Cara RFS,
La situazione paradossale della raccolta rifiuti al Rione Monti
Cara RFS,
Cosa ho imparando facendo le vacanze di quest'anno a Cracovia
Questa volta le vacanze estive con famiglia e amici mi hanno portato a Cracovia. Dopo aver visitato Varsavia lo scorso anno ed essendo rimasti tutti a bocca aperta per come sono tenute lì le città, abbiamo deciso di tornare in Polonia e visitare una seconda città. Perché, si sa, se il turista è soddisfatto e non lo freghi, torna due, tre e più volte e si affeziona ai posti.
Tornato a Roma, è tempo di raccogliere foto, impressioni, commenti degli altri viaggiatori e fare un confronto con la quotidianità in cui viviamo. Non voglio però parlare delle solite cose, arcinote, che ormai trovi da 20 anni in TUTTE le metropoli europee tranne che in Italia e a Roma in particolare: inutile stupirsi ancora una volta del verde curatissimo, dei giardini fioriti (quante sono le piazze a Roma abbellite da aiuole in fiore? ma è così complicato riempire di aiuole fiorite l'area attorno al Colosseo o in una delle nuove piazze riqualificate per il Giubileo), dei larghi marciapiedi fatti in pietra come Cristo comanda, delle ciclabili disseminate ovunque, della pulizia impeccabile di tutto ciò che è pubblico, della polizia municipale che ti taglia le mani se ti vede bere alcol al di fuori dei locali, figuriamoci se lo fai in un parco, della raccolta porta a porta con i secchioni quasi introvabili.
No, vorrei concentrarmi sulla “facilità di utilizzo di una città”. A Cracovia, così come a Varsavia e praticamente in tutte le città del centro e nord Europa, tutto, ma proprio tutto, è in qualche modo digitalizzato, informatizzato, reso concorrenziale, trasparente, e soprattutto di facilissimo utilizzo per cittadini e turisti. Solo per fare qualche esempio, c’è una quantità così alta di auto pubbliche gestite tramite piattaforme/APP -tra Taxi, Bolt, Uber e società locali- che non abbiamo mai aspettato più di 3-4 minuti per una corsa. Alta concorrenza, trasparenza dei prezzi (sai prima l’importo e puoi decidere se dare o meno la mancia), cortesia dei driver, in quanto puoi lasciare le recensioni. In questo modo le tariffe per gli utenti crollano (abbiamo pagato circa 20 Eur da/verso l’aeroporto e non 45-50 come a Roma), ma proprio per questo lì tutti usano questi servizi e alla fine fornitori e clienti sono felici. Per di più, e non è un dettaglio, sono servizi operati in larga maggioranza da extra comunitari che, pienamente in regola, si creano così un futuro dignitoso in queste città facendo i driver. Lavori seri e non ripieghi dei tanti poveracci costretti a lavare i vetri agli incroci o a metter benzina ai distributori sotto il sole o la pioggia.
Sempre sul fronte della facilità di utilizzo, non esiste mezzo pubblico (la rete dei tram è letteralmente da invidia, con possibilità di fare i biglietti a bordo tramite totem installati a bordo e sempre funzionanti), toilette, esercizio commerciale, dove tu non possa pagare agevolmente con la carta elettronica, senza lamentele, senza compromessi. A dire il vero, nessuno del gruppo ha mai avuto necessità di cambiare gli Euro in Zloty (in Polonia non hanno ancora adottato l’Euro), visto che persino le famose e tipiche ciambelle di pane vendute sui marciapiedi dagli anziani le potevi tranquillamente pagare in modalità elettronica. Anche nei ristoranti, nessuno ha mai storto il naso quando, per semplicità, ciascuna famiglia del gruppo chiedeva pagare la propria quota indipendentemente: il pensiero va alle lamentele dei tanti ristoratori nostrani quando ancora smadonnano alla sola domanda di poter dividere il conto.
Ogni viaggio ti fa riportare a casa preziosi ricordi e preziosissime lezioni. Una di queste è che se ad un turista gli semplifichi la vita, non tenti di fregarlo ad ogni angolo, gli fai bastare un “tap” per acquistare un qualsiasi bene o servizio in piena trasparenza, lo invogli a prendere mezzi di trasporto condivisi o a muoversi a piedi per vedere da vicino le realtà commerciali, gli fai vivere la vacanza in un ambiente piacevole, verde, pulito, vuol dire che con ogni probabilità quel turista parlerà bene del posto che ha visitato, altri suoi amici ci andranno per merito del passaparola e lui stesso molto probabilmente ci tornerà. Se invece gli fai vivere una settimana di stress e di sofferenza psico-fisica, lo avrai fregato una volta, ma né lui né chi leggerà le sue recensioni torneranno.
A Roma e in Italia in generale, si fa invece pochissimo sul fronte della semplificazione. Siamo indietro anni luce. Tanto, dicono in molti, c’abbiamo il Colosseo e Fontana di Trevi, la gente viene uguale. Ma quando si capirà che -se non ti adegui, non ti modernizzi e non lavori per rendere le città e i suoi servizi veramente piacevoli e vivibili- le crisi nel settore del turismo arrivano velocemente, come fulmini a ciel sereno da un anno all’altro, sarà troppo tardi per correggere la rotta.
Semplice.
ANDREA
Quante cose potremmo copiare da Varsavia. Cronache di un viaggio
Inizio a descrivere l’esperienza del mio ultimo viaggio a Varsavia partendo proprio dal rientro a Roma. Lo shock che più o meno tutti abbiamo sperimentato tornando nella nostra amata capitale dopo un viaggio all’estero (ma in realtà basta scegliere una qualsiasi meta fuori dal G.R.A.), anche questa volta si è manifestato senza pietà: dopo un viaggio, ti si palesa più feroce che mai una città piena di graffiti che i figli di buona famiglia, griffati dalla testa ai piedi, lasciano ormai anche di giorno su ogni muro; cassonetti sgangherati con gli immancabili sacchetti attaccati al gancio di presa ; raccoglitori di abiti usati aperti e con vestiti disseminati ovunque ; giardini pieni di bottiglie e giaciglio notturno di disperati ; tram di oltre 60 anni ; sopraelevate, infrastrutture, condomini, rimasti esattamente come nei film comici di Fantozzi. Una città non solo ferma in tutto ciò che è innovazione, dove per realizzare uno straccio di progetto passano decenni, ma in rapido declino su tutto ciò che è stato realizzato negli anni a causa di una manutenzione completamente assente.
Torniamo quindi a parlare di Varsavia. E’ una meta probabilmente non frequentatissima, forse anche per via di quel preconcetto completamente sballato che molti italiani hanno ancora in testa e che la associa allo stereotipo delle ex città sovietiche viste magari nei film di Kieślowski, fatte di grigi palazzoni, Fiat 126, vecchie fabbriche e così via con gli stereotipi.
Bene, chi ha superato le ritrosie e ha deciso di ficcarci il naso si è trovato di fronte un gioiello di metropoli, per tantissimi -o tutti- gli aspetti decisamente più avanti di Roma: convogli del tram nuovissimi e tecnologici, tempi di attesa minimi per tram e bus (in 4 giorni non mi è capitato di dover attendere alla fermata più di 3-4 minuti), due linee della metropolitana scintillanti di pulizia e dal design attualissimo, marciapiedi larghi -tutti, ma proprio tutti, fatti di basaltina, non si sognano minimamente di usare l’asfalto, ciclabili presenti ovunque e segnalate benissimo, parchi pubblici immacolati, raccolta porta a porta (non c’è ombra di cassonetti e naturalmente di immondizia in giro).
Dal punto di vista urbanistico e architettonico, Varsavia è poi un concentrato di novità e sperimentazioni: lungo il fiume Vistola hanno ad esempio creato dei suggestivi parchi lineari, con tanto di amache, zone relax, aiuole fiorite. E lì è stato realizzato il museo scientifico/planetario Nauki Kopernik nonché un importante intervento di riconversione della centrale elettrica Elektrownia Powiśle, dove i locali dell'ex edificio industriale sono stati rivitalizzati e trasformati in strutture culturali, di servizio, uffici e residenze aggiudicandosi importanti riconoscimenti internazionali. Quello che da noi nella migliore delle ipotesi verrebbe chiamata “speculazione” e nella peggiore farebbe la fine dell’area degli ex Mercati generali ad Ostiense.
Tornando ai mitologici palazzoni grigi ex sovietici, questi ovviamente in grandissima parte ci sono ancora, ma sono stati gradualmente e saggiamente riqualificati con interventi radicali, lavorando sulle facciate, sui balconi, sulle aree comuni: non sono opere d’arte, ma certamente sono accettabilissimi e in linea con la media delle altre città occidentali.
Insomma, Varsavia è una città dalla quale i nostri amministratori potrebbero prendere tanti spunti, anche solo copiandone l’energia, la capacità organizzativa e di richiamo dei capitali privati.
Ah, anticipando i commenti “ma Varsavia è grande come un quartiere de Roma”, sollevo dalla fatica di cercare su Wikipedia: “Varsavia è la città più grande della Polonia in termini di popolazione con 1.764.615 residenti registrati nel 2017 e la sua area metropolitana di circa 3.100.844 abitanti. Si classifica al decimo posto delle città più popolose dell'Unione europea”. Rimangono poche scuse. Pochissime.
ANDREA
Ma veramente qualcuno pensa che abbia senso una roba tipo Porta Portese...?
L'abisso che ci separa da una città che pochi anni fa era come noi: Barcellona
Dopo 5 anni sono tornato lo scorso weekend a Barcellona, che ricordavo ancora con molto piacere dall’ultima visita.
Immaginavo nella mia testa di trovare una città un po’ sottotono, ammaccata da quella che tutto sommato è una mezza crisi economica che sta colpendo l’Europa e l’Occidente, motivo per cui -ci raccontano i nostri politici- non ci sono soldi per le opere e per la manutenzione delle città, tocca accontentarsi e già è tanto che con il Giubileo ci regalano un tunnel e qualche piazza riqualificata. Ovviamente, niente di più sbagliato!
Ci siamo trovati davanti una città, ancora una volta, in profondo fermento ed evoluzione. Anni e anni luce lontana dagli standard delle città italiane, Roma in prima fila. Alcuni appunti di viaggio.
Innanzitutto, come detto, si continuano a realizzare opere nuove e a riqualificare la città: i primi interventi di 20-25 anni fa, adesso sono oggetto di revamping, con nuovi materiali e nuovo design. Le differenze con Roma, in termini di progettualità e qualità delle realizzazioni, sono abissali: innanzitutto da noi, a parte qualche lingua d’asfalto nuova, i cantieri vengono aperti essenzialmente su esigenza delle public utility (acqua, gas, fibra, etc.). Quanti cantieri avete infatti visto per riqualificare un marciapiede o creare una nuova area giochi? Inoltre, da noi non si ragiona per "ridisegnare" la città, ma per sistemare al più qualche pezzo, in modo sicuramente poco coordinato.
Ma al netto del puro “numero di cantieri”, si percepisce un notevole dislivello in termini di qualità e cura delle realizzazioni: arredo urbano con standard uguali in tutti i quartieri (non come da noi dove ogni Municipio si fa la sua gara, con le sue ditte e le sue direttive, creando un patchwork di stili da una zona all’altra); realizzazione dei marciapiedi in basalto e non in asfalto, spesso con tonalità diversa per evidenziare i diversi utilizzi ; scivoli disabili larghi e ben realizzati, perfettamente a filo con la strada ; cura maniacale per i dettagli (da noi, a cantiere finito, quante toppe, sbavature, residui, rimangono?); parapedonali installati ovunque e strade sagomate in modo che ci passi una sola auto per volta, così da rendere impossibile la sosta selvaggia; piste ciclabili larghe, ben in vista e collegate tra loro per creare una vera rete. Le aree pedonali, poi, sono cresciute a dismisura: ad esempio, lungo Av. Diagonal, tantissime traverse sono state interamente pedonalizzate, creando isole verdi e spazi per leggere o studiare.
Riguardo alle auto, il parcheggio in strada è ridotto al minimo: a parte le strisce blu ovunque, hanno previsto tantissimi parcheggi pubblici o privati interrati, anche a prezzi decisamente accessibili. Non esiste poi il fenomeno dell’abbandono delle auto in strada (pago l’assicurazione e la lascio lì per mesi), perché periodicamente passano a pulire e te la rimuovono: sei costretto essenzialmente a metterla in un garage, d’altra parte se vuoi l’auto devi anche mettere in conto i costi accessori.
A tutto ciò si aggiunge una cura maniacale per la pulizia, per il verde pubblico (mi è venuto un groppo in gola pensando a come piantano gli alberelli da noi, un buco in terra e via, lasciando pure i frammenti d’asfalto) e per le opere per i bambini: in pratica ogni 100 metri trovi un’area giochi, pulita e manutenuta alla perfezione, impossibile trovare un mozzicone e figuriamoci una bottiglia di birra abbandonata sulle panchine.
Inutile domandarsi perché ci siano vagonate e vagonate di turisti italiani in giro per la città, tutti, nessuno escluso, che rimane a bocca aperta e si ripromette una nuova visita a breve. Rispetto a 5 anni fa, ho tra l’altro notato numerosi negozi di paccottaglia e “compro oro” chiusi e sostituiti da catene varie, molte spagnole, tutte accomunate da un approccio green e di tendenza. Veramente un piacere passeggiare a piedi e soffermarsi davanti alle vetrine: evidentemente una città ben gestita, pulita, non caotica, iper pedonalizzata, attrae investimenti e turismo. Altro che la doppia fila davanti al bar o al negozio per fare acquisti al volo.
Insomma, una città gestita benissimo -dove ogni Partito che si è avvicendato ha puntato a fare il meglio- con contratti e ditte controllate a menadito, con opere per tutti i cittadini e non solo per gli automobilisti, è un incredibile e impareggiabile volano per l’economia e per la crescita.
Quando lo capiremo qui, sarà troppo tardi.
ANDREA
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