30 settembre 2015

Risponde la Città dell'Altra Economia: "nostro grave errore far entrare le auto". Replica e controreplica nostra





Gentile Redazione,
in riferimento al vostro articolo del 29 settembre dal titolo “Chi sta distruggendo la Città dell’Altra Economia?” ci preme sottolineare alcune questioni:
1 - Le immagini si riferiscono a Sabato scorso. Le macchine parcheggiate all'interno del piazzale erano quelle degli operatori che partecipavano alla manifestazione Alimentanima. E’ stato un nostro grave errore consentirlo. Purtroppo proprio quella mattina non era presente nostro personale e non siamo riusciti ad impedire il parcheggio selvaggio all'interno.
2 - Come avevamo già avuto modo di informarvi, nello scambio di opinioni sullo stesso argomento a Natale (su Twitter), la strada di accesso al Campo Boario (che voi documentate come altro parcheggio abusivo) non è dell’Altra Economia, è sempre stata carrabile e, quindi, anche volendo non possiamo chiuderla.
3 - Infine, dispiace leggere alcuni giudizi a nostro avviso totalmente gratuiti sulle nostre attività. Noi siamo qui da poco meno di tre anni, abbiamo trovato un luogo abbandonato sotto tutti i punti di vista (strutture, attività e pubblico). Sicuramente non siamo esenti da errori e ampi margini di miglioramento ci sono, ma crediamo di aver restituito questo luogo ai cittadini con attività e servizi di qualità. La presenza sempre in crescita di pubblico e le richieste di organizzatori di eventi lo testimoniano. Il tutto fatto senza un euro di contributo pubblico, diversamente da come accadeva prima.
Vi invitiamo a fare un giro sul nostro sito, per giudicare la nostra attività.
E vi ringraziamo per l’attenzione. Siamo un luogo di partecipazione, e il vostro contributo ci è prezioso.
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Enrico Erba
Direttore Consorzio Città dell'Altra Economia - CAE


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Grazie del confronto,

registriamo l'errore, ma segnaliamo che le auto erano un po' di tutti, operatori e banali clienti che, non trovando nessun tipo di ostacolo, entravano e posteggiavano. Bambini giocavano nel traffico e operatori del Festival Eutropia utilizzavano il palco e il microfono per far spostare le auto (tipo "...c'è da spostare una macchina, questa macchina qua devi metterla là..."). L'anarchia era tale che perfino il bravo operatore del Ciclotto che aziona a pedali una giostra per bambini, autentico beniamino dei bambini della città, aveva parcheggiato dentro il suo furgone, il colmo per chi dovrebbe essere l'esempio della sostenibilità.

E' un po' strano che una struttura come la vostra sia a corto di personale proprio di sabato, quando tanti cittadini vengono a passare un po' di ore da voi. Riguardo alla sosta delle auto, mezzo che dovrebbe essere davvero molto ma molto lontano dalla vostra visione del mondo (anzi dovreste insegnare ai vostri frequentatori come questa città muoia dell'abuso delle stesse), crediamo che la presenza di quella sosta così disordinata e caotica sulla strada esterna sia un vulnus che dequalifica tutto il resto: se c'è caos lì, poi inevitabilmente si crea caos in tutto il resto dell'area. Sappiamo bene che quella strada è fuori dalla vostra giurisdizione, ma lambisce la CAE e dunque potreste essere voi, magari in alleanza con l'Accademia, a richiederne non la pedonalizzazione (non si può impedire di transitare), ma per lo meno la limitazione della sosta con apposito arredo urbano, magari lasciando solo posti auto per disabili. E' vero che quella strada è sempre stata carrabile, ma non è vero che è sempre stata destinata alla sosta. E' solo una ennesima brutta novità degli ultimi anni. 

E' una battaglia che possiamo\vogliamo fare insieme? Noi siamo a disposizione per allearci in questo senso e per triangolare anche con l'Accademia. 

Riguardo ai giudizi, non sono tanto sulla vostra attività core, quanto sulle attività circostanti. Come si fa a organizzare un festival sulla "spiritualità" (Alimentanima, appunto) con degli espositori che arrivano a fare quello scempio? Alla faccia della spiritualità!

Siamo assolutamente convinti che la schiacciante maggioranza dei frequentatori delle vostre attività e dei vostri servizi vengano da voi proprio per ritrovare un'oasi lontana da volgarità, prepotenze e brutturie e l'allontanamento della auto è, in questa città, il primo passo verso questi obbiettivi. Come abbiamo più volte sottolineato avete la fortuna di essere circondati da parcheggi regolari, il ricorso alla sosta irregolare è qui più ingiustificabile che altrove. 

Grazie ancora. 

- RFS

(in alto le foto della CAE come era quando aprì e come ci piacerebbe ritornasse)

Ripulita Via delle Mura Portuensi dopo la nostra denuncia. "ioSegnalo" e riflessioni sulla sua potenza




Quello che è accaduto negli scorsi giorni a Via delle Mura Portuensi esattamente dopo l'uscita di questo nostro articolo-denuncia è particolarmente significativo. Quella strada era abbandonata da decenni, il marciapiede utilizzato come parcheggio in spregio a pedoni, anziani, disabili. Con il forte sospetto che le auto illegalmente posteggiate appartenessero a dipendenti dell'amministrazione (qui hanno loro sedi Atac, Ama, autoparco dei Vigili Urbani). Insomma un bel cocktail inestricabile, da anni.

Non si faceva niente. Ignavia, indolenza e quieto vivere. Tra cani, non si mozzicano direbbe qualcuno. Questa tipologia di atteggiamento oggi però ha molta meno cittadinanza a Roma grazie ad uno strumento come Io Segnalo. Quando abbiamo denunciato la situazione un anno fa questa forza non c'era e infatti quella denuncia non scaturì alcun risultato. Quando invece qualche giorno fa abbiamo replicato la denuncia invitando tutti i cittadini a riportarla su Io Segnalo le cose sono cambiate radicalmente.

Nei giorni scorsi ci sono state molte contravvenzioni e finalmente ieri sera sono arrivati i carri attrezzi ripulendo marciapiedi che da secoli erano coperti di lamiere. Come mai? Semplice: con Io Segnalo il cittadino è dotato di un'arma formidabile, specie in casi come questo quando si paventa la presenza di una grave omissione d'atti d'ufficio. Se un abuso si manifesta, infatti, di fronte ad una sede della Polizia Municipale che dovrebbe essere chiamata a sanzionare l'abuso stesso allora le cose non tornano. Una segnalazione telefonica o a voce in questo senso lascia il tempo che trova, ma un'autentica e ufficiale segnalazione di polizia mediante Io Segnalo è un documento, finisce in protocolli e archivi, può essere ripescata domani in presenza di un'indagine ("vediamo che ci sono 50 segnalazioni negli ultimi 2 mesi su quella strada, come mai non siete mai intervenuti?" ad esempio). Insomma semplicemente invitando alcuni cittadini a segnalare, abbiamo in qualche misura obbligato la polizia a intervenire in maniera radicale

Ecco perché invitiamo tutti i cittadini a fare lo sforzo di iscriversi al servizio (le procedure sono molto macchinose) e di avere la pazienza di aspettare i codici. Dopo si ha tra le mani uno strumento che, se ben direzionato, può far togliere qualche soddisfazione e può fungere per lo meno come vettore di riscatto dei tanti cittadini perbene contro i cafoni, i prepotenti e i furbetti che rendono invivibile questa città.

PS. Tornando a Via delle Mura Portuensi e dello straordinario panorama paesaggistico e architettonico che potrebbe rappresentare se curata e manutenuta, sottolineiamo che senza un corretto arredo urbano a salvaguardia dei marciapiedi tutte queste operazioni saranno fine a se stesse.

29 settembre 2015

5 minuti di film dell'orrore sulla Tuscolana. La risposta migliore a chi dice "per le ciclabili non c'è spazio"


Non è niente di nuovo. E' uno scenario col quale, pur essendo unico a livello mondiale, tutti voi avete imparato a convivere. Noi pubblichiamo queste immagini con la speranza che qualcuno tra voi decida, finalmente, di considerare anomalo ciò che normale non è sebbene normale si racconta che sia.
Sciatteria, illegalità, pericolo, incidentalità, sporcizia, stress, inutile caos, squallore commerciale, impossibilità di nettezza urbana, congestione del traffico, litigi, confusione acustica, inquinamento (anche visivo), violenza. Queste e mille altre sono le cause di un contesto simile. Tutti fanno come gli pare, ma alla fine tutti ci perdono. Chi si ferma alla rinfusa sciupa meno tempo per parcheggiare, ma quel tempo risparmiato lo perde con gli interessi a causa della congestione creata dagli altri. I commercianti guadagnano dai clienti cafoni, ma ne perdono decine tra quelli di qualità e ad alta capacità di spesa che vanno a comprare altrove, lontani da un contesto così scadente.


 


Il video è la risposta che tutti voi dovete dare ai politicanti che sostengono "a Roma non c'è spazio per le ciclabili". Se lo pensano davvero, lo pensano solo perché danno per scontato che nessuno possa scalfire lo spazio per la doppia fila. Ma è sufficiente convincerci che la doppia fila è un danno, enorme, non un vantaggio come è stata raccontata negli ultimi 40 anni a Roma. Tanto è vero che la doppia fila esiste solo da noi, è una faccenda italiana e basta. E non ci sarà davvero la scusa dei mezzi pubblici, in una strada attraversata dalla metropolitana come la Tuscolana!



Un video che pubblichiamo qui aiuta molto a capire come potrebbe essere risolto il problema della Tuscolana. Restringi una carreggiata inutilmente larga. Lo spazio per il transito rimane a due corsie come è effettivamente ora visto che le tre corsie sono puramente virtuali e non sono mai (mai!) utilizzabili per smaltire i flussi. I flussi, poi, diminuiranno perché scompariranno tutti coloro che sulla Tuscolana ci andavano in macchina perché "tanto un buco si trova". Se il buco non si trova più tutti questi troveranno un sistema alternativo per frequentare la strada: metro, autobus (che andrà finalmente più spedito a causa dei minori ingorghi dovuti ai minori colli di bottiglia), piedi, bici. Già, bici. E' lei che ti aiuta a risolvere tutto. Se disegni la città attorno alla ciclabilità puoi avere dei vantaggi enormi per tutti, anche se poi le bici non usano le infrastrutture che gli fai. Incredibile, no? Perché queste infrastrutture ti servono a ricondurre la strada a dimensioni corrette. A correggere dimensionamenti di carreggiate platealmente sbagliati e dannosi. E sulla Tuscolana, perseguendo questa politica, potresti addirittura decidere di fare una preferenziale (modello Nomentana) lasciando una sola corsia di transito oltre che intervenire sullo scempio dello square centrale oggi ridotto a parking a cielo aperto come in una quale megalopoli del quinto mondo. 

Chi sta distruggendo la Città dell'Altra Economia? Così un'oasi urbana è stata tramutata in parking abusivo























Intendiamoci, sarà anche stata una 'veltronata' (ma quel periodo si sta giorno dopo giorno rivalutando, alla luce di quello che è successo dopo e che sta succedendo oggi), sarà stata anche una delle troppe ciliegine-senza-torta di quegli anni in cui non v'erano problemi di denaro (ma neppure di visione e di progetto), sta di fatto che la Città dell'Altra Economia era un'oasi. Un posto dove rifugiarsi, specie per una tipologia di persone un briciolo più attente a determinati aspetti del vivere comune e civile. 

Al di là di questioni antropologiche, comunque, l'ex Campo Boario era, questo lo si può dire senza tema di smentita, un'area pedonale. Entravi e potevi lasciare i bambini correre in uno spazio amplissimo, particolare, con i palazzi di Marconi a incombere di là e il Gazometro di Ostiense di qua. Una Roma che non è Roma, diceva Pier Paolo Pasolini. Oggi questa Roma è tornata Roma a tutti gli effetti perché i nuovi gestori dell'area, assegnata dopo il bando ad un gruppo di realtà associative e cooperative che vede come capofila l'AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e subito dietro la Cooperativa 29 Giugno di Buzzi (ehm), stanno dimostrando giorno dopo giorno la volontà di rendere questo posto finalmente normale, ordinario, in stretto rapporto con la città. Romano, insomma. E allora basta a sciocche limitazioni sull'uso dell'auto: l'altra economia è quella dell'ecologia, del rispetto, del riuso, del riciclo, del mezzo pubblico, della lotta al motore e alle lamiere? Non a Roma. Roma è diventata l'unica città dove l'economia alternativa si basa, manco fossimo negli anni Sessanta o Settanta, sulla "maghina". 

Da mesi ormai la Città dell'Altra Economia, non sappiamo se autorizzata o meno dall'assessorato che ne vigila l'operato (dovrebbe essere la delega alle Periferie, di Maurizio Pucci. E capirai...), si è trasformata in un mega parking abusivo a cielo aperto. Queste immagini si riferiscono a sabato scorso, ma è praticamente sempre così. Auto dovunque, via vai di motorini sfreccianti, aree pedonali, aree con interventi artistici completamente incrostate di lamiere. Uno scenario raccapricciante che cozza enormemente con i principi sui quali questo posto è stato fondato. Intanto il parcheggio esterno al compound, che costa pochi spicci, resta vuoto. Idem per quanto riguarda il grande parcheggio sotto al mercato su Via Galvani: per dire quanto è vasta l'offerta di sosta regolare in zona e dunque zero (zero!!!) necessità di offrire sosta aggiuntiva. Vuoi mettere quanto è più comodo parcheggiare dentro, gratis, e potendo osservare il cofano della propria auto (e magari sentirne l'olezzo) seduti al tavolo del ristorante trangugiando mangiarini bio?

Già, il ristorante. Qualcuno potrebbe malignare che la CAE ha deciso di ridurre e anzi eliminare i controlli, trasformandosi in una sorta di sfasciacarrozze, per poter riempire i tavolini che nel frattempo hanno occupato qualcosa come mezzo ettaro. Ed è l'unica spiegazione plausibile per spiegare e dare una logica ad un atteggiamento suicida. Suicida, già, perché i tavolini, come si deve, rimangono vuoti visto che le persone che amavano questo luogo nascosto e sgarrupatamente esclusivo non hanno più nessun interesse a venirci se devono, anche qui, stare a contatto col cafone di turno che ha appena parcheggiato il suo suv nell'area pedonale. 
Prima hanno iniziato con la strada interna, quella che separa la CAE dagli spazi assegnati e solo purtroppo parzialmente utilizzati dall'Accademia di Belle Arti, ora però le auto sono dappertutto. Ovviamente in questo contesto di degrado, anarchia e prepotenza sguazzano impostori, vandali e teppisti: tutto è massacrato, scarabocchiato e distrutto. 

La domanda dovrebbe essere rivolta agli uomini dell'assessorato capeggiato da Maurizio Pucci. Controllate che chi conduce immobili pubblici previo vittoria di un bando lo faccia nei crismi? Il bando di assegnazione della CAE prevedeva la sua trasformazione in parking? Le manifestazioni che continuamente (immaginiamo con un cospicuo introito per il consorzio che le ospita) si svolgono alla CAE sono tutte compatibili e coerenti con questi luoghi? Le altre domande andrebbero fatte ai dirigenti della CAE e all'AIAB. Anzi una domanda sola: perché state distruggendo la storia, la vocazione e il fascino di questo luogo?

28 settembre 2015

Perché la nuova Piazza Testaccio, sciatta e pericolosa, piace tanto a tutti i testaccini?













Tu paghi le tasse per fare lo stipendio degli amministratori pubblici. Questi amministratori dovrebbero scegliere per il meglio. Questi amministratori pubblici si trovano al cospetto di avere grandi occasioni. Questi amministratori pubblici non le colgono e anzi fanno lavori raffazzonati e pressappochisti e tu cosa fai? Ti accontenti? Invece di incavolarti ti adegui? Dici che tutto sommato va bene uguale? 
Ecco perché, allora, questa città è ridotta così. Forse perché nessuno realmente chiede (salvo pulire per terra) che sia migliore.

Piazza Testaccio è emblematica. Fosse stata in qualsiasi altro posto al mondo una volta smantellato il mercato si sarebbe fatto un bando, al vincitore sarebbe stato chiesto di realizzare un parcheggio, di riqualificare tutte le strade circostanti in modo da togliere posti auto e allargare i marciapiedi garantendo finalmente la mobilità ai disabili, di seguito poi si sarebbe chiesto alla ditta di chiudere il parcheggio con un parco e, in cambio di tutto questo, un sacco di soldi nelle tasche del Comune. Chi vincono? Tutti! Ed è successo già, Via Cavour per esempio. O Piazzale delle Muse. 

Si è optato per non fare così. Non si capisce perché siamo e dobbiamo restare l'unica città occidentale che non realizza una offerta di sosta interrata che possa permettere di eliminare la sosta in superficie. Lo fanno tutti da decenni, noi ancora dobbiamo iniziare  a ragionarci. Ma almeno, pur senza parcheggio, pur dovendo sciupare denari pubblici (viceversa avrebbe pagato tutto il privato), la piazza l'hanno realizzata bene?

Il progetto si è rivelato semplicemente ridicolo. Un quadrilatero di betonella e porfido con al centro l'anastilosi della fontana un tempo a Piazza dell'Emporio (a proposito di riqualificazioni squallide a Testaccio). Tutto intorno macchine a fare da carosello. Una fila di auto parcheggiata verso il "giardino" (ma non c'è un filo d'erba), una spina verso i negozi e poi una corsia per il transito. Praticamente si sta circondati in un'isola che, poi, è mal collegata con la terraferma. Queste piazze si riqualificano collegando almeno uno dei quattro lati ai palazzi e dunque creando una penisola. Vedi, restando a Roma, Piazza Cavour appunto, ma anche Piazza Scipione Ammirato o Piazza della Pilotta. Non hanno fatto neppure questo: si è creata cosi un'area isolata che neppure è stata collegata con strisce pedonali. La piazza, insomma, non è a norma. Non poteva essere collaudata e siam qui in attesa del primo incidente serio. Su 8 strisce pedonali che dovevano collegarla ne sono state fatte 3. Di queste 3 sabato scorso una era totalmente scolorita, e tutte erano occupate da auto in sosta. Uno scenario piuttosto inquietante è quello dei percorsi tattili. Nessuno finisce sulle strisce pedonali: i non vedenti vengono mandati nel nulla, ad attraversare strade che dall'altra parte della carreggiata avranno senza dubbio auto che impediranno il passaggio e il raggiungimento del marciapiede. Questi percorsi tattili non sono usati da nessun cieco, ma semmai dovesse succedere il cieco morirà. Morirà sull'altare di una amministrazione che preferisce seminare morti sulle strade, preferisce che i disabili e i non vedenti stiano a casa, che preferisce rendere la vita impossibile ad una mamma con passeggino piuttosto che far saltare per davvero quattro posti auto. Una roba largamente inaccettabile e vergognosa, altro che passerelle per parlare dei primi 2 anni di amministrazione pigliandosi gli applausi come ha fatto la presidente del Primo Municipio, tra i responsabili di questo inedito capolavoro dell'urbanistica e dell'architettura. 

Eppure tutto questo ai testaccini e non solo piace. Si sono accontentati. Sono diventati di bocca buona. Qualsiasi cosetta, pure se risibile e rinunciataria, è comunque meglio di niente. E poi ora, pur rischiando la pelle ogni volta che la palla va in strada, è indubbiamente pieno di bambini che giocano a pallone e di vecchini che guardano seduti su belle panchine e tanto basta, a quanto pare, per le ambizioni e le visioni di questa città. "La piazza è molto meglio di prima", ripeteranno tutti anche qui sotto nei commenti. Non importa che sia fatta bene, importa che sia migliorata (peggiorare, non poteva). Per fortuna, però, da nessuna parte del mondo si giudicano i lavori pubblici in questo modo, i criteri sono terribilmente altri e qui sono quasi tutti cannati.
Amministrare avendo dall'altra parte cittadini così è un gioco da ragazzi anche per Zio Paperino. Per avere persone che richiedono con forza e pretendono dai decisori di vivere in contesti si qualità e dignità quanto dobbiamo aspettare ancora? Tempo, però, non ce ne è più...

La sciagura Stefano Esposito. I primi 2 mesi dell'assessore che sta sabotando Ignazio Marino


C'era tanti anni fa un assessore alla mobilità e ai trasporti che, per le sue scelte assurde, venne soprannominato su questo blog "sciagura". Trovate molte documentazioni riguardo a quell'individuo se risalite indietro ai post del 2008 o del 2009. Si trattava di Sergio Marchi, primo assessore ai trasporti della famigerata Giunta Alemanno. Marchi non venne poi mai coinvolto in inchieste imbarazzanti e di questo bisogna dargli atto, ma riuscì a segnare a dovere la mobilità della capitale facendo, semplicemente, l'inverso di quello che si fa in tutte le città del mondo: favorì il trasporto privato a discapito di quello pubblico. Marchi smantellò le corsie preferenziali, aprì le Ztl, diede via libera alle "macchinette" che il Prefetto Morcone (reggente tra Veltroni e Alemanno) aveva giustamente messo fuori dalla zona a traffico limitato e smantellò di fatto il sistema delle strisce blu che reggeva intatto, e tamponava la mania dei romani di usare l'auto anche per andare a prendere il caffè dietro l'angolo, dai tempi di Francesco Rutelli.
In pochi mesi Marchi, la Sciagura, riuscì a distruggere un quindicennio di piccoli (piccolissimi, purtroppo, altrimenti non sarebbero stati così deboli) traguardi raggiunti, riportando la città ai peggiori anni Ottanta. 

Ebbene Stefano Esposito, il nuovo assessore che Matteo Orfini ha ritenuto di posizionare (dopo aver ricevuto dei 'no' perfino da Topo Gigio) al posto di un signore iper preparato come Guido Improta, sta addirittura facendo peggio. Al confronto residuati bellici di Alleanza Nazionale tipo Sergio Marchi appaiono degli statisti che manco Roosvelt. 

Ancora non è chiaro se l'opera di pessima amministrazione sia fatta per totale impreparazione o per sibillina cattiva fede. Esposito attacca e punta a demolire ogni elemento costitutivo della narrazione mariniana in maniera volgare e sconclusionata, ma lo fa perché semplicemente ignorante oppure lo fa per sabotare Marino? Per fargli perdere consenso? Come può ad esempio un assessore ai trasporti non capire l'importanza della ciclabilità, litigare con i ciclisti, fare affermazioni inqualificabili sul fatto che la bici vada lasciata a casa perché la città è delle auto e questo non può cambiare? È tutto il contrario del motivo per cui Marino ha preso tanti voti nel 2013. E così su molto altro: il Grab (sul cui giudizio negativo siamo d'accordo con Esposito, ma resta il grave attacco a uno dei capisaldi del Sindaco), lo Stadio della Roma (su cui Esposito, quanto meno a digiuno di fatti di urbanistica - eufemismo -, si è permesso di polemizzare col Professor Caudo, uno dei più capaci assessori all'urbanistica che la città abbia mai avuto) fino ad Atac dove Esposito è riuscito a far quasi-dimettere l'Amministratore Delegato Micheli, un manager di altissimo profilo che Atac non aveva mai probabilmente mai avuto. E poi tante cose tra il fokloristico e il patetico: l'incontro, come primo atto in assessorato, con Christian Rosso, l'autista grillino sospeso - giustamente - da Atac per comportamento anti aziendale. Lui, Esposito, che contro i grillini ha costruito uno storytelling tutto suo, si è fatto fregare appena messo piede al Comune di Roma. E ancora l'incontro con le associazioni di cittadini che lottano per il trasporto pubblico, come premessa chiese subito a loro che dovevano stare alla larga, chissà perché, da Roma fa Schifo e dal suo stile. Una fatwa in piena regola che le associazioni, composte tutte composte da nostri amici da anni, ci sono venuti a riferire immediatamente. Ma cosa c'entra lo stile col fare quello che abbiamo sempre fatto, ovvero sottolineare le idiozie che un amministrazione cerca di mettere in pratica? Esposito si è subito impermalito perché gli abbiamo spiegato come il "bigliettaio a bordo" era una cretinata galattica, ma per evitare attacchi basterebbe realizzare idee corrette e non sbagliate...

Il tutto ovviamente è condito di bugie, pressappochismi, insulti a chiunque faccia una proposta in linea con le buone pratiche europee (far salire le persone da davanti sul bus per far sì che tutti finalmente paghino? "È una sciocchezza" secondo Esposito. E lo è anche quando a proporre questa 'sciocchezza' è Fabrizio Panecaldo, il più importante tra i consiglieri PD) e tanta tanta aggressività specialmente nascosto dietro alla tastiera dei social network. Una delle tante bugie proferite durante il famoso incontro-scontro durante il quale i ciclisti registrarono con una cimice nascosta le enormità che l'assessore fu capace di dire, parlava di ciclabili leggere. "Non si possono fare perché pericolose, non c'è spazio, se poi qualcuno si fa male il magistrato viene da me, io vado la domenica in bici a Torino e le ciclabili sono tutte protette". Tra le troppe scempiaggini quest'ultima siamo andati l'altro giorno a riscontrarla proprio a Torino. Siamo usciti da Porta Nuova, abbiamo fatto quattro passi di numero e ci siamo infilati nel centro della città. Via Lagrange, Via Cavour, Via Principe Amedeo. Tutta Torino è così come la vedete in queste nostre foto, se non credete andatevene su Google Street View e verificate. 










Insomma Stefano Esposito ha clamorosamente mentito. Non solo non sa nulla di mobilità urbana, ma non conosce neppure la sua città dove si pregia di fare il ciclista della domenica (profilo perfetto per un assessore ai trasporti). A Torino, come è ovvio che sia e come si sta facendo in tutta Italia salvo che a Roma, il Comune ha fatto giustamente delle ciclabili leggere laddove c'era spazio e laddove le carreggiate erano troppo larghe. Così si è dato uno spazio piuttosto sicuro a chi si muove in bici e si è tolto soprattutto spazio alla sosta selvaggia riducendo la velocità delle auto che quando hanno corsie più piccole, corrono meno. Insomma a Torino hanno vinto tutti: i ciclisti non saranno sicuri al 100% ma lo sono un po' più di prima; gli automobilisti non si trovano davanti vetture in doppia fila che obbligano allo slalom e anche i bus transitano più sicuri e senza incognite. Non che la sosta sul marciapiede e in seconda fila sia stata sconfitta in quelle strade, intendiamoci, ma per lo meno è stata resa disagevole, è stata resa fuori luogo. Chi lo fa lo fa furtivamente, non istituzionalmente. Lo fa di soppiatto e velocemente. E tutto si è ottenuto con una striscia di vernice. Ordine, sicurezza e rispetto a costo zero. 

Esposito dice che a Roma "non c'è spazio", ma lo dice semplicemente perché dà per scontato che a Roma ci debba essere la doppia fila fissa, la sosta sul marciapiede fissa, lo strapotere delle lamiere fisso. Su questo tema è venuto allo scontro con i ciclisti finendo, appunto anche lì, per dire menzogne rispetto alla sua stessa città che invece da anni realizza ciò che lui considera "pericoloso" realizzare a Roma.

Ma se le bugie, le gaffes e le aggressioni che nascondono ignoranza non sono più una notizia quando si parla di Stefano Esposito. Una novità è rappresentata dal suo staff che si sta componendo in Campidoglio. Staff che, con lo stesso stile dell'assessore, sta ormai da qualche giorno imperversando sui social network. Staff che, per modalità di selezione e qualità professionale, dovrebbe rappresentare uno scandalo che invece, da agosto, nessuno (ma i quattro consiglieri del Cinque Stelle cosa ci stanno a fare? Solo propaganda e poco più?) ha ritenuto di sollevare.


Il capo segreteria dell'assessore Esposito si chiama Raffaele Bianco. Ha un curriculum che lasciamo voi giudicare (e poi dicono che in Italia non c'è l'ascensore sociale: solo nel nostro paese un commesso di Auchan può trasformarsi in un istante in un gran commis pubblico...), ci costa 41mila euro all'anno a tutti noi romani, ed è arrivato a Roma da Grugliasco per insultare i cittadini, dire sciocchezze, manifestare ignoranza e contribuire al caos in cui versa la mobilità cittadina. 


Per carità, specie nei posti di responsabilità è ovvio che ciascuno si scelga i collaboratori che conosce, fidati, amici. Ma qui si esagera. Esposito arriva, non sa nulla di Roma, non sa nulla di mobilità e invece di prendere qualcuno che a Roma sappia di mobilità fa venire un suo amichetto da Torino? 
"Non lascio il Senato così non costo nulla al Campidoglio" disse Esposito facendo riferimento al divieto di cumulare emolumenti per gli incarichi pubblici. Verissimo: Esposito percepisce soltanto lo stipendio da senatore (superiore allo stipendio del Presidente Barack Obama) - peraltro sempre pagato dai cittadini -, ma ha comunque deciso di gravare sul Campidoglio lo stesso. Somministrandoci il signor Bianco.

In Italia a cosa serve studiare e conseguire lauree quando gli ingegneri restano disoccupati e personaggi come il nostro vengono cooptati da politici amici? Con i profili Twitter e Facebook infarciti più che altro di calcio e di amore per le auto sportive e potenti, Bianco è proprio il perfetto collaboratore per un assessore ai trasporti. Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un tweet (ritornando al discorso delle ciclabili leggere di cui sopra) in cui facevamo notare che se in una strada c'è spazio per la tripla (tripla!) fila di auto, allora senz'altro c'è spazio anche per una ciclabile leggera. Tra le risposte è apparso il nostro Bianco che ha risposto come vedete qua sotto. 




Salvo poi continuare a vergare tweet insultanti e offensivi: il massimo della tensione intellettuale si è avuta quando ha iniziato a rispondere ai cittadini che non avevano diritto di parola perché avevano pochi follower su Twitter. 






L'episodio più divertente, però, è proprio quello relativo a quando abbiamo postato, qualche giorno fa, su Twitter, le foto delle ciclabili di Torino di cui sopra. Anche qui è intervenuto il nostro Mister White neo esperto di mobilità. Ha infilato una supercazzola via l'altra per giustificare il fatto, ingiustificabile, che a Torino sì quelle ciclabili effettivamente c'erano, ma che a Roma non si potevano fare. È arrivato a dire che a Torino la ZTL è più grande (è falso, ma anche se fosse vero?) fino a chiamare in causa la sua personale "Legge dei Grandi Numeri": se una città è più grande è più facile fare incidenti di auto e dunque è giusto non fare le ciclabili per "tutelare i ciclisti". Secondo Bianco e Esposito l'unica maniera di tutelare i ciclisti è evitare di fargli prendere la bicicletta e convincere anche loro a pigliare l'auto. Legge dei Grandi Numeri. Sul serio eh. Detto poi da un perito. Se non ha cancellato, andatevi a leggere lo scambio direttamente sul suo profilo Twitter.




Un personaggio semplicemente inquietante come inquietante si è purtroppo rivelato il nostro assessore. O per lo meno inquietante è il personaggio che ha deciso di recitare a Roma visto che con ogni probabilità Esposito (il cui cv non è comunque molto più ricco di quello del suo stretto collaboratore) è tutto fuorché il coatto che vuol far credere di essere. È invece un politico capace e spregiudicato (vi ricordate l'emendamento-Canguro, in Senato) che evidente è stato messo lì per disturbare. E disturba. Lo fa, tuttavia, sulla pelle di tutti noi, delle nostre vite, dei nostri rischi, del benessere dei nostri figli. Non si capisce perché il Sindaco taccia avendo in Giunta una figura che lavora contro la città e contro la visione di città che ha vinto alle elezioni di due anni e mezzo fa. Subire sabotaggi politici è abbastanza ordinario, subirli senza reagire minimamente no. 

Stefano Esposito a inizio mandato disse che si dava 90 giorni. 60 sono già passati. Speriamo che i successivi 30 gli servano per decidere di togliersi dalle scatole. O di cambiare totalmente atteggiamento.