31 maggio 2015

Via Battistini. I cittadini avevano previsto la tragedia. Escono le carte e le denunce




Eh sì, è sempre lui. Anche in questa foto. Il solito furgone del quale abbiamo palato più volte nei giorni passati. Qui a bloccare il traffico e a congestionare mezza città. Sotto di lui sono finite le persone prese dall'auto impazzita lanciata sull'attraversamento pedonale (non diciamo "strisce pedonali" perché nessuno le aveva mai ridipinte, da mesi). Se non ci fossero stati questi furgoni in sosta abusiva forse ci sarebbero stati molti meno feriti nell'incidente di mercoledì scorso. Magari la visibilità sulla strada sarebbe stata maggiore e forse molte più persone, compresa la signora Perez, si sarebbero potute salvare. 


All'amministrazione non sembra interessare granché, nonostante i fattacci occorsi. I furgoni in divieto sono rimasti al loro posto anche nei giorni successivi all'incidente e le strisce pedonali non sono state ridipinte. Siamo arrivati al punto che alcuni cittadini si sono messi loro a dare il bianco. Evidentemente, ancora una volta, non siamo gli unici noi a pensare che quel contesto degradato, pressappochista e illegale abbia favorito l'azione assassina dei fuggitivi sulla Lancia Lybra.

Intanto continuiamo a ricevere ed a pubblicare documenti inquietanti rispetto ai fattacci di mercoledì e al contesto in cui sono avvenuti. Contesto nel quale una macchina lanciata a alta velocità e inseguita dalla Polizia appare come solo una delle tante illegalità. Su quell'unica illegalità si concentra la cronaca, la sensazione e la stampa allineata. Noi stiamo cercando di farvi capire che una infrazione al Codice della Strada non può uccidere nessuno se non calata in un contesto da quarto mondo come quello che connota tutta la nostra città e senza ombra di dubbio l'area interessata all'incidente e all'uccisione della signora Perez. 

Una deduzione che non è solo la nostra se è vero come è vero che tutte le illegalità circostanti erano state segnalate (come abbiamo dimostrato qui) sia dai cittadini che dalle autorità stesse. In particolare guardate qua sopra il rimpallo di responsabilità e di scartoffie tra uffici dell'amministrazione riguardo alla sosta abusiva dei furgoni nella zona di Battistini. Un ufficio avvisa un altro, l'altro ufficio rimanda al primo e i furgoni - sapientemente parcheggiati sulla linea di confine tra due amministrazioni - rimangono indisturbati a rendere l'incrocio un luogo insicuro. Ci sono le carte, ci sono le date. Ci sono i dirigenti comunali da 110mila euro l'anno di stipendio pagato dai contribuenti. E ci sono i problemi che non vengono risolti. In una città dove i diritti intoccabili della casta dei bancarellari ambulanti sembrano andare ben oltre la dignità della vita umana stessa. 

30 maggio 2015

Dipendenti Ama rubano nelle case dei cittadini a Castelverde. Se non ci credete c'è il video (agghiacciante)




Sono un po' di giorni, specie a partire dai fatti di mercoledì scorso a Boccea, che continuiamo a produrre dei contenuti volti a rivolgere ai nostri lettori una domanda. La domanda è la seguente: come fanno i romani medi a incavolarsi tanto coi campi rom, a prendersela tanto con gli zingari, a volere la chiusura (o addirittura a voler daje fòco) degli accampamenti quando sono loro stessi a comportarsi come e peggio dei rom, quando sono loro stessi a vivere in contesti che alle volte neppure dei campi rom si verificano, quando sono loro stessi a considerare normale e accettabile ciò che in nessuna città occidentale è normale e accettabile?
Un esempio? I romani sporcano lo spazio dove vivono. Affissioni, graffiti, immondizia. È forse l'unica civilizzazione al mondo che zozza lo spazio dove vive. La stessa cosa è grossomodo replicata nei campi rom: si rende degradato lo spazio dove poi dovrai andare a vivere. C'è qualcosa di psicologico. Ma c'è qualcosa di nettamente comune tra rom e romani. Dunque perché tutto questo astio tra le due popolazioni?

Un altro esempio è costituito da questo video. Dipendenti dell'Ama: l'azienda che dovrebbe tenere pulita la città e che invece tra dirigenti incapaci, top management imbarazzante (non quello attuale, parliamo della cronistoria aziendale), criminalità, mafia capitale e nullafacenza sconvolgente (che è il crimine peggiore, perché più difficile da combattere) offre ogni giorno lo spettacolo della metropoli più lercia d'Europa. Passano davanti alle villette di un quartiere periferico, vedono materiale e attrezzature che gli interessano, saltano e rubano. Salvo poi venire scoperti dai proprietari che in un siparietto che la dice lunga ci fanno capire come questo furto venga considerato tutto sommato qualcosa di fastidioso ma di normale, di accettabile, nulla di scandaloso. “Perché mi rubi le mie cose se hai il posto fisso?”. Della serie: va bene rubare, ma tu hai uno stipendio e potresti evitare, no!? Qualcosa di ridicolo (la cittadina che filma, ride incredula) e prepotente, ma non di inaccettabile. Addirittura il cittadino, un pelo alterato ma non più di tanto, spiega che non è la prima volta che subisce questi furti. Nulla di incredibile come invece in realtà è e sarebbe dovunque al mondo. C'è un battibecco ordinario, benché il fatto – se confermato – sia di una gravità assoluta.

Dunque sono i rom che rubano? O anche nei romani è insito l'atteggiamento continuo e innato di fottere il prossimo. La furbizia non come vergogna ma come atout pregiato da insegnare ai figli e ai nipotini? E che differenza c'è con quello che succede nei campi rom? Ed è più grave il furto da parte di un rom o il furto da parte di un dipendente comunale ai cittadini che gli pagano lo stipendio?


Aggiornamento ore 16.30:

Zona Battistini dopo l'incidente. Chi è che abita davvero in un campo rom, gli zingari o i romani?











La differenza è che gli zingari abitano nell'immondizia consapevolmente. Fa parte, non si capisce bene perché della loro cultura e lo fanno scegliendo di farlo. I romani vivono nella rumenta inconsapevolmente. Se glielo fai notare si incavolano. Si impermaliscono. Nella migliore delle ipotesi ti dicono non certo "hai ragione, dobbiamo migliorare diamoci da fare", no, ti dicono "aho si nun te piace vattene". Però poi bisogna dare fuoco ai campi rom, bisogna mettere mano alle ruspe. 

Queste foto si riferiscono alla zona di Battistini. Le abbiamo ricevute prima dei fattacci di mercoledì scorso. Non le avevamo ancora pubblicate, ma oggi tornano utili per continuare a riflettere.
(Foto Francesca)

29 maggio 2015

L'incrocio mortale dell'incidente di Via Battistini. Un anno di segnalazioni su Twitter che avrebbero potuto aiutare a prevenire la carneficina
















A sostegno del nostro articolo di questa mattina. Evidentemente, insomma, non siamo gli unici matti che pensano che la situazione in quel pezzo di città (come in tutto il resto della città) sia assolutamente fuori controllo. Pensano la stessa cosa anche tanti, ma tanti cittadini. E non solo lo pensano, ma segnalano. Con segnalazioni che guardate con gli occhiali della strage di mercoledì risultano agghiaccianti. "Ripristinate le strisce pedonali invisibili", "la fermata dell'Atac ci umilia", "ridipingete il parcheggio motorini" (che avrebbe potuto, aggiungiamo noi, rendere più civile la visibilità dell'incrocio, invece stabilmente occultata dai famigerati furgoni dei bancarellari). Poche le risposte, ma soprattutto pochi gli interventi: Via Mattia Battistini è una strada di confine tra due municipi ed è nella condizione ideale per restare abbandonata a se stessa: infatti così è andata. Le auto in divieto non vengono multate, i furgoni se la godono in terza fila privando l'intersezione della minima visibilità di sicurezza, la segnaletica resta sbiadita per mesi e nessuno si occupa di ripristinarla. 
I cittadini lo avevano detto. Qui sopra è tutto documentato. Non siamo certi che avendo dato semplicemente ascolto alle segnalazioni dei cittadini si sarebbe potuto prevenire il fattaccio, ma qualche sospetto ragionevolmente ce lo abbiamo...
Qui di seguito i link diretti ai tweet, per chi non si fidasse. E ad ogni modo, vuoi mettere quanto è più semplice dire "è colpa dei zingheri, fòri dall'Italia" (si tratta tra l'altro di gente nata e cresciuta nel nostro paese) piuttosto che mettersi di buzzo buono e progettare, riqualificare, trovare i fondi europei come fanno in tutte le altre città evolute, togliere ai cafoni il piccolo privilegio della seconda fila, della sosta in divieto, far lavorare le municipalizzate, mettere in croce la Municipale se non multa, l'Ama se non pulisce, cazziare il dirigente nulla facente o corrotto? Naaa. Troppo impazzimento: tanto è colpa dei zingheri...


https://twitter.com/ElPapelito/status/603959751005855744
https://twitter.com/PattiGiune/status/603250068628574208
https://twitter.com/gianfiponfi/status/602854843393409024
https://twitter.com/SpazianiDanilo/status/602795913858383872
https://twitter.com/AlessioFraumene/status/601704095653765120
https://twitter.com/cittadinoincaz/status/601281306002104320
https://twitter.com/Digioman89/status/597717894517121025
https://twitter.com/paolopoggio/status/592654005257510912https://twitter.com/ElPapelito/status/590540495878774786
10 https://twitter.com/AtzeniAlex/status/589032003535826944
11 https://twitter.com/ElPapelito/status/556084592516796416
12 https://twitter.com/DrugoRM/status/542967822255931392
13 https://twitter.com/cittadinoincaz/status/535772022576783360
14 https://twitter.com/cittadinoincaz/status/535371092966539265
15 https://twitter.com/incivili/status/450645500190937088

Tutta la verità sull'incidente a Battistini. Ecco perché i nomadi non avranno alcuna pena. Ed ecco perché il vero campo rom cui dar fuoco è Roma stessa



Innanzitutto con qualche difficoltà, e senza la pretesa di averci preso, abbiamo cercato di ricostruire la dinamica precedente e successiva all'incidente mortale che è accaduto davanti alla filiale dell'Unicredit di Via Mattia Battistini, in corrispondenza con la fermata dell'autobus.

La Lancia Lybra, con a bordo i tre ragazzini e lanciata a grande velocità, proveniva probabilmente dall'altro versante di Via Battistini: proveniva da nord verso sud. Era inseguita e, una volta arrivata nel suk che contraddistingue l'incrocio tra Via Battistini e Via dei Monti di Primavalle, non ha potuto fare altro - vedremo perché - che un'orribile carneficina. Poi l'auto ha proseguito, dopo la fermata, per qualche metro con la signora Perez attaccata al parabrezza ed è andata avanti anche dopo aver lasciato il corpo sull'asfalto. Ha fatto altri incidenti minori, appena arrivata sulla Boccea ha centrato uno scooter con due persone a bordo e poi ha avuto modo di proseguire ancora, per un bel pezzo, sulla Boccea verso fuori città. 


La corsa si è fermata solo all'incrocione tra Via di Boccea e Via Cornelia, di fronte al distributore dell'IP. A quel punto i tre componenti sono scappati a piedi inseguiti da evidentemente poco atleticamente prestanti poliziotti che se ne sono fatti sfuggire (evidentemente sparare ad una coscia non è policy) due su tre, liberi di scappare a piedi e oggi, dopo due giorni, ancora latitanti. (E poi ci preoccupiamo dell'Isis quando due ragazzini di sedici anni riescono a seminare le forze dell'ordine per giorni dopo aver fatto quel che han fatto....). Tra l'altro sorvoliamo sull'elemento comico - che però corrobora la teoria di questo articolo - di uno dei poliziotti che stava per acciuffare uno dei fuggiaschi e che non ha potuto completare l'opera perché caduto in una buca dell'asfalto. La ricostruzione è ben riportata qui. E trattenete le risate perché non c'è niente da ridere. 

Ma torniamo all'incidente ed all'assurda accusa che si vorrebbe fare a questi ragazzi di omicidio volontario (pare che la Procura indaghi in questo senso). Nessuna intenzione di uccidere sarà dimostrabile. Semplicemente scappavano dalla polizia. Di fughe dalla polizia e di inseguimenti ce ne sono a dozzine al giorno in tutto il pianeta (ci mancherebbe che la polizia non potesse cercare di acciuffare chi non si ferma ad un posto di blocco), se a Roma la cosa si trasforma in una macelleria messicana forse i motivi sono da analizzare con maggiore freddezza.

L'ingresso della metro: quarto mondo, altro che campi rom. molto peggio. Cartelloni abusivi che rendono invisibile la fermata. Auto posteggiate a casaccio.

Sosta selvaggia dappertutto, segnaletica cancellata. L'omicidio volontario lo fa chi tiene strade così.



Ad esempio una parte (quanto grande?) del problema sta nelle condizioni della strada. Le persone erano alla fermata del bus in attesa del mezzo Atac? Bene. Guardiamo, nelle due foto in alto, come è tenuta quella fermata. E' a norma? Non è che le persone, come si fa spesso a Roma (e forse solo in India e in Pakistan oltre che da noi), aspettavano l'autobus in mezzo alla strada essendo la fermata ingombra di mezzi privati posteggiati abusivamente? Come è possibile, infatti, che la Lancia dei tre assassini abbia travolto così tanta gente alla fermata e poi abbia avuto modo di andare avanti per chilometri? Cosa ha fatto, è salita sul marciapiede e poi è scesa? Il tutto a 180 all'ora? O semplicemente - altra ricostruzione - le persone attraversavano la strada in un punto privo di attraversamenti pedonali o con attraversamenti invisibili, cancellati, non rispettati? E soprattutto in un punto con visibilità zero a causa della sosta selvaggia?
Guardate le due foto qua sopra. Quello è l'imbocco di Via Battistini: qui l'auto privata si è immessa sulla strada. Un imbuto di furgoni in sosta illegale, furgoni delle bancarelle come al solito, che tolgono completamente visibilità sul resto della strada. Se fossimo gli avvocati d'ufficio di quei ragazzi, quando verranno presi e processati, avremmo gioco facile a dire che i ragazzi non volevano uccidere nessuno, ma semplicemente non avevano visto chi c'era in mezzo alla strada a causa della sosta selvaggia di questi furgoni che pregiudicava gravemente la visibilità sull'intersezione. 180 all'ora? In una città civile non si può andare a 180 all'ora perché le strisce pedonali sono rialzate (tanto per fare uno tra i mille esempi di arredo urbano possibile) e se vai a 180 all'ora spacchi l'auto e ti fermi lì. Si va a 180 all'ora se le strade sono abbandonate a se stesse, come quelle di Roma.



Questi scatti sono stati catturati da Google Street, è vero. E le immagini fanno riferimento ad ottobre 2014. Ma guardate subito qui sopra qua le immagini dell'altro ieri. Vedete il furgone nella foto di Google? Eccolo qui in questa foto con un corpo finitoci sotto: è lo stesso identico furgone! E' sempre lui e sta in pieno divieto di sosta (come notate quel tratto di strada ha sosta consentita solo a scooter e ciclomotori) e con ogni ragionevole probabilità starà lì anche oggi. La situazione è facilmente intuibile guardando il video in fondo a questa pagina girato immediatamente dopo l'incidente. I corpi dei feriti sono finiti addirittura sotto le auto in sosta abusiva che rendevano pericolosissimo e criminogeno questo tratto di strada.

Ne deriva in maniera piuttosto chiara che il vero campo rom non è quello, abusivo e da smantellare beninteso, dove vivono gli assassini minorenni, bensì quello, tollerato e praticamente legalizzato, dove viviamo noi. Nel quale ci siamo assuefatti ed abituati a vivere e a crescere i nostri figli. La verità è che contesti come quello dell'incrocio Battistini\Monti di Primavalle non sono replicabili in nessuna città d'occidente. Inseguimenti auto-polizia sono all'ordine del giorno dovunque (c'è perfino una filmografia a riguardo), ma da qui ad ammazzare persone ce ne vuole, anche perché il fuggitivo non ha alcun interesse a prendere in pieno ostacoli dal momento che sta cercando di seminare chi lo insegue. Ammenoché questi ostacoli non appaiano in modalità trappola, o video game. E un video game dell'assurdo è quello che si è parato di fronte ai fuggitivi a Via Battistini. 

Il vero assassino, insomma, è chi ha consentito alle nostre strade di trasformarsi in angoli di quarto mondo pericolosissimi, illegali, senza un centimetro quadro a norma. Asfalto massacrato, segnaletica inesistente, bancarelle, cartelloni, tutto abusivo o, peggio, abusivamente autorizzato previo mazzette. E poi ancora fermate dell'Atac criminali, sosta selvaggia ovunque mai sanzionata (ma ieri, guarda un po', a Battistini sono ricomparsi i Vigili Urbani). 

Non si affanni il padre dell'assassino a prendersi la colpa: suo figlio può tranquillamente tornare e costituirsi perché non rischia nulla. E' minorenne, probabilmente incensurato, e ciò che ha fatto è evidente colpa non direttamente sua ma dovuta ad un contesto totalmente assurdo ai limiti dell'imbarazzante. L'omicidio è indubitabilmente colposo, roba da poco. Consigliamo alla procura, invece, di indagare su chi ha dato le licenze per quelle bancarelle, su chi concede loro di posteggiare i furgoni in quel modo, su chi non sanziona la sosta selvaggia, su chi ha firmato per l'apertura di quella fermata priva di protezioni, arredi urbani, banchine, su chi ha dato il via libera a quei cartelloni pubblicitari. Lì, sì, c'è gente da condannare all'ergastolo. Quella gente che ci ha apparecchiato una città dove anche un banale inseguimento si trasforma in una strage. Le segnalazioni che riceviamo ogni settimana sullo stato comatoso in cui versa Via Battistini non si contano e stanno lì, nel nostro archivio, a far fede. I tweet a @plromacapitale che segnalano abusi e sosta illegale sono innumerevoli, le risposte nulle. I cittadini avevano segnalato tutto e Twitter lo conferma: sosta selvaggia a più riprese, strisce pedonali cancellate, parcheggio per motorini da ridipingere eccetera. Nessuna risposta e nessuna azione da parte della città. Ecco una delle vere origini della tragedia (qui tutto il materiale).

Le persone centrate dalla Libra attraversavano a quanto pare queste strisce pedonali che collegano la fermata dell'autobus alla fermata della metropolitana. Sono state ridipinte o sono ancora inesistenti? E come mai nessun arredo urbano impedisce la sosta selvaggia in modo che in caso di emergenza i pedoni si possano velocemente mettere in sicurezza senza ostacoli?

Non s'affannino i facinorosi romani della ridicola manifestazione di ieri che vogliono dar fuoco ai campi rom senza essersi accorti che il primo e più atroce campo rom è la loro città dove, esattamente come i rom, sono rassegnati, abituati e sovente compiaciuti di vivere nel degrado, nell'illegalità, nella spazzatura, nell'approssimazione: se l'incrocio tra Via Mattia Battistini, Via Bonifazi e Via dei Monti di Primavalle fosse stato l'incrocio di una città europea e non un incrocio di Kabul, non ci sarebbero stati ne feriti ne morti. Abbiamo la presunzione di esserne certi. Perché in una città disegnata a norma di legge incidenti mortali, semplicemente, non succedono, o succedono in misura contenutissima. A Parigi, dove i parigini guidano forse in maniera più aggressiva anche dei romani, gli incidenti mortali all'anno sono un decimo di quelli romani. A Roma la mattanza è continua e non è diretta responsabilità ne della velocità, ne della nazionalità di chi guida. Ma di chi amministra la città. La signora Perez è semplicemente una dei 150/200 morti (statistiche da contestare: la verità si avvicina a 300) che periscono ogni anno nelle strade di Roma. Contro i 25 di Parigi. 


*Ci siamo limitati ad analizzare il contesto fisico-geografico nel quale si sono svolti i fatti. Dimostrando che è il contesto a generare le tragedie, non gli episodi. Altri ragionamenti, più alti, si sarebbero potuti fare sul fatto che una città dove regna sovrana l'impunità più totale porti le persone (indipendentemente dalla loro nazionalità) a delinquere. Ma questo attiene alla Teoria delle Finestre Rotte di cui abbiamo parlato già mille volte. Tutto risale a quel concetto: degrado chiama degrado, che chiama altro degrado, che chiama violenza. Tolleri uno scippo in metro dicendo che i probbblemi so artri e ti trovi una persona morta ammazzata alla fermata del bus. Morta ammazzata da te che hai consentito si divulgasse il senso di anarchia e di impunità.

28 maggio 2015

Una nuova app di Roma fa Schifo. Vi chiediamo di scaricarla e testarla. E' gratis, fateci sapere le vostre impressioni




Un altro nostro lettore si è cimentato nella realizzazione di un'app per smartphone dedicata al nostro blog. Non possiamo che ringraziare e invitare tutti a scaricarla. Può diventare uno strumento ottimale per gestire le segnalazioni che ci fate e per inviarci in maniera più semplice il materiale di cui ogni giorno ci inondate su mail, Twitter e private message su Facebook. Qui il link per scaricare l'applicazione su iTunes (mentre ricordiamo che una applicazione Roma fa Schifo, sebbene diversa da questa e solo dedicata ai nostri contenuti, esiste già su Android). Scaricatela e fateci sapere come migliorarla. 

Il rapporto Censis sul trasporto pubblico a Roma. Ecco tutti i dati ed ecco tutto quello che il Censis non dice


Nei giorni scorsi è uscito e rimbalzato su tutti i giornali il rapporto del Censis, la seconda puntata di un'analisi che indaga Roma in vista del Giubileo. Questa volta il Censis si è concentrato sul trasporto pubblico e privato della città ed ha tirato fuori dei dati che... tutti conoscevamo. Il trasporto pubblico non funziona, il traffico è il primo problema dei romani, i costi sociali sono miliardari, le ore perse e la produttività smarrita sono elevatissime, le metropolitane sono troppo poche rispetto alle altre città europee e le auto private sono il doppio di Parigi e il triplo di Londra, le piste ciclabili sono ridicole.

Tutti dati ultra noti (riportiamo qua sotto il comunicato ufficiale) tanto che ci si domanda a cosa serva un rapporto per ripetere ciò che si sa già da tempo, nella forma e nei modi in cui lo si sa.

L'unica cosa che "non si sa", o meglio che si sa ma che nessun rapporto rappresenta, è il motivo per cui a Roma si soffre di traffico in questo modo. Il motivo è solo in parte la scarsa offerta di trasporto pubblico. Perché è vero che da una parte c'è traffico perché i mezzi pubblici funzionano male, ma è altrettanto vero che i mezzi pubblici funzionano male (bus, tram, ma anche car sharing, biciclette e taxi) proprio perché c'è traffico. Un cane che si morde la coda. Il dato che vorremmo leggere e che nessun rapporto di azzarda a rappresentare è quello sulla sosta. Il discrimine è lì. Molte responsabilità sono li. Quale è l'offerta di sosta gratuita? Quanto è sanzionata la sosta non regolare? Quanto ci si è impegnati in termini di arredo urbano per garantire la velocità e la sicurezza dei mezzi pubblici e dei trasporti alternativi (ciclabili, preferenziali, semafori asserviti). Quale percentuale del suolo pubblico è destinata a parcheggio a cielo aperto e quanto questo riduce le dimensioni delle carreggiate generando la congestione?

Compilando un'analisi in questo modo comprenderemmo in maniera piuttosto facile che la vera anomalia romana non è altro che la sosta. Ovvero l'abbondanza di posti auto in superficie e gratuiti. Anche il dato spaventoso sul possesso di auto ogni 1000 abitanti è dovuto a null'altro che a come è gestita la sosta. CI sono, infatti, centinaia di altre città altrettanto grandi e complicate di Roma, che hanno trasporti pubblici egualmente scadenti. Ma nessuna di queste città ha dati di motorizzazione paragonabili. Perché a Roma si? Semplice: perché a Roma anche se una famiglia di 4 persone ha 4 vetture (di cui un paio vengono usate immancabilmente una volta al mese, se va bene), questa famiglia trova in un modo o nell'altro 4 posti gratuiti dove mollarle sotto casa e idem sotto il posto di lavoro. E questa variabile è completamente indipendente dalla quantità di metropolitane o di trasporti in generale. Parigi ha decine di linee di metropolitana fin dall'ottocento, ebbene fino agli anni Settanta/Ottanta era ricoperta e incrostata di auto esattamente come lo è Roma oggi. Le auto si ridussero a quote civili esclusivamente quando si decise di togliere loro lo spazio gratuito (più o meno abusivo) per la sosta. Un percorso che Roma si ostina a non fare non si capisce bene per quale assurdo motivo. Resta il fatto che non v'è una relazione diretta e indissolubile tra quantità di auto private e offerta di trasporto pubblico. I difetti del trasporto pubblico romano giustificano di certo ad un possesso superiore alla media di veicoli privati, ma non di certo un dato come quello attuale. Il dato attuale si genera solo grazie all'assurda disponibilità di suolo pubblico destinato a autorimessa (più o meno abusiva) a cielo aperto.

Facendo scomparire questi posti molte delle auto, specie quelle superflue, e sono centinaia di migliaia, sparirebbero lasciando tantissimo spazio a nuove preferenziali, a nuove ciclabili, a nuovi marciapiedi (che incoraggerebbero molti a muoversi a piedi, ove plausibile) riducendo di molto la congestione per tutti gli altri. La vera anomalia romana è, dunque, la sosta dei veicoli. Anzi, la vera anomalia è che nessuno parli del cuore del problema, focalizzando esclusivamente sulle conseguenze.

***il rapporto***


Roma bloccata nel traffico, tallone d’Achille della capitale

Nell'ora di punta il trasporto pubblico assorbe solo il 28% degli spostamenti. Autobus lumaca e una rete della metropolitana che è un quarto di quella di Parigi e il 13% di quella londinese. Il parco auto privato è senza pari in Europa. Con costi sociali di 1,3 miliardi di euro a causa degli incidenti (quasi 500 euro a testa all'anno)

Roma, 26 maggio 2015 - Una mobilità densa e vischiosa. Il tallone d'Achille di Roma è il traffico. I problemi quotidiani della mobilità urbana penalizzano non solo la vita dei residenti, ma sono valutati sempre più criticamente da tutte le categorie di visitatori. Roma è l'unica capitale europea in cui il servizio di trasporto pubblico non rappresenta la spina dorsale della mobilità cittadina. Basti considerare che nell'ora di punta della mattina assorbe appena il 28% della domanda di mobilità. La maggioranza dei romani (il 58%) ritiene che il principale fattore che manca alla capitale per essere una città moderna è proprio un efficiente sistema di trasporto pubblico, questione anteposta persino alla vivacità economica e occupazionale (segnalata dal 45% dei cittadini) o alla carenza di grandi attrezzature culturali (musei, gallerie, auditorium: 21%).


La città delle auto. Di contro, a Roma la concentrazione dei mezzi privati è impressionante. All'enorme parco circolante (2,5 milioni di veicoli, di cui 1,9 di automobili) corrisponde un tasso di motorizzazione elevatissimo (856 veicoli ogni 1.000 abitanti), che non ha eguali tra le grandi capitali europee (a Parigi è pari a 415 veicoli ogni 1.000 abitanti, a Londra scende a 398). Di conseguenza, il tempo medio di spostamento di chi viaggia in auto a Roma nelle ore di punta del mattino si attesta sui 45 minuti a causa della congestione del sistema viario.


Un costo sociale elevatissimo. In una città congestionata e con una rete stradale malmessa come quella romana, gli impatti negativi non riguardano solo il tempo perso nel traffico, l'inquinamento e il rumore, ma anche i 16.000 incidenti stradali annui, con oltre 20.000 feriti e circa 150 vittime: un fenomeno che in termini complessivi ha un costo sociale stimato in 1,3 miliardi di euro (quasi 500 euro a testa all'anno).


Una rete di metropolitana carente. Con una estensione di 53 km, a Roma le linee della metropolitana servono 278 milioni di passeggeri l'anno. La capitale deve recuperare un notevole ritardo storico sul fronte infrastrutturale. Basti ricordare che a Roma la metropolitana (la prima in Italia) è stata aperta solo sessant'anni fa con il percorso Termini-Eur (1955), mentre a Londra la prima metropolitana risale al 1863, a Parigi al 1900, a Berlino al 1902, a Madrid al 1919. Sono città in cui scavare nel sottosuolo è certamente più semplice, ma che hanno considerato il trasporto collettivo una priorità e dove oggi l'estensione della rete ha ben altre dimensioni. Si va dai 146 km di Berlino ai 213 km di Parigi, dai 293 km di Madrid fino ai 402 km di Londra. Ma Roma non regge il confronto neanche con città più piccole. Ad esempio, Monaco di Baviera, che ha un quarto della superficie di Roma e la metà dei suoi abitanti, ha inaugurato la sua metropolitana in occasione dei Giochi Olimpici del 1972 e oggi può contare su ben 6 linee e 103 km di rete. E la stessa Milano, che ha aperto la sua prima linea nel 1964, con la recente estensione della M5 ha raggiunto 95 km di rete e 328 milioni di passeggeri all'anno.


La lenta progressione della cura del ferro. Negli ultimi vent'anni l'impegno per la modernizzazione della rete della metro si è intensificato. Degli attuali quasi 60 km di linee (compresa la tratta di 5 km Centocelle-Lodi della linea C di imminente apertura) quasi la metà (il 47%) è stata aperta dal 1995 a oggi: un ritmo di realizzazione (1,4 km l'anno) uguale a quello registrato a Milano nello stesso periodo. Quanto ai treni metropolitani, gestiti in gran parte da Trenitalia, la cui frequenza è ancora in gran parte inadeguata, sembra finalmente imminente il tanto atteso completamento dell'anello ferroviario: entro il 2017 sarà realizzato il collegamento tra Vigna Clara e Valle Aurelia.


La grande rete del trasporto pubblico su gomma. Se metropolitane e ferrovie urbane hanno avuto uno sviluppo insufficiente, la rete del trasporto pubblico di superficie su gomma è invece tra le più estese d'Europa: più di 3.500 km di linee, 7.000 fermate, oltre 2.000 bus impiegati. Ma si tratta di un'offerta (attualmente in corso di razionalizzazione, con tagli delle linee e cambiamenti dei tragitti) ancora poco gerarchizzata, con l'effetto paradossale di avere mezzi sovraffollati su alcune linee e in alcuni orari, e quasi un terzo caratterizzato da insufficienti livelli di utilizzo da parte dell'utenza.


Autobus lumaca. Nell'ora di punta del mattino il tempo medio di viaggio per chi usa l'autobus si attesta sui 50 minuti per spostamenti che in media sono di poco superiori a 10 km. Questo perché i bus viaggiano lentissimi. Nelle ore di punta, all'interno dell'anello ferroviario la velocità commerciale varia da 12-15 km/h. Scarseggiano le corsie preferenziali (ferme ad appena 100 km di estensione) e i mezzi rimangono invischiati nel traffico, dove è molto diffuso il fenomeno della sosta in doppia fila. Il nuovo Piano urbano del traffico, da poco approvato, punta ad aumentare del 40% le corsie preferenziali e del 20% la velocità dei mezzi sugli assi portanti. Il biglietto (1,50 euro) è uno dei meno cari d'Europa (a Parigi costa 1,80 euro, a Berlino 2,70, a Londra parte da 3,20 euro), tuttavia il Comune stima un 35-40% di evasione sui mezzi di superficie.


Il forte aumento dei flussi pendolari e turistici. Negli ultimi vent'anni lo spostamento di quote rilevanti di popolazione verso l'estrema periferia e verso l'hinterland, in cerca di costi abitativi più sostenibili, ha aggravato le patologie di una città a struttura fortemente centripeta. Nel 1998 il 18% dei romani abitava fuori dal raccordo anulare, oggi tale quota supera il 26%. Ma nelle aree fuori e a cavallo del Gra il trasporto pubblico ha un ruolo marginale (assorbe solo il 19% della domanda di mobilità). Ai cittadini che abitano fuori dal Gra si aggiungono poi i pendolari residenti al di fuori dei confini comunali in ingresso verso la città: nel 2004 gli spostamenti giornalieri verso Roma originati dal resto della provincia erano 550.000, sono diventati 820.000 nel 2013. Anche l'impatto del turismo è rilevante: 16,3 milioni di turisti arrivati nel 2014 e quasi 39 milioni di presenze significano una media giornaliera di 107.000 persone in più che si concentrano soprattutto nella parte storica della città, «invasa» dai bus turistici.


La ciclabilità. Nonostante la domanda potenziale sia in crescita, l'uso della bicicletta è ancora trascurabile. Con 258 km, Roma è la città italiana con la maggiore estensione di piste ciclabili. Ma rapportando il dato alla popolazione residente, a Bologna si ha 1 km di pista ciclabile ogni 3.000 residenti, a Firenze ogni 6.500, a Torino ogni 8.100, a Milano ogni 10.000 e nella capitale il valore più basso: 1 km ogni 11.000 abitanti.


Il boom del car sharing. Seppure rappresenta una offerta di nicchia, tra le novità sul fronte della mobilità romana c'è il servizio di car sharing a flusso libero promosso da Car2Go, con 500 auto, e da Enjoy-Eni, con 600 vetture. Dopo pochi mesi dall'avvio del servizio, gli abbonati sono più di 100.000.