29 dicembre 2018

Cloaca Maxima. Ecco com'è ridotta l'opera idraulica che ha cambiato la storia di Roma

Un tempo perfino realizzare semplici fognature non era cosa banale e cosa da poco. Grazie a questa perizia, ereditata in parte dal know how etrusco, i Romani riuscirono ad organizzare una città (e poi tante altre città) che non dovevano stare a pensare a facezie gestionali di basso livello (smaltire le acque sporche, per dire), e potevano dunque concentrarsi sulla conquista del mondo come effettivamente avvenne. Fai una fogna e diventi potente, insomma. 

Nella Roma di oggi fare fognature efficienti appare ancor più complicato di allora viste le condizioni della città dopo ogni normalissima pioggia. Ecco perché una infrastruttura (quelle cose che secondo politici demenziali vanno fatte solo dopo una accurata analisi costi-benefici) come la Cloaca Maxima dovrebbe essere venerata, studiata, visitata e fatta oggetto di pellegrinaggio. E di rispetto.

In effetti questa opera ingegneristica e idraulica ha una tale importanza (e a tutt'oggi una tale imponenza) da poter divenire oggetto di visite guidate, educational e tour alla scoperta della Roma meno conosciuta con contenuti che garantiscono uno storytelling adattissimo a riempire una buona mezza giornata per i turisti più evoluti. Le classiche cose, insomma, che ti consigliano di restare una città non i canonici due giorni per vedere al volo le attrazioni più famose, ma di soggiornare di più, godendoti la faccenda in maniera più approfondita. 


Qualora nascessero questi progetti, tuttavia, cosa troverebbero? Dove condurrebbero i turisti. Un nostro lettore ha simulato un ipotetico tour guidato alla Cloaca Maxima, di fronte a Ponte Rotto, praticamente sotto gli uffici dell'Anagrafe Centrale e la sede del Primo Municipio. Ebbene il filmato parla da solo dunque non vogliamo aggiungere altro. Vogliamo solo aggiungere le nostre simpatiche considerazioni sulla Sovrintendenza Capitolina, organo sempre più inquietante impegnato a bloccare lo sviluppo della città, a dire dei "no" ridicoli magari pregiudicando seri progetti imprenditoriali e che poi tiene in questo stato ("chiusi per motivi di sicurezza", come dice il sito ufficiale) il suo patrimonio che potrebbe essere super valorizzato. E vogliamo anche aggiungere una considerazione sulla storicità di questo stato di degrado e abbandono: abbiamo aperto Google Street e abbiamo guardato le immagini risalenti a qualche anno fa. Ne deriva che nel 2011 il monumento risalente a duemila cinquecento anni fa era ben tenuto, pulito. Successivamente alcuni incivili lo hanno totalmente scarabocchiato e nessuno si è sognato di pulirlo, ma d'altro canto a pochi metri c'è il Ponte Cestio che per anni è stato sommerso di scarabocchi e solo grazie ad una sorta di mobilitazione degli amici di Retake la Sovrintendenza ha aperto gli occhi. Troppo impegnati a bloccare la città e a dire dei ridicoli "no", dai loro uffici nella pedonale Piazza Lovatelli, piena zeppa delle loro autovetture abusivamente parcheggiate...

27 dicembre 2018

3 minuti di follia in video. L'inferno delle scippatrici a Barberini


È il giorno di Santo Stefano. Roma nonostante tutto è piena di turisti. La metro è colma di gente. Barberini, dopo tante peripezie, è finalmente riaperta. Ma visto l'inferno che c'è dentro qualcuno potrebbe pensare che era meglio quand'era chiusa: meno servizi per cittadini e visitatori, per carità, ma per lo meno inferiori opportunità per quella che ormai a tutti gli effetti, per come si comporta e per come si pone, è criminalità organizzata. Ben organizzata non certo grazie alla forza dell'organizzazione criminale (quattro ragazzine indemoniate, probabilmente mezze drogate), ma grazie alla debolezza di chi dovrebbe controllare, sanzionare, tutelare i cittadini.

Dove lo stato scompare, subentra qualsiasi altra cosa. Raramente qualcosa di positivo. Le scippatrici della metro lo sanno benissimo, conoscono le norme, sanno che nessuno può torcere loro un capello, hanno capito alla perfezione come evitare i controlli di guardie e vigilantes e perfino di Polizia e Carabinieri. 


Il video è simile a tanti che abbiamo pubblicato, ma sembra che questi filmati siano mese dopo mese sempre più atroci e inaccettabili. Testimoniano l'autentico inferno che ad ogni minuto e ad ogni ora si ripete uguale a se stesso sottoterra. Roma è piena di spazzatura in superficie ma nel sottosuolo le cose non sembrano andare molto meglio. Il problema è arcinoto alle forze politiche che governano la città, inequivocabili tweet lo testimoniano. Tuttavia nulla è stato fatto, nessuna mobilitazione, nessuna azione neppure simbolica. Onestamente se noi fossimo presidenti di commissione o assessori ai trasporti di una città nella quale le stazioni della metro sono ormai DI PROPRIETÀ di bande di scippatori terremmo proprio laggiù le riunioni e gli incontri, trasferiremmo dentro alle stazioni più colpite i nostri uffici. Per significare la vicinanza della città e far capire ai criminali che sono braccati. Invece un problema che devasta l'immagine della città, che fa piangere ogni giorno centinaia di turisti e che comunica tutto il degrado umano di Roma danneggiando la sua primaria industria e umiliando chi sceglie di spostarsi col mezzo pubblico viene ignorato. 



Nei 3 minuti di filmato, se ci fate caso, potete vedere questa serie di cose:


-tentativo di borseggio subito all'inizo

-quantità industriale di borseggiatrici che sfilano a destra e sinistra senza soluzione di continuità (15? 20?) appartenenti a ben due bande diverse

- "mortacci tua pezzo di me*da" 

- urla demoniache a ripetizione in mezzo ai passeggeri attoniti

- "pedofilo che mi vuole scopa*e" (un classico di queste scippatrici, accusare chi le ferma di violenza sessuale. E tutto si risolve)

- una borseggiatrice che ad un certo punto riprende il cittadino che fa il filmato

- una borseggiatrice che dice e ripete "roma fa schifo", il nome del nostro blog

- una borseggiatrice che minaccia: "guarda che ti spacco il telefono"

- una che dice "vuoi soldi?". Dimostrando quale è probabilmente il rapporto che queste signore hanno con chi deve controllarle. Quanta corruzione c'è per far star fermo chi dovrebbe intervenire? Quanta corruzione c'è per generare una situazione come quella del filmato con intere stazioni prive di qualsiasi controllo e con zero controllo anche dalle telecamere?

- ovviamente la classica scatarrata finale

Un gruppo di pezzenti che vengono messe in fuga e vanno ai pazzi per un cittadino che le riprende. E fior di esercito, vigilantes, forze dell'ordine ci vogliono far credere che siano imbattibili. Il video è stato girato alla stazione metro A Barberini ieri alle ore 18... Comunque adesso va al governo Salvini (magari diventa pure Ministro dell'Interno) e tempo tre mesi risolve!

23 dicembre 2018

Ambulanti&Bolkestein. La manovra è ignobile, ma per Roma è un duplice dramma

Molti lettori ci stanno scrivendo chiedendoci insistentemente di sapere la nostra posizione sulla nuovissima Legge di Bilancio che sottrae gli ambulanti dalla direttiva Bolkestein. E cosa volete che ne pensiamo!? Lo sapete benissimo...
La direttiva Bolkestein afferma un principio molto semplice: il suolo pubblico non può essere privatizzato a tempo indeterminato. Certamente ciò che insiste su suolo pubblico e ciò che utilizza il suolo pubblico (pubblico = di tutti!) come fonte di business può esistere, ma può esistere a tempo, non a vita, e solo dietro una evidenza pubblica, una gara, un bando trasparente. Insomma: puoi dare un pezzo di strada ad uno che lo usa per fare commercio ambulante; puoi dare una spiaggia ad uno che la usa per farci uno stabilimento balneare, ma devi darglielo per un numero definito e preciso di anni, finiti i quali devi rimettere quel bene pubblico (pubblico!) all'asta in modo che possa subentrare qualcun altro, magari offrendo di più. Cosicché tutti abbiano le medesime opportunità.

Questa è la logica delle cose in tutto il mondo. Tra l'altro l'unica logica che può garantire qualità, giustizia sociale, pari opportunità e competizione sana. 

La Legge di Bilancio è andata esattamente al contrario su tutti i fronti. Incurante delle procedure e delle sanzioni che dovremmo pagar tutti in sede europea, la norma ha prorogato a babbo morto le concessioni che dovevano essere regolarmente messe a gara. Di fatto il suolo pubblico è stato regalato a bancarellari mutandari e ai gestori di stabilimenti balneari senza nulla in cambio (pagano cifre ridicole). Nessuno potrà entrare in questi mercati perché i possessori delle licenze non le mollano, non le rimettono in palio come sarebbe normale. Come funziona in Italia, chi ha un privilegio se lo tiene come fosse un diritto acquisito. 

Tutto è stato possibile grazie alla classe politica di imbroglioni oggi al potere. Un governo clientelare e populista come questo non si vedeva dai tempi della peggiore DC e forse non si era mai visto in Italia. Va da se che qualsiasi potere forte (e quello degli ambulanti lo è, idem quello dei balneari) capace di catalizzare alcune centinaia di migliaia di voti ha la meglio a dispetto di tutto. Nel suo commento a questo provvedimento scellerato, Luigi Di Maio ha toccato le vette che gli sono consuete essendo quello che è: probabilmente il politico più ottuso che abbia mai governato il paese. Nel momento in cui l'Italia avrebbe bisogno come il pane di investimenti, multinazionali e arrivo di grandi società dall'estero, Di Maio (che è ministro dello sviluppo economico!) inanella una serie di fesserie che servono solo a far capire quanto il governo detesti l'impresa, i capitali sani, gli investimenti, la concorrenza e la crescita economica: se c'è crescita economica e la gente sta bene poi nessuno vota i partiti populisti, questo è il punto. Chiaramente con le grandi società internazionali poi non puoi fare politiche clientelari e di voto di scambio, ecco perché le sopportano poco. 

Tutto va bene per confondere le acque e per gettare fumo negli occhi. Oltretutto personaggi come Di Maio hanno dalla loro parte un elettorato di completi decerebrati che credono a tutto e che considerano manna dal cielo anche un provvedimento che danneggia loro stessi. C'è solo un dato che non si può taroccare: quello della crescita economica. L'Italia si avvia - lo dice il ministro Paolo Savona! - ad un 2019 con crescita zero e probabilmente ad una fase di recessione. Questo andazzo non verrà mai sovvertito se il paese non si deciderà a smetterla di proteggere in maniera corporativa e medievale interi settori dell'economia e intere categorie, se il paese non si aprirà alla qualità, al merito e alla concorrenza. Un provvedimento come quello sulla Bolkestein fa dunque una serie lunghissima di danni a tutti. Proviamo ad elencarli.

- Mina la crescita economica, l'occupazione, la competizione e l'arrivo di investimenti internazionali

- Diminuisce gli introiti per l'erario (mettendo a gara le postazioni si aumentano l'incasso, e di molto) obbligando tutti i cittadini a tamponare l'ammanco: se non pagano i balneari, quella cifra siamo noi a doverla mettere. E si pensi che basterebbe valorizzare seriamente una cosa preziosissima come le spiagge per azzerare il debito pubblico italiano tale è il valore di questi cespiti. Oggi il valore, che dovrebbe essere pubblico, finisce tutto nelle mani di privati

- Espone il paese a pesantissime multe e sanzioni

- Impedisce lo svecchiamento di intere categorie che lavorano ancora come negli anni Ottanta o Settanta

- Rinuncia a cospicue entrate fiscali visto che gli attuali operatori sono profondamente infedeli al fisco e i nuovi operatori subentrando (specie se grandi società) avrebbero potuto pagare molto più tasse. Insomma i caldarrostari gestiti dalle note famiglie del racket bancarellaro difficilmente (eufemismo!) vi faranno uno scontrino e corrette dichiarazioni dei redditi, se domani le postazioni per le caldarroste dovesse gestirle dopo aver vinto un bando Eataly (con castagne migliori, posti di lavoro regolari e prezzi più bassi per i consumatori oltre che maggiori controlli) difficilmente un brand simile potrebbe evadere quotidianamente il fisco

- Alimenta una allucinante concorrenza sleale nel settore del commercio dove c'è una parte di operatori che paga l'affitto (salatissimo) e una parte di operatori che non paga nulla (sovente neppure le tasse appunto) perché ha in gentile omaggio lo spazio concesso dallo stato

- Condanna al degrado le nostre città e i nostri litorali che avrebbero potuto beneficiare di nuovi investitori

Oltre a questi danni, che sono declinati su scala nazionale, c'è da dire però che il tutto si accentua enormemente a Roma. Questioni gestite male e in modo clientelare a livello statale, infatti, possono essere corrette da una seria pianificazione locale da parte di amministrazioni comunali e regionali. Insomma: se andate a Bologna o a Milano di certo non trovate l'immondizia bancarellara dilagante che trovate a Roma. Questo significa che con una politica accorta da parte di regione e comune, si riesce a tamponare anche in presenza di normative corporative come quelle italiane. A Roma tutto questo è impossibile perché ad un clientelismo di livello nazionale si somma un micidiale e spaventoso clientelismo di livello locale: sia la Regione sia il Comune sono da sempre governati (e oggi con il Movimento 5 Stelle la cosa è peggiorata, leggete come ragiona ad esempio l'assessore al commercio della città) da politici scadenti, mediocri, corrotti, totalmente permeabili agli interessi delle lobbies peggiori. Le norme i regolamenti locali vengono dunque scritti di conseguenza. 

Sebbene dannosissima, come abbiamo dimostrato insomma, la direttiva Bolkestein non impedirebbe del tutto la sistemazione dei comparti interessati. E infatti in altre città italiane e in altre aree del paese sia il settore degli stabilimenti balneari sia quello delle bancarelle viene tenuto rigorosamente sotto controllo e in alcuni casi contribuisce perfino a qualità urbana, economia e decoro. Dunque prendiamocela, giustamente, con i banditi imbroglioni che ci governano a livello nazionale, ma non ci dimentichiamo che la nostra città è nelle condizioni in cui è a causa di chi da sempre (e oggi ancora di più) la mal governa a livello regionale e a livello comunale. Tutte le bancarelle di Roma, tanto per fare un esempio, son posizionate in maniera contraria al Codice della Strada e ai vari regolamenti e piani del traffico, ne deriva che facilmente si potrebbe decidere di spostare questi catafalchi in zone decentrate rendendo questo lavoro meno appetibile o spostando tutti dentro ai mercati che nel frattempo si sono svuotati (grossi spostamenti si sono recentemente fatti sulla Tuscolana a riprova che si può fare, Bolkestein o non Bolkestein). Non lo si fa perché la lobby è aggressiva, violenta e sposta voti. Questo è imperdonabile. E non è questione di partiti: è così sempre, stabilmente, indipendentemente dal colore politico degli eletti. A riprova dell'urgenza di una legislazione specifica ad hoc per Roma. 

22 dicembre 2018

Roma ha un assessore al commercio nocivo e dannoso ma nessuno se ne cura

Tra le inquietanti lacrime di Lemmetti, la ridicolaggine farsesca di Sora Pinuccia, l'impresentabile Margherita Gatta e i disastri quotidiani di Linda Meleo c'è un autentica sciagura dentro la rivoltante Giunta di Virginia Raggi (la peggiore di sempre, senza tema di smentita) che rischia di passare ingiustamente sotto silenzio e il suo nome è Carlo Cafarotti. 

Carlo Cafarotti, praticamente zero esperienza politica e anonima esperienza professionale nonostante i 45 anni suonati, è stato chiamato a dirigere uno degli assessorati più cruciali della città per sostituire Adriano Meloni. Adriano Meloni aveva una colpa enorme: voleva sistemare (in buona parte in continuità con l'assessore che l'aveva preceduto: Marta Leonori) l'assalto delle lobbies e delle clientele che tiene e teneva in ostaggio l'economia della città specie per quanto riguarda la nodale questione dello sfruttamento dello spazio pubblico e delle relative concessioni: tavolini, cartelloni, bancarelle, stabilimenti e dintorni. Se sistemi queste faccende trasformi Roma da una metastasi cancerogena maligna nella città più ricca del mondo. Ma per farlo devi scontentare un po' di clientele elettorali.

In questo suo progetto Meloni si scontrava un giorno si e uno pure con Andrea Coia, il consigliere comunale presidente della Commissione Commercio il quale era ed è lì con una unica funzione: mantenere le decine di migliaia di voti delle peggiori cricche che hanno permesso al M5S di prendersi Roma, anzi se possibile incrementarli. Dopo qualche mese Meloni prese a chiamare Coia non più col suo nome, ma con il significativo nomignolo di Coidicine o Coiacine. Non lo fece solo in un'intervista che diede la stura al regolamento di conti definitivo tra i due, ma lo faceva con tutti, in ogni chat, in ogni conversazione privata. Meloni la fece grossa: disse la verità e denuncio le connivenze e le collusioni orripilanti tra Movimento 5 Stelle e racket degli ambulanti. Sacrilegio per un partito che esiste fintanto che tanta gente crede alle sue menzogne. Dal canto sui il sempre più allucinante Coia minacciò querele che poi non fece mai, semplicemente perché quello che scrisse Meloni era vero.

Ad un certo punto i nodi vennero al pettine e la sindaca fu messa davanti alla scelta: Meloni che voleva modernizzare la città facendola entrare in occidente o Coia che la voleva tenere nel più levantino medioriente continuando a tutelare le cricche e le lobbies? La scelta la conoscete. Meloni fu liquidato e al suo posto si doveva scegliere una figura marginale che permettesse a Coia di continuare a fare il suo lavoro senza ostacolo alcuno. All'epoca ancora il governo gialloverde non era ipotizzabile, ma oggi le irritanti clientele elettorali che vediamo susseguirsi a livello nazionale sono ostate ampiamente anticipate a Roma a partire dal 2016...

Cafarotti ha preso incarico la scorsa primavera e immediatamente ha messo le cose in chiaro. Il blog Diario Romano, "speranzoso" di avere un assessore per lo meno inutile, si rese conto che in realtà l'assessore era più che altro dannoso. Le dichiarazioni, fin dal primo giorno, furono raggelanti. Tra l'altro in perfetta controtendenza con le battaglie storiche del Movimento 5 Stelle in città negli anni passati. Il nuovo assessore, nel silenzio del resto della Giunta, nel silenzio del resto del Consiglio e nel silenzio delle opposizioni (ergo: tutti d'accordo) si schierò immediatamente dalla parte degli ambulanti con interviste a dir poco inquietanti. Secondo Cafarotti le bancarelle romane - gestite in tutto e per tutto come un racket criminale - sono in realtà "botteghe artigiane" e sono tante non perché negli anni le concessioni sono state assegnate sottobanco da funzionari infedeli e assessori corrotti in cambio di voti, no, ma perché "c'è quel tipo di domanda". Cioè pur di difendere e tutelare le mafiette che si sono divorate l'economia e l'immagine della città negli ultimi 40 anni, si arriva a giustificare e legittimare l'operato ignobile delle giunte precedenti. Se solo i pentastellati avessero un elettorato normale e non una clacque di decerebrati, plagiati e falliti ci sarebbe stata una rivolta coi forconi. Sorprende poi che a fronte di queste parole i commercianti onesti (e i loro sindacati), che magari pagano le tasse per l'insegna e se la ritrovano ricoperta da una bidonville di mutandari, non abbiano mai replicato. Ne si capisce perché abbiano taciuto i veri artigiani che, loro si, meriterebbero tutela da parte dell'amministrazione: forse il personaggio è talmente insignificante che nessuno considera rilevanti le sue farneticazioni.
Nel frattempo altre partite fondamentali come quella sulla riforma dei cartelloni pubblicitari venivano congelate e rimandate a babbo morto per la felicità delle autentiche camorre che gestiscono quei mercati per tacere dell'autentica sciagura sui mercati rionali e della situazione degli stabilimenti balneari: siamo al punto (notizia di ieri) che i Vigili Urbani vanno a fare decine di controlli in stabilimenti  zeppi di irregolarità, ma non sanzionano mai. Pignatone, in Procura, ha dovuto aprire un fascicolo e speriamo che vada a fondo.

Si arriva ai giorni nostri con l'intervista uscita poco fa su Roma Today nella quale l'assessore - per rispondere ad un nostro articolo che ha girato moltissimo e che denunciava la tristezza del mercato di Piazza Navona - spiega che Piazza Navona è in declino per colpa non della qualità infima dell'offerta commerciale garantita da operatori inadeguati-ma-molto-amici di chi ha voluto fortemente il bando e della relativa bruttezza degli allestimenti, bensì per colpa della Sovrintendenza che ha ridotto il numero dei banchi. Inoltre Cafarotti spiega che i Tredicine (una delle dinastie imprenditoriali simbolo del dramma dell'ambulantato a Roma titolari di un monopolio a dir poco vergognoso, tra l'altro coinvolti in pieno in Mafia Capitale) vanno benissimo e semmai sono povere vittime di una campagna di delegittimazione da parte dei giornali. 
Una bottega artigiana secondo l'assurdo assessore Cafarotti

Come abbiamo più volte detto Piazza Navona è una delle più belle piazze del mondo e come tale dovrebbe avere uno dei mercati di Natale più belli del mondo. Roma è piena di eccellenze artigianali nel settore del cibo ad esempio, ma invece di auspicare questi soggetti come operatori nella Fiera della Befana, Cafarotti nell'intervista (la lettura è davvero atroce) auspica che in piazza tornino porchetta e romanelle ovvero pessimo vino 'della casa' da bere senza farsi troppe domande. In definitiva, pur di risponder agli ordini di Coia e di non scalfire di un centimetro le inconfessabili e dannose clientele e collusioni su cui si basa l'intero consenso del Movimento 5 Stelle, Cafarotti fa esattamente l'opposto del lavoro che dovrebbe fare: umilia gli artigiani veri, danneggia i commercianti veri, distrugge l'immagine turistica - è anche assessore al turismo, coi risultati che si possono ben apprezzare - della città. Contribuisce insomma a rendere Roma quello che è e sarà: un posto terrificante da cui scappare via, in cui ti puoi in qualche maniera salvare solo se fai parte di qualche mafietta e nel quale talento, impegno e risultati nono contano e non conteranno mai nulla.

Si parla troppo poco di questa figura dannosa, politicamente tossica e profondamente nociva per l'economia della città e le sue residue speranze, un giorno, di un rilancio in chiave europea e internazionale. Invitiamo tutti - è l'unica arma che abbiamo - a passare parola e a diffondere il disprezzo e la repulsa per questo inquietante personaggio facendo opinione in questa direzione. Questi figuri sentendosi almeno addosso una opinione pubblica contraria potrebbero avere qualche vergogna ad insistere. Ma se tutti stiamo zitti e facciamo finta di niente siamo complici dal primo all'ultimo delle fesserie che Cafarotti dice e fa.

19 dicembre 2018

Le luminarie di Via del Corso fanno a cazzotti esteticamente con Spelacchio

Questi sono i classici post che si riempiono di commenti di decerebrati che considerano la notizia superflua, che ci invitano a parlare di cose serie, che ci spiegano che i "probbblemi so artri". E, oltretutto, che ci raccontano che non ci "sta mai bene niente".

Del resto quando si affronta la questione del buon gusto, della pianificazione dell'armonia estetica delle cose, del rispetto della bellezza della città, tutto questo è considerato dal romano medio un qualcosa in più, un lusso che non ci si può permettere. La civilizzazione che ha insegnato la bellezza al mondo, oggi per qualche strano motivo si trova perfettamente a suo agio nella continua sciatteria e in una fetente pozzanghera di pressappochismo.

E cosa è se non pressappochismo assegnare un (giusto, come da noi richiesto) appalto per la realizzazione di un grande albero di Natale (il più importante della città) ad un privato, senza tener conto che l'albero e le sue decorazioni saranno in continuità, anzi saranno punto di partenza, del più lungo sistema di decorazioni del centro storico ovvero quelle sopra Via del Corso?


E invece è andata proprio così. Da una parte si sono progettate le luminarie di Via del Corso (viola \ blu \ bianche) e dall'altra si è lasciato allo sponsor privato, senza dargli nessuna indicazione, di progettare Spelacchio (che è rosso e giallo). Sarebbe bastato, chessò, che le luminarie avessero avuto quelle stelle viola di un colore più vicino o uguale al rosso di Spelacchio per rendere tutto più omogeneo, armonico. Per restituire un senso di pensiero comune, di progettazione. Per trasmettere il concetto che qualcuno ci aveva messo la testa e che non si era proceduto a casaccio. E invece il risultato è quello che vedete: non male magari, ma senz'altro si poteva fare meglio.


Ma niente paura: questo cosa non contano e non conteranno mai nell'unica città d'occidente dove faciloneria superficialità sono considerati pregi laddove dovunque sono difetti. I probbblemi so artri, efffattela na risata no che nun te sta mai bene gnente...

16 dicembre 2018

In un video tutta la tristezza di Piazza Navona. Le bancarelle più deprimenti del mondo

Non volevamo metterci piede per evitare di essere avviluppati dal senso di depressione e tristezza inevitabile. E invece lo abbiamo fatto. C'è Via Condotti grondante di gente, c'è Via del Corso con delle belle decorazioni (sebbene cozzino parecchio con quelle dell'albero di Natale in Piazza Venezia), c'è appunto Spelacchio finalmente organizzato per servire all'immagine della città. E poi c'è Piazza Navona. Mentre dovunque c'è il caos lì regna la tristezza più surreale. La piazza è spettrale. Le bancarelle sono orripilanti e mai avremmo pensato che il nostro invito (e quello di tante persone di buona volontà) di disertare la Festa della Befana che i pentastellati avevano fortemente deciso di regalare nuovamente al solito giro dei pessimi ambulanti romani sarebbe stato così seguito.

Non c'è nessuno e l'orario è quello di punta. Il video racconta tutto il resto di questa terribile storia, una delle tante storie terribili, uno dei tanti danni epocali, uno dei tanti treni perduti. C'era modo di fare un bando serio e di fare un bando invece finto per far vincere i soliti. Indovinate cosa hanno scelto gli "honesty"? La cosa terrificante di queste scelte assurde è che i loro effetti nefasti non termineranno a breve, il bando prevedeva nove anni di affidamento agli inqualificabili imprenditori vincitori. Ne deriva che Piazza Navona sarà organizzata all'insegna di questa tristezza per altri sette anni ancora e che dunque lo strascico negativo pentecatto durerà molto di più probabilmente del Movimento 5 Stelle stesso. Ma non c'è che dire: qui gli anni di sciagure sono solo una decina, altrove e in altri settori (si pensi all'urbanistica con le scelte su Tor di Valle, Ex Fiera, Olimpiadi ecc) si parla di quarant'anni di incalcolabili danni.


Tornando a Piazza Navona il discorso è molto ma molto semplice: siamo nella piazza più bella del mondo (realizzata sulle vestigia, ancora esistenti, di un grande circo romano, con edifici nobiliari unici affrescati da Pietro da Cortona, con musei straordinari, con chiese progettate da Francesco Borromini e fontane disegnate da Gian Lorenzo Bernini e Giacomo della Porta) e dunque ci devono essere gli operatori commerciali migliori del mondo. O almeno i migliori della città. Fine. Si poteva fare, si è scelto di non farlo per assicurarsi la benevolenza delle lobbies. Del resto è quello che questi incapaci populisti fanno un po' in tutti gli ambiti con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Era difficilissimo far peggio di quelli prima eh, eppure...


Ad oggi si può ben dire, viste le condizioni di questo mercatino, che Roma è l'unica città che durante le Feste rinunzia ad avere un mercatino di Natale. L'incapacità, la connivenza e la scarsa lucidità degli amministratori unita alla peggior genìe di ambulanti del mondo ha generato questa anomalia inedita che danneggia tutti.

14 dicembre 2018

Ma davvero la doppia fila è "colpa dei romani"?

Ieri la sindaca Virginia Raggi e il suo carisma pari a quello di una Fiat Duna berlina del 1989 sono stati entrambi intervistati da Corrado Formigli a Piazzapulita. Tra le milleduecento idiozie ("a Roma Mafia Capitale è stata come Tangentopoli per Milano...") volevamo limitarci a concentrarci su una cosa, che rischia di passare più in sordina. Il solito servizio sulla sosta selvaggia, che fa tanto colore quando si parla di Roma, è stato chiosato dal conduttore con la frase di rito sull'inciviltà dei romani. La Sindaca, invece di replicare precisando come sarebbe stato opportuno, ha rincarato la dose nella direzione sbagliata: "assumeremo nuovi vigili e altri ancora ne assumeremo e diremo loro di essere inflessibili con la sosta selvaggia".

Dunque, una volta per tutte, non solo la doppia fila NON è una funzione della civiltà dei cittadini, ma senz'altro non si combatte coi poveri vigili lanciati in strada (a meno di non metterne uno per ogni cittadino, assumendone non centinaia ma centinaia di migliaia) bensì con due cose importantissime rispetto alle quali l'amministrazione non sta facendo nulla: arredo urbano e videosorveglianza.

L'arredo urbano sta alle auto e al loro comportamento come le gabbie stanno alle belve feroci nello zoo. Se allo zoo decidi di lasciare le gabbie delle tigri e dei leoni ben aperte, non puoi poi lamentarti che i felini si divorino i bambini in gita scolastica. L'arredo urbano di Roma, rispetto alla sosta selvaggia, equivale esattamente alle gabbie aperte di uno zoo. E' noto che in un contesto urbano complesso dove si lotta in un certo qual senso per la sopravvivenza, le persone hanno lo stesso comportamento delle bestie selvagge. 
Se bestie selvagge divorano bambini innocenti dopo che qualcuno ha DECISO di lasciar loro le gabbie aperte nello zoo dove abitano si può davvero dar la colpa alle beste? O forse la colpa è di chi ha DECISO di non chiuderle idoneamente nei loro ricoveri?

Ecco per le strade è la stessa cosa. Spiegato dunque perché NON è assolutamente colpa dei romani come semplicisticamente si cerca di risolvere il problema.

12 dicembre 2018

La solita fortuna dei grillini. Adesso la loro emergenza rifiuti sarà tutta colpa dell'incendio

Maestri nell'arte di scaricare la colpa, attività che svolgono con una abilità sconcertante da due anni e mezzo, i grillini hanno avuto anche la fortuna sfacciata dell'incendio dell'impianto Ama di Via Salaria. Per di più c'è anche il giallo del sistema di videosorveglianza fuori uso e della concomitante parziale assoluzione di Manlio Cerroni dalle accuse per mafia. Ovvio il non detto dei tanti politici e dei tanti adepti della setta che si vestono sui social del peggior complottismo: ci hanno dato fuoco all'impianto per costringerci ad utilizzare gli impianti dei privati. 

Ovviamente non ha alcun senso, ma poco importa perché il semplice intreccio narrativo da novela sudamericana basta e avanza per i pochissimi neuroni contenuti nelle scatole craniche degli ancora tantissimi supporter degli incapaci al governo. Qualsiasi incendio con le caratteristiche di quello scoppiato ieri, doloso o non doloso cambia davvero poco, può divampare solo in presenza di una grave inefficienza e cialtronaggine gestionale. Non è un caso che in passato episodi simili, sebbene non così gravi, si siano susseguiti e che le proteste che richiedevano una radicale trasformazione del TBM si sprecassero, quotidianamente ignorate dall'amministrazione che, anzi, con la geniale assessora Pinuccia, spiegava che tutto sommato non c'era nulla di cui preoccuparsi, arrivando perfino a negare il cattivo odore.

Ora però la manna dal cielo. L'incidente che tutto lava. La città - basta scorrere il nostro profilo Facebook dei giorni scorsi - era già in piena emergenza rifiuti. Ama si stava limitando ormai da giorni a pulire le strade dello shopping, ma fuori da Via Condotti e Via Cola di Rienzo, pur restando ben dentro al centro storico, la situazione era raccapricciante. E questo non per colpa di qualche incidente, bensì per colpa dell'incapacità totale di Ama (che nell'ultimo mese ha aggiunto a tutto ciò la follia della raccolta porta a porta per bar e ristoranti, con il riversamento sui marciapiedi di svariate migliaia di bidoncini che stanno letteralmente trasformando l'aspetto della città) e per colpa dell'ideologia malata dei pentafessi i quali - in perfetta continuità con la follia amministrativa di certa sinistra, dei partiti e dei comitati finto ambientalisti e di certa destra - come si fa da sempre in Italia giocano a raccontare la filastrocca della non necessità di impianti di trattamento. Non si devono fare impianti di biogas, non si devono fare gassificatori, non si devono fare inceneritori, non si devono fare termovalorizzatori. Tutto è male (salvo poi utilizzare i medesimi impianti subito fuori regione o oltre confine, la medesima ipocrisia dell'energia atomica), tutto è inaccettabile per loro. L'unica cosa accettabile è tenere una raccolta rifiuti a livello medievale, con mezzi e approccio di 40 anni fa. Al limite una mega discarica, se poi la si deve chiudere si trasforma la città stessa in discarica. Tutto va bene, perfino ardere gli impianti dove la monnezza viene stoccata e stagionata (stoccata&stagionata!) con conseguenti emissioni pari a 100 termovalorizzatori per un anno, ma non costruire un termovalorizzatore vero, ovvero un impianto come quelli che a Brescia, Vienna, Copenhagen hanno in pieno centro città senza conseguenze se non conseguenze assai positive su economia e benessere.
Da oggi dunque una città ricoperta di rumenta non sarà più colpa di scelte sbagliate, di strategie folli, di priorità errate e di impostazioni politico-ideologiche malate, no, sarà tutta colpa del misterioso incendio forse-doloso. Chiaro?

Così a Roma non solo avrete sempre una città sporchissima, non solo avrete maggiori emissioni e miasmi, ma in più pagherete enormemente di più, mentre altri - i luoghi dove la vostra monnezza viene spedita per essere trattata e valorizzata - diventeranno ricchi proprio grazie alle vostre gigantesche tasse rifiuti versate. E, non contenti, seguiterete a venire raggirati e presi per i fondelli dal peggior partito che abbia mai amministrato la città. Capace di girare a suo favore qualsiasi cosa, perfino un disastro ambientale di cui è primo responsabile.

Un esperimento antropologico che non ha eguali al mondo. Da studiare. Nel frattempo qualcuno commisari - per 12 anni - questa città che rischia di diventare un problema gravissimo ed ingestibile per l'Italia e per l'intera Europa. Se continuate a lasciarla fare Roma non solo ucciderà i romani, ma vi ucciderà tutti. Politicamente, economicamente o perfino fisicamente.

9 dicembre 2018

Ciclabile Tuscolana. Un video e 7 riflessioni dopo le ridicole proteste

A dispetto di una amministrazione collusa, corrotta, incapace e dannosa all'inverosimile, nel VII Municipio si respira un'aria un pelo differente. Dai marciapiedi sono state tolte le atroci bancarelle, nel territorio si combattono le roccaforti dei cittadini più squallidi della zona, chiamati Casamonica, e lungo la strada principale del quartiere, la Tuscolana, si realizza una infrastruttura ciclabile che dovunque sarebbe la normalità, ma per gli standard di Roma (parliamo di 4 km e mezzo di bike lane) è autenticamente una grande opera.

E nonostante tutto questo, invece di inginocchiarsi ad una amministrazione che oggettivamente sta facendo vedere qualche briciolo di segno di cambiamento, i cittadini cosa ti fanno? Protestano come dei deficienti. 

Le proteste riguardanti la ciclabile le abbiamo commentate in questo post su Facebook, qui sotto vogliamo elencare alcuni punti che sottolineano come le proteste siano demenziali e come semmai la colpa dell'amministrazione sia stata non certo quella di aver ristretto troppo la Tuscolana, bensì di averlo fatto troppo poco come il nostro filmato dimostra. Al di là delle nostre critiche, stiamo parlando di un intervento concettualmente indovinatissimo che parte da un assunto sacrosanto: dove c'è spazio per la doppia fila, c'è spazio per una bike lane. E' un concetto molto semplice che si può applicare a centinaia di strade di Roma: convivete con la doppia fila? Benissimo. Allora lasciamo le auto in doppia fila, e al posto di quelle in prima fila, mettiamo una ciclabile. Così la doppia fila diventa magicamente regolare e si crea spazio e sicurezza per i ciclisti. E oltretutto si impedisce fisicamente una ulteriore doppia fila. Da replicare, quanto prima, ovunque. La Tuscolana è un prototipo, ecco perché è importante difendere questa ciclabile nonostante come comprenderete dal video ha secondo noi qualche difetto. 


1. POSTI AUTO

Non si perderà nessun posto auto. Purtroppo, diciamo noi, non si perderà nessun posto auto. I posti auto dalla superficie stradale vanno tolti sia per rivalorizzare il sottosuolo (al posto dei parcheggi ci hanno fatto supermercati, magazzini, cantine e palestre, perché tanto e maghine se metteno de fori) sia per spingere le famiglie a rinunciare alla seconda o alla terza auto che spesso viene acquistata perché tanto la si può posteggiare senza spendere nulla in cambio. Sarebbe stato bello se insieme alla ciclabile si fosse proceduto a togliere i parcheggi dallo square centrale trasformando in parco lineare quello che oggi è un volgare parcheggio separato da guard rail di metallo dalla carreggiata tipo paese dell'est degli anni ottanta, ma questo non si fa: speriamo che l'amministrazione trovi il coraggio di attuale misure impopolari ma necessarie assolutamente come l'eliminazione dei posti auto dalla superficie e dal suolo pubblico.

2. CARREGGIATE
Come il nostro video dimostra alla perfezione non solo le corsie in carreggiata erano due e rimangono due anche dopo la ciclabile, ma purtroppo restano corsie "alla romana" ovvero troppo larghe. Altro che "restringimento"... Cosa si doveva fare? Semplice: approfittare per allargare un po' i marciapiedi. Così la combinazione tra marciapiedi più larghi + ciclabile + due corsie finalmente di dimensioni corrette avrebbe al contempo dato reale ordine alla strada e coadiuvato di molto il commercio, oggi brutalizzato da marciapiedi orribili e troppo stretti per un reale shopping di qualità.

3. LUNGHEZZA
Protestano perché la ciclabile parte nel nulla e arriva nel nulla. Falso. E' una lunga ciclabile di grande impatto, pronta speriamo presto ad essere allungata sul tratto più centrale della Tuscolana che sembra una camionabile del Minnesota nel 1920, larga in maniera inverosimile e bisognosa di un restyling assoluto. Se pensi alla Tuscolana, ad esempio, all'altezza di Furio Camillo, ti prende un colpo. La ciclabile andrà allungata quanto prima anche perché oggi per chi va verso il centro si interrompe pochi metri prima della salita di Porta Furba invitando i ciclisti ad andarsi ad ammazzare su una strada molto pericolosa. Non va bene. 

4. COSTI
Qualche associazione di ciclisti che voleva che la ciclabile passasse altrove lamenta che i costi sono alti. Stiamo parlando di meno di 700mila euro: un costo contenutissimo. E lo si evince bene dalla qualità terzomondista del cantiere. Si lavora semmai troppo a risparmio.

5. PERCORSO
Qualche imbarazzante comitato locale voleva che la ciclabile passasse nel Parco degli Acquedotti. E' ovviamente una follia. Le ciclabili devono passare nel cuore della vita civile e commerciale dei quartieri. La bici non serve per andare a fare scampagnate nei parchi, bensì per andare a fare compere, muoversi per negozi, andare a scuola, all'università, a lavoro e raggiungere le stazioni della metro dove poi parcheggiare e prendere altri mezzi. 

6. NEGOZI
A Roma, come succedeva in altre città circa 40 anni fa, ancora si pensa che se togli la doppia fila (e la ciclabile purtroppo difficilmente riuscirà a toglierla, come dimostra il nostro video) diminuisci il lavoro dei negozi. Ovviamente è vero il contrario. Una ciclabile porta tantissimo lavoro in più a bar e commerci, secondo alcuni studi gli affari crescono del 40%.

7. DOPPIA FILA
Sarà veramente dura perché le carreggiate "alla romana" che la ciclabile lascia (due carreggiate da 3,70 metri) consentiranno purtroppo a molti incivili di fermarsi lo stesso con conseguenze - in alcune ore - non trascurabili sulla congestione del traffico. Come ovviare? Il modo c'è: realizzare una segnaletica molto evidente e netta, che non lasci dubbi e poi agire in modo molto duro e inflessibile con lo street control. Strade soggette a doppia fila come Via Tuscolana devono vedere un lavoro impegnato di questo strumento. E' sufficiente dedicare una macchina, una sola macchina con due agenti, allo street control sulla Tuscolana (e su altre strade, dalla Boccea a Cola di Rienzo) facendole fare su e giù di continuo. Significa che si arriverà ad una buona sicurezza di prendere la multa, significa che ogni mezz'ora il passaggio della volante farà secco chi ancora si diverte a comportarsi da incivile, significa peraltro avere tanti soldi in più per investire sulla mobilità dolce e sostenibile. Basta una macchina per ogni strada. In alternativa telecamere fisse, come dovrebbero esserci su ogni strada importante. In caso contrario rischia di essere tutto inutile e tutto vanificato...


Resta, a cappello di tutto e a chiosa di tutto, una cronica capacità dell'amministrazione di comunicare. Una storia come questa è un contenuto che l'amministrazione deve essere capace di far atterrare in iniziative condivise, filmati, tutorial online. Tutto questo farebbe sentire profondamente ridicolo chi protesta, mentre oggi si sente forte e padrone del territorio in assenza di uno storytelling alternativo. Se l'amministrazione invece di riempire gli uffici di comunicazione di decine e decine di raccomandati pentecatti avesse lavorato in maniera più accorta, oggi non saremmo qui a dover rispondere alle proteste di quattro cafoni. 

8 dicembre 2018

Video. I poracci che alle 18 aspettano che si apra la Ztl bloccando la città

Probabilmente tutti voi avrete visto la scena, qualche giorno fa ci è capitato di incrociarla in diretta e l'abbiamo filmata. Un siparietto che rappresenta a pieno la povertà mentale diffusa della città. Verso le 18, con l'approssimarsi dell'apertura della Ztl, una mandria informe di individui, un grappolo di lamiere letteralmente blocca la città, gli autobus, i taxi, coloro che hanno diritto di entrare, le autoambulanze. La blocca. Che si tratti di Corso Vittorio Emanuele o di Piazza Esedra. In attesa che il led della Ztl segni "varco non attivo". E allora tutti dentro, un fiume di vetture puzzolenti a utilizzare Via Nazionale o Largo Argentino per fare la scorciatoia per passare da parte a parte della città. O dentro al centro dove di fatto non esistono parcheggi regolari e dove dunque si parcheggia sui marciapiedi o nelle isole pedonali.


Tutto questo è semplicemente ridicolo. Se la Ztl ha un senso e serve a limitare l'assalto delle auto private nel centro non si capisce perché questa necessaria tutela dell'area Unesco più delicata e peculiare del mondo scada alle 18. Dopo le 18 Roma non merita più di essere protetta da questa inutile, patetica e ridicola barbarie?


L'amministrazione nell'ambito del piano di Natale ha portato la chiusura della Ztl dalle 18 alle 19. Ma è un palliativo e non basta. La Ztl va tenuta chiusa h24, non ha senso che vi siano orari di apertura e chiusura. Peraltro è l'unico modo per combattere il delirio di sosta selvaggia che umilia il cuore della città. E l'unico modo per non vedere più queste scene da assoluto Terzo Mondo.

5 dicembre 2018

Quadruplicati i cassonetti per le strade. Roma invasa dai bidoncini ma nessuno ne parla





Se hai un esercizio commerciale, non importa se di qualità o meno, e metti fuori dalla tua attività uno zerbino, una tenda, un tavolino, un vaso con una pianta, arrivano in un nanosecondo i Vigili Urbani e o ti intimano di togliere tutto pena multe da migliaia (migliaia!) di euro. E nello stesso identico posto dove volevi mettere una pianta metti invece un bidone della monnezza nessuno ti dice nulla, puoi farlo liberamente.



Questo è solo uno dei paradossi di questa storia. Se abbellisci la città e dai servizi vieni vessato in maniera atroce. Se invece la umili e la riempi di bruttezza vieni tollerato nonostante tua sia platealmente fuori legge.

La faccenda dei bidoncini della raccolta differenziata di bar e ristoranti è allucinante. Da quando sono stati consegnati la città ha cambiato aspetto senza che nessuno se ne curi. Già lo spazio pubblico soffriva enormemente pieno com'è di superfetazioni che sarebbero inaccettabili in qualsiasi altra città del mondo (ettari consegnati alle auto, cartelloni abusivi, ambulanti e i bidoni gialli - altra geniale operazione dell'Ama a 5 Stelle - degli abiti usati), ora la situazione è peggiorata radicalmente. Dove c'erano ancora i cassonetti, lo spazio occupato da queste mini discariche è quadruplicato, con una coesistenza surreale di cassonetti e bidoncini. Dove invece i cassonetti erano stati tolti (e la raccolta porta a porta veniva fatta dai condomini tenendosi all'interno i bidoncini), ora sono ritornati e le strade si sono riempite di nuovo di contenitori di monnezza.



Cittadini e turisti non conoscono la vera natura di questi bidoncini e il loro utilizzo, per loro sono secchi della spazzatura. Cercano di metterci alla rinfusa i loro rifiuti e quando li trovano chiusi (perché per evitare di trovarsi roba buttata a caso i commercianti quasi sempre li lucchettano) li appoggiano sopra contribuendo alla sporcizia del tutto. I bidoncini stanno iniziando a riempirsi di adesivi dei traslocatori e dei serrandari, di stickers e di graffiti. Presto inizieranno a puzzare.




I bidoncini dovrebbero essere tenuti dentro, questo dice il regolamento. L'Ama li consegna e il negoziante deve occuparli di tenerli dentro salvo nel momento in cui Ama passa a ritirarli. Ma l'organizzazione di Ama (una azienda alla canna del gas) è talmente insensata che ogni negoziante si sente in qualche modo giustificato a tenerli fuori. Per i ristoranti - che magari sono aperti solo la sera dalle 18 in poi - gli orari di ritiro sono, ad esempio, dalle 6 alle 11 di mattina e così via. Naturalmente se ci fosse una motivazione i commercianti potrebbero organizzarsi per evitare questo scempio (scempio tra l'altro nelle stesse strade dove loro operano e dunque dove sempre meno persone andranno a passeggiare e spendere, innescando il circolo vizioso della sciatteria che sta uccidendo definitivamente Roma e la sua economia), potrebbero ad esempio accordarsi coi condomini per trovare spazio all'interno dei cortili - così si è fatto a Milano - o potrebbero consorziarsi per affittare piccoli fondi e affidare a qualche associazione o cooperativa apposita l'onere di mettere al mattino fuori e rimettere dentro dopo il ritiro i bidoncini.




Questa motivazione può venire solo a seguito di sanzioni. A Milano tutto questo già si fa (da 20 anni) per il semplice fatto che si è certi di essere sanzionati se non lo si fa. E allora quando sai che un comportamento errato ti comporta una multa, eviti di metterlo in pratica inventandoti alternative. Qui le sanzioni non esistono benché previste. Chiedete ad Ama quante sanzioni ha fatto per esposizione dei bidoncini fuori dall'orario di ritiro. Zero.

La cosa più inquietante di tutta questa storia è la reazione della cittadinanza. Nulla. Zero. La tua strada, il tuo marciapiede, il luogo dove hai investito acquistando un appartamento, aperto una attività viene riempito di decine di secchi della monnezza lasciati fuori da chi non potrebbe farlo e tu taci, muto, zitto. La gente prende il cappuccino seduta su tavolini con vista bidoncini e zitta. Chi ha passeggini o carrozzine per disabili non passa più su alcune strade ma sta zitta. Abituata e assuefatta al brutto. 
Si riconferma il rapporto malato tra i romani e il suolo pubblico. Questa è l'unica città d'occidente dove lo spazio pubblico smette di essere la terra di tutti e diviene la terra di nessuno, il luogo dove tutti possono fare quello che vogliono liberamente. C'è anche una significativa parte di cittadini, che è molto emblematica, che quando parliamo di questo problema ripete frasi tipo "eh ma meglio così che la monnezza per terra". Come se i bidoncini evitassero la monnezza per terra (anzi, la incrementano). Come se l'invasione di rifiuti fosse ormai lo standard e la moltiplicazione di contenitori per rifiuti fosse il male minore. Ecco, una città che ragiona in termini di male minore infischiandosene di leggi, regolamenti, legalità, best practices internazionali e buon senso. Una città totalmente incapace di accettare le riforme di civiltà (guardate la storia delle strisce blu a pagamento anche per i residenti) ma capacissima di adeguarsi all'inciviltà, alla sciatteria, al degrado. Dalle piccole cose alle grandi questioni. Su tutto. E' pur vero che chi è abituato a far scempio dello spazio pubblico (basta vedere come si comportano i romani con le loro autovetture), è ben poco propenso a rimproverare o biasimare altri che fanno altrettanto. Se un romano vede suolo pubblico rubato per fini privati non grida allo scandalo ribellandosi, ma pensa quale è la strada più breve per fare altrettanto. Ci stiamo suicidando, veniteci a salvare.

3 dicembre 2018

Tiburtina Valley: il business district di Roma sembra Hiroshima nel 1945

Ciao Romafaschifo, volevo portare alla tua attenzione una spassosa iniziativa di Unindustria e Comune di Roma. Ho la sfortuna di lavorare in zona Tiburtina e faccio dai 60 ai 120 minuti di viaggio ogni giorno, per sola andata o ritorno, da casa all’ufficio.
Sono dieci anni che la Tiburtina è devastata dai “lavori” (li metto tra virgolette perché è tutto ormai fermo da anni) e la strada è cosparsa di new jersey buttati a caso in mezzo alle carreggiate e ai lati.
La viabilità limitrofa è impraticabile, con le strade disintegrate usate come discariche: ti metto qualche esempio preso dall’imparziale Google Street View.






Poi c'è anche un intero tratto di strada, pronto da anni e che potrebbe alleggerire il carico sulla Tiburtina,  mai aperto. Unisce via di Vannina a via di Tor Cervara ed essendo chiuso al transito è utilizzato ccome discarica. Lo ripuliscono ogni sei mesi con i camion.



Il percorso dal GRA verso il centro è costellato di ex attività industriali/commerciali fantasma. Stabili abbandonati tra cui spiccano la ex Cesare Menasci (abbigliamento) la ex Technicolor (dove è stata stampata su pellicola la Storia del cinema italiano), la ex Illuminotecnica, la ex Società Ossigeno Napoli, le ex Officine Romanazzi,  per citare solo gli stabili più noti e non occupati da senzatetto.

Poi ci sono le sale bingo, unico settore che sembra davvero prosperare. Ah, c'è anche McDonald's, e se ci entri in macchina dalla Tiburtina poi non puoi uscire più sulla stessa strada (a meno che non percorri via del Casale Cavallari contro mano come fanno tanti) ma devi farti un giro safari per via di Vannina.



Per completare il quadro abbiamo le situazioni di occupazioni di disperati e senza tetto con tutto il carico di problemi che portano con se'. Alcune (come la ex Leo farmaceutica) sono finite più volte in cronaca nera nazionale per stupri e morti.
Bene (si fa per dire): in questa situazione di devastazione urbanistica, stradale e umana di questo angolo di autentico Terzo mondo, a noi lavoratori della zona giunge dalle aziende l’invito a visitare questo portale.
Se compilerai il sondaggio (in cui ti chiedono se ti piace dove ti trovi…) puoi anche vincere “un cesto di prodotti offerto da Gentilini e da Pallini”.
Il portale comprende anche una sezione "Infomobilità - Il percorso giusto per te" che non è altro che un link a Google maps per calcolare i percorsi.

Poi c'è una brochure da scaricare (sezione "Tiburtina in Movimento"), che illustra il progetto: il tutto termina in un "hackaton" (termine altisonante, che dovrebbe riferirsi propriamente a una convention di informatici e hacker: qui usato un po' fuori contesto...) e "Gli interventi che scaturiranno dall’hackaton saranno individuati attraverso...": non lo sapremo mai, perchè si sono dimenticati di scriverlo (pagina 5 della brochure).

Una iniziativa paragonabile ad un sondaggio sulla manutenzione del verde pubblico a Hiroshima nel  settembre del ’45.

LETTERA FIRMATA