posti di lavoro, operai, ingegneri e impiantisti che si allontanano di un passetto da depressione, declino e disoccupazione, è firmato da uno studio importante. Uno studio, tra l'altro, che ha fatto ma soprattutto che farà cose significative in questa città. A partire dalla nuova sede IBM prevista nella landa desolatissima della Nuova Fiera di Roma. 

E però c'è un però. Un però molto semplice: il progetto fa pietà! Lo studio è buono, l'architetto sa il fatto suo, l'operazione è importante e ha tutto il nostro appoggio perché bisognerebbe farlo con mezza città di demolire il vecchio e costruire nuovo e di qualità. Il punto è che il nuovo deve essere meglio del vecchio, solo così possiamo smontare la malata impalcatura mentale di chi dice che comunque il vecchio è meglio. Solo così possiamo demolire le errate convinzioni di Vittorio Sgarbi (autore contro questo progetto della piazzata via Facebook che ha aperto le danze alle polemiche parlando assai impropriamente di "villino liberty", bah...) e di Italia Nostra convinti che si debba tutelare a prescindere e che qualsiasi cosa contemporanea sia peggiore di quanto era stato fatto 50, 60, 70 anni fa. 

Se Italia Nostra ci fosse stata negli anni Trenta avrebbe protestato perché si edificava su un'area verde; se ci fosse stata negli anni Cinquanta avrebbe protestato perché si sopralzava un villino degli anni Trenta. Oggi negli anni Dieci del Duemila fa patetiche manifestazioni per tutelare esattamente quello che avrebbe ostacolato. Italia Nostra è una organizzazione che, qualora già in essere (e per fortuna non c'era) avrebbe fatto manifestazioni contro la edificazione di San Pietro in Vaticano visto che si stavano utilizzando i marmi depredandoli dal Colosseo. Italia Nostra avrebbe bloccato la costruzione di Palazzo Pamphili, di Sant'Agnese in Agone e proprio di tutta Piazza Navona, d'altronde erano solo case di lusso per famiglie ricche (come dicono sempre coloro che ostacolano lo sviluppo immobiliare) costruite sopra ad una prestigiosissima area archeologica di un circo romano assai meglio conservato del Circo Massimo. 

Epperò stiamo dando benzina alla folle corsa di queste sciocche automobili che puntano addosso a noi stessi. A Roma la sostituzione edilizia, la demolizione di vecchi brani di città per costruire nuovi edifici con materiali migliori, con classe energetiche migliori e quant'altro si sta rivelando troppo spesso un flop. C'è Via Ticino, ma c'è anche Piazza Pitagora. Dovunque zero coraggio, zero capacità di guardare come e cosa si costruisce nel mondo, zero senso estetico.
Così si rafforza la fronda ignobile e dannosa di chi dice che l'architettura contemporanea è qualcosa da tenere alla larga da questa città. Così si dà forza a chi, come Italia Nostra, ha il coraggio di dichiarare robe tipo: "abbiamo paura perché quando sentiamo che si vuole guardare alla modernità temiamo che si voglia considerare Roma come una delle altre città del mondo". Queste folli dichiarazioni resterebbero folli se dall'altra parte si potesse rispondere con dei contenuti. E invece al posto dei contenuti c'è una palazzina che sarebbe sgradevole sul lungomare (chiamiamolo così) di Torvajanica.

Dunque la nostra posizione? Paradossale, ma al solito molto lucida. L'edificio è orribile, ma (sperando in qualche miglioramento in fase di progettazione esecutiva) va fatto a tutti i così. Va fatto perché grave sarebbe se la combriccola di cui sopra riuscisse a portare a casa un risultato. Significherebbe il blocco - se non altro per evitare beghe - di altre iniziative, significherebbe un nuovo macigno di depressione sull'atmosfera allucinante di questa città che invece al contrario di quello che dice Italia Nostra deve ambire eccome ad essere a livello delle altre città, significherebbe la vittoria dell'immobilismo imbalsamato. Il tutto, ovviamente, mentre dovunque in città si edificano strutture progettate al più da geometri, ma quando arriva un progettista che sia questo del quartiere Coppedè che ha firmato un progetto infelice o che sia Daniel Libeskind (è stata Italia Nostra a contribuire bloccare le sue torri, ricordiamocelo) allora apriti cielo, allora giù a farsi pubblicità mettendosi in mezzo. Sull'immondizia edilizia che ancora sta investendo l'area periferica e semicentrale della città non una parola che sia una. 
Come vedete è un problema culturale, che attiene ai due fronti opposti di chi vede la città come un organismo morto da tutelare imbalsamato (stanno da questa parte anche tutti i partiti politici, PD e Fratelli d'Italia hanno dichiarato allo stesso modo sulla questione) e di chi la vede come un organismo vivo in eterna trasformazione come è sempre stata fino ad oggi. E una faccenda culturale di questa portata val bene un edificio che, per lo meno dai rendering, ci pare molto brutto.

Dobbiamo renderci conto che se ci fosse stata la mentalità Italia Nostra style nei secoli passati, questa città non sarebbe esistita, non sarebbe progredita, non avrebbe conquistato il mondo, non tramanderebbe oggi una stratificazione di epoche straordinaria e unica sul pianeta. Dunque ogni tassello è buono per combattere questo modo di pensare che è una delle metastasti che più di altre sta uccidendo la città. In tutto questo può intervenire il Comune? Certo che può. Facendo una seria commissione capace di fermare, rallentare o non facilitare progetti di sostituzione edilizia non improntati alla qualità, capace di avere l'autorevolezza per far modificare realizzazioni che non portano in se cultura architettonica. E al contempo in grado di fare tappeti rossi a chi fa il contrario.


116 commenti | dì la tua:

Valter Chiappa ha detto...

Sottoscrivo ogni vostra parola. Va però specificato che questa azione di freno viene esercitata principalmente dal Comune stesso, con gli uffici delegati alla tutela di vincoli di vario tipo (che nella zona immagino presenti), tramite pareri per loro natura del tutto arbitrari, ma chr comunque vengono espressi usualmente nello spirito della conservazione ad ogni costo. Se aggiungiamo che l'edificio sarà destinato, e quindi deve piacere, ad un mercato grettamente tradizionalista, alla fin fine il progetto che si è riusciti a portare avanti non è poi così male!

Anonimo ha detto...

Condivido. Servirebbe però qualche rendering per dar conto di quale potrebbe essere un’architettura contemporanea in grado di dialogare con quel contesto oppure di “rompere” in modo interessante la linearità delle realizzazioni anni ‘30. se ci fosse la parte costruens sarebbe più facile non far rimpiangere le pregevoli e irripetibili realizzazioni del passato a favore di qualche esempio di qualità architettonica attuale. A me (ma è un’opinione) piacerebbe raccogliere la sfida di proporre lo stile del ‘900 con materiali attuali: uno stile perfetto per Roma.

Federico ha detto...

Ammazza che pippone senza costrutto...

Anonimo ha detto...

Allora demoliamo anche il Colosseo. Ma che ragionamento è? Anche a voler ammettere che il villino che intendono abbattere non abbia pregio storicoquello che intendono costruire e totalmente decontestualizzato e non è neppure un opera di pregio come può essre in maxi o la teca dell'ara Pacis e solo una cagata pazzesca come la corazzata potenkin

supervice ha detto...

Da Firenze, quel villino non è un villino, ma una bella costruzione neoclassica, armoniosa, che si intona alla luce e alla tradizione urbanistica di Roma: che cazzabubbula ha quell'edificio per non essere lasciato lì dov'è? E qui a RFS si vive in una dimensione idilliaca dove ogni costruzione o demolizione va poi conferita nell'ambito delle idee. Peccato che di spazi per i rifiuti non ce ne sono più, siamo pieni come l'ova.

Valerio Fabbroni

P.S. se mi date del grillino, pensateci, quando mi incazzo ho grosse facoltà telepatiche.

Anonimo ha detto...

Ma con tutta l'edilizia di pessima qualità e orribile da vedere che andrebbe buttata giù e ricostruita soprattutto nelle periferie proprio una palazzina come quella che non è affatto disprezzabile vogliono buttare giù? Almeno quando lo fanno a Londra costruiscono qualcosa di originale.

Francesco ha detto...

Ma perché il nuovo deve essere per forza costruito sopra l'antico? Quello è un quartiere molto bello di Roma, e i palazzi degli anni '30 creano un'atmosfera pittoresca. Costruire un palazzo del genere in quel quartiere sarebbe come un lupo in mezzo al gregge (come, del resto, è stato per la nuvola all'eur...). Una palazzina del genere sarebbe ottima per la periferia, dove tutte le costruzioni sono contemporanee e quindi non stonerebbe ma si inserirebbe in maniera armonica. Ben venga il nuovo, ma quando non rovini il vecchio!

Anonimo ha detto...

Ma la palazzina da abbattere e' pericolante ? Danneggiata ? Pericolosa ? Perché chiunque guardando le immagini che allegate si chiede: PERCHE' FARLO ? Chi ci guadagna aa mettere quel coso stile Littoria/Cisterna bonificata in quel contesto architettonico ? Il concetto di "cavolo a merenda " vi e' estraneo ?

Anonimo ha detto...

stavolta romafaschifo-tonelli l'hai fatta fuori dal vaso: in mezzo a tre quarti di città fatti di costruzioni orrende la cui sola vista concausa il malessere fra i cittadini dovremmo invece abbattere proprio una così bella palazzina per sostituirla con una palazzina orrenda che si aggiunga agli altri obbrobri? Ma vaaaaaaa

Anonimo ha detto...

Quella esistente è una palazzina privata. Peraltro brutta quanto la fame perché non è che negli anni 30 si facessero solo capolavori.
All'interno sarà completamente da ristrutturare (con costi altissimi) e la classe energetica minimo è F.
Mi chiedo, ma tutti urbanisti col culo degli altri?
Ma un privato sarà padrone di fare come cazzo gli pare?

supervice ha detto...

Anonimo delle 10:00: non parlare di fame, che siamo tutti belli in sovrappeso.
Quella non è brutta manco per il cazzo; la facciata non è mediocre, è bella.
Non sarà il palazzo Bartolini-Salimbeni in via dei Tornabuoni, ma ha equilibrio da vendere.
Tutti i palazzi vanno ristrutturati ogni 50 anni, quello nuovo che vorresti costruire oggi dopo 70 lo dovrai buttare giù.
'Sto cazzo di progressismo del sol dell'avvenire colpisce a destra e a manca, c'è poco da fare.

Anonimo ha detto...

@ 10:00 PM No, un privato non è padrone di fare come cazzo gli pare. E meno male!

Anonimo ha detto...

Leggo che il nuovo palazzo è progettato da Alessandro Ridolfi, presidente dell'ordine degli architetti e paesaggisti di Roma. Mah.

Dario ha detto...

Ragionamento che non farebbe una grinza se si trattasse di Torre Angela, ma è il Quartiere Trieste, che con questa storia delle demolizioni e sostituzioni è stato devastato fino agli anni '70 (e anche di più, si veda la fine che ha fatto il Cinema Rex: oggi al suo posto sorge un anonimo cubo di vetro).
Quindi, vade retro. Oltretutto la palazzina aggetta coi suoi balconi sulla strada, come tutte le palazzine anni '70, e scommetto che i proprietari la tassa apposita non la pagheranno mai...

Anonimo ha detto...

perchè demolire questa palazzina invece di una qualsiasi tra le migliaia di orrori di cui è infestata la città? Perchè questa palazzina è circondata dalla bellezza architettonica e da un contesto unitario, e sfruttare questa bellezza distruggendone un pezzetto, renderà almeno 8/10.000 euro a metro quadro. Poco importa se poi TUTTE le altre case adiacenti perderanno valore, se il contesto urbanistico (concetto sconosciuto a questo blog che si esalta per i mostri di via della lega lombarda sbattuti in faccia all'unico polmone di villini di pregio in quel quadrante di roma) verrà stravolto. Le sette famiglie si godranno la bellezza dai loro terrazzini, tutti gli altri, proprietari o semplici passanti, avranno il loro scenario rovinato da questo coso orrendo. Scrivete: "qualcuno parla di falso storico", quel qualcuno è l'architetto che ha firmato questo cesso, "il Presidente dell'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e CONSERVATORI di Roma e provincia", proprio così... non demolitori, Conservatori, pensate un pò. Ci può spiegare l'architetto il concetto di falso storico? Il vittoriano è falso storico? La galleria di arte moderna è neoclassica quindi è un falso storico, si può demolire? La casina delle civette in villa torlonia è neo medievale quindi è falso storico, si può demolire? ci facciamo otto piani di vetro e cemento? però mettiamo il vetro colorato, così uniamo il passato con il presente. E' arrivata l'ora di vincolare l'architettura di inizio 900 anche fuori dal municipio I, che oggi è quasi interamente considerata come quella degli anni 70. Proprio come è successo per la rinascente a via del tritone, all'interno libertà di innovare, ma la facciata DEVE rimanere quella originaria. Le periferie sono piene di schifezze da demolire e sostituire con progetti più belli e funzionali. Seguendo il ragionamento "lucido" che leggo in questo articolo, si potrebbe demolire di nuovo mezza piazza navona in nome della "stratificazione architettonica"? Ma per carità...

Anonimo ha detto...

RFS STAI FUORI DI TESTA

è giusto demolire gli orrori per ricostruire meglio

trovare orrori da buttare giù a roma non è difficile ma quella è una palazzina degli anni 20

più che carina.

quindi non scrivere boiate, non capisci proprio un cazzo eh

Anonimo ha detto...

Capre. Ora giro a Sgarbi. Asino.

Anonimo ha detto...

Vanno demolite le monnezze urbanistiche anni 60 in poi nn palazzine anni 30. RfS stavolta hai toppato

Unknown ha detto...

Immagina male, faccio parte della Sovrintendenza Capitolina e, per una lunga serie di motivi, le garantisco che il villino non è censito nella Carta per la Qualità, l’unico strumento normativo che avrebbe potuto tutelarlo. Va immediatamente iniziato il censimento dei villini ed inserito nella Carta. Un aggiornamento previsto nelle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore vigente.

Unknown ha detto...

A me personalmente la nuova palazzina piace, ma penso che in quel quartiere NON c'azzecchi proprio niente.

Anonimo ha detto...

Ma perchè invece non demoliamo quelli orribili palazzoni anni '70 da 8 piani che abbiamo in periferia? Non dico abbatterli ma magari ristrutturarli completamente perchè è stato lì il periodo che hanno distrutto Roma!

Anonimo ha detto...

Nel frattempo sulla Tiburtina:
https://www.google.it/maps/@41.9323764,12.5830957,3a,75y,166.64h,109.15t/data=!3m6!1e1!3m4!1sqt0rNg5lp06l35RL-doKJg!2e0!7i13312!8i6656

Unknown ha detto...

L'articolo ha toni programmaticamente contrari a "Italia Nostra" nei quali non entro.

Il nuovo progetto di palazzina firmato da Alessandro Ridolfi è brutto nel contesto in cui è inserito; non serve a "rigenerare" un quartiere che non ha alcuna forma di degrado; è espressione di un'operazione speculativa... quella sì tipica degli anni '50 a Roma!

L'edificio che si vuole strenuamente demolire è un villino di pregio, costruito per il conte Gerolamo Naselli dall'ing. Ugo Gennari nel 1930 e terminato nel 1931; quindi qualche anno dopo la morte di Gino Coppedè.
Il progettista - per ironia della sorte - fu presidente dell'Ordine degli Architetti di Roma alla caduta del fascismo; dello stesso Ordine è oggi presidente l'autore della nuova palazzina.

Le tavole originali del Villino Naselli, conservate presso l'Archivio Capitolino, sono di una bellezza imbarazzante, che mette a tacere ogni qualunquistico chiacchiericcio, rilanciato da questo sito.
Il Villino Naselli fu evidentemente sopraelevato "in stile" dalla congregazione spagnola che lo acquisì molti anni dopo la sua costruzione, contrariamente a quanto asserito dal costruttore (mi attengo alle dichiarazioni riportate dalla stampa).

Sono molto deluso dalla posizione assunta da "Roma fa schifo", a dir poco illogica.

Andrea Iezzi

Anonimo ha detto...

Leggo su Roma Today che
"La demolizione è frutto del combinato disposto del Piano Casa di Berlusconi e del nuovo piano regolatore di Veltroni approvato nel 2008, che ha cancellato le norme tecniche di PRG della zona B1 che non rendeva di fatto possibile demolire“

http://parioli.romatoday.it/trieste/coppede-su-demolizione-via-ticino-chiesto-intervento-sindaca.html



Anonimo ha detto...

Cosa stanno facendo?

Anonimo ha detto...

Ma a me non pare brutta, la facessero e dimostriamo che Roma sa anche rinnovarsi e non rimanere lo zimbello del mondo in TUTTO! GENTE SVEGLIA!

Anonimo ha detto...

C'è mezza Roma che andrebbe rinnovata a partire da quartieri interi costruiti in periferia, non certo come si sta facendo qui.

Anonimo ha detto...

Articolo vergognoso.
Sostituire un dignitosissimo (e gradevole) edificio con una bruttura è un delitto. Delitto che voi sostenete perché "va fatto comunque".
Vergognatevi; paragonarvi alle capre sarebbe un insulto alle capre stesse.

Anonimo ha detto...

svegliati tu. Ma che voi dimostrare co na palazzina stile roma70 caltagironiana al quartiere Trieste? Lo zimbello qui sei tu. E pure quello che scrive sti articoli penosi. Che afferma che un progetto che fa pietà va comunque fatto per ideologia. Per far lavorare lo studio di architettura e le maestranze edili (rumene). Mi auguro che il villino rimanga in piedi solo per andare contro a certe persone che si riempiono la bocca con la parola modernità ma che ragionano come vivessero nel medioevo.

Anonimo ha detto...

Ma si, demoliamo anche il Colosseo e facciamoci un "mall commerciale", come lo chiamate voi. Vergognatevi, fate pena.

Anonimo ha detto...

Italia Nostra : "abbiamo paura perché quando sentiamo che si vuole guardare alla modernità temiamo che si voglia considerare Roma come una delle altre città del mondo"

Anzitutto hanno ragione : Roma NON e' come una delle altre citta' del mondo. E' stata una capitale di uno degli imperi piu' longevi della storia occidentale ed e' comunque costruita su millenni di storia, strati su strati di antichita', fino alle opere del famigerato Ventennio che in architettura non era tutto il male che e' stato in altri ambiti.

In secondo luogo, pur dando per ovvio che Italia Nostra non abbia sempre ragione, non e' nemmeno vero il contrario, ovvero che abbia sempre torto e che si debba demolire un edificio funzionante e utilizzabile (non e' un rudere che cade a pezzi) per punire l'associazione.

C'e' pieno di capannoni, edifici che cadono a pezzi e di alcun pregio, tecnicamente impossibili da recuperare : perche' non abbattere quelli per costruire il nuovo? Non sarebbe un modo piu' veloce ed efficace per togliere il degrado dagli occhi ( e non solo da quelli)?

Infine, chi dice che il nuovo progetto sia brutto? Da quando avete la patente di esteti dell'architettura? Anch'io lo trovo superato dal punto di vista estetico e pretenzioso, ma non fa schifo e si tratta pur sempre di un punto di vista personale, come il vostro. La vostra sicumera, di contro, e' ingenua e veramente imbarazzante.

Anonimo ha detto...

Dopo due righe ho smesso di leggere.
Secondo me volete evitare che qualcuno capisca cosa sta succedendo descrivendolo in poche parole povere. Mancate di sintesi e quindi siete fumosi e poco concreti.

Anonimo ha detto...

qualche architetto qui? inclusi quelli che hanno scritto l'articolo?.... appunto...

Anonimo ha detto...

io nel villino ce farei na bella casa chiusa co tante signorine rumene. vedi come aumenta de valore e in un anno c'hai tirato su i soldi pure per ristrutturarlo.

Anonimo ha detto...

anonimo 1:47
confesso che all'inizio mi sono fatto una risata ma il suo commento è forse il piu sensato di tutta la bacheca e di gran lunga piu intelligente di quanto scritto dall'autore del blog.

Anonimo ha detto...

MA CON TUTTE LE BRUTTURE COSTRUITE DA UNA CERTA SINISTRA "ILLUMINATA"IN QUESTA CITTÀ,SI VA A COLPIRE QUALCOSA CHE NON È IL MASSIMO DELL'ARCHITETTURA,MA NEMMENO IL SERPENTONE D'IPIRAZIONE DI SOCIALISMO REALE.

Anonimo ha detto...

Penso che l'autore del post volesse dire che Roma rischia l'immobilismo.

Comunque se vi fate un giro al Coppedé vedrete l'abisso qualitativo tra i palazzi progettati da Gino e questa palazzina che in realtà ripropone uno stile di 50 anni prima.

Bisogna dire però che quella nuova è brutta assai.

Il che vuol dire che sia oggi sia negli anni trenta la madre dei pessimi architetti è sempre incinta.

Anonimo ha detto...

Quello schifo è la dimostrazione che gli architetti odierni sono buoni solo a fare loculi e seconde case per il mare. Addà tornà Zio Benito.

Nico Valerio ha detto...

L'Autore, che altre volte ho lodato, stavolta fa discorsi che, mi scusi, apparirebbero acuti solo in un bar di periferia degradata, ma non tra persone colte che almeno hanno studiato Storia, Psicologia e Antropologia, neanche Architettura o Urbanistica. E ora, a me che ho spesso criticato, ma solo per troppa lentezza, la mia amata Italia Nostra, fondata da disinteressati e nobili Grandi Liberali del tempo che fu, come Zanotti Bianco, il dovere di DIFENDERLA da accuse ignoranti e qualunquistiche. Visto che l’A. fa il paradossale, lo faccio anch’io. Ebbene, quel relativismo che fa gridare allo scherno il sottoculturale A. è proprio quello che accade in Cultura antropologica, nell’evoluzione del Gusto e nel culto delle Memorie. Funziona esattamente come dice l’A: cioè quello che secoli fa e perfino 100 anni soltanto era considerato ardita opera moderna, e magari discusso per questo, se (e soltanto se) passa il filtro popolare e non viene subito abbattuto o rigettato come opera aliena, è accettato, entra a far parte della cultura popolare e diventa perfino un “classico”. Mai saputo? E’ un ben noto processo del Gusto che dovremmo conoscere tutti almeno dopo i vent’anni, anziché criticare sardonicamente Italia Nostra, che in questo non ha la minima colpa, anzi va lodata per l’intervento protettivo. E poi, come se non bastasse, ancora con il sottoculturale confronto, da disfida di Barletta, da Mezzogiorno di fuoco, tra l’opera da abbattere e il villino speculativo moderno? No, non funziona così nella difesa della Cultura (sia c. antropologica che culturalista): un palazzo non si giudica solo di per sé, come un quadro, ma anche (ho detto “anche”) inserito nel suo contesto, in questo caso il quartiere urbano. Al limite, una costruzione storica potrebbe anche essere giudicata da un purista artisticamente mediocre, o ampliata e rimaneggiata (il villino conventuale del 1930 è stato come minimo raddoppiato e stravolto, a guardare il primo progetto originale presentato dal Gennari), ma si inserisce ormai da tanti decenni nel tradizionale tessuto urbano del quartiere così armoniosamente e senza soluzione di continuità da essere visto dai cittadini come un tutt’uno col Paesaggio urbano circostante. Ed è questo Valore il bene che non solo l’estetica popolare riconosce come “suo” nella tutela delle proprie Memorie, ma perfino il Diritto tutela, non la presunta purezza delle forme e dello stile architettonico. E, specularmente, il villino moderno e speculativo (non vuole essere offesa ma riconoscimento della realtà) del Ridolfi jr potrebbe perfino essere di una purezza di forme trascendentale (non è il caso in questione, specialmente dopo aver visto le facciate laterali… ), ma inserito bruscamente in quel contesto apparirebbe un vulnus, una disarmonia atroce, addirittura una provocazione – questa sì – ora che abbiamo definito in che modo un’opera architettonica diventa Cultura antropologica, come anti-culturale. Quindi niente da addebitare a Italia Nostra, anzi, semmai, un leggero ritardo, dovuto al suo comprensibile perfezionismo. Viva sempre Italia Nostra!

Anonimo ha detto...

Domanda: ma la demolizione/ ricostruzione è in accordo con le leggi attuali? Se sì - e così sembrerebbe, belle o brutte che siano le due palazzine i proprietari hanno il diritto di procedere. Si dice sempre che l'Italia deve tornare a essere uno Stato di diritto, no?

Anonimo ha detto...

Il nuovo progetto fa cagare, roba che te lo danno in omaggio con autocad quando compri il software. Ma e' possibile che solo merda riuscire a costruire? Ma almeno copiate, che ne so il bosco in citta' di Milano... Buone funivie a tutti!

Unknown ha detto...

Quanto è pericoloso quello che si legge in questo articolo! La città nn è solo architettura, è paesaggio, è urbanistica, è ambiente...giustificare la demolizione di una palazzina, qualunque essa sia, per costruire un'altra palazzina, per giunta riconosciuta unanimamente brutta, solo per creare un precedente per aprire la strada ad altre operazioni dello stesso tipo, vuol dire portare i centri storici al loro snaturamento. L'inserimento dell'architettura contemporanea nei contesti storici è positivo e doveroso quando è nesessario colmare vuoti o riqualificare spazi in seguito ad eventi distruttivi, ma sempre e comunque inseguendo una qualità architettonica che migliori la città e non la umili.

Anonimo ha detto...

Pensavo che "Roma fa schifo" fosse un grido di dolore, invece oggi scopro che si tratta di un manifesto programmatico.
Prima di scrivere questo articolo, l'autore si sarebbe dovuto prendere la briga di fare una passeggiata nel quartiere, caratterizzato da una coerenza architettonica e paesaggistica della quale il villino faceva pienamente parte. Presi singolarmente, pochissimi dei villini della zona rappresentano capolavori architettonici, ma insieme compongono un complesso visitato da moltitudini di turisti interessati a percorsi romani alternativi. Passeggiando nella zona l'autore avrebbe anche notato come nel quartiere esistono tantissimi altri edifici sui quali si sarebbe potuto attuare il proposito di aprirsi al nuovo di qualità, migliorando il tessuto architettonico con pochi sforzi. Purtroppo dato che la logica è come al solito di basso profilo, partendo da un acquisto immagino a prezzi stracciati da suore in disarmo, e volta a profitti palazzinari, la speculazione viene fatta su un villino trasformato in condominio tutto terrazzi manco ci si trovasse a Riccione. Palazzi brutti lì intorno ce ne sono già tanti, migliorassero quelli intanto e lasciassero stare i villini.
Angelo Balestrazzi

Anonimo ha detto...

BRAVO. Una bella lezione culturale

Anonimo ha detto...

Tonelli sei fuori come un balcone. Sii bravo, trasferisci a Dubbi. È il posto per te. Ammesso che accettino uno sfigato come te..

Anonimo ha detto...

Leggo sempre con interesse gli argomenti trattati da rfs ma qui andate sul ridicolo per prima cosa ci sono quartieri che hanno una loro identità che si identifica nel come sono fatti gli edifici cioè se butti giù un quartiere e lo ricostruisci tutto potrebbe andare bene ma se inserisci un palazzo moderno in un contesto degli anni cinquanta fai una schifezza,poi quel palazzo io lo trovo bellissimo come é ora. Se il progetto è interessante e fatto bene può essere fatto sia dal geometra che dall'archistar non vedo perché siate così stupidi da premiare sempre questi montati che spesso fanno vere schifezze ma la massa gli considera belli ed utili perché gli ha fatti una star e voi rfs quando fate articoli così siete nella massa di pecoroni che sono gli italiani

Anonimo ha detto...

Per la classe energetica fai una piccola parete perimetrale interna in foratini e tra parete e muro ci metti materiali isolanti poi cambi le finestre con vetri doppi e poi devi spostare i termosifoni sotto le finestre,per la classe energetica non é un problema.Se un palazzo é di pregio e ti trovi in una città importante come Roma e non stai in periferia non puoi fare come cazzo come ti pare perché renderesti un quartiere che ha un palazzo che si intona con gli altri come un cavolo a merenda

Anonimo ha detto...

aoh er villino der novescento va tirato giu e bisogna da fa la palazzina moderrrrna che ce porta a tutti quanti ner futuro. Ma che nun ce lo capite che quello é un rudere che fa solo che schifo ar cazzo mentra l‘antro proggetto é fatto dao studio darchitetti? E daje no, ma che volete baccajá. E poi che abitate tutti a via tiscino? Io dico che sta palazzina dará na bella scossa a tutta la città che poi riparte. Co artre palazzine. E così via. Quelli de italia vostra se la pijassero n der culo. Se vonno er villino che casca a pezzi so probblemi loro. Io poi sopra ar tetto daa palazzina nuova ce metterei pure na bella antenna per 4G che ogni vorta da quei pizzi er samsung arranca.

Anonimo ha detto...

Ma basta. Va bene essere ignoranti, ma dopo anni in cui le informazioni volenti o nolenti vi arrivano, che continuiate a ripetere le stesse tiritere inconsulte è diabolico.
I concetti di bello, brutto, di qualità, scadente, sono concetti desunti da percezioni soggettive e storicizzate, in quanto tali prive di qualunque assertività ed efficienza rispetto all'interesse pubblico.
Sulla base di deliri simili a questo di roma fa schifo, a fine Ottocento è stato demolito mezzo centro storico di Firenze e di Roma.
Per evitare che qualche bifolco si svegli la mattina con un piccone in mano, convinto che parco Leonardo sia più bello dell'Eur, o che qualche furbastro cerchi il pretesto per colare cemento a spese della pa a scapito di una necropoli, esiste una cosa che si chiama LEGISLAZIONE DEI BENI CULTURALI, che rende intoccabile qualunque manufatto architettonico che abbia superato il 60 simo anni di età.
E il discorso è chiuso.
Chi viola la norma va soggetto a denuncia.

Anonimo ha detto...

Tra l'altro è inspiegabile come avendo a disposizione la sterminata e spaventosa periferia romana, nella quale un architetto si può sbizzarrire, ci sia questa ricerca veramente buzzurra della benna in capo ai quartieri storici. Dà proprio la misura del degrado intellettuale della categoria degli architetti e degli ingegneri, che a forza di lavorare coi peggiori papponi del cemento e della monnezza, ne assumono la stessa improprietà estetica, lo stesso gusto per un ricercato orrore.
Vuoi colare cemento, te ne vai a Tor Bella Monaca, dove puoi ripensare un intero quartiere, per esempio creando un grande Museo della città, come quello in Via dell'Oriolo a Firenze, con i resti delle demolizioni del centro storico di Roma, ricostruzioni fotografiche e mostre coi depositi degli altri musei romani.
Intorno un grande centro culturale come il Beaubourg, all'interno un commissariato di polizia, personale scelto con concorso dando la priorità agli italiani residenti in zona, la sede di una rivista che riporti gli esiti delle ricerche del museo e del centro, sempre con personale locale, intorno esperimenti di strade sopraelevate o sottopassi per ciclabili e motocicli.
No, troppo sanante, bisogna sporcare sul pulito, insegna il cane, sennò non c'è gusto.

Anonimo ha detto...

I motivi per cui il pd è invotabile, sono noti e abbondanti.
Uno dei motivi per non votare forza Italia, è che ha in programma l'autogestione degli interventi edilizi, ossia, un'ulteriore alleggerimento dei controlli sull'edilizia, già labili.
La proposta di Berlusconi prevede che un imprenditore o un proprietario di immobili possa prendere qualunque iniziativa sul bene di proprietà, per venire assoggettato a verifica solo a cose fatte. !!!
In caso di danno gli si fa pagare una multa.
Cioè, si lascia la libertà a chiunque di colare cemento in un bosco, di abbattere una cappella rurale, di demolire tramezzi, e poi se fa crollare un palazzo, va bè, multina.
Basta ricordare il caso dell'imprenditore che ha fatto crollare tre piani di un palazzo al Flaminio abbattendo tramezzi - e tentando di dare la colpa ai vasi della vicina!!!- per rendersi conto che l'edilizia necessita del centuplo dei vincoli attuali, non della decimazione di ogni controllo.

Unknown ha detto...

In base a cosa dite che il nuovo da schifo? Cosa avreste detto alla fine degli anni settanta del centro Pompidou a Parigi? Come avreste affrontato le piramidi del Louvre? E potrei fare mille esempi, non ultimo il Maxi di Zaha Hadid. Bisogna costruire secondo le regole urbanistiche vigenti, giuste o sbagliate che siano; i concetti di bello e brutto sono soggettivi e variabili nel tempo. Il mercato, i posteri ed il tempo ci diranno se il nuovo progetto fa schifo o è un'opera architettonica di pregio.

Anonimo ha detto...

Ma certo, nel 2017, i parametri devono essere quelli di Giulio Cesare, di Mussolini, di Giulio II, e magari di Agilulfo.
Quando ce fa comodo andiamo a pescare il nuovo che avanza pure dall'homo sapiens.
Come quando per giustificare la mafia migratoria si tirano fuori argomenti puntuti come: i barbari nel V secolo, l'impero romano, e via delirando.
Famo la prima cazzata che fa comodo al palazzinaro de turno, poi nel 3067 si vedrà.
Le regole urbanistiche vigenti dicono che i centri storici non si toccano.
E peraltro le regole urbanistiche non sono frutto del "come se sveglia veltroni pe aiutà l'amico Caltagirone" ma il frutto di considerazioni vagliate in decenni di studio.
Vai a vendere frutta a Fondi, invece di lustrare i tacchi a questa gente.

Anonimo ha detto...

Il maxi è una schifezza colossale. La Francia è famosa in tutto il mondo per la bestialità urbanistica.
La demolizione de Les Halles è stata una vergogna, cantata e ricantata, la piramide del Louvre una pacchianata inutile, in tutta la Francia non hanno la minima nozione della conservazione architettonica e se trovano un rudere ci costruiscono sopra una rotonda, motivo per cui decisamente non è un paese da prendere a modello né per questo né per molte altre cose.
Se l'Italia è bella come nessun altro posto al mondo lo si deve al fatto che invece di costruire rotonde sui vicoli antichi, per miracolo d'inerzia abbiamo lasciato i vicoli.

Anonimo ha detto...

Il problema principale dello sviluppo, e del turismo, della Calabria non è - come scrivevo nel mio precedente articolo - l’assenza di musei o di siti storici o archeologici da visitare, che invece abbondano, ma è la scomparsa del paesaggio, la distruzione di quello che i francesi chiamano “terroir”, termine con il quale si identifica un sapere intellettuale collettivo di produzione territoriale. Il sapere collettivo dei paesaggi calabresi dovrebbe essere rappresentato dall’enorme patrimonio culturale sedimentatosi per più di trenta secoli nel tessuto delle nostre città antiche, dei nostri tanti Musei, delle nostre tradizioni popolari, delle chiese, dei siti preistorici, dei palazzi dei nostri centri storici incastonati nel paesaggio che dovrebbe interagire, in maniera sistemica, con un sostrato eno-gastronomico ricco e vivo, con una ricettività alberghiera degna di questo nome e con un mare pulito e non inquinato come, sciaguratamente, è dappertutto in Calabria.
Iniziamo, dunque, con il prendere in considerazione una delle parti che dovrebbero esser fondative dei terroirs calabresi: il patrimonio culturale conservato nei Musei, nei centri storici, nei siti e nei parchi archeologici della Calabria.
Il luogo comune più diffuso, a proposito della offerta turistico-culturale calabrese, è quello riguardo alla esiguità, o addirittura all’assenza, di monumenti, musei, scavi e parchi archeologici meritevoli di esser visitati, se si esclude il Museo che conserva i Bronzi da Riace. Un altro luogo comune è quello riguardante l’incapacità da parte dello Stato di custodire e valorizzare il patrimonio storico lasciatoci dai nostri progenitori e protetto, caso quasi unico nel mondo civile, da un articolo della tanto, secondo alcuni, inadeguata Costituzione della Repubblica italiana: l’articolo 9 («La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»).

Anonimo ha detto...

I due luoghi comuni sopra descritti, alimentati dai mezzi di comunicazione di massa nazionali, hanno attecchito da un lato perché è più facile descrivere così la Calabria e dall’altro perché si poteva smantellare l’unico, e ultimo, presidio di tutela istituzionale dei paesaggi antichi e moderni che rimane alla Nazione: le Soprintendenze. Sia nel primo caso, sia nel secondo le manchevolezze, le incapacità, i ritardi e le responsabilità non sono mancati e non mancano, come ho più volte denunciato, ma fare di tutte le erbe un fascio senza esercitare le opportune distinzioni equivarrebbe a condannare definitivamente la Calabria, ed il Mezzogiorno, all’eclissi totale dall’orizzonte nazionale e internazionale e alla sostituzione degli organi periferici dello Stato con la più moderna, e più conveniente per alcuni, imprenditoria privata. Un disegno, quello di alleggerire, prima, ed eliminare, poi, le strutture e le prerogative dello Stato, che è conforme all’ideologia dello Stato leggero posto al servizio del mercato che, secondo il pensiero unico neoliberista, si autoregolamenterebbe.  Abbiamo avuto modo di vedere, e di subire, quanto ingannatrici e portatrici di sventure fossero le sirene liberiste nella precarizzazione del lavoro, nelle privatizzazioni, nelle liberalizzazioni e nella globalizzazione. Perché dovremmo pensare che, invece, il legato storico e ambientale dei nostri progenitori sarebbe meglio custodito e valorizzato se fosse affidato alle mani dei privati?
Vedere cosa succede dove lo Stato non ha sufficiente incidenza, come in Calabria. A Cosenza l'anno scorso il comune ha lasciato demolire intere aree barocche.

Anonimo ha detto...

La società non è l'asilo nido, in cui "io voglio" detta regola.
La Legge esiste per sottrarre valori determinati alla aggressione del soggettivismo e del "particulare".
Sennò ecco l'Italia del pd, un immenso centro sociale in cui si contesta anche l'ovvio pur di non rispettare regole proficue per tutti.
Nessuno può ergersi a determinare il bello, il brutto, a nome di tutti. Le regole determinano cosa va conservato e le procedure per la sua tutela: leggi che sono il frutto di un dibattito già avvenuto.

PS beaubourg sta bene, non a caso, a tor bellamonaca

Anonimo ha detto...

SCRITERIATI di RFS che non siete altro! Il vostro ragionamento ideologicizzato prevede di cominciare proprio da una bella e armonica palazzina attigua al Coppedè, con tutti gli orrori architettonici che ci sono dagli anni 60 in poi che andrebbero abbattuti domattina! Per costruire poi cosa? Un altro orrore di mediocrità e sciatteria, ennesimo emblema di pura speculazione edilizia. Ottimo Sgarbi in difesa della Bellezza.

Anonimo ha detto...

Già su Google maps si può vedere quanto la sciatteria contemporanea strida con le gradevoli linee del passato. Guardate: https://www.google.it/maps/place/Via+Ticino,+00198+Roma+RM/@41.9176566,12.5046755,3a,75y,358.14h,102.23t/data=!3m6!1e1!3m4!1sdzRSsVu-QVGDKX3HPcX1pg!6s%2F%2Fgeo1.ggpht.com%2Fmaps%2Fphotothumb%2Ffd%2Fv1%3Fbpb%3DChAKDnNlYXJjaC5UQUNUSUxFEiAKEgm7Fer8EmEvExGNARNh3PL8XyoKDQAAAAAVAAAAABoECFYQVg%26gl%3DIT!7i13312!8i6656!4m5!3m4!1s0x132f6112fcea15bb:0x5ffcf2dc6113018d!8m2!3d41.9176463!4d12.5046685

Su quale dei due edifici (evidentemente uno più recente dell'altro) si posa l'occhio con piacere?
Peraltro notiamo come sull'edificio che vorrebbero abbattere sussistano già l'ultimo (e forse penultimo pure) piano aggiunto "abusivamente", tuttavia vediamo come pur se "abusivi" hanno una certa decenza.

Anonimo ha detto...

Su quale base tu puoi definire quel progetto un opera stile caltagironiana? A me non sembra tanto simile a quei merdosi palazzoni che abbiamo in periferia, qui si tratta semplicemente di fare un passo avanti per lasciare un po il vecchio (attenzione e non significa demolire il Colosseo) e puntare sul moderno questo blog vi spiega che bisogna cambiare mentalità in questa città, perchè questa mentalità è ormai di routine in tutto il mondo e a me sembra inconcepibile che qui si continua a non fare niente a non far lavorare nessuno perchè "Eh ma Roma è Roma" ma mi spieghi che cazzo di ragionamento è?

Anonimo ha detto...

e tu su quale base definisci abbattere un palazzo storico "un passo avanti"?
e in base a cosa sarebbe positivo "puntare sul moderno", slogan che non significa assolutamente nulla? (salvo affermare che qualunque muro costruito per ultimo sia migliore di quello costruito prima, il che è palesemente, visivamente il contrario della realtà).
e che vuol dire concretamente "cambiare la mentalità di una città" per farla uguale alla mentalità "di routine in tutto il mondo"?
chiacchiere al vento invece di argomentazioni, questo è il futuro.

Anonimo ha detto...

resta inspiegabile la perversione degli architetti di ammorbare coi loro progettucoli i centri urbani, invece di sfogarsi in periferia, dove non possono fare danni.

Anonimo ha detto...

ah ah, per leggere il post non avevo visto cosa si vuole abbattere per costruire che.
quella palazzina conventuale è splendida.
e poi, secondo il tuo assunto si dovrebbero sostituire tutti i bei palazzi del primo Novecento invece di fare manutenzione?
ma voi siete pazzi.

Anonimo ha detto...

Articolo a dir poco sbalorditivo. Assolutamente stiracchiato e fuorviante nei presupposti, nello sviluppo e nelle conclusioni, per di più pesantemente permeato da quella retorica così comune al giorno d'oggi del "non so cosa cazzo sto facendo ma bisogna fare pur di non stare fermi". Un articolo talmente schierato a favore di questa supposta opera di modernità (soprattutto supposta), con motivazioni pretestuose, da sembrare niente più e niente meno che un pezzo su commissione. Almeno, persino quelle cosiddette riviste di moda che producono paginate sugli effetti mirabolanti della tale linea cosmetici che ti ringiovanisce di trentacinque anni in un colpo solo hanno il buon gusto di mettere, seppur in piccolo, un "redazionale" in qualche angolo. RFS no.

Anonimo ha detto...

Se questa cafonata è l'alternativa, allora lunga vita alla Bambolina che fa no no no!

Anonimo ha detto...

Ormai lo hanno abbattuto
Da oggi Roma fa VERAMENTE SCHiFO
Non solo si avvalla un’oper

Anonimo ha detto...

Non solo si sostiene Un’operazione davvero dubbia ma non si tiene conto del parere di migliaia di persone
VERGOGNA!!!!!

Massimo ha detto...

Una palazzina può anche essere bella o piacere ma se è privata ed il proprietario la vuole buttare giù innanzitutto ne avrà i suoi motivi ma sopratutto ma perché tutti quanti non vi fate un pacchetto di caxxi vostri, a cominciare da Italia Nostra (che se avesse ostentato la depredazione dei marmi dal Colosseo ne avrebbe avute tutte le santissime ragioni!), continuando da RfS e da tutti i commentatori del menga. Il progetto nuovo non piace nemmeno a me ma se riceve il benestare alla costruzione non possiamo altro che farcene una ragione. Roma non puà vivere sempre e solo di Storia. La Storia appunto non è quella degli anni '30 quindi ben venga l'innovazione.

Anonimo ha detto...

"avrebbe fatto manifestazioni contro la edificazione di San Pietro in Vaticano visto che si stavano utilizzando i marmi depredandoli dal Colosseo". E avrebbe fatto bene! Gli effetti devastanti sul Colosseo sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Meno evidenti sono gli effetti anche peggiori delle calcinare, dove sono andati distrutti la maggior parte dei capolavori dell'arte antica.

Anonimo ha detto...

Ma che per caso tutti i vecchi parrucconi di Italia Nostra si sono dati appuntamento qui per commentare?

Anonimo ha detto...

La demolizione è cominciata. Però ancora mi sfugge il motivo, non poteva essere recuperata?

Anonimo ha detto...

Perchè esistono le leggi, che se non sbaglio nascono per permettere a comunità di persone di convivere in maniera pacifica. Il suo commento è paradigmatico,perchè in lei riconosco il livello di inciviltà evidente per chiunque metta piede a Roma arrivando da fuori. La città prima che dalle speculazioni edilizie è stata deturpata da voi.

Anonimo ha detto...

romafaschifo stavolta SIETE VOI A FARE SCHIFO

Anonimo ha detto...


Non è vero che il palazzo di origine non ha grande rilevanza. Nnn sarà Palazzo Barberini, ma è molto carina e si inquadra perfettamente nel contesto del quartiere.

Ci sono migliaia di palazzi da demolire e ricostruire a Roma. Ma non questo.

Anonimo ha detto...


Mi dispiace scriverlo ma RFS stavolta ha toppato alla grande.
Intervenire con una banale 'palazza' in quel contesto non servirà a ringiovanire Roma ma a solo far guadagnare soldini ai costruttori.

Anonimo ha detto...

Io direi che questa situazione potrebbe essere l'occasione per discutere su cosa è diventata l'architettura in Italia. Perché al di là di questioni più terrene come la speculazione edilizia e l'incompetenza delle pubbliche amministrazioni abbiamo un caso in cui viene costruita dentro Roma, in un contesto che non c'entra niente, una palazzina che, come ha argutamente scritto qualcuno ieri, ricorda il lungomare di Riccione. Ora, la storia ci insegna che nell'architettura la "rottura" di vecchi schemi è sempre esistita e a volte ha portato a nuove correnti se non a vere opere d'arte. Ma in questo caso, a parte il giudizio di RFS ("il progetto fa pietà") c'è da dire che non mi entusiasma per niente. Sembra un compitino da studente di architettura. E se questo è il prodotto di uno studio importante, che come ricorda il blog sarà coinvolto in progetti significativi, viene da domandarsi
come dobbiamo giudicare l'architettura italiana odierna.

Marlene ha detto...

Il progetto della nuova palazzina fa schifo. Non si butta giù tanto per fare lavorare le ditte e gli ingegneri, la città tutta deve averne beneficio. E questo schifo di palazzina va a beneficio solo di chi la costruisce. Quindi NO, assoluto NO.
Il fatto che tutti i partiti siano d'accordo sul bloccare i lavori dovrebbe fare ragionare i progettisti, magari facendoli impegnare un po' di più per realizzare un progetto compatibile con lo stile dell'area circostante.

Anonimo ha detto...

A scempio ormai in atto risalta il silenzio assordante dei cinquestelle, che impediscono le Olimpiadi per paura di ipotetiche speculazioni mentre non si accorgono (spero almeno nella buona fede) di una speculazione vera in atto nella città da loro amministrata, con concesioni, benestare della sovraintendenza e mancati accertamenti dei vigili sui quali sarebbe bene indagasse la magistratura.
Come diceva la Sora Lella, non sanno distinguere "na sorca da un par de mutanne".

Anonimo ha detto...

Purtroppo in questi giorni verrò demolito il villino Naselli.

E' vero che era stato sopraelevato ma era pregevole la parte degli anni '30 e in qualunque città europea sarebbe stato tutelato, ma non a Roma dove il brutto deve avanzare, non solo costruendo male il nuovo, ma anche demolendo il bello fatto in passato.

Mai avrei pensato che a questa strategia dell'orrore poi, vi associaste pure voi.

Non entro nell'articolo perché non finirei di criticarvi, mi limito solo a dire che è abbastanza ridicolo (tra le altre cose) il concetto di dare lavoro all'impresa con questa costruzione, perché se si fosse restaurato l'edificio attuale (secondo me, facendoci anche più soldi visto che vendevi la storia e non un'anonima palazzina) ci sarebbe stato lo stesso lavoro per l'impresa e tutto l'indotto ugualmente.

Quindi, che razza di argomentazione è???

Saluti
arch. Carlo Ragaglini

Anonimo ha detto...

Architetto Ragaglini, lasci perdere: a lavare la testa all'asino si perde tempo, acqua e sapone.
Il suo pensiero è troppo pieno di buonsenso per farlo comprendere a chi vuole ergersi a esperto di tutto (urbanistica, architettura, ingegneria, economia, e via discorrendo...), ma in realtà non capisce una beneamata fava di nulla.

Anonimo ha detto...

Tutti geometri col culo degli altri, eh!!!

Anonimo ha detto...

buongiorno

Leggo e resto perplesso.
Chi ha scritto fondamentalmente sintetizza questo pensiero :

"Italia nostra esagera, se fosse esistita all'inizio del secolo non avremmo avuto il liberty a Roma !"

Mi domando: è una presa di posizione ideologica o la posizione della redazine su questo tema? Io opterei per la seconda, in quanto anche l'ultimo degli urbanisti o architetti sa che le costruzioni vecchie più di 70 sono sotto vincolo. Infatti l'incipit è "palazzina degli anni venti/trenta fortemente ristrutturata negli anni cinquanta .
Qui c'è malafede, quella brutta, si vuole avallare uno scempio architettonico come un inderogabile progresso della città, l'unico neo menzionato è "poteva essere fatto meglio" ? Mi sembra troppo poco per una redazine che mira alla riqualificazione formale e morale della città andando a scovarne macagne e negligenze. Sarà la procura a capire se l'iter amministrativo è stato condotto con tutti i criteri.
Questo giro la strizzatina d'occhio al palazzinaro di turno poteva essere evitata.

Anonimo ha detto...

Architetto ugo gennari 1930. Villino neorinascimentale, solo a Roma la speculazione edilizia vince sempre sul bello e sull'antico. È sempre stato così e sembra molto difficile riuscire a fermare questi scempi.

Anonimo ha detto...

sostituzione urbanistica? Bene, anzi benissimo. Iniziamo dagli scempi, però. Iniziamo dai parallelepipedi della Tuscolana, dagli alveari della non-architettura degli anni '50, '60 e '70.
Questa è una chiara ed evidente speculazione edilizia che non porta nulla alla città ma solo alle tasche della proprietà. Indotto poi? Che indotto vuoi che porti una palazzina di 4 piani nell'asfittica economia di una metropoli?
Questa città è bloccata perchè bloccate e monolitiche sono le posizioni ideologiche di chi ci vive e chi scrive questo blog è un ottimo esempio.

sarfierre ha detto...

Trovo infondato il discorso per il quale si dovrebbe perseguire una guerra contro i soggetti che hanno impedito (a torto, a mio avviso) la costruzione delle torri di Libeskind sulla pelle della bellezza di Roma.

Prima di demolire quel condominio del Coppedè andavano demoliti migliaia di altri edifici. Si costruisca architettura contemporanea nei quartieri più poveri, non nel Coppedè, che va già bene così...

Anonimo ha detto...

I concetti di bello o brutto sono soggettivi...
Questo è quel che dice chi non abbia la minima capacità di capire l'architettura. Questo edificio è sbagliato, nella gestione di pieni e vuoti, nello sbalzo dei balconi, nel rapporto con la strada, con i punti cardinali e con i prospetti fronteggianti; è sgraziato, decontestualizzato, si rapporta alla strada con una cortina muraria, ha una tavolozza colori campata per aria e quel setto verticale osceno. Questo progetto è orrendo quanto le torri di libeskind (quanto qualunque cosa abbia prodotto libeskind), ma quelle sostituivano un campo di sterpaglie e uno stadio fatiscente in un luogo nel quale servivano, questo sostituisce edilizia di pregio ai margini di uno dei quartieri più belli del mondo.

Anonimo ha detto...

Solo il giorno in cui a Roma,termineremo di sentirci al di sopra dei cambiamenti a cui sono ormai obbligati tutti e qualche bel "villino" ci cascherà dritto giù, e spero di cuore nessuno sia all'interno, capiremo cosa davvero c'è da fare. A breve diventeranno patrimonio culturale anche quei bruttissimi loculi abitativi che sono sparsi per Roma e che nessuno è disposto a far consolidare perché abitati da anziani pensionati che ahimè percepiscono uno straccio di pensione. Con calcinacci dai balconi che volano giù e balconi impraticabili. Ma nessun problema tempo dieci anni e diventano tutelati dalla.sovraintendenza. fossi Nerone....

Anonimo ha detto...

Non era questo il caso. Ha pienamente ragione, ristrutturazioni e miglioramenti darebbero lavoro e decoro. I condomini tutti terrazzi, basati su concessioni edilizie con dichiarazioni a dir poco omissive sull'immobile da demolire, invece snaturerebbero il quartiere in questione. Se invece volete trasformare Roma in Los Angeles andate da uno psicologo di quelli bravi, che forse avrebbe potuto aiutare anche Nerone.

Anonimo ha detto...

a piazza pitagora è andata decisamente peggio
il nuovo edificio di via ticino, va fatto, ma non al posto di quella palazzina, bensì in altro quartiere al posto di vecchi palazzoni

Anonimo ha detto...

azione di freno viene esercitata principalmente dal Comune stesso, con gli uffici delegati alla tutela di vincoli di vario tipo (che nella zona immagino presenti), tramite pareri

scusa, ma se ci sono dei vincoli questi NON POSSONO NON ESSERE ESERCITATI. se invece non ci sono la faccenda è diversa. non è che bisgna prendersela sempre con i funzionari comunali a prescindere

Anonimo ha detto...

perchè non vediamo mai un bosco verticale a roma ma solo questa robetta imbarazzante ?
meglio il vecchio edifico, non c'è dubbio.
e non condivido il sarcasmo su torvaianica : una grande città sul mare dovrebbe rendere bello e valorizzare il suo litorale, non disprezzarlo.

Anonimo ha detto...

Facendo leva sulla farraginosità dei controllori (comune, soprintendenza etc.), i costruttori hanno giocato sul tempo (un po' come si fece col velodromo) e molto probabilmente hanno fatto carte false, aggirando il vincolo perché hanno dichiarato che l'edificio era degli anni 50, non degli anni 20-30.
In pratica hanno giocato sull'equivoco del considerare l'anno di costruzione del solo ultimo piano aggiunto. La magistratura farà le sue indagini, anche se ormai il danno è fatto (come del resto è accaduto per il velodromo, che pure aveva laì'aggravante dell'amianto).

Anonimo ha detto...

A me questi funzionari mi paiono forti con i deboli e deboli con i forti. Bloccano cantieri su cantieri per questioni di lana caprina o per vincoli surreali e non lo bloccano di fronte ad una macroscopico vizio autorizzativo (tipo considerare degli anni 50 un immobile del 30).
È ovvio che in questa maniera si finisce a pensar male, che gli ingranaggi una volta unti funzionano decisamente meglio.

Anonimo ha detto...

L'osservazione era rivolta soprattutto al fatto che andrebbe rifatto tutto dalle fondamenta e non solo come modo di dire. Un palazzo "liberty" o meno che sia se si incastra in un contesto va anche bene, ma guardiamoci intorno Roma ha molte strutture che liberty o non andrebbe riconsolidate completamente, continuare a sprofondare nell'incuria, rasserenandoci col fatto che magari Roma non è sismica e che è davvero eterna per qualcuno, ci fa sprofondare nell'ignavia assoluta. E quando poi qualcosa accade di serio nessuno di noi è disposto a prendersi la giusta dose di responsabilità. Tutto qui. Il riferimento a Nerone e che se si potesse diciamoci il vero vorremmo tirar giù qualcosa e rimetterlo su come si deve

Anonimo ha detto...

Questo articolo sa tanto di marchetta

Anonimo ha detto...

La palazzina del rendering fa veramente schifo. È oggettivamente brutta, sgraziata e avulsa dal contesto. Fra l'altro, non è che l'edilizia contemporanea sia eterna, eh... Nel giro di poche decadi richiede manutenzione come e più di quella anteguerra.

Anonimo ha detto...

sono d' accordo per l ammodernamento degli edifici ma non la completa sostituzione.
molte zone di di roma hanno una loro architettura dell' epoca che contrastarle con nuove costruzioni completamente nuove e diverse deturpano il quartiere.

Anonimo ha detto...

Questo è il motivo per il quale ho da tempo cancellato Roma fa Schifo dai miei preferiti, pur continuando a guardarlo ogni tanto. Non vi si ragiona sui fatti, ma per ideologie. E le ideologie accecano.
E' brutto, ma va fatto per affermare un principio: il nuovo è sempre e comunque meglio del vecchio. Stronzata totale.
Va bene, il villino demolito non era liberty, era déco: e allora? mancano forse aree periferiche completamente dequalificate nelle quali costruire il nuovo? Mancano costruzioni brutte davvero da demolire? L'edificio demolito, che non era di Coppedè come è stato affermato, non faceva parte per questo dell'identità storica di Roma? E questa identità storica non ha alcun significato, nessun valore, l'è tutto da rottamare?
Quanto a Italia Nostra negli anni cinquanta, non ci posso credere: Italia Nostra negli anni cinquanta SOPRAELEVO' un villino degli anni trenta, altro che denunciare chi lo faceva. E' tuttora la sua sede. Solo che chiamò un architetto bravo (Mario Ridolfi). Delle due l'una: o quell'affermazione è una voluta provocazione, un paradosso per dire che Italia Nostra non è più quella di allora, o l'autore del post è un assoluto ignorante in fatto di Storia dell'Architettura.
Claudio B

Anonimo ha detto...

Patrimonio architettonico
Molti dei termini che definiscono gli oggetti del nostro patrimonio culturale hanno subito nel corso degli anni una trasformazione, indicativa anche dell’evoluzione concettuale che ha informato la legislazione italiana su questa materia.

Come la nozione di bene culturale si è venuta evolvendo da quella di "cosa d’arte" o di "antichità e belle arti", così quella di bene architettonico si è venuta evolvendo da quella di "monumento" (*); con questa parola (dal latino monere, ammonire, ricordare, ammaestrare) si attribuiva valore alle emergenze architettoniche rilevanti per i riferimenti artistici e/o storici. Nel corso degli anni si è passati alla nozione di bene diffuso, che riconosce valore anche all’architettura cosiddetta minore, ai legami tra i singoli beni architettonici e ai contesti.

Questa nuova concezione di bene architettonico si è venuta formando di pari passo con una nuova visione della storia non più in senso idealistico, come riferimento ai soli eventi cruciali, ma intesa in modo più articolato, aperta allo studio della società nel suo complesso e attenta anche agli aspetti della cultura materiale. Di questa nuova concezione ampliata si trovano molti riferimenti negli atti della Commissione Franceschini.

All’architettura minore è, ad esempio, dedicato un capitolo dell’indagine sui beni monumentali e ambientali, dove si richiama l’importanza degli edifici, anche umili ma comunque storici, che circondano le architetture monumentali; ne consegue una implicita ammissione di valore dei contesti e delle relazioni storicizzate tra le parti. Inoltre la Commissione Franceschini individua come nuova categoria di beni i centri storici, ‘strutture insediative urbane che costituiscono unità culturale o la parte originaria e autentica di insediamenti’.

Anonimo ha detto...

La disciplina giuridica ha accolto le diverse istanze che nel corso degli anni si sono andate formando attorno alle definizione di nuove e particolari categorie di beni architettonici di interesse culturale. L'art. 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio cita espressamente al comma 4, lett. g ‘le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico’. Anche la tutela dell’architettura rurale è inclusa nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art. 10, comma 4, lettera l); ad essa è anche dedicata un’apposita legge, la n. 378 del 24 dicembre 2003, ‘Disposizioni per la tutela e valorizzazione dell’architettura rurale’ e la recente direttiva del 30 ottobre 2008 emanata dalla Direzione Generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee. Tra le categorie oggetto di una specifica menzione nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, a cui è dedicato l’art. 51, ricordiamo gli studi d’artista, anche se non appartenenti esclusivamente ai beni architettonici ma piuttosto da considerarsi come complessi di più tipologie di beni culturali. La legge italiana attribuisce un rilievo particolare alla categoria dei cosiddetti giardini storici, menzionati alla lettera f del già citato comma del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (‘le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico’). Esempi di questa tipologia di beni culturali sono i giardini e i parchi annessi alle grandi proprietà nobiliari, gli orti e i giardini botanici, i parchi urbani, le aree verde comprese nei siti archeologici, come pure i piccoli giardini privati, i chiostri e i cortili, i cimiteri, sempre se caratterizzati da rilevanza artistica o storica.

Alle sopra accennate categorie di beni costituenti il patrimonio architettonico si aggiunge anche quella concernente gli immobili riconosciuti di interesse particolarmente importante “a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose”. (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, art.10, comma 3, lettera d). In questo caso il bene oggetto della tutela si distingue non per le sue caratteristiche intrinseche, ma per il suo valore storico testimoniale, riferibile o ad eventi singoli (es. la casa natale di un importante scrittore) oppure ad una significativa destinazione d’uso avuta nel corso del tempo (es. la sede di una famosa istituzione). Nella fattispecie l’evoluzione normativa ha visto l’ampliamento del concetto di vincolo storico-relazionale contemplato dall’art. 2 della L.1089 del 1939 con l’introduzione, a partire dal D.P.R. 283/2000 art. 2, comma 1, lettera d della tutela di beni culturali aventi valore storico-identitario.
In materia di tutela del patrimonio architettonico merita un cenno l’istituto della c.d. “tutela indiretta”, o “vincolo di completamento”. Esso, nel perseguimento di una più completa salvaguardia del bene architettonico tutelato in relazione alla cornice ambientale in cui è inserito, ha la funzione di prescrivere “le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che ne sia messa in pericolo l’integrità, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e decoro.” (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, art.45)

Anonimo ha detto...

E’interessante rilevare come una prima forma di riconoscimento di valore data all’architettura cosiddetta ‘minore’ sia presente nella legge 1497 del 29 giugno 1939 per la ‘Protezione delle bellezze naturali” ovvero di ciò che ora, nell’accezione comune definiamo ‘beni paesaggistici’; nell’art. 1 troviamo infatti citati come soggetti a questa legge ‘i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale’. Anche l’inclusione dello strumento del ‘vincolo indiretto’ nell’altra legge del 1939 (l’art. 21, legge n. 1089 del 1 giugno 1939) può essere considerata come un’ammissione dell’importanza del contesto ambientale e del legame che si instaura tra l’emergenza architettonica, riconosciuta nella sua qualità storico-artistica, e gli edifici e gli spazi che la coronano.

Anonimo ha detto...

la nuova palazzina fa veramente schifo....

Anonimo ha detto...

Questa mossa surreale, che procurerà infiniti guai sia a chi non ha apposto il vincolo, sia a chi ha dato avvio alla demolizione, sia alla ditta; questa mossa autolesionista, che produrrà assai più spese e meno ricavi di quanto avrebbe prodotto per esempio la riconversione di quello splendore in un albergo, o la sua vendita allo Stato per uffici o rappresentanza; ha l'unica funzione di ballon d'essay.
Noterete che sempre più spesso interventi analogamente isolati e insensati vengono effettuati nei centri storici. Essi servono a scardinare lentamente le garanzie della tutela, come si è fatto in altri campi, per esempio nel lavoro, attraverso un ' opera congiunta di depotenziamento legislativo e rottura dei tabu in relazione al Diritto.
In soldoni, sempre nell'ottica occulta di devastare la cultura costituzionale di questo Paese, per farlo diventare un'appendice di scimmiolandia, è più importante abituare all'idea del sopruso la cittadinanza che il singolo investimento autolesionista, nell'intenzione di devastare persino l'edilizia e la arte italiana, e convertire le nostre città in tante dubai.
Probabilmente dietro il proprietario c'è qualche altro mnanovratore, che gli coprirà le grane legali.
Certi personaggi poi che difendono la palazzina, dovrebbero farsi un esame di coscienza, visto che vengono foraggiati dagli stessi interessi che pretendono sostituirla con quella bicocca.

Anonimo ha detto...

Da non trascurare poi il fatto che l'agro romano, dopo le manovre illecite rispetto al prg sull'Appia, dove nel 2014 sono stati demoliti abusivamente cinque casali del Seicento, e a Castel di Leva, dove stanno tirando su il nuovo Corviale, è di fatto consumato tutto dai palazzinari, quindi questo sblocco dei confini della tutela serve in prospettiva a garantire ai Caltagirone boys di continuare a pretendere contributi dallo Stato per edificare a cacchio; solo che lo vogliono fare sull'antico, per esempio disfacendo il tessuto storico delle città, come ai tempi di Mussolini, con la differenza che Mussolini in cambio tirava su l'Eur, e questi Porco Leonardo.

Anonimo ha detto...

brutto-bello-valore....
interessante:http://www.amatelarchitettura.com/2010/04/coesistenza-tra-nuovo-ed-antico-nella-citta-contemporanea/
Nel link: coraggioso intervento, nuovo, contemporaneo con materiale che invecchia e la parte storica restaurata, nuova e lucida .Dialogo.Valorizzazione.Futuro. Madre e figlia ....e aspettiamo la prossima generazione, forse con una sopraelevazione fatto in materiale bio degradabile o auto crescente che cambia ogni stagione di colore; O forse con una sostituzione totale con un bosco, sale interrate e piccola piattaforma per un drone. Sarà figlia (nipote) del suo tempo e forse ha dovuto di modificare un pò l’identità della famiglia che era anche bella, ma si trova adesso nei ricordi ben costodito.
Brutto? bello? Vogliamo tutti musica bella. Per tanti deve essere melodica e anche referenziale al passato perché riconoscibile e da sicurezza. La riflessione lascio a voi ...è interessante google-are ‘Petrassi’ e tant altro per scoprire.
Capisco che la testa all'asino non si può lavare con acqua e sapone, ma noi non siamo asinelli, ma figli di essere umani. Figli che possono scegliere ed essere coraggiosi e curiosi... anche diverso da come sono i nostri madri e padri. Sono per lo più genitori (come istituti, governi, scuole,…) che possono dare la possibilità di crescita con la loro esperienza, che stimola, non blocca e apprezza sperimentazione e ricerca;
perché i nostri figli vivranno in un altro tempo che sarà per i nipoti. Nipoti che non possono essere imbottiti di ricordi intoccabili. Lo chiamo -l’egoismo del bello della brutta sicurezza personale-, che sviluppa inevitabilmente frustrazione e conflitto in un seme che si vuole, di natura, adattarsi al suo tempo ed ambiente /società. (Immagina le strade di una città, che per la coltivazione della bella storia coordinato da una sovrintendenza stradale, sono piene di belle 500 finte e autentiche, sotto la luce di fiaccole dell’500. E on top, perché non gli fermi, ci sono i ragazzi (non difesi da un’associazione o legge), che vanno in giro con casco-comunicativo su monopattini-droni con fari da LED, volando a 5cm dal manto stradale. Ovviamente illegale girare cosi, perché è vietato disturbare il bell’equilibrio delle 500 e le fiaccole. Ha, da film no?
Mi veniva in mente di scrivere dopo aver sentito gente, critici dell’arte, architetti, parlando sul argomento della palazzina (a parte i fatti burocratici e interessi economici). Persone che mi sembrano intelligenti, con esperienza, ma mi sembrano anche di avere paura di accettare, l’inevitabile necessita dei semi di svilupparsi in ambienti che cambiano in continuo nel tempo. Cosi vedo una seminazione delle parole ‘brutto’ e ‘bello’, a piacere; a scapito della formulazione e riflessione su risposte di domande. Purtroppo per tanti non stuzzicano e non fanno un piccolo show personale, ma trasmettono una verità che conferma che è meglio avere uno stato di anima sicuro, imbottito e senza farci domande su cui non sapresti come affrontare una risposta; in quanto sarebbe facile perché i semi a cui dati un po’ di fiducia ed insegnati responsabilità vanno da soli, si confrontano e devi solo guardare come cadono all’inizio e poi è fatta la partenza della loro esperienza e la nostra risposta. E’ difficile perché devi lasciare –l’egoismo del bello della brutta sicurezza-.
Arch. NL a Roma
p.s. scusatemi che con gli ultimi paragrafi sono andato verso un specie di lezione….cercando una risposta sul libero uso delle parole ‘brutto’ e ‘bello’….Vuoi? che ne dite? Temi come: identità culturale; conoscenza di cultura; qualità storico-artistica; fisionomia di un palazzo, quartiere, citta; felicità in un quartiere; coinvolgimento di giovani; non aspettare il prossimo scempio; comunicazioni tra comune,committenti, utenti/abitanti e progettisti, bel luogo per non fare niente, bella scuola , bel sottopasso, bel Foro Romano (con sottopassi) visitabile con monopattino-drono:-)…………… come fare senza lamentare

Anonimo ha detto...

Per me in questo pippone filosofico ha completamente mancato il fulcro dell'indignazione diffusa per quel che è successo a via ticino, solo nel ps ha toccato i temi portanti (come i muri sventrati dalle ruspe). Bello e brutto sono soggettivi, meno lo sono invece qualità e integrazione di un progetto in un tessuto urbano. L'architettura è piena di dispute non legate al bello ma ad altro, per fare un esempio a new york il grattacielo panam per me bellissimo è stato criticato e odiato non per la bellezza, ma perchè persino in una città verticale, un muro che chiudeva la prospettiva della grand central terminal risultava insopportabile. Da lì il dibattito su confine tra diritti del committente e dei cittadini e doveri dei progettisti. Tutto come oggi in via ticino dove un progetto senza qualità e fuori contesto per me dequalifica quel pezzo di città. Del metodo poi meglio non parlare, che tanto il senso della vergogna ormai non esiste più. La firma del presidente dell'ordine sul progetto è solo la ciliegina sulla torta

Anonimo ha detto...

Se i grillini del comune fermano questo scempio avranno fatto la prima cosa buona della loro breve e finora inutile esistenza.

Anonimo ha detto...

A Roma, in teoria , devi chiedere un permesso anche per cambiare gli infissi, ma se ti chiami Ridolfi e sei ilpresidente dell'Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e provincia puoi far demolire una palazzina degli anni 30 e ricostruire (con il benestare del Comune)un condominio qualunque di lusso e con i rendering taroccati.

Anonimo ha detto...

Verissimo. Se chiami i pompieri perché qualche pazzo sta demolendo i tramezzi di casa sua ti rispondono che intervengono solo se il palazzo mostra cedimenti statici (sic); se le archistar demoliscono la teca di Morpurgo o le torri di Ligini, tutto ok; se cittadini con deliri d'onnipotenza aprono passi carrabili senza autorizzazione nei giardinetti condominiali degli anni '20 i vigili nemmeno si fermano a controllare i cantieri non autorizzati; se tiri su una cuccia per il cane in paglia e pongo, arriva l'esercito della salvezza.

Anonimo ha detto...

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Unknown ha detto...

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Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Comunque ammettetelo, che avete scritto questi commenti in buona parte senza vedere il "coso" che si demolisce (che non è un villino e non è liberty!). Io sono abbastanza conservatore ed abbastanza ostile agli interventi sulla città consolidata, ma l'articolo di cui sopra (anche se in larga parte non lo condivido) è scritto con molta più intelligenza e profondità di chi ha protestato per la demolizione.

stefano

Mario Amabile ha detto...

Se questo è il gusto contemporaneo, se questa è bellezza, se riqualificare o migliorare significa costruire un edificio privo di identità, abbiamo decisamente perso la qualità che ha contraddistinto per lungo tempo ciò che rende l'Italia un posto unico.
Ma essere privi di senso del bello o semplicemente avere una visione del bello che distrugge i canoni che ci rendono Italia, non possono essere requisiti utili a farci vivere meglio ma solo ad illuderci che distruggere e ricostruire sia un processo indispensabile, mentre non lo è.

Anonimo ha detto...

Non si sostituisce il nuovo al vecchio, ma il brutto al bello. Sarà architettura moderna, ma è anche una coltellata in pieno petto, che cambia la luce di quella via, in peggio purtroppo.

Anonimo ha detto...

Teoria assai bislacca
Sperare che il reale sia meglio del rendering trovo che sia una speranza mal riposta. Da architetto non sono contrario alle demolizioni dell'esistente, ma trasformare una pura speculazione edilizia in un intervento di risanamento del tessuto urbano mi pare fuori luogo.
Il villino non era un capolavoro del suo periodo, ma sostituirlo con un contemporaneo in stile "boh", è un'operazione del tubo.
Saluti
Gianni

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