27 marzo 2019

Ho fatto una passeggiata domenica a Via Coia di Rienzo (e non è un errore di battitura)















Questa è Via Cola di Rienzo. Quella elle può però, per mero errore tipografico, diventare una "i" e magicamente la strada si trasforma in Via Coia di Rienzo. Chi vuole capire, capisce.

Oltre alla bancarelle vi invitiamo (ma è una cosa che va fatta a prescindere, come esercizio) a controllare tutto il contesto. La qualità dell'asfalto, la segnaletica, le chiazze di sudicio dovunque, il marciume che si percepisce. 
Si capisce che è come se fosse stato creato uno scenario perfetto per il proliferare del degrado, del caos, del pessimo commercio, della concorrenza sleale. Tutto va insieme, in armonia, verso lo schifo più assoluto e profondo.

Molti romani, col tipico fatalismo che impera e che uccide la nostra città, potrebbero pensare ai diritti acquisiti, alle povere famiglie che lavorano dietro questi banchi e tutto il resto. Ovviamente nulla di tutto ciò risponde al vero: queste bancarelle al di là delle licenze sono tutte illecite. Magari esiste una sorta di licenza (tutto da vedere) ma senz'altro non c'è regolarità contributiva, senz'altro i dipendenti non sono segnati correttamente, senz'altro la merce non è disposta come dovrebbe e senz'altro ci si è allargati come spazi. Insomma queste realtà commerciali disgustose esistono perché nessuno le controlla: se solo si facessero loro rispettare le regole, questo mestiere sarebbe molto molto meno conveniente di quanto non sia ora e qualcuno invece di insistere potrebbe decidere di fare un lavoro vero.

Intanto però le strade di Prati sono in condizioni raccapriccianti. Via Coia di Rienzo è quella messa meglio, andate a Viale Giulio Cesare e rischiate di prendervi un colpo. Neppure un India esistono strade così. Poi chissà perché crollano i dati del turismo, crolla il valore delle case e l'economia della città in generale. 

22 marzo 2019

Non basta lo scandalo De Vito. Ora la sciagura di Enrico Stefàno presidente al suo posto

Abbiamo atteso la fine della seconda giornata di crisi. Dopo l'arresto di Marcello De Vito e dopo l'iscrizione al registro degli indagati di Daniele Frongia quest'oggi la giornata pare andar via senza ulteriori grillini bevuti... e allora si può provare a ragionare un po'.

Ragionare sulla faccenda in se non ha senso per noi. I nostri lettori sanno queste cose da tempo immemore. Abbiamo spiegato oltre due anni fa come i Cinque Stelle stavano trasformando una operazione immobiliare finalmente ben congegnata (la prima volta o quasi a Roma) in una perfetta occasione di illegalità e speculazione. Lo abbiamo scritto a febbraio 2017. 
La strategia è tanto lineare quanto semplice. Semplice perché è la stessa strategia che si adopera a Roma da anni e anni: rendere le cose complicate, inutilmente arzigogolate e complesse, lente fino allo sfinimento, paralizzare tutto, prendere delle decisioni e poi cambiarle e cambiarle ancora. Se crei il caos generi spazio per la corruzione. Se generi spazio per la corruzione ci sarà un certo numero di politici che ne beneficeranno in termini economici per il solo fatto di porsi come facilitatori, come aiutanti, come traghettatori in questa valle nebbiosissima. Peccato che la nebbia sia creata artificialmente proprio per rendere indispensabile, utile (o fintamente utile) chi ti ci accompagna per mano attraverso. 

Ecco perché è assurdo che la sindaca caschi dalle nuvole e con lei i capi del suo partito. I primi responsabili sono loro. Modificando come hanno modificato il progetto di Tor di Valle hanno creato - e lo sapevano benissimo - le condizioni perfette affinché si ingenerasse corruzione. E hanno fatto lo stesso in tutti gli altri processi di trasformazione e rigenerazione urbana della città: dovunque paralisi, cambiamento di decisioni già prese, complicazioni inutili e inspiegabili. Così gli imprenditori vanno in angoscia e sono disposti a tutto. Lo hanno fatto con la Ex Fiera, con le Torri dell'Eur, con il Cinema Metropolitan e così via. 
Ignazio Marino e Giovanni Caudo

Occorre che la politica sia densa e complessa nelle sue visioni e che le procedure siano fluide nella loro trasparenza e semplicità. Questo era stato fatto da Giovanni Caudo con lo stadio di Tor di Valle nel primo progetto. Ma quella fluidità era inaccettabile per i grillini. Loro erano stati mandati al potere affinché tutto tornasse nebuloso e opaco, esattamente come era prima di Marino. E così hanno fatto. I ruoli si sono dunque invertiti e la politica è tornata ad essere semplicistica e grossolana mentre la procedura è diventata imperscrutabile e caotica. Il resto è cronaca: in un contesto come quello apparecchiato da Caudo e Marino la corruzione non ha granché cittadinanza, non ha senso, risulta ridicola, inutile, fuori luogo. In un contesto come quello voluto da Raggi la corruzione è parte integrante dell'ecosistema, è inevitabile e anzi è auspicata e solo una ingenuotta (o una pessima attricetta da soap opera) può far finta di non saperlo.

Ma non c'è fine al peggio perché, come costume in casa pentecatta, le toppe sono pure peggio dei danni. La toppa che ci stano preparando in fatti è la sostituzione di Marcello De Vito con Enrico Stefàno ai vertici dell'Assemblea Capitolina. Praticamente l'unico cinque stelle capace di essere davvero operativo, l'unico che sta addosso agli uffici, l'unico che segue le procedure dall'inizio alla fine, le presidia ora dopo ora, sollecita i dipartimenti, catechizza i dirigenti e le partecipate, l'unico insomma dotato di una visione e di una operatività amministrativa seppur nel suo ruolo non certo di potere di presidente della Commissione Mobilità, viene cambiato di ruolo. Viene posizionato in un ruolo di rappresentanza. E non possiamo pensare che la cosa non sia stata fatta apposta: promoveatur ut amoveatur. Della serie: togliamo dalle scatole l'unico che lavora in maniera seria e che ci fa fare una figuraccia a tutti quanti visto che siamo una masnada di lobotomizzati. Ed ecco fatto: depotenziato e normalizzato Enrico Stefàno. I mille progetti che stava seguendo e che erano gli unici, sparuti casi di buona amministrazione degli ultimi anni, possono tranquillamente andare a farsi benedire sull'altare della ragion grillina.
Tra l'altro questa scelta potrebbe obbligare Stefàno, che fin qui ha un ruolino di marcia politico di qualità (unico nel suo partito sulla piazza romana), a sporcarsi la 'fedina politica' passando alla storia come il presidente dell'aula che approverà il progetto-scandalo dello Stadio della Roma. Quello senza Ponte di Traiano, quello modello-Porta di Roma, quello senza infrastrutture, quello dove la contribuzione pubblica crolla in percentuale rispetto al progetto precedente, quello che ha visto finire in gattabuia o indagate dozzine di persone, quello che pur di favorire i palazzinari ha eliminato gli edifici più iconici (ma difficili da costruire) come i grattacieli progettati da Daniel Libeskind. Davvero una cattiveria per un giovane amministratore che risulterebbe macchiato a vita senza meritarlo.
Senza il golpe contro Marino questo progetto sarebbe stato già in fase di avanzata realizzazione probabilmente

Siamo ancora in tempo a cambiare idea? Non lo crediamo, ma lo speriamo. Per cui diamo il nostro suggerimento all'amministrazione su come si dovrebbe fare ora come ora per provare a rilanciare (per quanto sia possibile: la credibilità dell'amministrazione è pari a zero e può solo peggiorare) l'azione di governo di una città che sta - letteralmente - morendo. 

Dunque: visto che Daniele Frongia è indagato per corruzione e si è dimesso dall'assessorato allo sport, un piccolo rimpasto non sarebbe una cosa così anomala, anzi. Suggeriamo di spostare Linda Meleo (se ancora esiste perché son mesi che non si sente) all'assessorato allo sport, di piazzare Enrico Stefano all'assessorato alla mobilità dove è perfettamente in grado nei prossimi 24 mesi di imprimere una identità peculiare all'azione amministrativa e di sostituire De Vito ai vertici dell'assemblea o con un altro pentastellato qualsiasi oppure addirittura con un esponente autorevole dell'opposizione. Sarebbe da una parte una mossa simbolica forte, inedita, coraggiosa, significherebbe ammettere le difficoltà e chiedere la collaborazione di tutti per sfangare in maniera dignitosa i prossimi due anni.

19 marzo 2019

Una riqualificazione VERA per Stazione Tiburtina e dintorni. I cittadini si mobilitano





Come i nostri lettori sanno non siamo molto concordi con le attività dei "comitati di quartiere" romani. Poi però ci sono le eccezioni che confermano la regola e questo qui è il caso. Sulla Tiburtina un gruppo di cittadini ha reagito al mostruoso progetto del post-sopraelevata e al degrado sotto al quale sta morendo tutta l'area. Con un progetto concreto, serio, fattibile, tarato anche a livello burocratico con la situazione e dunque non utopistico, che riportiamo e spieghiamo qui. E se raggiungeranno 5000 firme il progetto dovrà andare al Consiglio Comunale. Firmate!


“Può diventare il cuore pulsante di Roma e il polo direzionale della città” diceva il 5 dicembre la Sindaca Virginia Raggi a margine della presentazione da parte di Ferrovie dello Stato dell’asta del lotto C1 di cui riportiamo una delle tre rappresentazioni diffuse da Fs.

Nonostante la pomposa dichiarazione della Sindaca se pensate ad una Stazione Tiburtina circondata da decine di edifici moderni stile Milano siete fuori strada. Abbiamo infatti la sede della Bnl, la Città del Sole (su cui ci ritaglieremo uno spazio apposito ben presto) e in previsione oltre al lotto C1 (quello attualmente in vendita, dove è previsto un albergo con enorme difficoltà a trovare un acquirente causa degrado) ci sono solo quei due grattaceli che vedete sullo sfondo che verranno edificati sul lato Pietralata, cinque edifici sono lontani dall’immaginario comune di “centro direzionale” anche se un po’ più in là arriverà la sede dell’Istat.
È proprio qui che s’inserisce la proposta dei cittadini riuniti nelle sigle Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, Ass.ne Rinascita Tiburtina, Cittadinanzattiva Nomentano e Vento di Cambiamento Fenix che sfruttando la possibilità prevista dallo Statuto del Comune di Roma hanno depositato presso il segretariato generale un proprio progetto che con la raccolta di 5mila firme verrà messo in votazione direttamente in Consiglio Comunale.

I cittadini hanno notato infatti che mentre le edificazioni private andavano avanti, ciò che restava indietro era la parte pubblica della zona. Paragone immediato? Unicredit ha posto a Milano nelle celebri torri il suo quartier generale e ha ai suoi piedi degli spazi pubblici belli, moderni e curati. Bnl ha posto a Roma in un bellissimo edificio il suo quartier generale e ha ai suoi piedi il degrado e l’abbandono a noi tutti noto e difficilmente raccontabile.
Il progetto non tocca di un centimetro gli interessi dei privati nella zona che anzi vengono dagli stessi considerati una risorsa importante per il territorio. Si vuole invece andare a ripensare tutti quegli spazi pubblici attualmente in abbandono o che non hanno più ragione di esistere e che sono oggi terra di nessuno ma che di contro, riqualificati ed organizzati, possono essere un connettivo di qualità tra tutti gli elementi architettonici della zona a beneficio dei residenti, ovviamente, ma anche degli stessi privati che sono cascati nella trappola di investire a Roma. 
Il progetto è stato realizzato dallo studio di architettura partecipata AUP facente riferimento agli architetti Ettore Pellegrini e Sebastiano Giannuzzi che si sono messi a disposizione per tradurre a livello tecnico le idee dei residenti.
 

Nell’immagine vedete in rosso le architetture (presenti e future) tra cui, partendo dall’alto a sinistra abbiamo la Città del sole, la Stazione dei pullman totalmente ripensata nel progetto, la Stazione Tiburtina, la Bnl, le due torri in previsione e altre cubature a dimensioni di gran lunga ridotte di cui una della Sapienza dove ci saranno laboratori di ingegneria di altissimo livello e aule per la didattica.
Connettivo di tutte queste architetture è l’anello ciclopedonale in arancione dove un cittadino può camminare ininterrottamente senza incontrare una macchina, una vera e propria “promenade architecturale” lungo quelle che ad oggi possono e potranno essere considerate tra le architetture più importanti della Roma degli ultimi anni.
Altra cosa che balza all’occhio è il colore verde che circonda tutta l’area dell’intervento. Vediamo infatti sulla sinistra della tavola un bosco urbano attualmente messo in ombra dalle rampe della Tangenziale ma che avrà invece la possibilità di venir fuori a lavori di abbattimento completati (il bando per l’abbattimento è stato assegnato e l’inizio dei lavori è imminente). Grande punto verde è il Parco est in basso e al centro della tavola. Questo parco verrà realizzato da Ferrovie dello Stato e si collega in basso con il parco dello SDO (Sistema direzionale orientale) di futura realizzazione attorno alla Metro Quintiliani.
Entriamo nel vivo del progetto guardando la ormai ex Tangenziale attualmente composta da cinque corsie automobilistiche più parcheggi.
 




Il confronto nelle foto la dice tutta. Le cinque corsie si riducono a due, una per senso di marcia. Vengono lasciati da ambo i lati della carreggiata spazi per i parcheggi e viene creato dal nulla un parco lineare con pista ciclabile che scorre lungo tutti i circa tre chilometri della ex Tangenziale. Un quartiere che affaccia su un’autostrada diventa un quartiere finalmente degno e bello. Rispondiamo fin da subito a chi dirà che non si pensa alle macchine. La nuova Tangenziale che scorre sottoterra sul lato Pietralata è nata proprio per arrivare a quanto richiesto dai cittadini ovvero al declassamento della ormai ex Tangenziale su cui già oggi passano pochissime macchine. Se si pensa che con l’abbattimento della sopraelevata la ex Tangenziale servirà solamente per collegare Via Lanciani a Via Lorenzo il Magnifico non essendoci più il collegamento con San Giovanni si capisce bene quanto le cinque corsie non serviranno più.
Il verde come vede dall’immagine viene utilizzato da barriera con la Ferrovia sia acustica che ambientale. Nell’idea dei residenti quella di pensare a delle aree attrezzate con punti ristoro alla fine delle vie principali per rendere vivibile e controllato il parco. Particolare che balza poco all’occhio ma che diventa invece fondamentale è quello che c’è sotto al parco. Vengono infatti pensati dei parcheggi sotterranei di evidente fattibilità dato il dislivello con la Ferrovia: realizzare migliaia di posti auto qui sotto significa poter riqualificare tutte le strade tra qui e Piazza Bologna, togliendo la sosta dalla superficie. 
Lungo tutto il parco lineare scorre la pista ciclabile che va a collegare quella in costruzione sulla Tiburtina tra la Stazione e Piazzale del Verano e quella della Nomentana i cui lavori volgono al termine. Si avrà quindi la possibilità anche con la bicicletta di usufruire di un percorso di qualità in mezzo al verde collegandosi con percorsi esistenti e in costruzione. Fondamentale diventa la connessione tra il nostro nuovo parco lineare e il Parco Est. Nella convenzione tra Fs e il Comune di Roma vi è infatti la progettazione a carico di Fs di un ponte ciclopedonale che colleghi le due sponde all’altezza di Via Livorno. Purtroppo la convenzione non va oltre la progettazione ed è quindi tra le richieste dei residenti la realizzazione di questo ponte che colleghi il quartiere Italia con il parco est e quindi anche con lo SDO di futura edificazione.
 

Ci spostiamo adesso a Largo Mazzoni dove al posto del piazzale con bancarelle e stalli dei pullman viene fuori una piazza della Stazione. Ci pensiamo che alla Stazione Tiburtina, la Stazione dell’alta velocità, nessuno ha previsto una piazza? La piazza assume anche una funzione di sicurezza in caso di evacuazione dove negli attuali progetti si esce dalla Stazione e ci si ritrova in uno stradone a quattro corsie che passa di fronte all’ingresso. Elemento di discussione è la stazione dei pullman, la stessa che la Giunta Raggi vuole spostare ad Anagnina ad eccezione delle tratte del centro Italia che dovrebbero continuare ad arrivare a Tiburtina in luoghi non ancora identificati. L’autostazione unita da un collegamento coperto alla Stazione dei treni diventa totalmente chiusa e con l’ingresso e l’uscita dei pullman totalmente su Via Tiburtina lato Verano così da minimizzare l’impatto della stessa sul quartiere. Con la A24 che entra in città fino al Verano e con un pezzetto di Tangenziale i pullman possono arrivare alla Stazione senza toccare un palazzo.
Sotto al piazzale viene previsto un parcheggio interrato a servizio delle stazioni e su cui poter sviluppare servizi per la mobilità di qualità quali carsharing e altri sistemi moderni di mobilità urbana.

Dopo tutto questo stravolgimento urbanistico la domanda è lecita: chi paga tutte queste belle cose? La risposta è nella stessa delibera presentata dei cittadini che copiamo:
Si delibera di individuare ”gli ulteriori investitori necessari per attuare l’insieme delle opere elencate a costo zero per la Amministrazione” e di “attuare quindi e a questo proposito tutta la strumentazione urbanistica riguardante il rapporto pubblico-privato quale: PUP, Project Financing, convenzioni ecc. indispensabile per un coinvolgimento di parti private con apporto di investimenti a beneficio della parte pubblica”. Viene da sé infatti che con la realizzazione di parcheggi interrati e con la messa a bando dell’autostazione dei pullman, solo questa può andare a gara per circa sei milioni di euro, la realizzazione e la gestione degli spazi pubblici è quanto mai realistica.
Il comitato promotore del progetto avrà fino al 6 giugno per raccogliere le cinquemila firme necessarie. Entro sei mesi il Consiglio comunale dovrà deliberare in merito… in una città paralizzata nella progettazione e nella realizzazione come Roma saranno i cittadini a buttare giù il muro dell’immobilismo? Restiamo sintonizzati!

14 marzo 2019

"Vota Garibaldi" alla Garbatella: l'Ufficio Decoro ha fatto bene a cancellare la scritta

Nella barzelletta quotidiana che è il Comune di Roma, ieri si è appalesata l'ennesima agghiacciante freddura: i sempre più imbarazzanti operai comunali, in forze all'umiliante e umiliato Ufficio del Decoro Urbano, hanno cancellato un reperto murario risalente a 70 anni fa, una scritta ormai storicizzata che risaliva alle prime elezioni politiche della Repubblica e che invitava a votare per il Fronte Popolare (che per fortuna perse, peraltro). Un pezzo di storia con tanto di insegna commemorativa, restaurato oltretutto con soldi pubblici una quindicina d'anni fa.

Farne tuttavia una colpa agli operai del Comune è ingiusto. Così come è ingiusto farne una colpa in generale alla miserabile amministrazione pentecatta che ci ritroviamo. L'amministrazione infatti, si muove all'interno di uno strettissimo viottolo accidentato tra mentalità bacata e ideologia. Mentalità bacata e ideologia che sono, per contrappasso, presenti in città nella loro massima concentrazione proprio alla Garbatella, patria di un sentimento di sedicente sinistra (qualcuno un giorno spiegherà loro che quella porcheria lì non è sinistra, anzi) che non ha ormai cittadinanza da nessuna altra parte d'occidente. 

Il sentimento per cui la legalità si applica a tutti meno che agli amici, il sentimento per cui lo sviluppo civile, economico, urbanistico di  una città deve essere vissuto esclusivamente come "speculazione" da combattere; il sentimento per cui "muri puliti, popoli muti", vittima di slogan patetici e infantili, coniati una vita fa quando, semmai, avevano dieci volte più significato di oggi. La Garbatella dei centri sociali, la Garbatella delle occupazioni, la Garbatella che accoglie e legittima ogni sistema malavitoso a patto che combaci con l'ideologia imperante nel quartiere. Chi è causa del suo male deve piangere se stesso...

All'interno di questo quadro, il Comune di Roma, con le sue squadre dedicate al Decoro Urbano (non ci viene in mente nulla di più male in arnese), lavora come dicevamo in una strettoia: di fatto le scritte non si cancellano più, assurte quasi a forma di libertà d'espressione per opera di mandrie di vandali decerebrati che però per l'ideologia imperante hanno un pregio: creano un ambiente, un humus, favorevole. Contribuiscono a creare la "magia" tutta romana del degrado diffuso e omnichannel. Quella strana sensazione per cui TUTTO è devastato, per cui non si salva un solo centimetro quadro dai marciapiedi, alle strade, ai palazzi, ai balconcini delle abitazioni fino appunto a tutti le superfici orizzontali inclusi i furgoni, i mezzi della nettezza urbana o i treni della metropolitana. Questo brodo primordiale in cui siamo immersi ci ha per osmosi permeato, fa parte di noi e ci consente di accettare tutto, essere resilienti a tutto: se vivi una esistenza annegato negli scarabocchi di certo non sei portato ad indignarti se dietro casa tua un gruppo di paraculi occupa uno spazio per farci delle "attività culturali" che si potrebbero tranquillamente fare affittando regolarmente lo stesso spazio. Non lo consideri un problema, anzi lo consideri coerente all'ambiente in cui, inconsapevole, galleggi ogni giorno. 

La cancellazione delle scritte vandaliche dunque, da San Lorenzo a Garbatella, è considerata un atto ostile allo status quo poraccista e ideologizzato. Una operazione dovunque ordinaria qui diventa istanza di gentrificazione selvaggia che rischia di minare la pax diffusa tra cittadini e città: tutto fa schifo, quindi nun me rompete i cojoni. Sia mai che qualcuno si svegli da questo stato di trance, di spaventoso torpore permanente e apra gli occhi.

In questo quadro e con questo mood culturale spalmato, sono ormai sei anni che non si cancella più una scritta. Di questo - sotto attacco da parte dei bellimbusti di cui sopra - si occupa solo Retake Roma additato infatti come longa manus delle multinazionali dalla parte peggiore della città che siamo rimasti gli unici e gli ultimi a combattere.

E' invalsa una prassi surreale: gli uffici comunali si limitano dunque a cancellare le scritte "politiche", inneggianti a regimi dittatoriali o razziste. Non mancano casi di condomini o cittadini che pur essendo tutt'altro che nazisti furtivamente disegnano una svastica sul palazzo in modo tale da avere almeno quella parete ripulita dal Decoro Urbano. Guardate la follia nelle foto che hanno fatto il giro d'Italia ieri: la scritta storica l'hanno cancellata, i graffitacci tutti intorno li hanno salvaguardati... Tra l'altro è sempre mediocre per non dir peggio la qualità del lavoro: l'obbiettivo è censurare il messaggio, non restituire decoro e dignità alla città. Mettono toppe di vernice bianca persino sui pregiati muri in travertino e sticaxxi. Perché nell'ansia di andare a coprire i messaggi (non capendo che così facendo si dà importanza ai messaggi stessi che invece dovrebbero essere considerati vandalismi alla stregua di tutti gli altri) conta solo nascondere sotto al tappeto la povere, non certo riqualificare lo spazio pubblico che, spesso, dopo gli interventi di cancellazione è messo peggio di prima. L'atteggiamento dovrebbe essere il contrario: non si considera mai (MAI) il contenuto delle scritte, si cancellano perché sono scritte abusive e punto. Non esiste un abusivismo più tollerabile in base al contenuto dell'abusivismo stesso.

A Garbatella - incuranti di essere immersi in una bacinella di ridicolo o consapevoli loro malgrado - gli operai del Comune erano a caccia di scritte inneggianti, in negativo, Anna Frank. Se fai scritte contro Anna Frank vengono cancellate, se fai scarabocchi giganteschi su un monumento rimangono lì per anni a deturpare il patrimonio culturale più importante d'occidente. Avendo visto quella che secondo loro era - e lo era - una scritta politica, l'hanno cancellata ripulendo il muro. Come biasimarli? Se l'impalcatura metodologica, intellettuale e ideologica di gestione del decoro urbano è questa, il gesto è assolutamente comprensibile e non ha senso fare troppa ironia su operai, dirigenti e Comune. 

Diverso sarebbe stato se lo scenario fosse stato di normale sapore occidentale. Se la Garbatella fosse stata a Londra i muri sarebbero stati tutti (tutti!) puliti, qualsiasi micro atto di vandalismo sarebbe stato immediatamente sanato in pochi minuti senza scomodare squadracce di operai provenienti chissà da dove e ogni angolo sarebbe stato videosorvegliato dalle telecamere cctv del Comune pronte a sbobinare filmati in caso di azioni illecite. In questo contesto una scritta storica ha le perfette sembianze (le perfette sembianze!) di una scritta storica. In un contesto di caos, abbandono, sciatteria e pressappochismo diffuso anche una scritta storica ha le sembianze di uno scarabocchio e questo vale per tutto il patrimonio di Roma, non solo per questo "reperto". 

Ma poi se hai un reperto storico di valore lo devi trattare da reperto storico di valore, o no? Guardate le foto di quella scritta prese da Google Street View. Le maghine sul marciapiede, le maghine in curva che manco ci arrivi a piedi a vederla, la scritta, gli scarabocchi tutto intorno, il marciapiede devastato, il tubbbo dello scarico con gli adesivi dei "traslochi e sgombri" e così via. Cara Garbatella, tieni il tuo heritage di quartiere in questa maniera e poi ti meravigli se qualcuno, che magari è la prima volta in vita sua che mette piede alla Garbatella, scambia un reperto per uno scarabocchio? La verità è che gli operati hanno fatto bene: hanno fatto il loro lavoro.

Basti pensare ritornando al patrimonio - sempre continuando a parlare dei centro sociali, piccolo cancro della città ma se un piccolo cancro non lo curi è capacissimo di divorarti  - che a San Lorenzo c'è un gruppo di persone che ritiene di essere nel perfetto diritto di realizzare (e rinfrescarla ogni volta che si scolora) una scritta gigantesca inneggiante un loro compagno che non c'è più sulle Mura Aureliane, uno dei monumenti più significativi del mondo.

E' del tutto evidente che il problema non è cancellare inavvertitamente un reperto storico, quello può capitare e fa parte delle leggerezze, delle superficialità e degli errori. Il problema è invece tollerare altre migliaia e migliaia di scritte per questioni di pigrizia, incapacità, scarsa lucidità sulla effettiva gravità di queste questioni e squallida ideologia poraccista. Detto ciò, quella scritta in una città normale (Parigi, Vienna, Londra, Madrid) sarebbe stata cancellata settant'anni fa. Subito dopo le elezioni del '48. O forse anche prima.

10 marzo 2019

Vogliono far chiudere Roma fa Schifo. Chiediamo l'aiuto dei nostri lettori

QUI PER FARE UNA DONAZIONE


Il blog Roma fa Schifo ha subito in queste ore un durissimo e inedito attacco da parte di uno degli organi più importanti della città: il Comando del Corpo della Polizia Locale. L'attacco è inquietante e surreale sia nel metodo che nel merito. 

ASSURDA NEL MERITO
Lo è nel merito perché la frase che ha fatto arrabbiare i caschi bianchi era in tutta evidenza una frase paradossale e sarcastica, nulla di offensivo. Abbiamo ricevuto la ennesima segnalazione di autobus bloccato a causa della sosta selvaggia in piena notte e l'abbiamo pubblicata aggiungendo una nota che suonava tipo "eh forse tutti i nuovi assunti tra i vigili hanno mandato certificato per non lavorare la notte". Era evidentemente una boutade, ma il Comandante Di Maggio - durante la domenica, come avrà fatto? - ha deciso che era abbastanza per portare tutte le carte in Procura scomodando magistrati, giudici, pubblici ministeri e tutto l'indotto (tanto paga pantalone) e per scrivere un post ai limiti del patetico.

Ma al di là del fatto che il Comando della Polizia Locale non sia riuscito a discernere una vera diffamazione da una iperbole sarcastica, il problema è di metodo. 

INAUDUTA NEL METODO
Il metodo che non ci piace, infatti, è quello di intimidire i cittadini, cercare di silenziare il dissenso, dare addosso (addirittura - leggetevi il post - cercando di insegnarci quale dovrebbe essere il nostro ruolo) all'unica voce di autentica opposizione in una città immersa dalla testa ai piedi in quello che, per assenza di alternative, è un autentico regime. Non si può andare contro alla libertà di opinione o al diritto di critica agitando le manette (o, peggio, costose cause giudiziarie) contro strutture volontarie, rette solo dall'impegno di gruppi di cittadini impegnati nei confronti della città. Non si può altresì pensare che le strutture amministrative che operano in una città dove nulla funziona a dovere siano esenti da critiche, da attacchi, da arrabbiature. Questo significa volere istaurare un regime del terrore dove i cittadini non solo devono subire quotidianamente gravi inefficienze, ma devono anche autocensurarsi nel dirlo. È semplicemente inaccettabile. È inaccettabile che a causa di queste minacce tutta la vastissima rete civica che si sta strutturando a Roma venga intimidita, venga spinta a non criticare, a mordersi la lingua. Purtroppo la Polizia Locale a Roma (come tantissimi altri servizi) funziona molto molto male e questo si deve essere liberi di dirlo.

SEMPRE STATI DALLA PARTE DELLE FORZE DELL'ORDINE
Il nostro blog è tuttavia abituato a collaborare non solo con la Polizia Locale, ma con tutte quante le forze dell'ordine. Tutti i nostri lettori sanno che facciamo il tifo per le multe, per i controlli, per il rispetto delle regole e per la presenza massiccia delle forze dell'ordine vigili urbani inclusi. Quando li critichiamo non è certo per diffamarli, ma perché ne vorremo di più. Dunque l'esatto contrario. Questo praticamente tutti i comandanti dei vigili lo hanno ben capito e i rapporti con il Comando sono stati sempre eccellenti e di straordinaria collaborazione con moltissimi reparti a partire dai Pics. Il nostro blog è da sempre totalmente dalla parte delle forze dell'ordine e questo ci ha portato anche tante critiche: dire che alimentiamo l'odio verso la Polizia Locale è lunare. Criticare qualcuno non significa odiarlo, anzi significa semmai rispettarlo ancora di più. Figurati poi quando la critica manco c'è e c'è solo il lazzo e il gioco come in questo caso: di questo passo i maggiorenti grillioti metteranno su una struttura che denunzierà ogni cittadino che osi esclamare "piove governo ladro". O dimostri che i ministri rubano oppure paghi risarcimento.

ENNESIMA OPERAZIONE STUDIATA DALLA PROPAGANDA GRILLINA?
La sensazione è che Di Maggio non si muova però da solo. Evidentemente l'obbiettivo è quello di insabbiare anche quelle pochissime voci dissenzienti che si sentono in città e che hanno il difetto di raccontare la verità e di trasferire su piattaforme di grande visibilità il disagio di migliaia di cittadini. Se ci fosse una reale opposizione da parte di partiti, stampa, associazioni allora tutto sarebbe posto nella giusta misura e proporzione, ma se l'opposizione al regime la fanno solo alcuni blog di volontari, beh, allora è facile attaccarli e sottometterli perché sono isolati: basta una minaccia di querela. Un dramma economico per qualsiasi cittadino onesto, nessun rischio per chi usa gli avvocati del Comune, le strutture del Comune, la potenza e la pressione del Comune e per chi eventualmente paga le spese legali (perché queste cause si perdono, ovviamente) coi soldi del Comune. I soldi messi giustappunto dal cittadino onesto di cui sopra! Pensate che corto circuito folle che con un semplice e surreale post Facebook è riuscito a mettere in piedi il Comandante. 




Se analizzate con attenzione il post del Comandante vi accorgerete che dopo pochi minuti dalla pubblicazione (pomeriggio di domenica) già erano decine e decine le condivisioni e le più significative di queste erano ad opera di esponenti della maggioranza grillina: consiglieri e addirittura assessori! La solita operazione di guerriglia social a tenaglia come ne vediamo decine e decine a Roma ogni settimana: spesso l'obbiettivo è trasformare in verità qualche menzogna, oggi l'obbiettivo era gettare ulteriore fango su Roma fa schifo. A partire da nulla, da una semplice innocua boutade. E tutti a condividere per far salire l'hype social. Leggete l'assessore: che parla di "odio" nel commentare una mera battuta sui neoassunti! 
È molto semplice: siamo rimasti gli ultimi e gli unici a dar loro davvero fastidio e vogliono farci chiudere cercando di coglierci in castagna con l'arma della querela per diffamazione. Un arma che lo stesso Beppe Grillo considerava così in un famoso post di dieci anni fa! Se analizzate poi il linguaggio, molto avvocatesco, del post, capite perfettamente che lo scritto non può essere farina del sacco del Comandante...

VOGLIONO FARCI CHIUDERE 
E lo hanno dimostrato in tutte le maniere. Perché questa è l'unica risposta che conoscono rispetto alle critiche: la censura. Vogliono farci chiudere con una aggressività che non avevamo mai visto in nessuna altra amministrazione di nessun altro colore: eppure le abbiamo attaccate tutte quante senza risparmiare un colpo...

***

Vi chiediamo ancora una volta di darci una mano. Sono tanti anni che non lo facciamo ma le continue piccole noie giudiziarie hanno eroso le generose donazioni che ci accordaste negli anni passati. Con la massima trasparenza vi diciamo che nel salvadanaio paypal di Roma fa Schifo ci sono circa 1400 euro frutto di vecchie donazioni: davvero pochi per affrontare un attacco come questo. 
Vi chiediamo un aiuto perché senza il vostro aiuto difficilmente le uniche voci di contronarrazione alla agghiacciante situazione che sta vivendo questa città potranno continuare a urlare.

Ci auguriamo con tutti noi stessi che la Polizia Locale oltre che con i volontari dei blog, possa essere così ferma anche con le centinaia di migliaia di persone che ogni giorno - totalmente impunite - rendono la vita impossibile ai cittadini per bene.

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La sciagura di avere un assessore chiamato Luca Montuori

Luca Montuori si sta impegnando davvero "pancia a terra" - giusto per trovare una locuzione cara alla imbarazzante narrativa pentecatta - per entrare nella storia della città come assessore all'urbanistica che ha condannato Roma a morte senza possibilità di recupero e redenzione.

Non contento di aver sottoscritto l'accordo criminale su Tor di Valle mettendo il somaro dove il padrone chiedeva (Montuori è un esperto e un tecnico vero, sa perfettamente la vergogna che c'è dietro a quella revisione progettuale ma antepone la fedeltà di partito al bene comune), non pago di aver stravolto l'accordo sul Metropolitan come vi abbiamo recentemente raccontato, non sazio del dramma di mancati investimenti che vive la città su ogni fronte e dei progetti bloccati per anni solo in virtù dell'inefficienza e della incapacità di visione, ma anche dell'ideologia pericolosa e malata dei pentastellati, oggi sul Corriere Montuori si è prodotto in una intervista che ha dell'incredibile e che certifica tutta la sua pochezza, tutta la sua miseria politica e amministrativa e tutta la sua imbarazzante mancanza di visione che sta, come dicevamo, condannando a morte la città.

Il tema è il degrado ormai ingestibile e allucinante subito fuori la nostra Stazione Centrale, peraltro il primo nodo trasportistico italiano. Quello che avviene a ogni ora del giorno e della notte fuori da Termini è difficilissimo da raccontare: va vissuto, visto e annusato. Tuttavia, meritevolmente, negli ultimi giorno il Corriere della Sera ci ha decisamente provato insistendo su vari aspetti e sentendo vari protagonisti. Ieri è stata la volta della prefetta Basilone la quale ha puntato il dito sul Comune: "se ne frega, ho provato a fare delle riunioni ma ci ho dovuto rinunciare perché non fanno nulla". Oggi il Comune, dopo un attacco così pesante, ha dovuto rispondere e lo ha fatto con il nostro geniale Montuori che anche lombrosianamente parlando è indubitabilmente il ritratto della vivacità intellettuale, della visione, dell'apertura europea e occidentale e della lucidità fatta assessore.

La cosa assurda (ma per il mondo casaleggino assolutamente normale) è che per smentire quanto affermato dalla prefetta, Montuori ha in realtà confermato tutto e ci ha messo pure il carico da undici. Nella lunga intervista non solo riesce a non dire nulla, a non indicare un progetto, a dimostrare di non avere la più vaga idea di cosa sta parlando, ma conferma la totale immobilità del Comune. Dopo anni di amministrazione e dopo mesi e mesi di profumatissimo stipendio da assessore pagato da tutti noi, Montuori non ha lo straccio di un piano e neppure di una visione per uno dei problemi urbanistici più cruciali della città. Il nulla condito di niente. 

Passaggi assurdi non mancano tra le risposte, ma ci vogliamo concentrare su due. Il primo in cui dice che per la conformazione della strada "non ci sono negozi" via Marsala bassa sarebbe difficile da rivitalizzare. Una affermazione di una gravità ferale. Rivitalizzare le zone che vita non hanno è proprio il compito di una urbanistica contemporanea e sana. Guarda caso è quanto sanno facendo a Milano lavorando sui lati della Stazione Centrale (col Mercato Centrale da una parte e poi Magazzini Raccordati dall'altra, con conseguenti sistemazioni urbanistiche di viabilità e marciapiedi) visto che ogni sacrosanta stazione di testa ha questo problema e però da nessuna parte viene vissuto come ineluttabile come fa Montuori. 

Sulla viabilità poi Montuori tocca e supera le vette del ridicolo: bisogna aumentare la pedonalità, bisogna cambiare la viabilità su Via Giolitti, bisogna modificare i percorsi dei taxi. Tutto giusto probabilmente. Ma tutto non realizzato e neppure progettato. Se "bisogna" fare queste cose perché chi fa l'assessore da esattamente 2 anni non ha fatto NULLA e, cosa ancor più grave, non ha progettato nulla?

La risposta a questa domanda da parte di Montuori è inaudita: aspettiamo che apra il grande parcheggio sopra la stazione e vediamo che impatto avrà. Dunque la proposta di Montuori è aspettare il 2020 che apra il parcheggio, riversare migliaia di nuovi posti auto sul territorio senza togliere i posti auto regolari e abusivi che ci sono ora dunque richiamando nuovo traffico sull'area, dopodiché analizzare, diciamo nel 2021 i dati e, forse, nel 2022 mettersi a progettare i correttivi e iniziare a realizzarli nel 2022\2023 con chiusura dei cantieri al 2024. E tutto questo per rifare quattro marciapiedi, pedonalizzare due stradine e togliere un po' di sosta a raso. Leggete con attenzione l'intervista a Montuori: fa cascare le braccia. "La convenzione tra Comune e Ferrovie ha cento anni, forse è il caso di aggiornarla". Ma tu in 24 mesi cosa diavolo hai fatto mentre l'area della Stazione diventava giorno dopo giorno peggio di quello che era negli anni Novanta? (Ma non perdetevi neppure l'intervista di una settimanetta fa a RomaToday dove il nostro eroe si gasava per copiare Parigi - con 5 anni di ritardo, ovvio, visto che Reinventer Paris è del 2014 - addirittura clonando il nome, ma mettendoci dentro un "TIAMO" molto pateticamente grillino. Ancora il nulla del nulla del nulla)

In realtà fuori dal fatato mondo fasciogrillino si procede esattamente al contrario. Se hai una enorme infrastruttura (il parcheggio-piastra sopra Termini lo è) che sta atterrando sul tuo territorio i calcoli sul suo impatto li fai PRIMA che apra, adegui la viabilità PRIMA, riqualifichi l'arredo urbano circostante PRIMA (magari senti i costruttori se ti danno una mano, visto che è tutto loro interesse che non ci sia sosta abusiva e che le persone si servano del nuovo parking) perché esistono oggi le possibilità di capire IN ANTICIPO cosa succederà, non bisogna aspettare gli "impatti". Insomma anticipi gli eventi, non è che li subisci e li governi a valle. Si fa così: si fa al contrario di quanto dice Montuori. Leggete cosa scrivevamo nel 2016, durante i primi mesi della Giunta Raggi.

Ovviamente tra le risposte dell'assessore nessun cenno allo scandalo delle bancarelle che sono una delle cause del disastro della zona (Via Gioberti e strade perpendicolari sono una vergogna proprio a causa di quel cancro, ma è impossibile sentire una voce in questo senso dalla giunta più collusa che vi sia mai stata con gli ambulanti: gli fanno un baffo anche le inchieste) e nessun cenno neppure al fatto che il degrado su Via Giolitti (quel dente cariato di losche discoteche e fetenti negozi di scarpe oltre che un raccapricciante Mc Donalds' che però è paradossalmente la cosa migliore che c'è) si svolga tutto dentro a strutture di proprietà comunale che il Comune tiene bloccate quando invece ci sarebbero grandi progetti di sviluppo (un palazzo di vetro e acciaio di Massimiliano Fuksas) che potrebbero cambiare faccia all'area.


Forse dovreste iniziare a rendervi conto quanto danno vi stanno facendo questi nefasti e tossici personaggi e soprattutto quanto ne stanno facendo ai vostri figli. Ma chiedere lungimiranza a chi vive a Roma ormai è chiedere troppo. 

3 marzo 2019

Cinema Metropolitan. Hanno imbrogliato anche stavolta! La storiaccia spiegata bene

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Alla fine della settimana, incalzata dagli eventi di cronaca e messa all'angolo e alla gogna dalla loschissima vicenda dei bilanci di Ama e delle dimissioni della ormai ex assessora Pinuccia Montanari, la Giunta si è trovata nella necessità di tirar fuori il canonico coniglietto dal cilindro.
Non si amministra, infatti, per il bene comune, no: si amministra per gestire l'opinione pubblica, ammansirla, raggirarla ogni giorno. Si amministra in base alle indicazioni che provengono dai micidiali guru della comunicazione, personaggi agghiaccianti della caratura di Rocco Casalino e suoi lacché. In base a loro si struttura la strategia, non in base alle esigenze della città.

Subito dopo le dichiarazioni durissime di Sora Pinuccia (“la città è governata dagli amici di Lanzalone”), l'ordine è stato perentorio: usciamo con qualcosa per distogliere! E allora si sono trovati sotto il primo progetto che stava lì a marcire da mesi e mesi, hanno fatto una Giunta straordinaria, lo hanno approvato e giù conferenza stampa in fretta e furia (non una grafica, non un rendering...) per presentarlo. Ordinaria amministrazione: tanto non esiste stampa che sbugiarda, non esiste opposizione politica che incalza. Si entra con qualsiasi nefandezza possibile come un coltello caldo penetra nel burro.

LA SOLITA CONFERENZETTA INSOPPORTABILE
La conferenza è ancora disponibile sul profilo Facebook della sindaca e presenta le solite caratteristiche di sempre: contenuti risibili, naif, puerili, bambineschi, applausi (gli applausi alle conferenze stampa, altra raccapricciante novità grillina ormai considerata da tutti normale) e frasette sconclusionate e alquanto odiose da parte della prima cittadina con tanto di ricorso alle solite locuzioni da alunnetta insicura di seconda media (“momento storico oserei dire”... OSEREI DIRE!!!). Tra un po' son tre anni e nessuno si è occupato di far seguire un corso di public speaking alla sindaca che continua ad essere semplicemente urticante quando parla in pubblico, pure se dice cose giuste (cosa che avviene molto di rado). Facendo per converso fare una pessima figura alla città tutta.

IL NUOVO CINEMA METROPOLITAN
Ma bypassiamo la forma e addentriamoci nella sostanza. La conferenza stampa in questione raccontava dell'approvazione in Giunta del progetto riguardante il nuovo Cinema Metropolitan. Un progetto che abbiamo sempre sostenuto (qui la storia è spiegata davvero come si deve), di cui abbiamo scritto più volte e che abbiamo segnalato come scandaloso per le lentezze con le quali andava avanti. Ma allora, se la novità è stata sempre da noi auspicata, perché ora che finalmente l'hanno approvata la critichiamo? Semplice: perché hanno cambiato tutto lo schema, hanno imbrogliato un'altra volta, hanno pasticciato, hanno raggirato, hanno fatto una cosa sbagliata raccontandovi che la facevano giusta, hanno seguito le loro ideologie invece di seguire ciò che avrebbe fatto del bene a tutti e hanno – come sempre, sul modello dello stadio di Tor di Valle – peggiorato un progetto che era già stato ben impostato e andava semplicemente approvato senza modifiche.
Cinema Metropolitan in foto d'epoca

TRASFORMARE I CINEMA E' GIUSTO
Mezza città pensa che il progetto del nuovo Metropolitan non vada bene perché sarebbe per qualche bizzarro motivo sbagliato trasformare un cinema in uno spazio commerciale. Questa è in tutta evidenza una fesseria: i cinema devono cambiare; tutta la città deve cambiare, continuamente! Il Metropolitan era prima un centro commerciale, poi è diventato cinema, poi è diventato multisala, poi è diventato rudere ora torna spazio commerciale con cinema. Questo è fare la città. Questo significa correre dietro alle esigenze dei cittadini e dei tempi che evolvono. Ed è sano. Cinema duri e puri sono condannati a morte, il cinema però deve resistere anche nel tessuto urbano perché non possiamo rassegnarci al fatto che la gente assolva alla propria domanda di cinematografia solamente con satellite e Netflix, ma per restare in vita deve essere collocato in un'esperienza più complessiva e maggiormente coinvolgente. Dunque cinema all'interno di grandi spazi commerciali, cinema che diventano durante il giorno spazi per eventi di altro tipo, cinema associati ad interessanti offerte enogastronomiche, cinema che riducono le proprie dimensioni ma aumentano le proprie tecnologie immersive, cinema che sfruttano parte della loro cubatura per attività più redditizie (immobiliari, commerciali, residenziali come è avvenuto in tutta Italia) che sostengano la tutt'altro che redditizia attività di proiezione dei film. 
Tutto questo è normale e avviene dovunque nonostante le cialtronate che vi hanno raccontato i “ragazzi” del Cinema America e tutta la parte di città che abbocca e condivide queste filastrocche che ormai senti esclusivamente a Roma. Ne deriva che la trasformazione del grande Cinema Metropolitan in spazio commerciale + spazio per uffici + cinema da 100 posti è un progetto sensato. Ed è un progetto ancor più sensato perché genera oneri a favore del Comune: tu Comune mi permetti di fare un cambio di destinazione d'uso così importante e io proprietario delle mura (nello specifico il proprietario è un imprenditore per bene, dunque nulla quaestio su questo versante) ti do in cambio tanti bei soldini che tu potrai investire sul territorio.
Villa Aldobrandini

COME VERRANNO SPESI GLI ONERI CONCESSORI?
Bene, il punto è proprio questo: dove vengono investiti questi soldi? Stiamo parlando di 7 milioni di euro che per una città normale sono spiccioli, ma che per Roma – abituata ad investimenti col contagocce – sono una valanga di quattrini. Nello schema precedente, approvato dalla Giunta ma mai ratificato dal Consiglio, i soldi venivano spesi tutti nel Primo Municipio (dove insiste il Metropolitan) o nelle aree circostanti: si riqualificavano delle aree nei Fori Imperiali, si interveniva a sanare dei problemi a Villa Borghese e soprattutto si rifaceva tutta Villa Aldobrandini.
I grillini, con gli assessori Cafarotti e Montuori per i quali non abbiamo più aggettivi, e nel silenzio dell'assessore alla cultura Bergamo hanno cambiato tutto. Togliendo i soldi alle aree verdi e riassegnandoli in maniera surreale. Ovviamente nessuno dall'assessorato all'ambiente si è potuto lamentare per la sottrazione dei fondi per Villa Aldobrandini (che resterà sommersa da un degrado raggelante) e Villa Borghese perché la Giunta ha preso la decisione, guardaumpò, in assenza dell'assessore all'ambiente, giustappunto dopo le dimissioni di Sora Pinù.

Ma dove hanno messo tutta questa montagna di soldi? E perché lo schema è stato cambiato? Il perché sul cambiamento è presto detto: lo schema precedente era stato fatto “da altri” e dunque andava cambiato, a prescindere, per questioni di mera e miope ideologia. Non importa se era giusto o sbagliato, andava modificato. Anche, oltretutto, per giustificare i mesi e mesi di ritardo che hanno portato all'approvazione facendo perdere tempo e soldi e lasciando un pezzo di via del Corso in preda al degrado più incredibile. Dovendo cambiare tutto, i grillini hanno deciso di investire quei soldi nel rifacimento di altri due cinema.
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Cinema Airone di sopra, dentro e di lato

CONCORRENZA SLEALE ALLE SALE PRIVATE
Avete capito bene. In un periodo in cui i cinema privati stanno chiudendo per mancanza cronica di pubblico, il Comune pensa bene di mettersi in prima persona sul mercato riqualificando con soldi pubblici cinema di proprietà comunale (come se non fosse già una follia che il Comune sia proprietario di sale cinema, manco fosse un impresario, manco fossimo a Cuba o in Corea del Nord). In spregio della storia di questi cinema comunali che, come racconta la cronaca degli ultimi anni (il Cinema Aquila, il Cinema Induno), hanno una enorme difficoltà a trovare chi li gestita, restano chiusi per anni tra ricorsi e burocrazie e generano solo beghe a chi li gestisce e al comune stesso.
I due cinema in questione, dove chissà come e chissà dopo quali gare d'appalto e quali infinite burocrazie atterranno tutti questi denari, sono il Cinema Apollo all'Esquilino e il Cinema Airone all'Appio Latino, quest'ultimo peraltro progettato tra gli altri dal babbo dell'assessore Montuori. Avete capito bene: Montuori ha deciso di togliere soldi per la riqualificazione di una villa pubblica ridotta in condizioni orribili e senza speranza di migliorìa per girarli sulla riqualificazione di un edificio progettato da suo papà che non si sa poi a cosa servirà, a chi verrà assegnato, quale ruolo avrà nel quartiere se non quello di fare una concorrenza sostanzialmente sleale alle sale private già provate e in difficoltà. A pochi passi dal Cinema Airone, chiuso dalla notte dei tempi, ha appena abbassato le serrande il Cinema Maestoso, dunque quale è la logica di investire denaro pubblico per riqualificare una sala cinematografica da 800 posti (!) abbandonata da un'infinità? A pochi passi dall'Apollo invece ha appena chiuso il Royal, dunque a che gioco giochiamo: chiudono le sale gestite da privati e apriamo in maniera assitenziale sale gestite dal Comune a spese di tutti e gestite da qualche amico? E pensate che oltre a queste due sale il Comune gestirà anche ben 4 mesi del nuovo cinema che troverà posto proprio dentro al Metropolitan stesso. Ovviamente senza nessun progetto su cosa fare quei 4 mesi. E giustamente, perché non è certo compito di una amministrazione gestire un cinema! Al massimo quello che vi si può fare è propaganda. Durante il fascismo gli enti pubblici decidevano cosa farti vedere al cinema...
Il Cinema Apollo

I CINEMA SI RIQUALIFICANO IN UN ALTRO MODO
Attenzione, nessuno pensa neppure lontanamente che sia sbagliato riqualificare queste sale. Si tratta tra l'altro di due edifici di grandissimo pregio architettonico che stanno crollando a pezzi dunque in effetti è urgentissimo intervenire. Ancor più urgente per quanto riguarda il Cinema Apollo, zeppo di amianto che sta uccidendo di tumore i cittadini che ci vivono nei pressi. Quanto al Cinema Airone, al di là delle considerazioni sull'eleganza di Montuori che finanzia la riqualificazione di un'opera del padre (speriamo che via via si succederanno all'urbanistica assessori figli o parenti di altri grandi nomi dell'architettura contemporanea, così vedremo riqualificate anche altre opere!), bisogna dire ad onor del vero che si tratta di un autentico capolavoro unico nel suo genere.  
Ma una amministrazione degna di questo nome in casi come questo si mette a lavorare e trova dei partner, trova degli investitori, fa arrivare capitali, struttura dei progetti che siano appetibili per chi vuole rischiare a Roma e trasforma dei problemi in opportunità. Una amministrazione seria mette i soldi pubblici sulle partite dove non è possibile coinvolgere investimenti privati (come fare a trovare finanziamenti per riqualificare Villa Aldobrandini? È sostanzialmente impossibile, ecco perché è giusto in quei casi spendere i denari dell'erario), e per il resto imposta progetti, sfrutta leggi (c'è la Legge Regionale sulla Rigenerazione urbana che il Campidoglio si ostina ad esempio a non voler applicare) e spinge i privati a dare una mano. Pensate la fila di investitori che ci potrebbe essere, in presenza di un progetto serio, sul Cinema Apollo, strategicamente collocato com'è a fianco dell'Ambra Jovinelli, di fronte all'inizio di San Lorenzo, di lato alla Stazione Termini e al Mercato Centrale, a pochi passi dalla metro di Piazza Vittorio, dal Mercato Esquilino e della fermata del trenino e davanti al gigantesco palazzo della Zecca che dovrà beneficiare di una grossa trasformazione nei prossimi anni. Anche qui consentendo le opportune trasformazioni e modifiche (pur magari mantenendo una parte a cinema) il Comune avrebbe potuto mettere il bene sul mercato e trovare realtà di qualità pronte a venire a Roma a investire. E invece si procede come a Cuba: si restaurano cinema comunali da assegnare, dopo mille difficoltà, ad associazioni amiche o magari alle stesse associazioni che male li avevano amministrati prima (come è avvenuto per il Cinema Aquila dopo peraltro tre anni di triste chiusura).

SCELTA PARACULA E IDEOLOGICA
Si tratta di una storia davvero emblematica dei danni che il malgoverno, l'ideologia, la clientela pentecatta sta facendo in città. Come diciamo sempre, danni che dureranno decenni. Questa scelta è stata effettuata per ingraziarsi i tanti ultras ideologici che spadroneggiano in città – il Cinema America, citato prima, è solo un esempio – e che strumentalizzano i cinema come vessillo delle loro idee che in tutto il mondo sono state superate da trent'anni; e per avere una risposta pronta a chi contesterà la trasformazione di un cinema, il Metropolitan appunto, in centro commerciale. “Eh sì” potranno rispondere i nostri prodi “questo diventa un centro commerciale però recuperiamo altri due cinema”. Ma per farci cosa? Ma perché? Ma a che titolo? Ma perché lo fai tu come Comune e non coinvolgi imprenditori o gente del mestiere? E perché se devi scegliere tra riqualificare verde pubblico e riqualificare sale cinematografiche chiuse da decenni opti per quest'ultima decisione? Tutte domande che nessuno ha fatto e nessuno farà mai: il giorno dopo la ridicola conferenza stampa, i giornali hanno riportato tutti la notizia in maniera acritica, senza riflessione, senza lucidità, senza visione, senza approfondimento alcuno. "Così rinasce il Cinema Metropolitan" hanno scritto. Poi dice perché i blogghetti come il nostro acquisiscono autorevolezza internazionale...

COSA SUCCEDE ORA?
Unica speranza? Che l'Assemblea Capitolina non ratifichi lo schema così come approvato in Giunta ma che orienti i 7 milioni versati dalla proprietà del Metropolitan in maniera diversa: la Giunta ha fatto delle scelte sbagliate e sta gettando al vento quei soldi, l'Assemblea può e deve correggere questo errore (certo, se ci fosse una opposizione in Assemblea tutto questo sarebbe più probabile, ma non c'è...). Inutile dire che l'approvazione di un dispositivo come questo costituirebbe un precedente. Il prossimo cinema che dovrà trasformarsi (e ve ne saranno a bizzeffe) vedrà gli oneri concessori  che andranno a finire un'altra volta su inutili cinema diroccati, senza un progetto, senza un perché e senza una visione. Solo per avere un argomento per anticipare e rispondere alle critiche, solo per far finta di sostenere la cultura quando in realtà la si sta affossando ancora di più.