6 foto della Metro B che sembrano un fotomontaggio fatto con immagini di New York nel 1974 ma che in realtà sono verissime. Vi chiediamo di divulgarle e di farci sapere: esiste un'altra metro al mondo messa così?
3 aprile 2015
20 tragicomiche foto da Colle Oppio. Potrebbe essere il giardino più bello del mondo, è una discarica ributtante
Sia utile per segnalare che questa è la situazione di tutte le aree verdi della città. Che siano di pregio, come questa, o minori. Dopo gli episodi di Mafia Capitale l'assessorato all'ambiente poteva scegliere se reagire o se congelare tutte le attività. Ha scelto la seconda ipotesi. Non facendo nulla, non si rischia nulla. Poco importa che la città, letteralmente, muoia. Così, cara Estella Marino, a fare l'assessore c'è buona pure mizziaincarriola...
Segnala auto in divieto, riceve intimidazioni, le denuncia, gli squarciano 3 ruote dell'auto. Continua la faida mafiosa di Via Giolitti.
2 aprile 2015
Oggi, 2 Aprile, ho avuto l'ennesimo atto di intimidazione nei confronti della mia famiglia. Questa mattina mio padre, verso le ore 7.10, ha trovato 3 ruote su 4 tagliate lateralmente, come da immagine, perché, oltre a continuare la mia attività di segnalazione a @plromacapitale, ieri sera verso le 19.20 vi era una pattuglia della Polizia Locale di Roma Capitale che stava interrogando il proprietario dell'esercizio commerciale nei dintorni dell'abitazione e alcune persone sospette che nell'ultimo periodo hanno avuto comportamenti assai anomali nei confronti della nostra famiglia.
Questa notte, a differenza delle altre sere, la macchina, per puro caso, è stata posteggiata di fronte ad un Hotel che ha 2 telecamere che, come disciplinato dal Garante della Privacy, deve mantenere le riprese video per 24/48 ore.
Questa mattina, io e mio padre siamo andati a fare la denuncia descrivendo la situazione precedente e la situazione attuale. Ora la Polizia di Roma Capitale e la Polizia di Stato si muoveranno di conseguenza per effettuare le indagini.
La situazione sta diventando pesante.
Spero vivamente che si riesca a dare un volto a questa persona crudele.
L'ignobile muro di gomma delle forze dell'ordine. Subisci un abuso e di fatto ti impediscono di denunciare. Così tutti i dati sul crimine sono falsati
Io e la mia ragazza siamo fermi sotto un balcone in zona Colosseo, seduti sul gradino di un negozio chiuso. Una Mercedes scura ci si ferma avanti e un uomo ben piazziato e alto due metri, apparentemente di origini marocchine (ma non è rilevante, non è lui il cattivo della storia), viene verso di noi e afferra la borsa della mia ragazza, che però la ritrae in tempo. Il ragazzo inizia a correre verso la sua auto ma nel frattempo lo afferro, perché in mano tiene una borsa identica a quella della mia ragazza. Probabilmente così nel caso in cui venisse preso gli basterebbe liberarsi della borsa rubata e asserire che quella che ha tra le sue mani è la sua, anche se chiaramente è solo la borsa di uno scippo precedente. La mia ragazza, per evitare una molto probabile colluttazione, mi fa vedere che ha la sua borsa con sé, quindi lascio andare il ragazzo che sale in auto e fugge via con il suo compare, verso nuovi scippi.
Un po' scossi per l'accaduto, non abbiamo preso il numero di targa, per quanto comunque sia facile che quell'auto fosse stata rubata al momento. Decidiamo così di concludere la nostra serata e di prendere i mezzi per tornarcene a casa a riposare. Il giorno dopo, infastiditi comunque dal fatto che questi delinquenti possano dormire sonni molto più tranquilli delle persone per bene, decidiamo di spendere la domenica mattina facendo una passeggiata fino al commissariato più vicino, che, per dovere di cronaca, è il Commissariato di Polizia "Fidene Serpentara" a Montesacro.
Arrivati allo sportello diciamo di voler sporgere denuncia, ma quando capiscono che siamo riusciti a sventare il furto si mostrano spaesati, come a chiedersi perché siamo comunque andati lì a disturbarli, se non dobbiamo neanche riavere i documenti nuovi. Al che gli faccio presente che comunque la mia ragazza è stata violentemente strattonata da un uomo alto tre volte lei, e che avevamo pensato che visto che la strada in cui avevamo subìto l'aggressione è piena di telecamere, loro avrebbero potuto facilmente reperire un video dell'accaduto. Volendo.
Per farmi contento, qualcuno ci chiede dove sia avvenuto il tentativo di scippo, e quando precisiamo che questa via è in zona Colosseo ci viene risposto che allora dobbiamo andare a denunciarli al Commissariato competente. Con pazienza gli faccio notare che se mi rubano la macchina a Roma mentre sono a Milano, non devo prendere il treno e tornare a Roma per sporgere denuncia. Quando mi rispondono qualche altra cosa senza senso la mia ragazza si inalbera e gli spiattella tutte le sue competenze legali, perciò decidono di uscire tutti fuori a fumare una sigaretta lasciando lei a parlare con un ragazzotto allo sportello che in quella sede ha chiaramente tanto potere quanto quello dell'uomo delle pulizie.
Alla fine quindi, per zittire la mia ragazza e mandarci via, qualcuno ci fa dare un foglio svolazzante, ci dice di tornare a casa e riscriverlo a computer per compilarlo. Tornare a casa, riscriverlo a computer. In un ufficio burocratico. Come se poi ognuno di noi fosse davvero obbligato a possedere un computer. E non mi dicono di spedirlo via email, poi, ma di tornare lì con il foglio riscritto da zero e compilato nelle sue parti e consegnarlo.
Il foglio - ciliegina sulla torta - non riguardava neanche una denuncia, ma un esposto.
Per chi non sapesse la differenza, con la denuncia si informano le autorità di un reato perseguibile d'ufficio, e con l'esposto si informano le autorità di dissidi tra privati. Insomma, se non riescono a prendersi la borsetta con la forza allora hai avuto un piccolo battibecco privato. Io e la mia ragazza ci guardiamo sconsolati, capendo che non c'era nulla che avremmo potuto fare, oltre a scrivere la presente, per salutare i due furfanti e rassicurarli sul fatto che possono dormire sonni beati da qui a sempre.
Daniele
Qualcuno fermi il Tar. Ecco come secondo i giudici deve essere condannato a restare il Foro di Traiano. Roma deve morire "per legge"
Ciò che sta facendo a Roma il Tar (e ciò che stanno facendo coloro che vi ricorrono con questa facilità) sarebbe in tutti i paesi civili d'occidente un caso nazionale. Da qualche tempo i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale si sono sostituiti alla Giunta ed al Consiglio Comunale democraticamente eletti e decidono loro quali provvedimenti vanno bene e quali vanno male.
Condendo le decisioni con dichiarazioni di puro stampo politico. Peraltro vecchie di 40 anni e frutto di una mentalità malata, la stessa mentalità che ha portato la città ad essere il luogo più invivibile e raccapricciante d'Europa sotto molteplici punti di vista.
Nella sentenza in cui smontano il sistema delle strisce blu che finalmente spazzava via le scelte criminali e banditesche della Giunta Alemanno hanno scritto che il Comune per fare le norme deve tener conto della scarsa abitudine dei romani a servirsi del mezzo pubblico. Una affermazione che da sola qualifica il livello di questo organismo per il quale ogni commento deve essere sospeso perché rischia di obbligarci ad andare sopra le righe. E contro un organo così potente è meglio evitare.
E' un po' come dire che bisogna smetterla di spingerla sui pagamenti digitali e sulle fatturazioni elettroniche perché questo non tiene conto dell'abitudine degli italiani ad evadere il fisco. Un tribunale dalla parte dell'inciviltà e delle cattive abitudini che invece la politica è chiamata a cambiare.
Hanno scritto che non si possono aumentare le strisce blu senza dare "alternativa". Ma è una sciocchezza abnorme. Primo perché non si trattava di alcun aumento ma di un semplice adeguamento visto che le tariffe non aumentavano da vent'anni. Secondo perché l'adeguamento delle tariffe serviva a disincentivare sosta e dunque traffico e questo minor traffico si riversava come vantaggio diretto del mezzo pubblico. Contrastare i mezzi privati, in una città priva di corsie preferenziali, significa automaticamente creare "alternative" e rendere più appetibile il mezzo pubblico.
L'ultimo pronunziamento addirittura entra nel merito della pedonalizzazione del Foro di Traiano. Secondo i giudici amministrativi una delle zone più delicate, particolari, straordinariamente belle e da preservare del centro storico. Un luogo tutelato dall'Unesco e visitato ogni anno da decine di milioni provenienti da tutto il mondo deve restare un vomitevole e ributtante parcheggio a cielo aperto. La sentenza fa impressione e dimostra come la cultura malata e pericolosa della macchina, scomparsa dalle città occidentali ormai da trenta se non quaranta anni, sia ancora ben presente in cui poi dovrebbe interpretare ed applicare la legge.
Siamo condannati al degrado per legge. E adesso vedrete cosa combineranno con i cartelloni o le bancarelle. Saranno capaci di interrompere il cambiamento anche li? Riusciranno a salvare le lobbies camorristiche che stanno dietro a questi business anche li?
Intanto noi (foto di Giorgio Carra) ci siamo fatti una passeggiata al Foro di Traiano con una rabbia e una amarezza enorme. Uno dei luoghi più belli del pianeta è per legge condannato a restare un informa oceano di lamiere benché una amministrazione regolarmente eletta avesse, correttamente, deciso il contrario. Andatelo a raccontare a qualche turista e diteci cosa vi replica.
Inutile dire che sul Tar del Lazio dovrebbe esservi un intervento del Governo. Quanto prima.
Strisce blu. L'ennesimo post che spiega perché tassare il parcheggio non è giusto, ma giustissimo
1 aprile 2015
Noto con piacere che in tanti commenti ai vari post sulla sentenza del TAR si esulta come a un gol del Pupone e si rigurgita la solita storia che i mezzi a Roma non funzionano. Volevo però fare qualche piccola considerazione di teoria economica, per cercare di capire il motivo per cui, in praticamente tutto il mondo civilizzato, si tassa la sosta dell'auto in città.
Ho studiato economia al liceo e all'università all'estero, ma immagino che anche in Italia sia standard, nei libri di corso di economia, utilizzare l'auto come esempio di bene che ha una “esternalità negativa di consumo”. E' un facile esempio infatti, visto che l'uso dell'auto ha dei ovvi costi sociali (inquinamento, rumore, traffico etc.) che il privato non affronterebbe e che sono quindi “esterni”. I vari libri di corso ci fanno quindi notare che l'interazione tra domanda e offerta privata porterebbe a un consumo eccessivo del bene, e che l'intervento del governo è necessario per ridurne i consumi e “internalizzare i costi”, cercando cioè di farli pagare al privato e non alla collettività.
Va inoltre considerato che all'aumento della densità di popolazione, passando cioè dalla campagna al centro di una grande città, corrisponde un aumento dell'esternalità: al costo ambientale dell'inquinamento si aggiunge quello della congestione, dell'uso di spazi pubblici di sosta limitati, e una generale diminuzione della vivibilità.
Uno stato funzionante, quindi, tassa e regolamenta l'uso dell'auto, sopratutto in città. La tassa ha il potere di internalizzare i costi sociali: il cittadino, costretto dallo stato, paga anche il costo sulla comunità e sull'ambiente e non solo quello privato. I soldi raccolti attraverso la tassa possono essere poi utilizzati, idealmente, per abbattere ulteriormente i costi sociali dell'auto.
I vari commentatori che inveivano contro RFS con un “aho io già pago il bollo”, dovrebbero quindi cercare di capire che ci sono diversi tipi di tasse per contrastare diversi tipi di esternalità: una persona che usa sporadicamente l'auto in campagna, ha dei costi sulla collettività molto più bassi di un romano che ogni giorno va al centro e vi ci lascia la macchina per tutta la giornata. Inquinerà di meno (e pagherà meno tasse sulla benzina), non andrà in zone dove c'è un problema cronico di traffico (ed è giusto che non paghi ZTL) e non parcheggerà in città, dove lo spazio è un bene pubblico prezioso e scarso (e non pagherà quindi il parcheggio!).
Come ho già scritto precedentemente, io non uso l'automobile in città, non contribuisco quindi al casino che è Roma in quanto traffico e parcheggi. Non sono l'unico, visto che sui mezzi pubblici non ci sono solo zingari e ubriaconi puzzolenti come affermano molti, ma tanta gente normale che, per necessità ma anche per scelta, prende i mezzi ogni giorno. Gente che magari preferisce pagare un po' più di affitto ed essere meglio collegato, o metterci il doppio di tempo ma risparmiare in soldi e stress, e che se ne frega della stigma sociale romanara del "prendere i mezzi".
Perché noi che non causiamo traffico, non occupiamo suolo pubblico per ore o giorni dobbiamo comunque soffrirne i costi dati dalla minore vivibilità? Il pagare tariffe di sosta decenti e in linea con qualunque città europea, se non italiana, almeno ci consola un minimo: i soldi raccolti possono essere usati, per quanto inefficientemente alla romana, per qualcosa di pubblico. (Magari per evitare di anticiparci l'orario di chiusura della metro A?)
Il discorso, spesso non valido, che per alcuni l'uso dell'auto è necessario perché non ci sono mezzi efficienti è quindi irrilevante. Le tasse sull'uso dell'auto devono esserci per “internalizzare l'esternalità”, riducendone il consumo e quindi gli effetti negativi sulla collettività, utilizzando le risorse generate per contrastarne ulteriormente i costi sociali, finanziando alternative come il trasporto pubblico.
P.S.
Ai vari commentatori che affermano, a volte correttamente, di vivere in posti mal collegati con il proprio lavoro, vorrei far notare che la cosa non è il risultato di un qualche piano regolatore sovietico, ma di scelte private, influenzate quindi da fattori economici. E il modo più facile di influenzare certe scelte è ovviamente quello di colpire il portafoglio; qualcuno soffrirà prima di adattarsi e commenterà indignato su qualche blog, ma è cosa inevitabile se si vuole cercare di migliorare la città.
Erik
Ecco perché spesso i cassonetti sono devastati o buttati a terra. Gli operatori Ama non li possono raccogliere. Per un motivo che dice tantissimo su Roma
Ma non doveva vendere ai cinesi? Pompi apre a Viale Marconi. Ma alcuni cittadini si sentono presi in giro
Nella speranza che i nuovi successi imprenditoriali (dei quali ci congratuliamo) convincano la gestione della pasticceria Pompi ad adottare comportamenti maggiormente civili ed evoluti, non certo parcheggiatori per gestire la sosta abusiva delle auto e chiamata col megafono stile "c'è da spostare una macchina", riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota da parte del Comitato cittadini di Via Albalonga.
***
L’Italia si sa è un paese con poca
memoria. Se così non fosse non si spiegherebbe come mai continuiamo
imperterriti da anni a fare gli stessi errori, perché tendiamo a
giustificare tutto e tutti, perché ci mettono sempre i piedi in
testa (o ce li facciamo mettere). Roma non fa eccezione, anzi,
possiamo dire che conferma ampiamente la regola. Quello che
succede oggi viene subito dimenticato domani. Tutti si lamentano, se
la prendono coi poteri forti, con “lo Stato”, coi “ladroni
bugiardi”, “col Sindaco”, “col presidente del Muncipio”,
“con i vigili” (e via dicendo seguendo la scaletta di valori
prefissata). Poi però, con la pancia piena, sono pronti a fare
dietro front.
Lo scorso settembre, quindi non 2000
anni fa, un certo commerciante di via Albalonga conosciuto in tutta
Roma per i suoi dolci al cucchiaio, presenziava una assemblea
pubblica voluta dal comando di Polizia Roma Capitale nella persona
del Comandante Raffaele Clemente. In questo incontro si illustrava
perché si era arrivati alle modifiche sperimentali di viabilità
sulla stessa strada in cui affacciava il suo negozio. Modifiche che
con la nota 215589 del 3/11/2014 l’assessore alla mobilità del
Municipio VII a chiesto di rendere definitive, e che il comando VII
Appio a Febbraio in una riunione presso il Municipio ha ribadito
essere di fondamentale utilità per la viabilità del quadrante Re di
Roma.
la modifica della
discordia a via Albalonga
Insomma, com’è e come non è, nella
riunione di Settembre, il noto commerciante cercava di perorare la
“sua causa”, per cui la viabilità così modificata sarebbe
andata -secondo lui- a intaccare il suo lavoro, i suoi guadagni e
soprattutto l’occupazione dei suoi dipendenti.
Il Teorema del Tiramisù era questo:
senza sosta selvaggia si lavora meno e se si lavora meno io devo
licenziare.
Il matematico al mascarpone si
lamentava inoltre dell’inasprimento dei controlli su quel tratto di
strada negli ultimi mesi, quasi fosse un accanimento personale (ma
lui non faceva i dolci? oppure faceva il posteggiatore?), e -non
ultimo- apriva a inaspettati servigi resi ai residenti: “noi
garantiamo la sicurezza sulla strada”.
Ah però.
A fine ottobre, dopo neanche due mesi
dal provvedimento sperimentale alla viabilità, il pasticcione (eh
si, i pasticceri sono altra cosa) se ne usciva con questo simpatico
manifesto, in cui dichiarava tutto il suo dolore e tutta la sua
miseria.
recessione,
depressione, panico. per colpa vostra arriveranno i... CINESI!
E in cui buttava lì una sottile, ma
manco tanto, minaccia: per colpa vostra, residenti scellerati, per
colpa di tutte le vostre segnalazioni, del vostro “senso civico”,
del vostro volere una via più decorosa e dignitosa, silenziosa,
libera dalle auto in doppia e tripla fila, per colpa del vostro
volere i secchi della immondizia svuotati, io me ne vado. E vi lascio
in mano ai CINESI.
Dopo poche ore però il commerciante
rettificava, in puro stile italico ("non sono stato capito"). Il
patron del tiramisù più famoso a Roma spiegava a Repubblica.it gli
ultimi mesi difficili con i clienti in fuga a causa del
parcheggio introvabile. “Ho lottato fino all’ultimo prima di
licenziare. Cinque mesi fa ci siamo tutti ridotti lo stipendio,
togliendoci il super minimo. Ma non è basto ad agosto sono stato
costretto a mandare via 4 persone, a settembre altre 3. È stato un
grande dolore, prima di allora avevamo sempre assunto. Razzista io?
La mia soddisfazione più grande è stato vedere il cameriere indiano
riuscire ad accendere un mutuo grazie allo stipendio”.
Ma gli italiani oltre ad essere dei
simpatici bugiardi sono pure ottimi imprenditori. Questo è risaputo.
Per cui arriviamo al 28 Marzo. Giorno in cui la fenice rinasce dalle
ceneri. Viale Marconi è dolce! La crisi è finita, si apre un nuovo
punto vendita. La moltiplicazione dei pani e dei panini.
Non staremo qui a ribadire quanto detto
in precedenza. O forse si, è meglio che lo facciamo, per non
sentirci dire sempre le stesse cose.
Nessuna “invidia” per
l’imprenditoria, ci mancherebbe. Fare l’imprenditore oggi vuol
dire essere davvero coraggiosi, visto come sta messo il commercio
romano. Tanto di cappello soprattutto a chi ha saputo prendere un bar
di quartiere ben avviato e farne un “brand” di successo. Ce ne
fossero. Non entriamo manco nella polemica del “buono o cattivo”,
i gusti sono gusti, a ognuno il suo. Se vende evidentemente piace.
Solo una cosa ci sta proprio sulle
pal.e. L’essere presi per il cu.o.
I clienti con l’acquolina in bocca se
lo dimenticheranno al primo assaggio, noi residenti di via Albalonga
sinceramente no.
Fare impresa in questo modo così
“romano”, del “volemose bene” è quanto di più irrispettoso
si possa pensare. Perché i clienti migliori non sono quelli che
entrano e consumano, ma quelli che invece stanno fuori e che devi
convincere ad entrare non solo con quello che vendi, ma anche e
soprattuto con il tuo modo di fare.
Se lo ricordino pure a viale Marconi.
il rispetto comincia
davanti al tuo negozio. infatti…
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Roma fa schifo è una bacheca pubblica di approfondimento e riflessione nata nel 2008 per mettere insieme l'indignazione, le denunzie e le segnalazioni di migliaia di cittadini nei confronti della inenarrabile situazione di anarchia, malgoverno, connivenza, criminalità, corruzione e degrado in cui versa la città di Roma.
La pubblicazione è libera e a tutti è permesso di dire la propria per il bene della città. Non c'è una redazione, non c'è un responsabile, non c'è un controllo sui contenuti pubblicati: Roma fa schifo è un semplice blog, un diario, non una testata giornalistica.
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