Alla faccia delle ordinanze di Tronca. E i centurioni conquistano Villa Borghese

31 gennaio 2016

Solo i turisti allocchi che passano a Roma si farebbero fotografare al fianco di un figurante vestito da centurione con sullo sfondo un famoso palazzo del milleseicento. Eppure nel caos organizzato dell'abusivismo capitolino succede anche questo da qualche settimana. Succede che i centurioni, mandria di personaggi sicuramente abusivi ma soprattutto aggressivi e prepotenti, abbiano letto l'ordinanza di Tronca sul loro allontanamento dai luoghi archeologici e siano andati a operare in luoghi che non sono archeologici ma sono semplicemente storici, artistici, architettonici. Come se questi necessitassero di una tutela inferiore.
L'ordinanza si poteva scrivere diversamente e questo vale anche per urtisti e risciò (che, a proposito, rischiano di tornare a giugno perché l'ordinanza scade dopo 6 mesi se non rinnovata). Se una attività la si considera non adeguata la si deve vietare su tutto il territorio cittadino, non in alcune strade lasciando che altre vengano invase di conseguenza. E così se i centurioni danno l'assillo ai turisti a Villa Borghese (e il nostro video fa il paio con questo, ben più tosto, di Piazza Pulita), i risciò si sono appropriati di Largo Goldoni. Nell'attesa di tornare...

Sotto il Viadotto dei Presidenti. Il progetto di Renzo Piano è già diventato una bidonville. Tante foto

30 gennaio 2016





















Il progetto lo trovate qui, a questo sito, la realtà invece la trovate qui sopra. L'inaugurazione risale alla fine del 2014. Circa un anno e mezzo, il tempo medio che vede un progetto, pure se di Renzo Piano, trasformarsi a Roma da una opportunità ad un problema. 
Neppure il grande architetto genovese ha potuto nulla, neppure il suo impegno di senatore, neppure il gruppo di giovani progettisti di cui si è circondato e a cui ha destinato parte del suo compenso derivatogli dall'incarico a Palazzo Madama, neppure la retorica del "rammendo" delle periferie che così aveva riempito la bocca di assessori, presidenti e politici durante l'inaugurazione: tutto abbandonato, tutto requisito dal degrado, dall'abusivismo, dall'illegalità. Tristezza e vergogna.

Solo a Roma: gente così esasperata dall'inciviltà dall'essere felice per aver beccato una sonora multa

29 gennaio 2016


Vi scrivo per la prima volta da quando vi seguo perché, ieri, ricevendo a casa un piccolo dono dal Comune di Roma e mi siete subito venuti in mente!
Ebbene si, ho "preso una multa!" e vi assicuro che la cosa non mi dispiace affatto, anzi sono contento di poter dire, avendolo provato sulla mia pelle, che qualcosa allora funziona e anche bene! 
Io non ho mai utilizzato la corsia preferenziale in vita mia, ma quella volta, per cause di forza maggiore che non sto qui a specificare, l'ho fatto, mi sono assunto la piena responsabilità del mio gesto e zac! Fotografia e 70 euro! State sicuri che, a meno che non stia per morire, eviterò di riprovare questa emozione in futuro!

Quello che mi chiedo allora è: se questo metodo è preciso, funziona, non è contestabile, è sicuro, NON richiede particolari sforzi da parte dalla Polizia Locale, è attivo 24h su 24h; perché, con un minimo investimento (che tra l'altro verrebbe ripagato nel giro di una settimana di funzionamento se non meno), non si provvede a piazzarlo DOVUNQUE!?
Perché non lo si utilizza ai semafori (evitando così passaggi con rosso, sorpasso della linea di arresto e quindi ostruzione delle strisce pedonali), negli accessi pedonali (evitando così la sosta selvaggia in piazzette, piazzali e simili), sulle tutte le preferenziali al pari delle ZTL magari finalmente anche sulle corsie d'uscita.

Qui non si tratta di tirare in ballo “a praivasi” o cos’altro, non si tratta di imporre comportamenti estremi o sottoporre i cittadini a un ulteriore carico economico (nessuno obbliga nessuno a prendere verbali di contravvenzione: basta rispettare sempre le norme), ma con una banalissima fotocamera omologata si permette e obbliga tutti a rispettare quelle piccole regole di civile convivenza e rispetto della città che non saranno certo questioni di principale importanza, ma potrebbero rendere meno pesante il dover vivere in una città che sembra avere dimenticato il concetto di convivenza e rispetto reciproco, a favore dell’individualismo più brutale. Salvo poi lamentarsi poi che le cose vanno male.

Michele

I Vigili smascherano i furfanti che taroccano la targa per entrare in ZTL, ma li chiamano "furbetti"

28 gennaio 2016




Un nucleo investigativo del Comando Generale è da tempo all'opera per scoprire alcuni conducenti che hanno a loro carico numerosi verbali non pagati. Si parte in genere da alcune segnalazioni che giungono dall'Ufficio Contravvenzioni, ove risultano accumuli di multe che tornano indietro; oppure spesso si parte da denunce di cittadini di altre città, che presentano ricorso in quanto destinatari di multe prese a Roma.


E' il caso di un signore toscano che nell'ultimo anno ha ricevuto decine di verbali per passaggio nel varco ZTL, il quale dichiarava di non essere mai stato a Roma. I Vigili, preso il caso in analisi, hanno visionato le immagini delle telecamere, individuando un romano che modificava i numeri della targa della sua 500 pensando di rimanere impunito: è stato abbastanza facile per loro risalire al reale numero della targa e andare a trovare il trasgressore, notificandogli non solo le multe, ma anche una denuncia per contraffazione e falso in atto pubblico commesso da privato.

In un altro caso, una società aveva cambiato nome e sede, senza trascrivere le variazioni sulla Carta di Circolazione: i verbali accumulati, ben 590, arrivavano tutti al vecchio indirizzo e tornavano sempre indietro. Gli investigatori, analizzando i tabulati, hanno scoperto che le multe venivano in gran parte prese con lo Street Control: moltissime riportavano le coordinate geografiche di un punto di Via Cola di Rienzo, quindi è bastato ai vigili fare una breve ricerca sul posto, trovando l'auto sullo stesso marciapiede, sempre in sosta vietata. Questione di tempo, il conducente è tornato a prendere il veicolo ma ha trovato gli agenti, che hanno trovato la nuova sede e il nuovo nome della società, hanno ritirato la Carta di Circolazione al titolare, che a breve riceverà le notifiche dei nuovi verbali, ammontano a un totale di circa 50,000 euro.

Un terzo caso si riferisce ad una cittadina che circolava con un permesso invalidi intestato ad una parente deceduta da nove anni, e presentava anche ricorsi a nome della stessa. Un controllo anagrafico ha svelato tutto, la responsabile è stata denunciata all'Autorità Giudiziaria, e le indagini sono ancora in corso sulle documentazioni presentate. 


E fin qui il comunicato stampa della Polizia Locale di Roma Capitale divulgato ieri. Bene per l'attività che viene fatta, molto bene che venga raccontata e divulgata, male che non si presti la minima attenzione ai termini. Non abbiamo paura di essere smentiti se affermiamo che l'Italia è l'unico posto al mondo in cui chi si macchia di reati penali invece di essere definito criminale è definito "furbetto". Lo fanno i giornalisti, in continuazione. Lo fa la tv e la stampa come se nulla fosse. Dare del furbetto a chi invece è un bandito, un fuorilegge e soprattutto un parassita (pensate a tutte le persone che la ZTL la pagano facendo sacrifici o la rispettano facendo sacrifici) significa averlo già perdonato, significa aver affermato che la colpa non è poi così grave, è come avergli dato un buffetto, come si fa ad un ragazzo che sbaglia. Un conto che facciano questo errore - lo fanno continuamente - i giornalisti, altro conto è che una roba del genere sia scritta nero su bianco dalle forze dell'ordine.
Chi arriva a falsificare col pennarello la targa per violare le leggi può essere un personaggio capace di tutto, è il caso di derubricarlo con vezzeggiativi? 
Ovviamente oggi, poi, a seguito del comunicato stampa di cui sopra vedete un particolare, si è scatenata la ridda dei titoli dei giornali. E tutti hanno utilizzato quel termine: furbetti invece di parassiti e farabutti.

Storace imbratta Roma di manifesti abusivi manco fossimo negli anni '50. Inizia la campagna elettorale pirata









Lasciamo perdere il fatto che organizzare una campagna di affissioni totalmente pirata, abusive, impattanti, zozzissime e illegali titolandole con il claim "Roma tornerà pulita" interroga più il versante della psichiatria che quello della legge. Lasciamo perdere i personaggetti coinvolti in questa specifica vicenda, che pure è importante perché ha rappresentato una violenza non indifferente per la città, umiliata da cartacce illegali in ogni angolo e con pubblicità regolari e regolarmente pagate coperte dalla prepotenza degli attacchini.


Lasciamo perdere tutto questo e pensiamo in generale all'imminente campagna elettorale. I muscoli se li erano già riscaldati i Gabbiani, la corrente interna a Fratelli d'Italia facente capo a Fabio Rampelli: i loro manifesti in omaggio alla celebrazione di Acca Larenzia sono ancora in giro ad imbrattare la città. Poi è venuto Storace: chi sarà il prossimo? Nel frattempo l'ufficio affissioni allo sbando ha perso completamente il controllo sugli impianti pubblicitari di proprietà del Comune: fino a novembre tutto era in ordine e non c'era un abuso, quando c'era veniva coperto da cartelli con scritto in caratteri cubitali AFFISSIONE ABUSIVA, oggi non esiste un solo impianto con una affissione regolare: ci possiamo solo immaginare - perché ovviamente dati e trasparenza non esistono - a quanto ammonti il danno economico per la città. 

Iniziamo ad attrezzarci, tutti quanti (e dunque chiediamo la collaborazione di voi lettori) per sputtanare il più possibile chiunque si comporti in maniera incivile. Affilate gli smartphone: chi sporca illegalmente la città facendo concorrenza sleale agli onesti e gravando sul degrado di una capitale già fiaccata non è solo criminale, è ridicolo. E va messo in ridicolo.

"Mi metto in doppia fila e ti blocco perché il parcheggio è sacro!". Ma forse l'aria sta un po' cambiando...

27 gennaio 2016

Abbiamo tirato giù questa conversazione da uno dei tanti gruppi di cittadini su Facebook perché ci è sembrata emblematica. Non tanto per l'alterco, che comunque ci fa piacere, tra cittadini civili (o che per lo meno fanno su Facebook la parte dei civili) e cittadini profondamente incivili che parcheggiano come furfanti in una zona tra l'altro bellissima e emozionante come Villa Ricotti riducendo strade storiche e affascinanti in ammassi di ferraglie malmesse, caotiche e pericolose. Quanto piuttosto per un'altra cosa. Non è interessante che la gente faccia la "perbenista", questo è sempre accaduto, la cosa interessante è che la parte "incivile" (ci perdonino i protagonisti, non è contro di loro in particolare ma è utile per isolare dei casi-tipo a livello cittadino) si renda conto che qualcosa sta cambiando.
"Ultimamente va di moda mettere in discussione quel che si è sempre fatto" dice l'incivile che considera un diritto inalienabile il parcheggio in sosta abusiva. Ecco, questo è importante. E' importane che tutti sentano questo profumo di sottile cambiamento. Chi si comporta male magari continuerà a farlo, ma bisogna insistere (come ha fatto qui questa ragazza e come speriamo continui a fare non tanto chiamando la Municipale ma collegandosi a ioSegnalo) e insidiarlo affinché la pianti per lo meno di sentirsi a proprio agio. Questa è la strada corretta e che può nel medio periodo portare cambiamenti. Anche perché, come sempre accade e come spiega la ragazza in un commenti, "basta girare l'angolo e i posteggi ci sono eccome"...

Vergogna bike sharing. 13 immagini di prima-e-dopo dall'unica città occidentale che torna indietro invece di avanzare














L'intuizione di andare a riprendere le immagini immortalate a ritroso da Google Street View (sempre santo Google!) è sufficiente da sola. Serve qualche commento? Serve ancora confermare che siamo l'unica città occidentale che torna indietro invece di andare avanti sui temi della ciclabilità? Serve ricordare il successo che ebbe il seppur piccolo e sperimentale bike sharing romano nei mesi in cui era attivo? Serve sottolineare che questo servizio a Roma non si può erogare e non si potrà erogare fintanto che la città non deciderà di affrancarsi dalla mafia che sovraintende al suo settore dei cartelloni? 
E' con il ricavato dei cartelloni pubblicitari infatti che città come Parigi o come Milano (e molte altre) sostengono gli alti costi di un serio schema di bike sharing. Schema che però cambia la vita a molte persone, cambia la mentalità a molte persone, cambia una bella percentuale (addirittura il 10% a Parigi) della mobilità urbana convincendo a muoversi in bici, per tratti piccoli, anche chi la bici non ce l'ha. 
Il successo dei sistemi di car sharing a flusso libero dovrebbe far capire quanto la nostra città sia pronta più di quanto non si possa immaginare a sistemi di condivisione. Ma sul bike sharing si resta fermi, immobili, anzi no: si va indietro. Perché lo sviluppo di questo sistema significherebbe la messa in discussione di una delle più feroci e fameliche camorre romane: quella dei cartellonari. Una camorra, tra l'altro, necessaria ai politici che la coprono in cambio di visibilità, di affissioni, di sconti, di regali, di attenzioni. 
Un cane che si morde la coda e sul quale, purtroppo, la Magistratura sta tardando a mettere attenzione. 

Restano queste immagini, lancinanti, di una città che indietreggia, che torna al Medioevo, che toglie spazio alle bici e lo riconsegna alle auto perennemente posteggiate in divieto di sosta, per fino di fronte alla Camera dei Deputati. Una pena e una tristezza inimmaginabile. Che toglie le forze.

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