Ecco come lo Stadio della Roma vi sta rubando il futuro (e un sacco di soldi)

28 novembre 2017
Ne stanno facendo di tutti i colori ad un livello che nessuno avrebbe potuto realisticamente prevedere: miliardi e miliardi di danni proprio in termini economici diretti, proprio denaro sottratto dalle tasche dei cittadini. E queste sono le conseguenze dirette, poi ci sono quelle indirette che sono cinque o dieci volte più gravi. Da Atac alle Farmacie, da Ama alla Ex Fiera, da Piazza Navona ai cartelloni passando dalle Torri dell'Eur, dalla manutenzione del verde, dalle bancarelle fino alle politiche per la sosta e la sicurezza stradale...

Eppure noi parliamo ancora una volta di Tor di Valle, per l'ennesima volta di Tor di Valle. 

Un tempo dicevano: "parlate dello stadio della Roma perché vi paga Parnasi". Magari!, rispondevamo noi. Oggi siamo gli unici e gli ultimi rimasti a parlare contro Parnasi e i proponenti del progetto. I proprietari sono rimasti gli stessi ma noi un tempo parlavamo bene del progetto ma poi, quando il progetto è cambiato, abbiamo iniziato a parlarne male. Come di consueto il mezzo di informazione più indipendente e corretto della città senza false modestie.

Parliamo di Tor di Valle perché Tor di Valle non è un progetto immobiliare, è un simbolo, un baluardo. Per certi versi anche generazionale. "Se riescono a far saltare pure Tor di Valle è la volta proprio che me ne vado" si sentiva dire nel 2016 non di rado dalle (poche) persone davvero attente alle dinamiche della città. 

Perché un simbolo?

Uno sviluppatore internazionale fa un piano immobiliare e lo propone affinché venga accettato un cambio di destinazione d'uso. 

Il Comune invece di nascondersi dietro facili "no" o complici "sì" sfrutta l'occasione per ottenere il più possibile dalla situazione.

I costruttori vengono letteralmente spremuti come limoni: per fare quel che volevano fare bisognava che qualcosa come il 35% dell'investimento andasse in servizi pubblici (ponti, metropolitane, riqualificazioni idrogeologiche, parchi, stazioni ferroviarie, treni). Per la prima volta il Comune non ha risposto "fate come vi pare, basta che mi date i voti o i soldi sotto banco"; per la prima volta il Comune non ha risposto "no, non si può"; per la prima volta nella storia moderna della città il Comune ha risposto "sì, ma a modo mio!". Eversivo!

Di più: nulla dell'area principale del progetto poteva essere inaugurato se prima non si ultimavano le opere pubbliche.

Di più: era stata imposta la qualità architettonica per cui il progetto si presentava con tre straordinarie torri firmate da un grande architetto.

Tor di Valle è un simbolo perché nulla di questo si era mai sperimentato a Roma. Roma la città dove le operazioni immobiliari fino a quel punto si erano fatte alla maniera di Porta di Roma, di Ponte di Nona o, nella migliore delle ipotesi, di Parco Leonardo. Contribuzione pubblica? Una media del 7%, qui si passava al 35%. Sarebbe stato un precedente. Non si sarebbe più costruire "alla romana" se solo Tor di Valle avesse dato il via ai cantieri. Dirompente e spiazzante per tutti gli speculatori e palazzinari che hanno plasmato la città negli ultimi decenni. 

Ma oltre a costituire un precedente Tor di Valle poteva costituire un baluardo per il cambiamento, per la percezione, per una ipotetica rinnovata concordia di questa città. Non è teoria, non è astrattismo. E' successo! E' successo a Milano. La città aveva avuto periodi di alti e bassi: un dopoguerra arrembante e operoso, poi la difficile epoca della deindustrializzazione, poi di nuovo gli Anni Ottanta rampanti e avvincenti e infine gli Anni Novanta, terribili e umilianti per una Capitale Morale che si ritrovava coatta, volgare e profondamente corrotta. La percezione cambiò definitivamente grazie a due cose: nuove architetture e grandi eventi internazionali. Le torri di Porta Nuova & Expo. A Roma il plot poteva essere il medesimo: Tor di Valle e Olimpiadi. Le persone si adeguano al contesto in cui vivono e Roma ha un bisogno enorme di vivere in un contesto che rappresenti ora come ora qualche novità e qualche evoluzione. Questi risultati si ottengono con l'urbanistica e con l'architettura. 

"Le torri disturbano il panorama"

Disse la sindaca insultando l'intelligenza degli interlocutori, ben consci che il panorama sulle bidonville, i campi nomadi, i roghi tossici e gli abusi edilizi della Magliana non poteva essere di certo disturbata da degli eccellenti grattacieli disegnati da Daniel Libeskind. Anzi, verosimilmente il panorama sarebbe di gran lunga migliorato. Era una scusa per far saltare quella operazione dirompente e autenticamente sovversiva che abbiamo raccontato sopra. Quella operazione non si poteva fare perché poi nessuna altra operazione "alla romana" sarebbe stata plausibile. Si sarebbe chiuso un capito che nessuno voleva chiudere. Ad ogni nuovo sviluppo immobiliare sarebbe uscito qualcuno a dire: "ehi, ma perché date così poco? Chi ha voluto sviluppare Tor di Valle ha dato il 35% di contribuzione e voi volete dare solo questo? Aumentate la posta e mettete mano al portafoglio". I profitti privati venivano finalmente condivisi con la collettività.

La sindaca con la scusa del panorama disturbato dalle torri chiese al costruttore di tagliarle. In cambio della perdita di metri quadri da vendere (così facendo, per inciso, si impedì a Roma di avere finalmente il suo centro direzionale iconico, e dio sa quanto ce n'è bisogno per attrarre headquarter di aziende che oggi si stanno compensibilmente spostando proprio a Milano) gli disse che le opere pubbliche si potevano anche non fare. A Febbraio 2017 i costruttori uscirono dalla riunione in campidoglio facendo un sospiro di sollievo: "la precedente amministrazione ci aveva strozzato, qui sono arrivati i regali, ora sì che siamo certo che l'operazione stia in piedi economicamente". Il rischio di impresa, come è costume a Roma, era passato così dai privati al pubblico. Ma il regalo (autentico regalo) di decine e decine di milioni ad una società immobiliare non bastava. La conferenza dei servizi fece emergere la necessità assoluta di alcune opere che i privati - decurtati delle cubature - non avevano più alcuna intenzione di pagare. Non aveva però intenzione di pagare neppure il Comune. Il progetto stava andando a sbattere e invece di mandarlo a sbattere come era a questo punto corretto fare il Governo ha deciso di mettere lui i soldi che doveva mettere il privato. Uno scandalo che non ha aggettivi.

Venerdì scorso la novità: il Governo si occuperà lui, coi soldi di tutti i cittadini, di finanziare e realizzare (chissà quando, perché nel frattempo l'obbligo di fare le opere pubbliche prima dello stadio è saltato) le opere mancanti e necessarie. 

Avete capito benissimo: nel breve volgere di un anno e mezzo siamo passati dall'avere il progetto di sviluppo immobiliare più innovativo ed evoluto che sia mai stato fatto a Roma ad avere una clamorosa speculazione edilizia con denaro pubblico investito per la realizzazione di un'iniziativa imprenditoriale privata. Nessuno oggi in Italia, salvo il Movimento 5 Stelle che è un partito seguito da plagiati e non sa meri elettori, può permettersi di intraprendere e portare a compimento operazioni di questa efferatezza civile.

Ma nonostante l'autentico olocausto economico (secondo La Sapienza il progetto avrebbe sprigionato più risorse di Expo2015), ciò che più è grave sono le macerie culturali che le forsennate scelte di Virginia Raggi si portano dietro sul campo spelacchiato di Tor di Valle. Una intera generazione che per un attimo aveva sperato di poter vivere in una città normale e orientata al merito, alla trasformazione urbanistica sana e allo sviluppo ha perduto ogni speranza. Le aziende che da fuori ci hanno osservato hanno capito che Roma è un posto inaffidabile e governato sulla base non della razionalità e della logica ma sulla base dell'ideologia. 

Sopra a questo fallimento epocale che anche l'ultima possibilità, l'ultimo credibile treno di reale sviluppo della città, il Governo invece di combattere, scommette e investe. Invece di cercare di arginare le scelleratezze di Virginia Raggi, l'esecutivo di Paolo Gentiloni, coi ministri Lotti e Delrio, ci mettono sopra i soldi dei contribuenti pagando loro, nel progetto Raggi, ciò che nel progetto Marino avrebbero ampiamente pagato i privati. Ovviamente da Roma parte la claque a partire da Zingaretti e, anche se un pelo meno, da Giachetti. Invece di denunciare lo scandalo, cercano di dare il merito al Governo per lo sblocco del progetto: lo vadano a spiegare ai contribuenti che stanno subendo un autentico furto sia economico che di servizi. 

Tutto questo non fa che dimostrare ciò che realmente era il golpe che ha costretto Ignazio Marino a dimettersi due anni fa: una alleanza tra PD e M5S affinché tutto rimanga com'è, affinché i grandi cambiamenti innescati dal Marziano potessero essere ricondotti a normalità. E così è andata in tutti i comparti - dalle cose enormi come lo smaltimento dei rifiuti fino ai centurioni piazzati di fronte al Colosseo, tutto come prima - con Tor di Valle che è solo punta di un iceberg gigantesco. 

Non è un caso se l'opposizione sia totalmente nel silenzio. Con l'aggiunta dei tanti esponenti dell'opposizione che non parlano perché hanno intuito l'enorme regalo che verrà fatto alla propria squadra. E si sa, in Italia e ancor più a Roma, il tifo calcistico (pari soltanto alla maghina) è qualcosa che vale di più di tutto, perfino della propria famiglia o della propria dignità. E così è pieno di esponenti Pd i quali hanno capito perfettamente l'enorme regalo economico che viene fatto alla loro squadra del cuore e tacciono, anzi fanno dichiarazioni positive sull'evoluzione incresciosa del progetto, proprio per questo. Il primo caso mondiale di una squadra di pallone che nei prossimi anni sarà molto più competitiva (100 milioni regalati dallo Stato avranno il loro decisivo impatto) grazie ad un regalo da parte del Governo centrale. Le uniche dichiarazioni civili e serie sono quelle di Dario Nanni, andatevele a cercare.

Ma al di là di questo, la cosa che davvero sorprende è il silenzio dei cittadini: come è possibile che ad uno scandalo di queste proporzioni risponda solitaria la voce di questo piccolo blog e basta? Stiamo parlando della più grande, spregiudicata e assurda speculazione edilizia che si sia mai vista a Roma. Perché tutti zitti?

Zerocalcare parla del Virgilio e noi lo demoliamo in 8 "ismi"

25 novembre 2017
Non avevamo parlato praticamente per nulla dell'oziosa e antipatica situazione del Liceo Virgilio. Le cose stavano andando per il loro verso senza la 'necessità' del nostro intervento: i fatti, il dibattito giornalistico, la giusta indignazione per gli eccessi, le riflessioni sul ruolo della scuola, le varie posizioni.

Poi è arrivato lui. E allora abbiamo deciso di intervenire. Lui è il fumettista-perbenista par excellence, uno dei simboli e simulacri della Roma di oggi. Il funnel entro il quale transita tutto il peggio della mentalità fascista, perbenista, fancazzista, benaltrista che ha reso Roma un luogo da cui fuggire via e dal quale tutte le persone (e le aziende) per bene che possono permetterselo scappano via a gambe levate. Incredule di quanto sta capitando.
La prima copertina di Scomodo, il caso editoriale dell'ultima stagione. I liceali romani pensano e realizzano un magazine cartaceo, ovviamente la prima copertina è di Zerocalcare

Lui è Zerocalcare, al secolo Michele Rech, e su tutti questi -ismi abbiamo voluto costruire la risposta al suo nuovo fumetto che la Repubblica ha ritenuto opportuno ripubblicare ieri. Il fumetto lo trovate qui sotto, la nostra risposta successivamente modulata in punti. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi si piglia davvero una grande responsabilità a sposare gli scritti di un personaggio così tanto seguito e idolatrato dai giovani e che di fatto seppur indirettamente incita al consumo di droghe ("le canne? Sticazzi", fumatele pure), alla complicità con la malavita che al traffico di quelle droghe sovraintende e al menefreghismo più ignobile e abietto. Ma tant'è: ci è sembrato davvero necessario rispondere e non ingoiare l'ennesimo rospo di fronte a tante sciocchezze. Del resto questo blog nasce anche per cercare di demolire la enorme e ingiusta credibilità che certi ambiti, in città, si sono costruiti esclusivamente per assenza di contraddittorio. Una credibilità non ben riposta. Ovviamente non abbiamo i mezzi di Zerocalcare e non possiamo contare su pagine e pagine di Repubblica (invero non abbiamo neppure il suo talento di disegnatore e di - subdolo, a nostro avviso - comunicatore), ma nel nostro piccolo proviamo a leggere le cose da un altro verso.  Dunque seguitevi la striscia e poi gli ismi che, a nostro modesto avviso, la demoliscono.















1. PERBENISMO
Il perbenismo borghese che trasuda da questo pezzo non ha comparazioni e limiti. Dovunque e in ogni singola parola disegnata. Si inizia dalla primissima riga in cui col solito mood radical chic il nostro Zerocalcare tiene enormemente a farci sapere che lui non è che sta difendendo il liceo dei potenti del centro per qualche motivo di appartenenza: perché lui sta a Rebibbia, sta in periferia. Sapete quella posa di dieci o quindici anni fa che c'era a Roma in virtù della quale chi stava in periferia te lo faceva pesare, ti faceva capire che tu non potevi immaginarti, ti sottolineava che lui viveva la vita vera e tu eri privilegiato? Ecco. Uguale. Però 15 anni dopo. Nel frattempo la città si è livellata, il centro sembra una bidonville, alcune aree di Roma Est sono dieci volte più pulite del cuore nobile della città, c'è più struscio a Via di Torpignattara che a Corso Vittorio e gli affitti dei negozi a Centocelle superano una Piazza Bologna massacrata da monnezza e bancarelle. Eppure, dopo che il mondo è cambiato, lui poverino è ancora rimasto a "ehi ehi, io vivo in periferia eh, io sono vero, io...".

2. COMPLOTTISMO
"Si sono inventati tutto, non è vero niente, lo fanno per non parlare di altro, è tutto finto, in realtà se approfondisci non è successo niente". Secondo Zerocalcare la gente si diverte a parlar male di un liceo romano, così giusto per... Magari, come ha scritto qualche studente in pieno delirio, perché vogliono far chiudere il liceo e fare una speculazione edilizia nell'edificio trasfomandolo in case. Sul serio eh... Inutile sottolineare - ormai abbiamo imparato a decifrare certi atteggiamenti - che il perbenismo di cui abbiamo già scritto, il complottismo, il fascismo, il benaltrismo e altri ismi di cui parleremo sommati e ben shackerati formano un altro ismo che non sfugge a chi legge il disegno: il grillismo.

3. FASCISMO
Esclusivamente sotto il Fascismo si era arrivati ad un tentativo di delegittimazione così sistematico e profondo della stampa. Per carità, come tutti coloro che lavorano anche i giornalisti sbagliano e sbagliano tanto. Ma da qui a farli passare come malati con la bava alla bocca, impegnati esclusivamente per raccontare menzogne e inventarsi realtà parallele ce ne corre. Lo fanno i grillini e lo fanno quelli come Zerocalcare. Tutti e due sanno perfettamente che l'istanza in questione è un'istanza fascista. Semplicemente fascista. In realtà sulla faccenda del Virgilio hanno lavorato tanti giornalisti, alcuni bravi alcuni meno bravi, alcuni speculatori altri corretti. Come sempre accade. Ma viva la stampa libera, viva la stampa plurale, abbasso chi sta convincendo la gente che la stampa è falsa e inutile a prescindere: è fascismo signori. E un fascismo peloso, ambiguo e scorretto quello di chi insulta i giornali e poi vende, speriamo per lui a caro prezzo, i lavori a Repubblica. Poi fatture e bonifici non olezzano...
E poi magari, dopo aver contribuito a generare un clima di odio attorno ai giornalisti, quando avremo un Di Maio al governo e quando i giornali inizieranno a essere chiusi (perché questo capiterà) allora avremo il buon Zerocalcere, buonista e borghese come al solito, a alzare il ditino a favore della libertà di stampa.

4. BENALTRISMO
"Aho i probbblemi so arrrtri. State a parlà de du piskelli (con la k, ovvio), i giornalisti cerchino le notizie vere non queste". Zerocalcare ci fa tanto ricordare l'imitazione che Caterina Guzzanti (disclaimer: Paolo Guzzanti ha tre figli, due straordinari attori e una terza per fortuna sotto processo per aver rubato un immobile a San Lorenzo) faceva di un'ipotetica ragazzina di Casa Pound la quale ad ogni obiezione ci pensava su una frazione di secondo e poi se ne usciva con: "e allora le foibbbe???". Come se la tragedia degli infoibati potesse legittimare qualsiasi nefandezza successiva all'insegna del "voi ci avete fatto ben altro". Sul benaltrismo e su come abbia massacrato le nostre chance di diventare un posto civile abbiamo scritto fiumi di parole e dunque anche basta. E poi aho "e che sarà mai, mica è Bagdad".

5. QUALUNQUISMO
"Ma ragazzi, tranquilli, così fan tutti". Tutto il pezzo è percorso da un qualunquismo insopportabile. "Eh vabe, tanto fanno così in tutta Roma eh". La mentalità che ha ucciso la città e in parte l'Italia. Discorso a parte merita la tirata contro le forze dell'ordine, sempre presente nelle farneticazioni di Rech. Anche qui una scorciatoia perbenista e radical chic. Vuoi mettere quanto è pià facile, rivolgendosi ai giovani, parlare male delle "guardie". E' un passepartout, no!?, non sbagli mai. E infatti Zero non si esime: la polizia rappresenta i cattivi e i ragazzi rappresentano i buoni. Ah quanta nostalgia dei tempi ribelli del liceo per questo "ragazzo" di ormai 33 anni. La realtà è distante dall'impostazione intellettuale dei figli di papà alla Zerocalcare: Polizia e Carabinieri, al netto degli eccessi che capitano in tutti i settori e che tuttavia vanno repressi e puniti, sono garanzia di rispetto e sicurezza rispetto alle prepotenze proprio per le popolazioni più deboli, periferiche, in difficoltà. I ricchi o i figli di papà hanno le ville e le guardie giurate a controllare, così come la maggior parte dei liceali iscritti al Virgilio rampolli della Roma affluente dei professionisti, dei giornalisti, degli intellettuali, dei funzionari e dei notabili che considerano cafona la scuola privata e che dunque vogliono trasformare in privata una scuola pubblica; e dunque Polizia e Carabinieri sono proprio il baluardo pubblico a vantaggio di chi non può provvedere da solo e privatamente alla propria sicurezza e difesa. Questi sono i ragionamenti che uno si aspetterebbe di leggere su Repubblica; il Corriere, con Pier Paolo Pasolini, ci era arrivato 50 anni fa. Repubblica utilizza Zerocalcare come fosse il suo Pasolini alla matriciana, ha davvero senso?

6. GIUSTIFICAZIONISMO
Non sappiamo se nella storia del Virgilio ci sono stati davvero episodi di sopraffazione, illegalità e di violenza. Ma se mai ci fossero stati chi li avesse perpetrati si sentirebbe abbondantemente giustificato dalle parole di Rech. Aho regà, avete letto? Non semo noi che semo fiji de na mignotta, è tutta Roma che è così, è tutta la società che è così, è tutto il monno che è così. E allora potemo continutà e pure fa de peggio. Un danno enorme. Ma Repubblica ritiene che sia corretto divulgare questa tipologia di concezione. De resto, come dice Zerocalcare utilizzando una frase fatta che ormai si fa fatica a sentire anche nel parrucchiere di nostra zia, "la scuola è lo specchio della società". Diteci voi se uno che si pone come maitre à penser, influencer e intellettuale può parlare così... "lo specchio della società". Poteva scrivere "di mamma ce n'è una sola" o "si stava meglio quando si stava peggio". O al limite poteva spiegarci che "non ci sono più le mezze stagioni".
Tra l'altro non è affatto vero: la scuola non è ne deve essere lo specchio della società. La scuola, per il suo ruolo, deve essere assai meglio della società. Specie quando la società è in crisi di identità come in questo periodo. Se ne è lo specchio, è totalmente inutile nel suo ruolo educativo e di crescita. Ma vallo a spiegà a Rebibbia...

7. BUONISMO
Il buonismo e la melassa che percorre tutto il lavoro è stucchevole a dir poco. Si cala davvero nel ridicolo del... "karma". Sembriamo tornati negli anni Novanta. Non bisogna esagerare, ci vuole "senso della misura", non bisogna parlar chiaro ne parlar male di nessuno. Ma dai infondo "so ragazzi" suvvia. Una roba intollerabile. Chissà dove era finito il buonismo e il senso della misura del buon Rech quando durante una intervista paragonava Roma fa Schifo a Massimo Carminati... Peccato che la mentalità zerocalcariana (o, semplicemente, romana) abbia fatto cinquecento volte più danni di tutte le Mafie Capitali messe insieme. E peccato che per chi propugna questa mentalità, benché devastante, non sia previsto il carcere di massima sicurezza come accade per i criminali ufficialmente codificati.

8. MENEFREGHISMO
"Ragazzi, fregatevene, ad una certa accannano". Questo è lo stile di Zerocalcare. C'è un conflitto, c'è una polemica, ci sono dei motivi di confronto. Si possono scegliere due strade: o si decide di fottersene aspettando che passi la buriana (Zerocalcare & Roma style) oppure si può decidere di prendere il meglio, di capire se ci sono insegnamenti da trarre per crescere, migliorare, confrontarsi. Specie se si è giovani e si va a scuola. Ma il consiglio di Michele Rech e di Repubblica è chiaro: fregatevene di tutto e andate avanti a farvi le vostre canne che tanto poi il circo mediatico torna ad occuparsi di altro. Poco importa se, anche quando il focus sarà passato, le sostanze contenute nelle canne sempre dalla Camorra casertana continueranno ad essere commercializzate e sempre la Camorra casertana continuerete a rinforzare ad ogni tocco di fumo squagliato. Poco importa quanto sia falsa la posa per cui la cocaina fa male e il fumo no, scientificamente falsa non tanto in assoluto quanto nella specifica età in cui le cellule cerebrali sono ancora in sviluppo e dunque proprio negli anni delle scuole superiori. Ma vuoi mettere quanto è più facile, immediato, comunicativo e fico dire: aho ragà sfonnateve de canne che tanto non fanno niente, basta che non pippate cocaina. Come se fosse vero, come se una cosa non rischiasse di implicare l'altra.

***

Quando si tratta di difendere prepotenti, aggressivi, prevaricatori, spacciatori, Camorra, movimenti fuorilegge il nostro fumettista è sempre sul pezzo. Quando si tratta di attaccare le forze dell'ordine è sempre in prima linea. Quando si tratta di spiegare che i media stanno travisando la verità è sempre lì a spiegarci. Ma se fosse lui a travisare la verità di questa città? Se fosse lui a parlare di tutto fuorché dei problemi veri che ci fanno vivere in una situazione di disagio che non ha eguali in nessuna altra metropoli del mondo. Avete mai sentito Zerocalcare sensibilizzare i giovani su cartelloni abusivi (business criminale da 800 milioni l'anno), sosta selvaggia (cancro della città da 300 morti e 40mila feriti l'anno, come una guerra civile), ambulantato (mafia autentica che ha assassinato l'economia della città sia quella privata sia quella pubblica)? E ancora il clientelismo di Atac, lo scandalo dello Stadio della Roma (di oggi la notizia che le opere pubbliche le faranno pagare a noi cittadini facendo il più grande regalo ad un palazzinaro che si sia mai fatto a Roma), il blocco di tutti i cantieri che significa povertà e disoccupazioni proprio per quelle classi che Zerocalcare finge di sostenere. Ma queste sono probabilmente facezie per chi è impegnato nel fondamentale ruolo di difendere gli spacciatori di fumo, infangare giornalisti e forze dell'ordine e parteggiare per i gruppetti di comando mafiosetti degli studenti aggressivi che giocano a fare i gangster e che si cementano in tutti i licei romani sperimentando dinamiche di potere che andrebbero stroncate, non incoraggiate. D'altro canto gli intellettuali influenti della Roma di oggi che pubblica su la Repubblica sono lo "specchio della città", no?

Un ragazzino che pare uscito da Gomorra. Nuovi scippatori in metro, il video

23 novembre 2017
Notare i vigilanti che si mettono sempre sotto le scale per evitare rogne e far finta di non vedere. Si mettono lì a dare indicazioni ai passeggeri, a volte utilizzando il loro cellulare per calcolare il percorso ai turisti. Chissà se questo rientra nelle loro mansioni... 

La biondona è nuova, le altre sempre le stesse compreso il ragazzino. Che è molto pericoloso. Sembra uscito da Gomorra sembra...

Continuiamo a filmare, lo dico a tutti gli altri utenti della metro che come me cercano di reagire a questo scempio. E siamo sempre di più. Coraggio. Reagire e documentare.
Eugenio

Ecco le graduatorie. Piazza Navona regalata ai Tredicine per 9 anni

20 novembre 2017
Stiamo parlando di una amministrazione la cui spudoratezza, spregiudicatezza e sfacciataggine è, per la prima volta nella storia della politica forse, considerata un valore, un punto di merito, un vanto. Ci fu un tempo in cui i politici compivano le peggiori nefandezze ma per farle si nascondevano, giustamente si vergognavano, cercavano di passare sottotraccia. 

Oggi a Roma avviene l'inverso esatto. Ogni ignobile schifezza viene fatta non solo alla luce del sole, ma ostentata. E così capita non solo che fai un bando scritto su misura - dopo 3 anni di salvifico stop - al fine di regalare per 9 anni (per nove anni!) la fiera della Befana di Piazza Navona ai soliti noti che l'hanno umiliata, vilipesa e resa un posto da cui scappare negli ultimi decenni, ma capita oltretutto che fai uscire la graduatoria indovina un po' quando? Immediatamente dopo le elezioni, in clamoroso ritardo certo, ma in modo da non perdere neppure mezzo voto. In modo da raggirare anche quel tot di elettori che col cavolo ti avrebbero votato ieri se avessero saputo a tempo debito di questa ennesima novità. Una strategia che, come abbiamo spiegato stamattina nel nostro articolo di commento sulle elezioni di Ostia, punta solo al risultato finale: prendere il potere, metterlo al sicuro, rassicurare le lobbies che questo potere garantiscono e che portano i pacchetti di voti misurabili. Tutto questo si fa a dispetto di ogni cosa, in spregio ad ogni buon gusto e buon senso e ovviamente disprezzando la città, le sue prospettive, i suoi giovani, il suo futuro. Finché ce n'è, si divora. Tanto quando verrà giù tutto ci saranno altri. Uno si domanda "con quale faccia arrivano a questo livello?". E non riesce a darsi una risposta.

Città che - laddove il Natale si trasforma (pensate ai mercatini natalizi di Milano, sotto i grattacieli di CityLife o a Piazza Gae Aulenti) in un'opportunità di riqualificazione e crescita economica dovunque - ripiomba oggi indietro di 10, 20 o 30 anni. 
Cosa è successo? Con un bando scritto su misura (lo avevamo spiegato alla perfezione qui circa 2 mesi fa) le postazioni disponibili per la Fiera della Befana di Piazza Navona - il più importante mercatino di Natale di Roma -  sono state regalate (davvero regalate) ai soliti gestori di sempre. Gestori che durante gli anni di Marino, dopo decenni di scempi, erano finalmente stati allontanati. Il trucco è stato semplice: eliminare qualsiasi possibilità di competizione sulla qualità, lasciando tuttavia un piccolo vantaggio sulla anzianità. Ed il gioco, come avevamo facilmente previsto, è stato fatto. 


Le graduatorie parlano chiaro: dovete considerare che i cognomi Molinaro, Tredicine, Francheschelli, Cirulli e anche Zappalà e Adduocchio fanno parte di fatto della stessa famiglia allargata o dello stesso gruppo imprenditoriale allargato. Questo raccontano da decenni le cronache cittadine. Manco nella vendita di palloncini c'è stato spazio per un opportuno cambio di interlocutori dopo anni di dominio. Il monopolio più totale e inscalfibile.

Loro non hanno fatto niente di male intendiamoci: hanno partecipato ad un bando scritto su misura per farli vincere ed hanno giustamente vinto. Sono degli imprenditori e si sono comportati di conseguenza: il Comune doveva migliorare il livello dell'imprenditorialità coinvolta e ha deciso di non farlo. D'altro canto il loro primato era inscalfibile: se non mi dai modo di competere davvero sulla qualità, anche solo mezzo punto di vantaggio iniziale dato in base alla anzianità diventa algebricamente insormontabile. Questo il gioco ignobile che il Movimento 5 Stelle (in special modo con i consiglieri comunali che più si sono dimostrati vicini agli interessi delle lobbies degli ambulanti, dei bancarellari, dei mutandari, dei caldarrostari) ha messo in campo subdolamente ma, come dicevamo, neppure troppo subdolamente. Perché all'epoca dell'onestà queste porcherie si fanno davanti a tutti, tanto poi bastano due post e una menzogna per rimettere a posto la narrazione e tutti ci credono. Tanto poi l'opposizione tace e acconsente e l'opposizione interna non esiste: ché in un partito normale, occidentale, democratico dopo una cosa di questa gravità hai mezzo consiglio comunale che si dimette dalla vergogna, che spiega che non in suo nome si può arrivare a questi livelli.

La lista che pubblichiamo qua sopra (con gli assegnatari decisi oggi 20 novembre) è drammatica. Disegna una città che non solo non riesce ad andare avanti, ma che guarda indietro aggrappandosi agli elementi peggiori della sua storia passata. E' drammatica perché ci toglie gli ultimi, minimi, residui grammi di speranza. Un risultato devastante. Un inganno e un raggiro profondo nei confronti di centinaia di migliaia di elettori che hanno votato Raggi proprio affinché questo genere di esiti fosse superato. Non solo la situazione non è migliorata, ma è gravemente peggiorata (pensate al Colosseo oggi e ai Fori circondati di micidiali risciò e di assurdi e violenti centurioni, tutte lobbettine riesumate dall'attuale amministrazione) e si stanno inanellando dei danni che diffonderanno le loro mefitiche conseguenze anche tra lustri e lustri, quando Raggi sarà per fortuna bella e che dimenticata.

Facciamo un rapido rewind. Grazie alla Giunta Marino e al lavoro di Marta Leonori (in alleanza con il Primo Municipio) la Fiera della Befana venne sospesa nel 2014. Il livello era diventato qualcosa di ignobile e Marino non faceva sconti. L'anno successivo, a causa di questo e altri mille strappi rispetto allo statu quo criminale della città, Marino già non c'era più. Nel 2015 si tentò di fare un bando (nel frattempo il Primo Municipio era passato inspiegabilmente dalla parte dei peggiori ambulanti) che per fortuna, visti i risultati (esattamente uguali a questi qui sopra) venne impugnato subito e annullato dall'allora commissario Francesco Tronca. Nel 2016 il Movimento 5 Stelle le tentò tutte per realizzare la Festa ridandola agli stessi operatori allontanati giustamente da Marino due anni prima. Ma non si fece in tempo. Nei mesi successivi però la connivenza e la collusione pentastellata arrivò al punto di forzare i tempi dell'approvazione di una norma generale sul commercio che però, a mo' di polpettina avvelenata, conteneva un passaggio che sfilava al Primo Municipio le competenze sulla Fiera e le assegnava al Comune. Comune che in fretta e furia cucì un bando addosso agli interessi dei bancarellari (Roma fa schifo qui e qui racconto e spiegò quel frangente). Oggi i risultati auspicati da Giunta e Consiglio: per 9 anni, per mezza generazione, Piazza Navona sarà condannata a stare nelle mani dei soliti commercianti. Commercianti di non adeguato livello che non meritano un palcoscenico simile. 
Chi è giovane non avrà speranze di vedere una festa della Befana civile nella sua fanciullezza, chi è vecchio rischia di morire prima di vederla riqualificata. Una roba amarissima.

In tutto questo scenario riprovevole l'assessore al commercio, probabilmente schifato come noi, reagisce a suo modo: invece di combattere conto lo schifo, si eclissa e fa come le tre scimmiette. Adriano Meloni è ormai a Roma uno o due giorni a settimana. Non tocca palla: chi gestisce il potere a Cinque Stelle e chi manutiene la più squallida e spregiudicata macchina del consenso che si sia mai vista in città dopo i tempi di Sbardella non può permettersi sbavature. Intanto i profili social dei consiglieri pentastellati inneggiano al cambiamento e all'Effetto Raggi. L'Effetto Raggi è tutto in questa lista qui sopra. Racconta una città che effettivamente fa effetto. E che, potete scommetterci, riempirà con grandi folle la "finalmente" rinata fiera della Befana...

Buone notizie da Ostia. Ora sul litorale tutto può finalmente restare com'è

Anni e anni di commissariamento buttati nel cesso. Partecipazione zero, disinteresse totale, classe dirigente scadente a dir poco. E Ostia oggi (indipendentemente da come è andato il voto, perché come vedremo che non sarebbe cambiato nulla a risultati inversi) si ritrova punto e daccapo. Dopo aver gettato dalla finestra un sacco di tempo e con i problemi che invece di essersi avviati alla soluzione si sono incancreniti; con giornalisti presi a testate, sedi di partito incendiate, auto delle troupe televisive con le gomme squarciate.

E con un governo che per definizione non affronterà ne risolverà i problemi alla base di tutto questo.

Ma quali sono, anzi quale è, il problema alla base? L'articolo che con maggior lucidità ne delinea i contorni è uscito su La Stampa ed è firmato dal sempre impeccabile Mattia Feltri. Nell'articolo, che consigliamo a tutti di leggere, Feltri centra il problema in pieno. E spiega che la questione giostra attorno non tanto al patetico folklore di Casapound, alle palestre occupate o alle case popolari il cui abbandono ha fatto nascere una genìe di criminali-zingareschi che in qualsiasi metropoli del mondo non avrebbero spazi neppure per rubare le autoradio quanto piuttosto lungo la infinita teoria di stabilimenti.

Il mare. Ecco il punto. Decine di chilometri di coste stupende massacrate dalla commistione tra pessima politica e pessima imprenditoria. Una risorsa unica. Che potrebbe generare miliardi per la collettività facendo di Roma la metropoli più ricca d'Europa e che invece generano sì miliardi, ma per una determinata cerchia di figure. Disposte a tutto pur di non mollare l'osso.

Ma se la politica locale è, comprensibilmente o incomprensibilmente, incapace di riprendersi in mano il timone dello sviluppo civile ed economico del territorio, esistono per fortuna degli organi superiori che possono togliere tutti dall'imbarazzo. L'Europa ad esempio. In questo senso la Direttiva Bolkestein è stata salutata come strategica e cruciale per chiunque l'abbia approfondita. Oggi chi lavora grazie al mare lucra in maniera pesantissima su un bene che è di tutti trasformandolo in proprio, sfruttandolo economicamente, non dando nulla indietro a nessuno (la concessione è praticamente gratis, le tasse sono a piacere). Miliardi di risorse che non solo il territorio non vede, ma che il territorio paga con la ridicola trasformazione del lungomare in lungomuro. Grazie alle Direttive europee finalmente le spiagge potrebbero essere messe a bando, non si interromperebbe lo sfruttamento economico (e non siamo di certo noi a volerlo interrompere) ma diverrebbe più legittimabile: le spiagge saranno sì sempre gestite da privati ma questi privati saranno obbligati a determinati investimenti, saranno grandi aziende (non piccoli potentati locali in affari con i politici) e dunque assai facilmente controllabili dai cittadini e dalla magistratura, e soprattutto vincerà la possibilità di gestire un arenile soltanto chi offrirà di più: la parte pubblica incasserà un sacco di soldi da poter reinvestire sul territorio. Sono soldi che oggi restano nelle tasche dei balneari. 

Questa anomalia che genera tutto il male e il brutto di Ostia non si sposterà di un centimetro. Il Movimento 5 Stelle, che ha vinto elezioni a cui nessuno è andato a votare per disperazione o disgusto e che hanno visto alle urne solo le persone che avevano appunto un diretto interesse nella partita, è totalmente contrario a livello nazionale e a livello locale a questa evoluzione in chiave europea. I leader nazionali del Movimento hanno manifestato in piazza contro la Direttiva Bolkestein e dunque a favore di cricche, poteri forti e lobbies. Il Movimento 5 Stelle è l'unico partito italiano che può permettersi di avere un candidato primo ministro che è sceso in piazza a protestare a fianco della dinastia Tredicine. La collateralità, come fa intendere chiaramente anche Feltri nel suo articolo, tra M5S e balneari non si discute. Ma del resto è la stessa mossa che il Movimento 5 Stelle ha fatto per quanto riguarda i bancarellari, i tassinari, i dipendenti comunali, gli impiegati delle municipalizzate, i cartellonari e qualsiasi altra lobbies capace, a fronte non importa di cosa in cambio, di portare voti con le orecchie. 

Quello è l'unico obbiettivo: raggiungere e mantenere il potere purchessia. Non importa le conseguenze, non importa a prezzo di cosa, non importa la qualità del tuo consenso e la pulizia dei voti che ti arrivino. Non importa cosa lascia non dico alla prossima consiliatura, ma alla prossima generazione. Visione zero, strategia zero, occupazione del potere fine a se stesso. Obbiettivo è solo scalzare la pessima politica di prima: scalzare la pessima politica con altra pessima politica. 

45 foto e tante considerazioni&confronti sulla metropolitana di Dubai

18 novembre 2017











































Di ritorno, da poco, da una settimana di vacanza negli Emirati Arabi Uniti, tra Dubai e Abu Dhabi, vi mando delle foto da me tutte scattate a Ottobre 2017, relative alla meravigliosa, incredibile e futuristica metro di Dubai.
Tra tutte le metro viste per il Mondo, credo che questa, per bellezza, efficenza, pulizia ed economicità (ebbene si, è economica più della nostra... basti pensare che con 3 euro circa, ti porta dal centro all'aeroporto... ed il tratto è di quelli lunghissimi).
Praticamente entra quasi nell'Aeroporto Internazionale (altro luogo da meraviglia e sogno).
E' strutturata su due linee, copre distanze enormi. Per una parte va sottoterra, per poi proseguire in sopraelevata... inutile dire che sia uno spettacolo, vedere quando attraversa i grattacieli illuminati di notte oppure baciati dal sole... mi sono sentito come Harrison Ford in Blade Runner.
E' recente inaugurata nel 2009 la linea rossa e nel 2011 la linea verde. Ora ne hanno in mente di costruire un'altra linea in poco tempo.
I convolgi sono completamente meccanizzaniti senza guidatore.
Le stazione tutte provviste di aria condizionata ed ermeticamente separate dal caldo esterno.
Le banchine hanno vetri anti suicidi ed incidenti.
Inutile dire che non ho mai trovato in terra un mozzicone di sigaretta o un foglio di carta... è tirata completamente a lucido. Con inservienti ovunque in ogni ora che rassettano e spolverano come se stessero servendo la casa di un Emiro.
Le stazioni in interni ed esterni, sono da fantasicenza. Strutture avveniristiche, banchine di marmi e in laminati. Stazioni proggettate dai più grandi designer reclutati in tutto il mondo.
Ovunque vi è una vigilanza discreta e gentile.
All'interno i convogli sono tirati a lucido. I sedili puliti e senza un graffio.
I tornelli sono essenziali, bassi, senza gabbie. Qui nessuno si sognerebbe di superarli senza biglietto. Le leggi sono ferree, dure. La gente ha grande senso civico e di rispetto.
Mi ha anche colpito è la separazione dei convogli in tre distinti settori: quelli riservati alle donne; quelli di gold class; quelli per tutti gli altri.
In metro non vi sono bambini urlanti, saltimbanchi, venditori di cianfrusaglie, mendicanti o cantanti. Nessuno infastidisce nessuno.
Le fermate della metro hanno strutture tubolari e in vetro che collegano con grattacieli, centri commerciali e strade, tutte perfettamente insonorizzate e climatizzate.
I treni passano automatizzati passano a cadenze massime di 3 minuti. Inutile dire che non sgarrano di un secondo.
Led luminosi e informazioni sonore scandiscono orari e arrivi.
Non ho troto un graffito in tutta la città. Figurarsi nella metro.....
Si è in un sogno. In una terra che sembra lotana miliardi di chilometri dallo schifo immondo che ogni giorno debbo sorbirmi, da abbonato annuale, nella fatiscente e lugubre metro romana...
Quando sono tornato in Italia ho capito che dovevo rimettere il mio orologio 200 anni indietro.

P.S. una precisazione per tutti quelli che diranno: "aho nun cè nessuno... nun se vede nessuno nelle foto... è vota anagabido, li vanno tutti sulle Ferrari..."
Errore, è  frequentatissima, ma dato che è vietato fotografare le persone aspettavo che andassero via per scattare le foto e bisogna tenere  in considerazione, che visto che i convogli passano spessissimo tutto il giorno, non si crea MAI una ressa o si viaggia stipati come bestie come accade qui...
Cristiano Oliverio

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