Villa Lazzaroni com'era nel 2011 e com'è oggi nel 2018. Le foto

8 agosto 2018
E' uno dei polmoni verdi più importanti del VII Municipio, in una zona iper costruita con palazzoni, vialoni, stradone. Tutto con una intensità spaventosa e senza logica. Ecco perché Villa Lazzaroni ha una importanza doppia rispetto a qualsiasi altra area verde simile. E infatti alcuni anni fa la villa (che ospita anche la sede del Municipio) è stata totalmente riqualificata. Qui sotto trovate le foto di allora, anno del signore 2011, mentre sotto trovate le foto di luglio 2018.


































Avete visto che roba? Evidentemente Roma è sempre stata una città sciatta e mal curata, ma mai come oggi. Infatti oggi la situazione è quella che vedete qua sotto. Commenti?























Ma come si possono salvare le ville e i parchi pubblici a Roma in questa situazione senza risorse, senza visione e senza senso? Noi abbiamo da sempre un'idea che non è - come al solito - una nostra idea, bensì una analisi delle migliori pratiche applicate internazionalmente che non si capisce per quale misterioso motivo non si possano applicare anche da noi. 

18 punti sulle Farmacie Comunali. Marino le aveva risanate, Raggi le sta distruggendo e svendendo

6 agosto 2018
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E' vero, è verissimo: Ama e Atac sono grandi decine e decine di volte più di Farmacap e avrebbe più senso parlare di loro piuttosto che della piccola municipalizzata che gestisce 45 farmacie comunali a Roma. Tuttavia più volte abbiamo approfondito quanto avvenuto nell'azienda delle farmacie perché è davvero emblematico dell'azione devastante che il Movimento 5 Stelle ha portato sulla città. Ora che l'azienda è stata condotta sull'orlo del baratro e che la liquidazione e la svendita ai privati sembra inevitabile, abbiamo provato per punti a sintetizzare ancora una volta quello che è accaduto in Farmacap in questi 4 anni assurdi e incredibili. Ovviamente siamo disposti a accogliere qualsiasi correzione alla ricostruzione con modifiche e aggiustamenti da parte di chiunque volesse spedirceli. 


1. Nel 2015 l’azienda speciale capitolina ha un bilancio in rosso da quattro anni consecutivi e, con il quinto in negativo, per legge sarebbe stata dismessa o trasformata in spa. Il sindaco Marino sceglie tramite selezione pubblica (tramite-selezione-pubblica!!!) il direttore generale di Farmacap per tentare il risanamento. La scelta cade su Simona Laing, manager che aveva già messo in salute le farmacie comunali di Pistoia.

2. Laing riesce a portare in pareggio il bilancio 2015, con utile di 15 mila euro. Il bilancio con doppia certificazione dei sindaci revisori e di una società esterna scelta con bando a evidenza pubblica dalla giunta Alemanno consolida il risultato e far venir meno l’esigenza della vendita di Farmacap.

3. Venuto così meno l’obbligo di dismissione, il piano industriale presentato dall’assessore Francesca Danese rilancia l’azienda senza necessità ricapitalizzazione con risorse pubbliche, tenendo insieme natura sociale e anima commerciale, necessaria per sostenere gli alti costi e potenziare i servizi nelle aree periferiche.

4. In quest’ottica vengono aperte 3 farmacie h24 e un magazzino all’ingrosso che inizia a portare ricavi freschi. Viene lanciata una linea di prodotti a marchio Farmacap dove la marginalità supera il 75% netto. Obiettivo della giunta Marino? Creare un modello europeo di farmacie comunali con forte connotazione sociale.

5. Nel 2016 per la prima volta dopo otto anni viene indetta una gara europea per selezionare i fornitori della consegna farmaci giornalieri. La gara consente un risparmio annuo di qualcosa come 2 milioni di euro. E' lo sconto più alto d'Italia. Ovviamente chi su quella commessa artatamente tenuta altissima mangiava e lucrava rosica e non poco...

6. Siamo ad aprile 2016: accordo sindacale per riconoscere ai dipendenti l’adeguamento del nuovo contratto Assofarm, cioè dei farmacisti.

7. Immediatamente dopo la caduta di Marino si riaprono le gabbie. Contestualmente alla vittoria da parte di un operatore del nord della gara europea per la scelta del fornitore, il commissario straordinario Francesco Alvaro avvia una politica di opposizione al piano industriale e alla stessa direttrice Laing. Esce intanto un video Youtube dell’allora consigliera comunale Virginia Raggi in cui denuncia Alvaro di aver manipolato la gara di affidamento di un asilo gestito da Farmacap. Lo stesso commissario straordinario viene posto ai domiciliari per questa vicenda.

8. Con l’assessore Minenna, primo assessore al bilancio della Giunta Raggi, il piano industriale viene riconfermato così come tutte le attività che compongono il fatturato aziendale. Il piano industriale, che prevede l’autofinanziamento, sembra essere approvato anche dal nuovo assessore alle partecipate Colomban.

9. Il 2016 si chiude così: 4 milioni in meno di esposizione finanziaria bancaria, quasi 2 milioni in meno di debiti verso fornitori, quasi 4 milioni in più di ricavi e contenimento del costo del personale e utile di 526 mila euro. Un bilancio clamoroso per Farmacap.

10. A seguito di un’indagine da parte della procura, alcuni dipendenti sono indagati per sottrazione di farmaci. Alcuni, per i quali le registrazioni delle telecamere sono inequivocabili, vengono per questo licenziati. Avete capito bene: Farmacap faceva debiti e bilanci in negativo (le uniche farmacie del mondo a perdere soldi) anche perché i dipendenti si rubavano i farmaci dai magazzini...

11. In Farmacap tutto cambia con l’arrivo a fine gennaio 2017 di Angelo Stefanori in qualità di commissario straordinario. Si oppone infatti alle politiche di risanamento del direttore generale Laing, con numerose contestazioni disciplinari fino al licenziamento della fine di marzo, due ore dopo che la Laing aveva consegnato il bilancio 2016 con i dati straordinari di cui sopra.

12. Stefanori, nominato dal Movimento 5 Stelle, aveva anche presentato alcuni esposti contro la Laing, oggi tutti archiviati mentre la procura adesso indaga lui per calunnia e diffamazione. Ad oggi il bilancio 2016 non risulta depositato, né alcun tipo di previsionale 2017. Farmacap è stata gettata in uno stato di completo fuori controllo. In merito a questo la procura di Roma indaga Stefanori.

13. Il commissario straordinario Stefanori fa chiudere immediatamente il magazzino (rinunciando così a preziose entrate) e interrompe gli acquisti con il primo fornitore, che era quello più conveniente.

14. Anziché depositare i bilanci (quello 2016 era strabiliante come abbiamo visto) Stefanori commissiona una due diligence sul bilancio 2015 alla società PwC, scelta senza gara, per effettuare una revisione sul bilancio 2015.

15. A inizio 2018 emerge in seguito ad una delle mille indagini e processi cui è sottoposta che nel telefonino della Raggi il nome della Laing, la manager che aveva fatto miracoli nel risanamento delle 45 farmacie comunali, era memorizzato come "non rispondere"...

16. Il commissario straordinario stipula un accordo con i sindacati in base al quale vengono riconosciuti tutti i buoni pasto con valore retroattivo che erano stati sospesi già da qualche anno per insufficienza di liquidità finanziaria, oltretutto i giudici del lavoro li avevano ritenuti non dovuti. Per questo la direttrice Laing non aveva affrontato il tema preferendo salvaguardare i posti di lavoro rilanciando l’azienda concentrandosi sul futuro e senza prosciugare la liquidità per garantire quelli che erano veri e propri benefits (in quanto non dovuti). Succede in Farmacap insomma quello che i Cinque Stelle replicano in Ama o in Atac: prostrarsi verso le richieste, anche le più assurde, dei sindacati in modo da costruire consenso e clientela elettorale. Ovviamente senza preoccuparsi che questo distrugge le aziende.

17. La scorsa settimana il commissario straordinario Stefanori convoca i sindacati e comunica che il risultato della revisione sul bilancio 2015 riporta non l’utile ma una perdita, perdita dovuta soprattutto proprio all’inserimento retroattivo dei buoni pasto non dovuti, pertanto l’azienda dovrà andare verso o la liquidazione o una forte ristrutturazione con scorporo. Insomma si fanno dei regali ai dipendenti, si fanno risultare come retroattivi, si inseriscono in un bilancio già chiuso e depositato e lo si mette in discussione portandolo dal nero al rosso. E visto che i bilanci successivi non sono mai stati depositati l'azienda risulta pronta per essere messa in liquidazione.

18. Oggi i sindacati che si frapponevano ai progetti di rilancio della Laing frignano perché si rendono conto che l'azienda rischia di non poter garantire la continuità occupazionale ai lavoratori. Forse era meglio rinunciare ai buoni pasto!? Troppo tardi...

La domanda anche qui è solo una: perché?

Roma all'ultima spiaggia. Sotto Ponte Marconi si chiama Tiberis l'umiliazione d'agosto

4 agosto 2018
La vera e semplice domanda, peraltro senza risposta, è "perché?". Perché fare una spiaggia senza mare copiando malamente e goffamente Parigi quando a differenza di Parigi hai chilometri e chilometri di spiagge stupende - peraltro comunali!!! - sulle quali non hai investito? Perché spendere centinaia di migliaia di euro senza uno straccio di gara, tutti in affidamento diretto manco fosse l'urgenza delle urgenze quando invece le urgenze vere vengono tralasciate e ci sono ancora aree che non sono state ripristinate dopo la nevicata di febbraio? Perché scegliere di offrire l'accesso libero, senza un contributo, così manutenzione e sorveglianza di questa specie di enorme lettiera per gatti la pagheranno tutti i cittadini, anche quelli che manco per sogno vorranno metterci piede? Perché non pubblicare un bando per coinvolgere sponsor privati, non sarebbero di certo mancati e avrebbero consegnato all'iniziativa le risorse per non risultare una pezzentata come è. Perché optare per un'area periferica e miserabile, piena di rifiuti, sversamenti, accampamenti quando la magia di Parigi sta proprio nell'aver portato un'atmosfera "estivale", come si dice in Francia, nel cuore della città, dove si verifica la magia della decontestualizzazione, della straniante nudità dei corpi (come hanno sottolineato alcuni antropologi) laddove al contrario in assenza di sabbia e ombrelloni la cosa non sarebbe socialmente accettabile? Perché non attuare la minima trasparenza su chi ha pagato, chi gestisce, per quanto tempo, chi paga la manutenzione, chi provvede alla sorveglianza notturna, quanto è il costo complessivo dell'operazione? Perché optare per una soluzione rabberciata, senza bar, senza wi fi, senza servizi igienici (ci sono solo quelli chimici, pensate che meraviglia con 40 gradi), senza strutture stabili per gli spogliatoi e le docce, senza una piscina, senza un idromassaggio, senza un cocktail bar, senza uno straccio di gelateria, senza un ristorante (queste le proposte gourmet di Paris Plages) o un filo di ombra, senza un cavolo di programma di animazione diurna o serale (anzi alle 20, col sole ancora alto, si chiude!), senza concerti o attività per bambini quando questi servizi sono il minimo sindacale per qualsiasi area estiva che si possa definire "attrezzata" e dunque realizzando così l'area "attrezzata" più triste della città? Ma davvero da Dicembre (data dell'annuncio che senz'altro preludeva ad una data di progetto ben antecedente) non c'era tempo per progettare questi servizi che sono l'abc per ogni iniziativa simile?
Pensate se una schifezza simile l'avesse fatta il famoso Piddì, sarebbe stata la fine: Grillo ci avrebbe marciato tutta l'estate. Ma loro posso fare tutto. Tutto. 
Chiudono i servizi assistenziali e sociali perché "senza bando non facciamo nulla", però quando si tratta di fare propaganda da MinCulPop a uso e consumo dei cittadini più facilmente raggirabili allora ecco gli appalti ad assegnazione diretta e gli affidamenti rigorosamente di 40mila euro per stare giusto un millimetro sotto soglia e non incappare negli obblighi di legge. 
Insomma non c'è nessun progetto e nessuna visione e medio e lungo termine, si campa solo alla giornata e in più lo si fa male, con sciatteria. Ogni città importante in occidente in questo preciso momento storico sta pensando a costruire il proprio concreto racconto con gittata al 2030 o al 2050. A Roma non esiste nessuna progettualità, nessuna voglia, nessun amore per pensare a quale sarà la città dei nostri nipoti. E si attuano iniziative pubbliche, strombazzatissime, che risulterebbero imbarazzanti anche per il Comune di Frascati...

Anche se c'è da dire che per lo meno in un piccolissimo sprazzo di dignità almeno hanno deciso di non inaugurarla. Di non esporre la città a questa ennesima atroce umiliazione. E così la spiaggia Tiberis da oggi è aperta, ma nessuno dell'amministrazione è andato ad inaugurarla. Quella stessa amministrazione che dice di "credere tantissimo nel progetto", quella stessa amministrazione che non più tardi di tre giorni fa (nell'ambito di una ennesima figura ridicola) ha promesso di inaugurare 400 metri (quattrocento metri!) di ciclabile invitando "tutte le figure istituzionali". Stavolta niente foto, niente fotografi. Nessuno se l'è sentita di farsi immortalare nel bel mezzo di questo sfacelo, neppure Pinuccia Montanari, un personaggio che non s'è tirato indietro neppure quando si è trattato di inaugurare in diretta Facebook alcuni cessi pubblici vicini al Colosseo. Perfino Sora Pinuccia è scappata via...

Il progetto, se così lo possiamo chiamare, nacque a dicembre, quando la Sindaca era sotto scacco a causa dello scandalo Spelacchio. Era necessario sparigliare per fare in modo che i giornali allentassero la morsa su quello che era uno scempio autentico (e quest'anno sarà anche peggio perché la gara per lo Spelacchio 2018/2019 è andata ovviamente deserta visto che l'assessore Frongia l'ha fatta scrivere coi piedi) e allora qualcuno dei geni della comunicazione pentecatta pensò bene di sparare grosso: diciamo che facciamo quest'estate una spiaggia sul Tevere. Boom. Se ne uscirono con una tavola che neppure all'ora di Educazione Tecnica alle scuole medie e annunciarono l'apertura per il 21 giugno. Poi se ne dimenticarono. Solo quando iniziarono, a giugno, ad uscire alcuni articoli sui giornali (prima da noi, poi il primo a seguirci fu Il Foglio e infine il Corriere della Sera il 1 luglio) allora qualcosa si mosse: e dunque via alla bell'e meglio appalti di corsa e progetti raffazzonatissimi.

E così mentre a Parigi ci si abbronza di fronte all'Ile de la Cité, al Pont Neuf e al Louvre, a Roma si va sotto Ponte Marconi, tra sorci grandi come gatti e sfasciacarrozze, laddove non c'è peraltro nulla di più normale (e dunque niente di nuovo) che avere campi da tennis e piccoli solarium come quello allestito dal Comune. L'area infatti, benché derelitta come è derelitta tutta Roma, è comunque da sempre piena di impianti sportivi. Si tratta di un'ansa del Tevere che anche da Piano Regolatore ha quella specifica destinazione. Invece di realizzare infatti operazioni pubblicitarie che portano poi solo pubblicità negativa, il Comune dovrebbe favorire in quella zona gli investimenti dei privati, sbloccare le procedure, creare corsie preferenziali burocratiche in modo da portare in quell'area gli investimenti che quell'area ha le enormi potenzialità di attrarre. Se guardate la mappa sopra ve ne rendente conto: l'area della spiaggia comunale è quella in alto a destra a fianco al micidiale Ponte Marconi. Ma tutta la mezzaluna dell'ansa è allestita allo stesso modo di come ha fatto il Comune: campi sportivi e piccoli solarium \ campi sportivi e piccoli solarium \ campi sportivi e piccoli solarium. Questo per chilometri e chilometri con operatori privati (più o meno validi) che da oggi avranno l'inutile, ridicola, patetica e dannosa concorrenza sleale del Comune (che indirettamente fa concorrenza sleale anche alla stessa Ostia, con li operatori che infatti hanno avuto da ridire!). Una roba, da parte loro, da ricorso al Tar. Ma se andate oltre alla mezzaluna lungo il fiume, verso l'interno, scoprirete un brano di città massacrato dalla non pianificazione, dall'abusivismo, dall'incapacità amministrativa, dall'improvvisazione. Funzioni pregiate (stadi, impianti sportivi, grandi sedi universitarie) lasciate in mezzo al caos, all'abbandono, alla depressione urbanistica più pura all'assenza totale di visione. Guardate il marrone dei brownfields abbandonati, e parlate con gli studenti di Roma Tre per capire come si vive, si studia, ci si forma in un pezzo di città dove perfino i distributori automatici di snack (per dire uno dei grandi atout della spiaggia comunale Tiberis) vengono depredati dai nomadi che si sono impossessati della zona. E proprio Roma Tre doveva chiamarsi la fermata della Metro D prevista per questo pezzo di Roma, progetto che in due anni di amministrazione Raggi non ha fatto mezzo passo avanti e sì che avrebbe contribuito mille volte di più alla riqualificazione di questo quartiere. 


L'esperimento che venne fatto qualche anno fa (pagato tutto da privati!) era molto più sensato: a Ponte Marconi invece si fa solo concorrenza sleale alle aree sportive private già esistenti

Ma è giustappunto di "progetto" che si deve parlare. Perché se realizzare una infrastruttura così triste e squallida è una colpa enorme per un'amministrazione, realizzarla senza una visione è ancora peggio perché significa dilapidare risorse e minare ulteriormente la credibilità residua della città in Italia e nel mondo. 
Le insegne di Tiberis in mezzo ai mille pali gialli dei semafori e ai tristi cartelloni abusivi della zona Marconi
La mitica entrata di Tiberis, con i due immancabili vasetti di plastica. Per fortuna Sora Pinuccia qui non ha messo i vasi coi tralci di vite, piazzati ad umiliare Largo Argentina
Si pensi al turista curioso che si catapulta a Parigi da 15 anni sapendo di Paris Plages (fin dai primissimi anni superarono i 2 milioni di presenze) e oggi viene a Roma a testare il corrispettivo capitolino... Progetto dicevamo, ma quale progetto ha la città per il suo Fiume Tevere? In questi giorni non potendo ammettere onestamente la caratteristica one shot di questa iniziativa, l'amministrazione continua a ripetere che l'esperimento sta dentro ad un progetto più ampio di recupero del fiume. Ovviamente è tutto fake. Non c'è l'ombra di un progetto (un ufficio sì, almeno quello, ma con le poltrone non si fanno progetti, non si vincono bandi europei, non si reperiscono finanziamenti), non c'è l'ombra di una visione, non c'è mezzo accordo con Regione e Soprintendenze per pulire tutti gli argini del centro ricoperti di graffiti (quelli di Retake ci hanno fatto una campagna per mesi, inascoltati: la Soprintendenza ha lavorato per anni per bloccare lo stupendo murale di Kentridge, ma non spende un minuto di tempo per ripulire i graffiti che lordano i ponti di 500 anni fa), non c'è mezza idea per salvare le banchine dall'invasione di paccottiglia e cibo mediocre durante i mesi estivi, non c'è un piano per pulire rapidamente le fondamentali piste ciclabili (autentiche autostrade per biciclette, potenzialmente utilissime) ogni volta che vengono ricoperte di limo durante le piene e restano così per mesi, non c'è una modalità per avere ragione dei mille accampamenti abusivi (c'è scappato anche il morto, ma ormai non basta più) che si sono installati sotto ogni ponte, non c'è un piano per la navigabilità, non c'è un piano per pulire gli argini, non c'è un cavolo di piano per l'Aniene che pure ha un potenziale naturalistico e economico notevole.

E se tutto questo nella mente di qualcuno dovesse esistere (pur non comunicato), allora perché partire proprio con l'attività più triste e squallida andando a pregiudicare per il futuro e a ridicolizzare tutta la progettualità potenziale per il rilancio del fiume che da solo è un progetto che vale la consiliatura? E se c'è un progetto per il fiume (pur non comunicato) come mai dopo oltre 2 anni di consiliatura - ricordiamo che nei 5 anni di un sindaco i primi 2 servono per seminare, i secondi 3 per raccogliere, mentre qui non si è seminato NULLA - non se ne sa nulla? Forse perché si procede a tentoni e basta?



Le amene docce di Tiberis

L'unico piano serio e di grande visione per il fiume era stato impostato alla fine della scorsa consiliatura grazie a Giovanni Caudo e a Ignazio Marino i quali vincendo le Olimpiadi (che guardacaso sono andate a Parigi la quale guardacaso investirà molto sul suo fiume, rendendolo balneabile grazie ai quattrini del Comitato Olimpico Internazionale) avrebbero investito per creare un imponente parco fluviale nel rettangolo di città oggi tutto mignotte e immondizia urbanistica ricompreso tra la Flaminia e la Salaria con appunto il fiume in mezzo. Una zona mortifera e putrescente dalla quale le aziende (vedi Sky) fuggono via e che sarebbe diventato il sogno di un'area verde fruibile, percorsa da un trenino già esistente e da riqualificare, puntellata da costruzioni sostenibili e di qualità dove realizzare il villaggio olimpico e in seguito trasferire il tribunale liberando una volta per tutte il Rione Prati. Naturalmente l'unico progetto serio che avrebbe davvero, come amano dire i ciarlatani dell'ultim'ora, restituito il fiume alla città è stato bloccato dalla Sindaca annullando il dossier olimpico e gettando la città in un declino e in una depressione dalla quale non si sa minimamente come venire fuori. 
Un altro progetto serio per il fiume, sempre firmato dai signori di cui sopra, era quello a Tor di Valle. Dove la realizzazione del nuovo Stadio della Roma avrebbe portato ad uno straordinario parco fluviale con tanto di attracchi e imbarcaderi per accedere alle partite via battello. Anche questo, ovviamente, una volta arrivata Raggi, la sedicente paladina del Tevere, è stato bloccato e sommerso da una serie di malversazioni e illeciti di cui si sta occupando la magistratura: un progetto di qualità urbanistica mai visto a Roma, tutto pagato da privati, trasformato in una pozzanghera di corruzione e oggi la ciclabile di Tor di Valle lungo il fiume non è più neppure frequentabile. 

E proprio Parigi è stata più volte evocata dalla Sindaca. Al di là della pena che provocano in noi certe dichiarazioni (Anne Hidalgo dovrebbe citare per danni) la domanda che resta nell'aria è la seguente: da quanto tempo Virginia Raggi non frequenta una città europea cercando di analizzare come viene amministrata? Da quanto tempo non lo fanno seriamente i suoi collaboratori? Perché magari c'è anche buona fede, ma la buona fede nel fare le cose è inutile, anzi dannosa, se non è associata ad una competenza, ad uno studio, ad un approfondimento. La Sindaca di Roma appare non sapere minimamente come gira il mondo ne di averlo mai saputo. Le conseguenze le paghiamo ogni giorno noi come cittadini e la città le pagherà per i prossimi decenni. Le conseguenze di quella che Flavia Perina oggi su La Stampa chiama la "ideologia poveraccia". Adesso però basta. BASTA! Roma non è questo anche se avete convinto quasi tutti, Roma non è la capitale pezzente che volete per forza farci digerire. Roma non è il luogo del declino senza speranza e della bruttezza dovunque. BASTA ancora una volta!

Degrado allucinante a Tiburtina. L'agente immobiliare in video: "non riusciamo a vendere le case"

2 agosto 2018
Saranno felici come pasque gli alfieri dell'anti-gentrification, i nemici della riqualificazione urbana, i fautori della città più sciatta, meschina, impoverita, economicamente morta d'occidente.
C'è un unico sviluppo immobiliare di qualità nel cuore della capitale d'Italia e si chiama "Città del Sole". Un progetto che ha trasformato, chiamando in causa architetti di eccellente livello (Studio Labics, peraltro romani), una antica rimessa Atac, salvaguardandone la parte più storica e modificando il resto all'insegna di architetture di grande richiamo capaci - dovunque ma non a Roma - di riqualificare tutto il quartiere circostante.

Dopo mille stupide proteste, perfino gli abitanti delle circostanti aree edificate hanno capito la bontà del progetto, eppure non lo ha capito la città. Hai dei grandi investitori che vengono a scommettere denaro sul tuo territorio e tu Comune dovresti supportarli, dovresti fare di tutto per accaparrarti i benefici e i vantaggi che ne derivano, dovresti fare il tappeto rosso per loro. E invece a Via della Lega Lombarda è arrivato il progetto della Città del Sole e nessuno se l'è filato di pezza. Le strade sono rimaste uguali, i dintorni sono rimasti uguali, la monnezza, l'abbandono, il degrado è rimasto uguale e il Comune con l'attuale giunta pentecatta ha deciso non solo di lasciare tutto così, nello schifo più nero, ma anche di peggiorare le cose con un orrendo progetto per il post abbattimento della Sopraelevata e autorizzando nuove edificazioni di qualità vomitevole proprio di fronte alla Città del Sole. (Ne abbiamo parlato diffusamente qui).
Come se non bastasse poi ci si è messa anche la totale anarchia e mancanza di controlli che ha trasformato le aiuole che separano la Città del Sole dal terminal degli autobus TIBUS in un posto pericoloso e losco. Peraltro aiuole riqualificate coi soldi della Città del Sole stessa, giusto per dire la beffa. E' qui che affacciano molti degli appartamenti in vendita a La Città del Sole (gli altri affacciano sulle case popolari piene di antenne e parabole di Via Arduino, sul centro commerciale-favela di Piazza delle Crociate o sul Verano anch'esso con potenzialità giganteschie ma lasciato in abbandono, al di là dell'autostrada-Tiburtina, inutile carreggiata a 15 corsie) ed è qui che gli agenti immobiliari come quello disperato che ci ha inviato questo video cercano di vedere o meglio di svendere gli appartamenti nuovissimi.


Uno scenario riprovevole che per i romani è normale (anzi molti ci godono: "aho che t'avo detto che a quii prezzi nun le vendevano mai quee gase!?"), ma che ci dice mille cose che l'agente immobiliare manca di sottolineare nel suo video. Ci dice che mentre a Milano c'è la fila di developer internazionali, dall'America o dall'Australia passando per i billions arabi, pronti a riqualificare la città, a Roma tutti questi soggetti scappano a gambe levate lasciando alle loro spalle povertà, disoccupazione, depressione diffusa e tristezza, si sentono presi in giro, non sentono tutelati i loro investimenti. Come dite? Sono cose private? Manco per niente. Sono cose pubbliche, profondamente e squisitamente pubbliche come è pubblico il benessere della popolazione, come è pubblica la crescita, come è pubblico il fatto di dare opportunità di lavoro e di dignità ai propri cittadini. Come dite? Sono cose che riguardano i ricchi e le loro case? Manco per sogno, sono cose che riguardano le persone più in difficoltà, piccolissime partite iva come carpentieri, operai, manovali, imbianchini, impiantisti, marmisti, architetti, geometri, elettricisti, falegnami e altri mille piccoli professionisti perché il mercato immobiliare è il mercato che più di ogni altro riesce a mobilitare manodopera, a spalmare e distribuire gli investimenti su un numero infinito di soggetti dando goccioline di benessere a molti e salvando intere categorie dalla povertà e dalla disoccupazione. Ecco perché Roma si sta impoverendo in maniera drammatica e irrimediale: proprio per il suo approccio verso il mondo delle costruzioni; ecco perché tutte le città d'occidente puntano tantissimo sulla trasformazione urbana e sul settore delle costruzioni, ecco perché nella vulgata condivisa a Roma il mondo delle costruzioni è bistrattato e considerato speculazione. Così, grazie a questa atmosfera ostile, gli imprenditori internazionali non arrivano (andatevi a vedere chi costruisce a Milano) e i mediocri costruttori locali autori delle edificazioni più brutte del mondo negli ultimi 50 anni continuano a dividersi quel poco che rimane e che a loro basta e avanza. 

Un autentico gioco al massacro coi cittadini, i comitati, le associazioni ambientaliste che stanno da sempre dalla parte sbagliata: complici, se non proprio carnefici. 

Quando si parla di sviluppo immobiliare si parla di palazzi privati, certo, ma poi molti soldi grazie al meccanismo degli oneri di concessione vengono direzionati anche gli spazi pubblici perché appunto se gli spazi pubblici non funzionano non funziona neppure l'investimento privato come dimostra questa storia. Ecco perché in tutto il mondo evoluto l'investimento immobiliare è cruciale per salvare anche la parte pubblica e comune della città. A Roma questo meccanismo sano che ha reso bellissime tutte le città avanzate del pianeta viene insultato: "non si può usare la moneta urbanistica" gridano gli okkupatori di palazzi, buona parte del Pd così come della destra, gli urbanisti alla Berdini. Ma quale città al mondo non usa per il benessere dei propri cittadini una moneta che si ritrova in tasca? A Londra perfino le pulizie vengono addebitate ai developer, così la città è uno specchio e il Comune manco deve spendere una lira per pulirla. Altro che Ama... 

Lo hanno capito tutti meno che noi che andiamo appresso alla fetente mentalità centrosocialara e movimentista che da sempre, sulla piazza di Roma, è al malcelato servizio della rendita e della speculazione edilizia mascherata da ambientalismo. Roma è l'unica capitale occidentale dove "speculazione edilizia" fa rima con "costruire", mentre è vero il contrario esatto, mentre è vero che più si costruisce (costruisce bene, ovvio) e più si combatte la speculazione, la rendita di posizione di chi ha immobili e ne tiene alto il prezzo artatamente contando sulla scarsezza dell'offerta. A Roma si bloccano i grattacieli di uffici a Tor di Valle convinti di aver bloccato la speculazione mentre si è alimentata la speculazione di chi ha pessimi edifici direzionali e ha paura in futuro di non piazzarli più sul mercato più se mai verranno costruiti nuovi edifici direzionali di qualità.

Mentre noi cerchiamo di ragionare su queste faccende, come nel terzo mondo negli specchi d'acqua mezzo abbandonati della Città del Sole, la gente si fa il bagno. Perché a Roma manco la vigilanza privata dei condomini di lusso funziona. Aho, ma che fastidio te danno a chiccooo...

PS. No, ne i costruttori della Città del Sole ne la agenzia che si occupa della commercializzazione degli appartamenti ci ha PACATOOO!!!!???!??!. E purtroppo diciamo noi, anzi semmai ci fosse intenzione di farlo - viste le tante volte che abbiamo parlato bene di voi - il tasto per le donazioni sta qua a destra. E no, non provate a cavarvela regalandoci un appartamento, che in mezzo alla zella tanto ormai non vale più granché!

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