26 giugno 2019

Retake infinito a San Lorenzo. Una speranza nel quartiere che muore di centri sociali e spaccio


San Lorenzo è sempre stato un quartiere un po' così. Dove il radical scicchismo della peggior risma si sublima e si auto imbroda facendosi estremismo folkloristico impastato di ottusità. Un fazzoletto di terra dove rischi di sentirti in una contrada medievale. Con tanto di porte, varchi, gabelle, piccoli staterelli o finte Libere Repubbliche che esercitano il potere per il potere, fine a se stesso. 

Questa deriva è sempre stata in potenza, mescolata a tante altre cose (l'esprit popolare, poi il boom localaro, quello studentesco e così via) e mai esplosa del tutto, da un po' di tempo invece sta prendendo corpo, la annusi, la percepisci plastica nel comportamento - sempre più assurdo - delle persone, nell'escalation dei post sui social, nella ostentata caccia al diverso. San Lorenzo è forse l'unico posto, assieme a Garbatella?, in cui l'identità di quartiere, che di per se sarebbe una cosa santa e bellissima, si appalesa nelle patetiche vesti del fondamentalismo cieco, dell'intolleranza verso chi ha idee e opinioni diverse. Un territorio che rischia di chiudersi, sulla difensiva.
Il quartiere come una fortezza da "presidiare", tra l'altro dando importanza  a quattro sfigati che dovevano invece essere solo ignorati e si sarebbero vaporizzati

Il quartiere (o meglio una parte del quartiere che si crede maggioranza e che invece da oggi scopriremo non esserlo) ogni giorno di più è convinto di poter vivere non solo al di fuori dell'andazzo internazionale, non solo al di fuori dell'andazzo italiano, ma per fino al di fuori delle leggi comunali. Come se essere appassionati del proprio territorio consenta automaticamente di strumentalizzarne lo stato di diritto. A San Lorenzo le persone che non la pensano come questa rumorosa minoranza che si è auto eletta a leader non possono "entrare", vengono respinte alle porte del quartiere, come se una marcia di sfigati neo fascisti fosse per fino accettabile finché sta a San Giovanni e poi diventi un'onta quando si avvicina all'antico Scalo. Dinamiche da strapaese, da ultraprovincia, o da Scampia e da San Basilio. Decidete voi. Non a caso San Lorenzo ha le sue Repubbliche appunto (così si chiama uno dei comitati di quartiere più attivi, che opera all'insegna di un estremismo che farebbe tenerezza se non facesse rabbia) e ha i suoi precisi confini. Gli stessi personaggi che chiedono porti aperti a casa d'altri, a casa loro ergono muri e adottano l'espediente tipico della criminalità organizzata delle "vedette" e delle delimitazioni geografiche simboliche. San Lorenzo ha le sue porte fatte di scritte, di motti, di messaggi in codice, di infilate di manifestai abusivi. Devi capire che entri a casa loro. Succede sul muraglione di Porta Maggiore, succede a Largo Passamonti, succede perfino lungo le Mura Aureliane di Via di Porta Labicana dove uno dei centri sociali dimostra la sua pretesa onnipotenza, da anni, imbrattando con una scritta enorme uno dei più importanti monumenti della città. 
Porta Maggiore, la più importante della città, si affaccia su un muraglione trasformato in bacheca loro e solo loro

Zero rispetto anche per le mura di cinta del Cimitero Monumentale

Un quartiere microscopico quanto a estensione, ma presidiato in maniera millimetrica. Se osi dire qualcosa contro l'ordine costituito e vieni riconosciuto come nemico o solo come persona dotata di un pensiero libero e di una opinione diversa, se va bene sono sputi in faccia. Come è successo ad uno di noi quando fece notare ad un attacchino che stava imbrattando abusivamente la città: "ah ma tu sei di Roma fa Schifo, SPUUH!!!" e anche "stai attento che io so dove abiti". Questo è ciò che in tutto il mondo si chiama criminalità e violenza e invece a San Lorenzo - ma purtroppo in buona parte di Roma - si chiama "organizzazioni sociali", "beni comuni", "spazi culturali"...

A queste persone non importa ciò che viene scritto sui muri addosso alle "porte" del quartiere. A loro importa solo l'atto del territorial pissing, far capire che loro possono, farti capire che stai entrando nel loro territorio. Men che meno a comitati di quartiere e gruppi di finto attivismo e vera propaganda importa - salvo eccezioni che per fortuna ci sono - il benessere del territorio stesso: interessa solo esercitare un presidio, interessa solo affermare un potere decisionale e di influenza: occupare spazi. Non interessa se il quartiere sta bene o sta male.

In questo quadro come può essere visto chi invece si vuole impegnare per un autentico bene comune senza alcun secondo fine e senza il minimo inquadramento ideologico e politico? Malissimo! 

Quelli di Retake - una realtà sempre più matura, l'unica storia positiva della Roma atroce dell'ultimo lustro - hanno iniziato da qualche tempo a fare le loro azioni anti degrado nel quartiere. Ebbene, non ve lo diranno neppure sotto tortura perché non sono interessati a fare polemica, ma sapete che hanno dovuto fare dei retake sotto scorta perché venivano attaccati dai picciotti della mala che vi abbiamo descritto sopra? 
Motivo? "Ripulendo cancellate la storia del quartiereh!". Come se l'identità la si potesse costruire sul degrado, la mancanza di rispetto del patrimonio architettonico, la bruttezza, la sciatteria. Ancora: "non potete togliere i manifesti dei centri sociali e degli eventi, ci togliete la libertà di espressioneh!". Per fortuna con i volontari in fratino blu non sono arrivati agli sputi...
Come dicevamo sopra: nella Libera Repubblica di San Lorenzo loro decidono le leggi. E qui le leggi dicono che se sei loro amico puoi affiggere dovunque, anche coprendo le regolari affissioni di chi ha pagato, anche imbrattando completamente edifici pubblici e addirittura scuole che potrebbero anche essere frequentate da ragazzi che non hanno nessuna voglia di vivere nel lerciume che a loro tanta soddisfazione dà. Loro decidono anche quali imprenditori possono operare nel quartiere e quali no, come in Corea del Nord, come nella Cuba dei tempi d'oro. Se sei amico puoi fare il tuo business, se non sei amico vieni massacrato: proprio ti prendono il tuo spazio, l'immobile di tua proprietà, e te lo occupano. Così hanno fatto con l'ex Cinema Palazzo nel quadro di una storia allucinante che ancora persiste nonostante le inchieste giudiziarie. Cose che se le fate voi finite a marcire in carcere, se le fanno loro diventano paladini della cultura. I brividi proprio...
E insomma chi arriva a ripulire, volontariamente peraltro, viene nella migliore delle ipotesi deriso e nella peggiore minacciato tanto da doversi muovere scortato dalla Polizia Municipale. A questo siamo...


Dopo i primi esperimenti però Retake non si è dato per vinto e anzi ha rilanciato. E così grazie alla capacità di questa organizzazione di interloquire altrettanto bene con la parte pubblica e con la parte privata, sono arrivate anche un po' di risorse. Realtà multinazionali ci hanno scommesso soldi a partire da Hertz per arrivare a Unicredit e così su San Lorenzo partirà un Retake sperimentale unico nel suo genere: ci saranno azioni ogni giorno per 5 mesi (fino a tutto ottobre), 5 volte a settimana. Sui siti e sui profili social di Retake si può sapere quando e come. La partecipazione è aperta a tutti, dalle famiglie del quartiere alle persone provenienti da fuori, dai singoli studenti ai gruppi aziendali che utilizzano il modello retake per organizzare team building. 

L'organizzazione è riuscita a dotarsi non solo, come dicevamo, di un furgone, ma anche di un operaio specializzato. Retribuito. Questo significa che non solo si svolgeranno le azioni di ripulitura, ma che ogni nuovo reimbrattamento sarà gestito in maniera tempestiva con una successiva immediata ripulitura e vediamo chi si stanca prima. Un modello mai sperimentato prima che prevede una partecipazione anche economica degli esercizi commerciali: chi vorrà avere questo presidio dovrà pagare un contributo, dovrà dimostrare di crederci.



Una cittadinanza attiva contemporanea, focalizzata sui problemi (a differenza di quello che vi raccontano gli infojati dell'ideologia di cui sopra, scritte sui muri, scarabocchi e affissioni abusive sono un problema, e grande anche) e lontana dai tic che ci hanno portato dove siamo. A San Lorenzo dopo i fatti del 2018 con l'omicidio di Desirée Mariottini la situazione è complessa. Per uscirne c'è bisogno di questo tipo di iniziative; c'è bisogno di una lucidità civica che sappia mettere nella casella dei cialtroni chi si comporta da cialtrone e nella casella delle persone oneste e per bene chi si comporta in maniera civile; c'è bisogno di attività economiche che generino trasformazione urbana di qualità e che restituiscano opportunità e speranza (e forse tra The Students Hotels e Soho House qualcosa potrà avvenire). 
La presentazione del progetto ieri

Non basta togliere di mezzo spacciatori e micro criminalità, occorre recuperare un senso di appartenenza che sia radicalmente opposto a quanto proposto fino ad oggi. Occorre un senso di quartiere occidentale e serio, non una mafietta di quartiere retrograda e in definitiva sovranista. E a quel punto chissà che non se ne possa uscire fuori dignitosamente. Chissà che San Lorenzo - ormai rassegnata ad essere comandata a bacchetta da quella roba là - non si renda conto che la vera maggioranza del quartiere è questa roba qua...

Il progetto si chiama #magnificasanlorenzo, partecipate e soprattutto portateci i vostri bambini, poi diteci... 


24 giugno 2019

Il ragazzo morto alla festa illegale dei centri sociali alla Sapienza

C'è chi dice che quando c'è di mezzo un morto bisogna solo tacere o al massimo piangere. Inutile sottolinearvi come ci paia borghesuccio e perbenista questo ragionamento: quando ci scappa un morto, invece, bisogna parlare eccome, altro che tacere, e se possibile bisogna con la massima lucidità individuare le responsabilità dirette e indirette e le filiere che hanno portato alla tragedia, in modo tale che l'episodio non si ripeta. Questo bisogna fare e questo proviamo a fare nel nostro piccolo. 

L'appena trascorso fine settimana è morto un ragazzo, classe 1993. E' morto mentre cercava di entrare clandestinamente ad una festa altrettanto clandestina dentro all'Università La Sapienza. Chi ci legge da fuori Roma farà fatica a crederlo: nel più grande ateneo di Roma e uno tra i più grandi d'Europa si tengono feste clandestine? Ebbene sì, da almeno una decina d'anni, due o tre volte all'anno, senza che le forze dell'ordine facciano nulla se non controllare da (molto) lontano.

La scusa è fare aggregazione e parlare di politica, che sarebbero anche cose sante se non fossero menzogne necessarie per coprire la verità: gente che organizza serate ma che lo fa, a differenza di altri coetanei, violando tutte le regole, fregandosene delle autorizzazioni, della sicurezza, della Siae, delle tasse, somministrando fiumi di alcolici illegalmente. 
Come facciano un gruppo di ragazzi o meglio ex ragazzi (le feste sono organizzate dai ras dei centri sociali, che erano studenti qualche anno fa) a montare palchi, amplificazioni in tutta la Città Universitaria nessuno l'ha capito, ma tutti abbiamo capito che il motivo è solo uno: lassismo e impunità. Oltre che connivenza e collusione: nessuno potrebbe fare nulla del genere senza essere immediatamente fermato, bloccato, arrestato perfino; loro invece possono. I soliti gruppuscoli della camorra centrosocialara romana di cui vi parliamo da sempre.

In realtà, alla resa dei fatti, le iniziative di politico hanno pochissimo e sono semplicemente dei mega rave utilissimi a far soldi, a far consenso e a esercitare il potere. Della serie guarda che so fare senza chiedere mezzo permesso. Pisciatine territoriali. Che ci sia poco e nulla di politico lo dimostra anche la partecipazione: a queste feste non vanno i tipici ragazzi da centro sociale che pure a Roma ancora esistono, ma la frequentazione è la più disparata. Ci sono perfino giovani laureati alla Luiss (l'università del capitalismo per antonomasia, di proprietà di Confindustria) che lavorano in fior di multinazionali. E il protagonista di questa storia era esattamente questo: Luiss, 24OreBusiness School, un impiego dai temibili capitalisti. Magari per gli organizzatori che ora lo piangono sui profili Facebook della Notte Bianca della Sapienza (così si chiamava la festa) poteva da vivo essere sulla carta paradossalmente perfino un nemico ma alla festa era bene accetto perché in quei casi basta pagare e consumare e puoi essere chiunque. 

Cosa è successo all'atto pratico? Francesco Ginese, 25 anni, ha visto la lunga fila in Piazzale Aldo Moro: per entrare alla festa si devono versare 3 euro perché loro occupano uno spazio pubblico, privatizzandolo e non contenti fanno pure pagare l'obolo a chi vuole entrarvi. E si crea la coda. Francesco ha così pensato di dirigersi verso un cancello per scavalcare e entrare subito. Se sei in un contesto illegale e incontrollato anche i tuoi gesti illegali e incontrollati assumono minore rilevanza e li compi con grande leggerezza, ti senti coerente con ciò che ti circonda. Poi ha perso l'equilibrio, le aste di ferro del cancello gli hanno reciso una vena importante nella gamba, ed è morto dissanguato.
La manifestazione promossa con campagna di affissioni abusive sopra a una scuola. Così...

Ormai ogni giorno, o qui o su Twitter o su Facebook, siamo costretti a raccontare la bruttissima piega che a Roma hanno preso i movimenti antagonisti e ogni giorno la situazione si radicalizza ancora di più. Cosa altro deve succedere per ripristinare la normalità e la legalità in quell'ambiente? Probabilmente, scappatoci il morto, di rave illegali alla Sapienza non sentiremo più parlare, ma quante sono ancora le attività completamente clandestine che vengono tollerate solo perché portate avanti da queste bande di paraculati e raccomandati? Perché a questi signori viene consentito di fare cose che a qualunque altro cittadino vengono negate con la massima severità?


E' agghiacciante leggere oggi questa intervista che gli organizzatori della Notte Bianca hanno rilasciato ad una testata universitaria qualche tempo fa. Per la serie "sì sì, è tutto illegale ma non ci stanno problemi, non è mai successo niente". Forse ora qualcuno spiegherà a questi imbarazzanti personaggi che non possono essere ne possono comportarsi da padroni dell'Università? Qualcuno spiegherà loro che la loro ostentata illegalità genera solo prepotenza e talvolta morte?

22 giugno 2019

3 consigli al presidente dell'VIII Municipio Ciaccheri dopo il rogo del suo motorino

Se parliamo di alternative alla Raggi - e probabilmente è il momento di parlarne - dovremmo riflettere sul fatto che nei piccoli esperimenti che sono stati fatti fino ad oggi, in assenza di una potente riorganizzazione delle destre che purtroppo arriverà eccome se arriverà, gli unici casi di "successo" del fronte contrapposto riguardano il Municipio della Garbatella e quello di Montesacro.

In entrambi i casi però l'alternativa individuata dagli elettori ha una radice pericolosamente radicale di pseudo-sinistra estrema, fondamentalista, ancorata a logiche, schemi, idee e pensieri di quaranta o sessanta anni fa. Vale per la Giunta di Caudo a Montesacro, infarcita di personaggi al limite del macchiettistico come Christian Raimo (pure bravo come assessore alla cultura di quel territorio, beninteso, ma portatore di una ideologia nefasta, tossica e nociva; quella che ha ridotto la città di Roma qualcosa di molto vicino ad una città del terzo o del quarto mondo) e vale ovviamente per l'amministrazione di Ciaccheri a Garbatella, con un presidente diretta espressione del mondo dei centri sociali, ovverosia una delle tante metastasi che si stanno portando via la città. Anche qui amministrazioni discrete quando si tratta del day by day, ma totalmente accecate dalla ideologia, dal poraccismo e dalla mancanza di ambizioni (forse le ambizioni sono capitaliste e non proletarie, chissà) quando si tratta di grandi visioni, progetti di medio e lungo periodo, sviluppo economico e opportunità.
Il centro sociale La Strada da cui proviene Ciaccheri

Insomma non è che dopo la Raggi - e speriamo che l'agonia finisca presto - ci troviamo con alternative che sono perfino peggio della raggi per sciatta ideologia e pensieri retrogradi e che, come tali, finiranno per regalare Roma a Salvini e Meloni? Sarà bene rifletterci. E sarà bene capire quale diamine di problema abbia questa città con una sinistra europea, occidentale, post ideologica tipo quella che da anni sta governando Milano rendendola una delle città più attrattive, aperte e straordinarie di tutto l'occidente.

In particolare a Ciaccheri è accaduto un episodio qualche settimana fa che ingiustamente è stato passato sotto silenzio dopo qualche breve ora di clamore.

Era la notte tra l'1 e il 2 giugno e in una strada della Garbatella un motorino veniva dato alle fiamme. Ne succedono a decine ogni giorno a Roma di queste cose: vandali, gente annoiata, stupidi o casi fortuiti.

Fatto sta che quel motorino era del presidente dell'VIII Municipio Amedeo Ciaccheri. Il presidente poteva starsi zitto e farsi rimborsare dall'assicurazione comprandosi un nuovo motorino oppure poteva, in perfetto mood grillino, annunciare il complotto ai quattro venti. Indovinate cosa fece?
Come vedete il post Facebook non tardò ad essere pubblicato. Secondo Ciaccheri quella era una intimidazione che "non lascia spazio a fraintendimenti". Addirittura un "gesto preciso" che non riuscirà a intimidirlo. 

Zero i motivi per questa ipotetica intimidazione. Nessuna presa di posizione radicale da parte del Minisindaco, nessuno screzio con nessuno, nessuno scontro con gruppi di potere, nessuna avvisaglia. Dopo quasi un mese le forze dell'ordine non hanno trovato nulla di nulla. 
Come si fa a urlare all'intimidazione senza averne alcuna evidenza concreta? Perché alzare la tensione in questo modo quando nessuno può ragionevolmente escludere che quel gesto fosse stato fatto da un semplice vandalo come ogni giorno accade a decine di cittadini?

Troppo ghiotta l'occasione per Ciaccheri di passare il suo quarto d'ora di celebrità da piccolo eroe di quartiere. 

Vogliamo dargli tre consigli. 

Il primo è smetterla di parcheggiare sul marciapiede. Si vede chiaramente che il suo motorino è stato incendiato proprio in quel punto e non è molto edificante per un presidente di Municipio. Certo, è pur vero che quel tratto di marciapiede è stato - purtroppo, assurdamente - da qualche tempo derubricato a parcheggio a spina (roba che solo a Roma!), ma è altrettanto vero che basta andare indietro su Google Street View per trovare il motorino del presidente parcheggiato sul percorso pedonale anche quando quest'ultimo era effettivamente un percorso pedonale. (Questa immagine qui sotto era del 2015). 

Vabbene che chi vive nei centri sociali romani si sente padrone assoluto della città e tutti gli altri sono fessi, ma forse sarebbe opportuno riaffermare il concetto che i marciapiedi sono per i pedoni e non per le lamiere. Anzi il presidente - visto che ne ha pieno titolo, ed ecco il secondo suggerimento - potrebbe riqualificare quel marciapiede, proteggerlo con paletti e trasformarlo in un percorso pedonale sicuro liberandolo dalle auto che volgarmente lo occupano rendendo la strada un budello inguardabile da paese sottosviluppato.
Il presidente Amedeo Ciaccheri

Il terzo e ultimo suggerimento riguarda la videosorveglianza. Grande battaglia dei centri sociali dai quali Ciaccheri proviene ("la videosorveglianza crea un grande fratello, uno stato di polizia, non la vogliamo, è capitalista e borghese!" e già mille cretinate di questo tipo). Se il Municipio fosse stato dotato di un serio sistema di telecamere a circuito chiuso come ormai avviene in tutta l'Europa evoluta e civile avremmo potuto derimere in pochi istanti l'arcano e capire se a dar fuoco allo scooter era qualche sbandato o gruppi organizzati atti a intimidire curiosamente senza un argomento, senza una rivendicazione, senza un contenuto, senza un messaggio e senza un vero obbiettivo.

In quel modo però difficilmente si sarebbe potuto aprire il palcoscenico del piccolo povero teatrino del vittimismo...

21 giugno 2019

La star americana di YouTube dopo alcuni mesi a Roma sbrocca con questo video

Online spopola da qualche giorno il video di Brian un ventiseienne YouTuber americano che vive a Roma. Il giovanotto, solito a pubblicare video dove insegna agli italiani a parlare inglese e dove comunque racconta in chiave positiva la sua permanenza in Italia, nel filmato si sfoga sulla impossibilità di fare cose semplici in maniera semplice, sull'atteggiamento verso i clienti di tutti gli operatori dei servizi pubblici, della mobilità impossibile.

Le critiche sono puntuali, precise, nette e lucide. Cosa rara. Trovare critiche così aggressive in bocca ad una Youtube star che solitamente parla bene di tutto e di tutti ha impressionato le diverse centinaia di migliaia di follower che hanno seguito e ultracommentato il contenuto.

Si tratta di un video piuttosto interessante perché ci spiega come ci vedono dall'estero. Ci elenca tantissime cose che per noi sono tristemente diventate normali senza che lo siano. E ci racconta come le condizioni agghiaccianti della Capitale si riflettano a livello di immagine in tutto il paese. Ecco qui di seguito il filmato. 

12 giugno 2019

La tristissima storia della ciclabile lungo l'Olimpica






















Vorrei parlare oggi della pista ciclabile che costeggia l’Olimpica in particolare il tratto compreso tra via Salaria e via della Moschea incrocio via del Foro Italico
Il tratto in questione anni fa è stato interrotto per motivi non meglio specificati. L’interruzione è avvenuta nel silenzio generale e nella disinformazione generale. Per confermare ciò lo stesso giornalista Riccardo Iacona in una puntata di “Presa Diretta” dedicata in parte alla mobilità su bicicletta, raccontava di un piccolo incidente che gli era capitato: ovvero si era schiantato contro la barriera che chiudeva la pista ciclabile nel suddetto tratto, la potete vedere nella foto n.1 abbandonata sul tratto di cliccabile di via della Moschea. Questa barriera era posizionata proprio alla fine di via della Moschea su via del Foro Italico (foto n.2) per cui tutti quelli che si trovavano a imboccare la ciclabile da via Salaria per percorrere via del Foro Italico si trovavano sbarrato il passaggio poco prima di imboccare via della Moschea.
Alcune considerazioni in merito: i cartelli di chiusura della ciclabile ci sono o meglio, ce ne sono almeno 3 (foto n. 3-4-5) su via della Moschea ma indicano un tratto di ciclabile non meglio definito che non è mai stato chiuso perché è anche un passaggio pedonale aperto da anni. Inoltre contestualmente alla chiusura la pista ciclabile è stata “impacchettata” con la famigerata rete arancione. Vi starete chiedendo come si possa impacchettare una ciclabile con rete arancione, beh facile a Roma l’hanno pensata molto bene: “impacchettiamo i parapedonali che separano la ciclabile dalla strada e tutti comprenderanno che quella è zona interdetta” e così lungo tutto il tratto di ciclabile interessata (un chilometro circa) una bella rete arancione.
La pista era ovviamente utilizzata lo stesso e il pannello in foto 1 è stato rimosso più volte per permettere il passaggio alle biciclette. Era anche stato messo un pannello in legno ma è stato rimosso anche quello. Pensiero personale: non è un pannello di legno o un cancello che impedisce l’uso di una ciclabile.
Vi riporto la situazione odierna: I cartelli di ciclabile chiusa sono esattamente dove stavano qualche anno fa, il cancello come detto si trova appoggiato sul tratto in via della Moschea e le foto dalla 6 alla 15 mostrano la ciclabile oggi (credo la parte più bella siano le colate di asfalto che hanno cancellato quel poco che restava del disegno della ciclabile. A onor del vero vi segnalo che i parapedonali nella foto 7 e 8 sono stati sostituiti con quelli nuovi (meno male).
C’è però da aggiungere la ciliegina sulla torta: quando hanno riaperto (?) la ciclabile hanno effettuato (chi?) un’opera di pulizia delle sterpaglie e rimosso la famigerata rete arancione e quale posto migliore per abbandonare il tutto se non dietro al guard rail che si trova sull’uscita di via del Foro Italico direzione Salaria? Le foto, le vedete, sono dalla 16 alla 20...
Lorenzo

2 giugno 2019

Piazza delle Cinque Scole. Riqualificata coi vostri soldi, ora la ritrasformano in parcheggio

Non è la prima volta e non sarà l'ultima. Siamo semplicemente di fronte ad una riqualificazione urbana "alla romana". Mentre tutte le città del mondo vanno in una direzione ben precisa per quanto riguarda la gestione del traffico, della sosta delle vetture, delle auto private, Roma continua come niente fosse, come se il tempo non fosse cambiato, come se fossimo negli anni Cinquanta o Sessanta. 

E' il motivo per cui la città appare a tutti così trasandata, derelitta, in declino e triste. Uno dei principali motivi sono le macchine, il fatto che una delle città più belle del pianeta venga considerata dai suoi abitanti e dai suoi amministratori una autorimessa gratuita a cielo aperto ha delle conseguenze terrificanti e Piazza delle Cinque Scole, nel cuore del Ghetto, non fa eccezione rispetto a questa follia.


Il video vi spiega e vi fa vedere molto bene cosa sta succedendo. Nei giorni successivi al filmato la assurda situazione di stallo che si era venuta a creare tra chi voleva un parcheggio grande e chi voleva un parcheggio piccolo pare essersi sbloccata. La piazza avrà posti per moto e avrà trenta posti auto. Una roba che dovrebbe chiamare in causa l'Unesco che protegge a livello mondiale un patrimonio che chi è chiamato ad amministrarlo riduce in parking. Ovvio, poi, che i 30 posti saranno quelli autorizzati. Se ne aggiungeranno poi altrettanti abusivi senza che nessuno (come avviene in mille altre piazze del centro) manifesti nessuna capacità e intenzione di reprimere gli abusi e le infrazioni. Intanto il resto della piazza (seguite nel video il ragionamento sui marciapiedi) è stata realizzata con un orizzonte progettuale di quaranta, cinquanta o sessant'anni fa. E gli abitanti del Ghetto tutti entusiasti: possono continuare con le abitudini di sempre (la maghine parcheggiata sotto alle finestre) come se nulla fosse. E poi magari tifano per Greta...


Gli amministratori che fanno scelte forsennate di questo tipo dovrebbero essere chiamati a rispondere di come hanno speso i soldi dei contribuenti davanti alla corte dei conti. 

1 giugno 2019

Non bastano i disagi, Atac si butta sulla farsa: "faremo chiudere Roma fa Schifo"


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Hanno iniziato  sulla faccenda dello Stadio della Roma. Scrivemmo un articolo in cui con un anticipo di un annetto e mezzo sulla Procura spiegavamo per filo e per segno le porcherie che avevano fatto. Proprio per tutto quel che elencammo dopo un bel po' De Vito venne arrestato (assieme ad altre persone) ed è ancora in galera. Ma a loro non interessava il merito della nostra critica: a loro interessava solo il fatto che c'era una voce che faceva contronarrazione rispetto ai loro loschi interessi e alle loro menzogne. E bisognava chiuderla. Così ci querelarono, una querela assurda firmata da Raggi assieme praticamente a tutto il Consiglio Comunale. Una cosa di cui vi parleremo a breve con più dettaglio perché segna uno spartiacque nei rapporti tra amministratori e cittadini.

Ma non è finita lì. Fecero lo stesso in passato i mafiosi cartellonari, vi ricordate? Addirittura riuscirono a far chiudere Cartellopoli solo perché dicevamo - ed eravamo i primi a farlo dopo decenni di strapotere - la verità sullo schifo dello scandalo cartelloni a Roma. Scandalo molto caro tra l'altro a questa amministrazione visto che la riforma pensata da Marino è stata lasciata volutamente incompiuta. 

Poi vennero i sindacati dei bancarellari. Attaccavamo la loro illegalità ostentata ogni giorno e querelarono. Poi la persona che ci querelò - Vittorio Baglioni - venne trovato con la casa imbottita di mazzette, perfino dentro la cappa della cucina e e nella cyclette. Insomma querelare Roma fa Schifo per cercare di tappargli la bocca porta molto molto male.

Questo non ha scoraggiato il folkloristico capo dei Vigili Urbani il quale per un pretesto scrisse un bizzarro e surreale post Facebook in cui, anche lui per non essere da meno, annunciava querela contro Roma fa Schifo considerata ormai nemico pubblico numero 1 in città per il semplice fatto di essere l'unica voce di opposizione dopo l'annichilimento dei partiti (nessuno apre bocca contro il banditismo politico dei 5 Stelle, nessuno!) e l'abdicazione di ogni opinione pubblica. 

Chi mancava alla lista? Mancava che ci sguinzagliassero contro anche le aziende municipalizzate: utilizzando i soldi dei cittadini invece che per erogare servizi dignitosi, per pagare studi legali impegnati a far chiudere la nostra iniziativa indipendente di giornalismo civico. 

Lo spunto l'ha preso ieri Atac. C'è stata la vicenda di un autista che ha cercato di investire un passeggero dopo una mera lite di strada. Un episodio di tentato omicidio gravissimo. Atac dovrebbe rispetto a questo essere concentratissima a analizzare i fatti, ascoltare i testimoni, licenziare il suo dipendente e scusarsi umilmente per delle immagini che stanno facendo il giro del mondo e danno il loro contributo ad umiliare la città internazionalmente. E invece che ti fa Atac? Adotta il massimo garantismo verso il proprio dipendente (uno dei mille episodi al giorno di comportamento davvero assurdo da parte di autisti e impiegati, che ormai schifano e stuprano h24 i cittadini) e la massima aggressività verso chi critica. 
Il comunicato pubblicato sul Facebook di Atac contro Roma fa Schifo (colpevole di aver semplicemente ironizzato sulla vox populi che vuole gli autisti del bus - ma vale per cento altre categorie professionali - non estranei alla assunzione di sostanze stupefacenti che mascherano la noia e la stanchezza) è davvero surreale e adotta un tono di voce che sarebbe impensabile per qualsiasi altra azienda di trasporto pubblico al mondo. Dopo quella del capo dei vigili, un'autentica intimidazione alle voci libere della città. 

Roma fa Schifo è impegnata ogni giorno, come i nostri lettori sanno bene, a convincere i cittadini a lasciare il mezzo privato per passare al mezzo pubblico. Siamo, dunque, da 12 anni, il principale sponsor di Atac, altro che diffondere odio verso l'azienda. E lo siamo nonostante il fatto che Atac eroghi un servizio allucinante, al di là di ogni immaginabile incubo. Ed è questo, non certo Roma fa Schifo, a generare malcontento dei cittadini verso l'azienda. Di più: siamo in città - chi ci legge ogni giorno lo sa benissimo - l'unico organo di informazione (l'unico!) che insiste per segnalare ai cittadini che ci sono alternative di trasporto collettivo alla loro malattia verso l'auto privata. E questo sarebbe "screditare" Atac?

Non possiamo ovviamente negare che i toni di Roma fa Schifo (del resto il nostro progetto è così impostato, da sempre) siano sempre sopra le righe e che qualche affermazione, pur non essendolo, possa risultare perfino diffamatoria. Ma è incredibile che un atteggiamento di critica dura venga scambiato da un atteggiamento di "diffamazione" solo da 3 anni a questa parte. Ovvero solo da quando questi autentici criminali della politica hanno preso il potere. La nostra impostazione è sempre la stessa dal 2007, sono passati 12 anni e le amministrazioni che si sono succedute hanno considerato il progetto per i suoi pregi e i suoi difetti e lo hanno considerato un male necessario in nome della pluralità di informazione. Se Alemanno ci avesse dovuto querelare ogni volta che lo abbiamo "diffamato" (e gli attacchi erano atroci, ogni giorno) avrebbe passato tutto il suo tempo in Procura contro di noi invece che in ufficio a (cercare di) governare. Da quando sono arrivati i 5 Stelle le cose sono cambiate radicalmente e la libertà di espressione ha iniziato ad essere un nemico e non una opportunità. Del resto il comportamento del banditismo politico pentecatto verso la stampa è noto ed ha moltissimo a che fare col Ventennio fascista senza fare tanti giri di parole. Altro cambio di passo rappresenta non solo il contenuto fascisteggiante di questi nuovi governanti honesti, ma anche la forma. Tanto per capirci: se devi fare una querela la fai, ma non usi i social media aziendali (che servono a tutt'altro!) per sbandierare la tua battaglia contro chi ti critica. È gravissimo anche questo e rappresenta una aggressività, una prepotenza e significa aver perduto totalmente la misura. 
L'ultimo disagio risale a questa mattina: passeggeri fatti scendere in mezzo alla Colombo...

La cosa è paradossale in se, ma lo è ancora di più se si va a rileggere questo celebre articolo di Beppe Grillo che va letto e riletto e che racconta la meschinità di chi, grande e grosso e con legali pagati magari dalle tasse dei cittadini, querela i piccolissimi consapevole che non avranno neppure la forza di pagarsi l'avvocato e dovranno arrendersi chiudendo. Un atteggiamento che giustamente Grillo spiegava come mafioso, intimidatorio e prepotente. 

Il folle comunicato di Atac si conclude con un BASTA, scritto in maiuscolo. Un tone of voice patetico per una società istituzionale, un tone of voice che ovviamente non può essere esclusiva farina del sacco dell'azienda come non era farina del sacco della Polizia Municipale il buffo comunicato del comandande Di Maggio. C'è insomma qualcuno che sta lì a cercare ogni scusa per cogliere in fallo e far capitolare l'unica realtà che dà fastidio, che anticipa di un anno le inchieste, che legge la realtà in maniera caustica ma incontrovertibile a differenza del lavoro soft (eufemismo) di tutti i quotidiani, che ha contribuito a far aprire gli occhi e a far leggere finalmente la realtà per quel che è a decine e decine di migliaia di cittadini che fino a ieri erano ipnotizzati in un'atmosfera illogica. 
La realtà è che si può sbraitare quanto si vuole sui social, ma quel BASTA lo urlano e lo continueranno ad urlare tutti i giorni gli utenti del trasporto pubblico romano e i turisti che, eroici, ancora vengono a visitare la nostra città nonostante tutto. Atac minaccia azioni legali contro i cittadini che la criticano, ma se mai potessero quante azioni legali intenterebbero i cittadini contro Atac? 

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Post Scriptum: quanto dichiarato da Atac è comunque interessante. Aspettiamo dunque che la società, come molti stanno chiedendo, si decida a rendere pubblico ciò che adombra: chi fa questi test ai dipendenti? Quale società? In nome di quale appalto? Con che frequenza? Quanti test sono stati effettuati nel 2018 e con che esito e così via. In una città normale tutte le forze politiche, quanto meno quelle di opposizione, sarebbero lì a chieder conto. E invece...