30 giugno 2015

Chiudono il Forlanini e lo sostituiscono con l'abbandono. Zero progetti per un'area che potrebbe generare ricchezza per tutti: così le istituzioni rubano il futuro ai cittadini



L'Ospedale Forlanini: una bellissima struttura di 118mila mq immersa in un parco di alberi d'alto fusto grande 280mila mq. Al suo interno un cinema da 800 posti, un lago sotterraneo, un museo, una chiesa. Ambienti pensati per la convalescenza dalle malattie respiratorie e quindi assolati, salubri e accoglienti. Oggi tutto questo è già in abbandono e l'ospedale chiude definitivamente il 30 giugno senza che ne sia stata decisa la futura sorte. 

Ovvio, di questi tempi nessuno ha il coraggio di decidere l'unica destinazione possibile: una trasformazione ad uso misto pubblico-privato, che consenta di reperire le risorse per la ristrutturazione e mantenere parte del Forlanini e tutto il suo meraviglioso parco a disposizione della città. Accorrerebbero architetti e imprenditori da tutto il mondo per un progetto di questo tipo è in qualsiasi paese civile il 1 luglio verrebbero consegnate le chiavi al capo cantiere. Ma siamo in Italia, siamo a Roma e da quest'estate il Forlanini calerà nell'indecente oblio delle occupazioni abusive, della sciatteria, del degrado, dell'abbandono.

Il Forlanini può rappresentare un'operazione di riqualificazione, trasformazione e valorizzazione urbana clamorosa. Capace da sola di reperire risorse a beneficio di tutta la sanità regionale. E' su operazioni di questo tipo, tra l'altro, che si reggono le economie di tutte le altre grandi città occidentali. Se anche Londra, Parigi, Monaco, Madrid o New York lasciassero in abbandono interi brani del loro territorio senza farne catalizzatori di sviluppo, anche quelle città sarebbero nelle condizioni in cui siamo noi. Ecco perché se ne guardano bene. 

L'Ospedale Forlanini ha la sorte segnata dal 2006. In quell'anno si decise che avrebbe chiuso e che i reparti sarebbero stati trasferiti altrove. Giusta la chiusura? Sbagliata la chiusura? Non è di questo che vogliamo parlare. Vogliamo parlare del fatto che da allora, dieci anni fa, nessuno (no Marrazzo, no Polverini, no Zingaretti - nonostante risibili e minimali progetti che muovono un valore pari a 10 quando le dimensioni sarebbero 10mila - : non dimentichiamo che l'ospedale è regionale, anche se il Comune avrebbe dovuto e potuto sollecitare e dire la sua e anche lui non lo ha fatto) ha mosso un dito. Ci sarebbe stato il tempo per fare tutto: consultazioni con i cittadini, un concorso d'idee, una call internazionale, ricevere le manifestazioni d'interesse da parte di grandi immobiliaristi da tutto il mondo che qui avrebbero potuto sviluppare a piacimento vista l'enorme capacità: case popolari, case di lusso, alberghi, parcheggi interrati. Per non dire dei servizi pubblici: caserme, sedi di municipi, asili, centri anziani. Qui c'è spazio per far tutto nella più alta qualità e in un contesto straordinario per architettura e paesaggio. E c'è spazio per generare ricchezza, riqualificazione, posti di lavoro. Una sfida stupenda che nessuno ha colto e che nessuno ha intenzione di cogliere ora.

Sono operazioni di questo tipo che permettono alle istituzioni di tutto il mondo di amministrare con qualità il proprio territorio senza chiedere tasse da rapina ai propri cittadini: far rendere ciò che si possiede, valorizzarlo, far sì che sprigioni valore diretto e indiretto. Un progetto come quello del Forlanini potrebbe far scaturire centinaia di milioni: sono gli stessi milioni che poi la Regione (ma vale per tutte le istituzioni in generale) vengono a richiederci come addizionali, come taglio di servizi, come disagio e degrado. Come possono le istituzioni pubbliche e gli enti locali continuare a ripetere che non hanno soldi, continuare a lagnarsi per i tagli dei trasferimenti statali quando abbandonano e non mettono a frutto le loro ricchezze? Non valorizzare ciò che è valorizzabile, non far emergere valore, ricchezza e risorse da laddove possono emergere, è dunque in tutta evidenza un furto che le istituzioni fanno nei confronti dei propri cittadini. Qualcosa di profondamente inaccettabile che non accade in nessuna altra città del mondo e che dovrebbe essere in qualche modo sanzionabile. 

Video. Guerra civile sotto la metro. Più ladre che viaggiatori, corrono come pazze e cercano di spaccarci il telefono: la fermata Termini è di loro proprietà

Tra i tantissimi video che abbiamo pubblicato riguardo agli scippi sotto la metro, questo più di altri dà il senso di una guerra civile in corso. Ormai le ladre (immancabile quella con la felpa arrotolata sotto la maglia a simulare una gravidanza) sono in numero pazzesco. Circondano viaggiatori e ignari turisti come cavallette. Corrono all'impazzata da tutte le parti della stazione alla ricerca della preda come dei piranha. Appena si accorgono di essere riprese provano a spaccare il telefono del lettore che ci ha mandato il firmato. E poi ancora di corsa a tutto gas lungo la banchina. 
La banchina di Termini dovrebbe essere uno dei posti più controllati e presidiati della città. Tra telecamere e presenza fisica di agenti. E invece è di proprietà di una banda di ladruncole da quattro soldi che giorno dopo giorno, treno dopo treno, si sono rese conto che nessuno gli avrebbe fatto nulla, nessuno avrebbe loro detto nulla e si sono appropriate di uno dei luoghi più delicati della città trasformandolo nel loro bancomat. 
E le guardie? C'erano, in gran numero: una dozzina. Erano tutte intente a chiacchierare all'ingresso. Questa situazione è in gran parte dovuta al fatto che loro non hanno voglia di lavorare. Questo è, senza tanto girarci attorno. Si tratta di ladruncole che scappano appena vedono uno smartphone che le filma, figurarsi se le banchine fossero presidiate da un paio di agenti di sicurezza...

Una scena raccapricciante che fa vergognare. Questo e gli altri nostri filmati sono documentari sulla città da far girare il più possibile. Affinché i turisti si rendano conto cosa li aspetta.

29 giugno 2015

I risciò come i camion bar. Ecco come si crea dal nulla uno scempio decennale alla romana. Possiamo seguirlo dall'inizio








Prendi qualcosa che non esiste. Dagli un permesso provvisorio per esistere. Fai accedere a questo "permesso", sebbene provvisorio, delle realtà che non accedono perché sono le migliori o perché hanno vinto un bando, ma per altri motivi. Ammanta tutto di necessità e buone azioni. Fai crescere il fenomeno. Ti troverai a doverlo gestire per decenni, vedendoti accusare, quando lo vorrai debellare, di voler mandare sotto ad un ponte "decine di famiglie". Come se quell'abuso, proprio grazie alle tue scelte, fosse diventato un diritto.

Ma fino a ieri, ovvero fino a quando non facevano i riscioisti abusivi, questi padri di famiglia cosa facevano? 

Quello che sta succedendo con i risciò ricalca, nella zona di Fori e Colosseo, quel che è successo con i camion bar. Autorizzati temporaneamente nel 1990 per i Mondiali i secondi; autorizzati temporaneamente come mezzo di reintegrazione dei detenuti i primi. E anche il resto è simile: tasse a vantaggio dell'amministrazione zero, zero bandi di gara, prepotenza assoluta, Vigili che fingono di non vedere.

Stanno insomma creando a tavolino un'emergenza che non c'era. La stura la diede Alemanno, ma poi la cosa è esplosa quando l'area di Fori e Colosseo è stata pedonalizzata. La pedonalizzazione è durata poco perché ora grazie a questi mostriciattoli a tre ruote con pedalata (super) assistita, girare in bici e anche a piedi in zona è più pericoloso di prima. Polizia Municipale e Assessorato ai Trasporti ci hanno provato, a regolamentare la cosa, per ora senza riuscirci. Intanto i risciò aumentano, urlano "taaaccsiii" ai turisti facendo una concorrenza sleale assurda ai taxi autorizzati, sfrecciano, espongono sulle superfici dei mezzi pubblicità totalmente illegale, provocano incidenti in attesa del primo vero morto ammazzato, si allargano ben oltre l'area pedonale andando fino a Piazza Navona o al Vaticano, basta pagare (tanto). E accampano diritti, ovviamente, come li accamperebbe chiunque lasciato fare in questo modo. Vai sulle loro pagine Facebook e ti rendi conto che si sentono padroni dell'area e non si capacitano del motivo per il quale il Comune non dà loro ufficiali autorizzazione. Come se fossero dovute. 

L'amministrazione decide che vuole dare alcune licenze di risciò? Decidesse quante e dove e le mettesse a bando (non prima di aver scritto un regolamento cui questi arnesi si dovranno attenere). Prima di allora è solo la solita squallida tolleranza dell'abusivismo che già mille volte abbiamo visto in questa città. Prima di allora è solo la solita squallida incapacità di gestire e governare i problemi.

28 giugno 2015

5 foto per un piccolo reportage dalla California. Semmai ci fosse bisogno di ribadire certi concetti





Amici, vi mando un piccolo reportage sulla California, visitata qualche settimana fa, con giro tra San Francisco e Silicon Valley.

Come vedrete, vi sono alcuni semplici ma efficacissimi messaggi da apprezzare: 

1. Parcheggi qui? ti porto via la macchina perché passano le bici. 
2. Non sporcare per terra.
3. Questo mezzo pubblico viene pulito anche grazie ai tuoi soldi, aiutaci a tenerlo pulito, segnala problemi (c'è una app per questo, ovviamente!)

Da notare che se Roma non è una città per bici... figuriamoci San Francisco, eppure ve ne sono tante, nella parte bassa ovviamente ma vi sono sistemi per potersi spostare anche sulle colline: gli autobus hanno una sorta di staffa davanti sulla quale vengono messe le bici.
I tram della Silicon Valley sono naturalmente dotati di wi-fi (oltre che pulitissimi). Aggiungo anche un paio di foto sui praticelli bordo strada di San José, così tanto per mortificarci ancora un po' nel  ricordare la situazione desolante dei nostri giardini. E le strade dove è impossibile posteggiare la notte ogni giorno. Perché la pubblica via non è un garage...

Anonimo

"Siete cattivi: costringete gli imprenditori onesti a scappare da Roma". La lettera aperta di un ristorante che non vuole fare abusivismo a Ignazio Marino


Roma è l'unica città che fa una guerriglia costante ai tavolini all'aperto. Il risultato di questa guerriglia, che Roma fa Schifo è l'unico organo di informazione cittadina a raccontare in maniera diversa ed a individuare come un enorme problema di visione, è duplice: da una parte porta le aziende poco serie a stare nell'abusivismo, dall'altra porta le aziende serie a soffrire ed a chiudere.

Questi sono i risultati di primo livello. Il risultato di secondo livello, invece, è il degrado della città: tavolini para-abusivi dall'aspetto orrendo (nessuno investe su dehors che da un momento all'altro possono esserti tolti o che ti possono essere revocati anche se regolari se l'amministrazione decide di approvare una norma, come la follia dei Piani di Massima Occupabilità) e spazi pubblici che vengono invasi da altri elementi - per lo più autovetture, ma anche commercio ambulante più o meno abusivo - quando sarebbero perfettamente vocati per i tavolini. 

Tutto questo mentre tutte le altre grandi città occidentali, nessuna esclusa, puntano - pur non avendo le bellezze da godere stando all'aperto e il clima favorevole che ha Roma - sui dehors come servizio per i turisti, come volano per l'economia e dunque per il gettito fiscale, per la crescita dei posti di lavoro. La nostra città, per squallide questioni ideologiche (e anche a causa di una classe imprenditoriale orrenda, nel mondo della ristorazione), si perde tutto questo.

Questa lettera da parte di un ristorante di buona qualità situato a pochi metri dal Colosseo (circondato invece da decine di ristoranti mediocri) spiega davvero tutto. Spiega a quale calvario sono sottoposti gli imprenditori che provano, nell'immondo scenario romano, a stare nella legalità.




Leggete che roba: il Comune qui rinuncia a posti di lavoro, a gettito fiscale, rinuncia a dare sicurezza ai pedoni ed ai turisti, rinuncia a combattere la sosta selvaggia, rinuncia ai versamenti di tassazione dell'occupazione di suolo pubblico. E, facendolo, non ha neppure il coraggio di rispondere di no dando la sicurezza a quell'operatore di non poter crescere (permettendogli magari di scegliere di andare da altre parti della città o, meglio, di chiudere e riaprire all'estero): semplicemente oppone il silenzio. Al massimo chiede nuovi progetti, come se gli architetti fossero gratis. Tutti sanno come si risolvono queste cose negli uffici, nei municipi e nei dipartimenti del Comune di Roma. Si risolvono con le mazzette anche se la lettera di Caffè Propaganda, elegantemente, non lo dice. 
Tutti i locali circostanti, locali quasi sempre di pessimo livello che ricoprono di vergogna la città e lasciano un ricordo orrendo nella mente dei turisti (pensiamo ai ristoranti su Piazza del Colosseo) hanno i tavolini all'aperto, Caffè Propaganda che è il ristorante migliore della zona no: forse perché ha la colpa di tener pulito, pagare le tasse e segnare i dipendenti. A perderci non sono solo loro, ma tutta la città.
Dietro a Caffè Propaganda ci sono soci che hanno creato posti - andateli a visitare, andateci a mangiare - come Litro al Gianicolo e il nuovissimo Banco a Via Ostiense. In tutti i casi posti di grande cura, di grande garbo e di qualità enormemente sopra la media. Banco, ad esempio, ha appena aperto e si è occupato di riqualificare un pezzetto altrimenti marcio e degradato di Via Ostiense con giardini verticali ed un'opera di street art. Questi imprenditori per il Comune di Roma sono il fumo negli occhi: perché generalmente non si fanno ricattare col rito della mazzetta. E dunque sono personaggi poco profittevoli, poco sexy per l'amministrazione: è gente per lo più onesta, destabilizzante per la città di Roma.

Gli imprenditori di Propaganda si rivolgono al Sindaco Marino. Ovviamente la cosa non è così semplice: questo genere di impostazione mentale il Comune di Roma ce l'aveva prima di Marino (non a caso il calvario di Propaganda conta più di tre anni e mezzo e Marino c'è da due anni) e ce l'avrà dopo. Sia, come abbiamo detto, per motivi ideologici, sia perché tenere tutto bloccato serve ad una parte dell'apparato cittadino che così può lucrare sul dividendo enorme della corruzione. Se io dico no a tutti, posso dire qualche a chi mi foraggia. Questo il ragionamento di una frangia dei vigili, questo il ragionamento di una frangia della Sovrintendenza e di una frangia degli uffici e dei funzionari cittadini. E', semplicemente, Mafia Capitale. Quella cosa che fa fuggire gli imprenditori onesti e rende la città un posto povero, degradato, miserabile e squallido. E' una tipologia di Mafia Capitale che fa più danni della Mafia Capitale di Buzzi e Odevaine, loro pare abbiano sottratto 100 o 200 milioni. Qui stiamo parlando di danni per miliardi, da moltiplicarsi per ogni anno. Qualche mese fa, e questo vi dice tutto sulla malattia mentale con la quale sono vissuti a Roma i tavolini all'aperto, abbiamo sentito una consigliera del Primo Muncipio affermare: "meglio non riqualificare Piazza del Colosseo anche se pagano i privati, perché poi rischiamo che con i marciapiedi più larghi ci mettono qualche tavolino in più". A Roma (e in particolare oggi nel Primo Municipio, amministrato in maniera sciocca) siamo - per stupidità, per ideologia o per cattiva fede, a seconda dei casi - nella stessa condizione del marito che, tradito dalla moglie, decide per dispetto di tagliarsi il pisello. Geniale...

***


Lettera Aperta al Signor Sindaco Supremo Ignazio Marino:Buongiorno signor Sindaco dopo 3 anni e 7 mesi , dopo 4 progetti diversi presentati costati tantissimi soldi tra consulenti urbanistici e avvocati le chiediamo anzi la preghiamo di sbloccare la richiesta per i tavoli esterni al nostro locale... Tutti i locali del Rione Celio hanno i tavoli esterni tranne noi... Lei capisce Signor Sindaco in estate che danni ci crea? Noi diamo lavoro a circa 22 persone tra chef, barman, runner, lavapiatti, addetti alle pulizie, segretaria d'ufficio, tutto personale regolarmente segnato, muoviamo l'economia di circa 35 fornitori italiani divisi tra food e beverage con materie prime scelte e molte di queste a km zero dando forza al nostro territorio laziale, siamo nelle più importanti guide internazionali dando un servizio di alta qualità alla nostra città, rispettiamo gli orari, la pulizia e il buon rapporto con il vicinato... perché dobbiamo subire questa prepotenza da parte del Comune Di Roma?
Perché la Sovrintendenza capitolina non esprime un parere? Ci siamo anche offerti di rifare a nostre spese il marciapiede inesistente all'esterno diroccato, distrutto da buche e sanpietrini divelti, dove non ci sono nemmeno le rampe di accesso per i disabili, dove le macchine con i lori musi parcheggiano dentro il nostro locale sfiorando le vetrine e ostruendo il passaggio dei tantissimi turisti che vengono a visitare il Colosseo dato che siamo a 300 metri dal monumento più importante della città in Via Claudia 15, infatti la cosa bella signor Sindaco che non siamo nemmeno davanti al Colosseo siamo verso il Celio, non catturiamo turisti in esterno noi siamo un bistrot elegante e riservato.
Caro signor Sindaco noi troviamo tutto questo assurdo e purtroppo essendo delle persone oneste non facciamo nulla di abusivo... ma voi state costringendo gli imprenditori onesti a scappare da questa città per investire in altri posti magari all'estero dove la politica è vicina a chi investe e da lavoro a tante persone, qui sembra che noi siamo i vostri nemici da combattere, qui non c'è rispetto per chi lavora dalla mattina alla sera voi siete cattivi... si siete cattivi non ci sono altre parole per definire tutto questo menefreghismo, questa è soltanto pura cattiveria. 
Perché la Sovrintendenza capitolina non esprime un parere? Ci siamo anche offerti di rifare a nostre spese il marciapiede inesistente all'esterno diroccato, distrutto da buche e sanpietrini divelti, dove non ci sono nemmeno le rampe di accesso per i disabili, dove le macchine con i lori musi parcheggiano dentro il nostro locale sfiorando le vetrine e ostruendo il passaggio dei tantissimi turisti che vengono a visitare il Colosseo dato che siamo a 300 metri dal monumento più importante della città in Via Claudia 15, infatti la cosa bella signor Sindaco che non siamo nemmeno davanti al Colosseo siamo verso il Celio, non catturiamo turisti in esterno noi siamo un bistrot elegante e riservato.
Caro signor Sindaco noi troviamo tutto questo assurdo e purtroppo essendo delle persone oneste non facciamo nulla di abusivo... ma voi state costringendo gli imprenditori onesti a scappare da questa città per investire in altri posti magari all'estero dove la politica è vicina a chi investe e da lavoro a tante persone, qui sembra che noi siamo i vostri nemici da combattere, qui non c'è rispetto per chi lavora dalla mattina alla sera voi siete cattivi... si siete cattivi non ci sono altre parole per definire tutto questo menefreghismo, questa è soltanto pura cattiveria.Da parte di tutto lo staff del Caffè Propaganda Via Claudia 15 Rione Celio

27 giugno 2015

Pure i cliclisti urbani mollano Ignazio Marino. Con la differenza che loro, almeno, hanno ragione da vendere

Lo abbiamo sempre detto: dell'eccellente successo che il sindaco ha avuto nel 2013 una buona parte, ne siamo certi e convinti, è da ascrivere al suo mood ciclistico. La bicicletta, ormai a livello mondiale, è considerata come uno degli elementi attorno al quale progettare la città smart e la città moderna. Non c'è, paradossalmente, mezzo di trasporto più intelligente per gli spostamenti urbani. Se ne sono accorte le più grandi e avanzate città mondiali, da Londra a Parigi, da New York a Milano a Barcellona. Solo Roma, senza nessun reale motivo (tutti i motivi che individuano Roma come città "non adatta alle bici", sono smontabili anche da un bambino distratto: Roma al contrario può essere con pochi provvedimenti una città ottimale per la mobilità ciclabile), è rimasta indietro. Vedere un sindaco motivato a colmare questo gap con il resto del mondo ha giovato enormemente, a livello elettorale, a Marino. Peccato che quel gap sia rimasto tale (anzi sia aumentato), che nessuno appaia intenzionato a colmarlo nel breve e nel medio periodo, che si mettano in campo - per metterci una pezza - progetti patetici, risibili, distraenti e dunque altamente dannosi come il Grab. Nel frattempo manco un uffici bici in seno all'amministrazione si è provato a costituire.
A fronte questo quadro, giustamente, le associazioni di ciclisti urbani si incaxxano come bisce. E fanno molto, ma molto bene. Questo è il loro comunicato stampa di ieri: rottura dei rapporti con l'amministrazione. Alla faccia del sindaco ciclista: una delusione enorme proprio provocata in chi, più di ogni altro, aveva creduto su questo sindaco. E nessuno risponde alle richiesta di questa nicchia di cittadini.
Tanti attacchi contro il sindaco sono in cattiva fede e strumentali come abbiamo ripetuto più volte. Questo attacco, invece, è ben centrato. Il sindaco, la sua giunta e la sua amministrazione sulla ciclabilità è semplicemente indifendibile. Ci risentiamo al prossimo ciclista morto ammazzato a causa delle priorità folli di questa amministrazione.


COMUNICATO STAMPA
Il Coordinamento Roma ciclabile aveva scommesso sul sindaco Marino per rendere Roma ciclabile. Purtroppo i fatti ci stanno smentendo. E non per carenza di risorse. Ma per incapacità o non volontà di chi avrebbe il compito di realizzare le cose previste nel programma stesso del sindaco. E il sindaco Marino purtroppo non vede o non intende intervenire. Due cose aveva promesso qualche mese fa, per tentare di superare i primi due anni di inattività: un vero ufficio biciclette e una cabina di regia, perché molte delle cose che servono sono di competenza di diversi dipartimenti, Proposte organizzative, adottate da tutte le città evolute, che non richiedono risorse finanziarie. Nessuna delle due cose è stata fatta.
Abbiamo messo a disposizione dell’amministrazione la nostra esperienza di associazioni, senza contropartite. Ma la nostra partecipazione in realtà si è tradotta finora in molta comunicazione istituzionale, scarso ascolto e pochissime occasioni di confronto. Le decisioni vengono prese altrove.
Il risultato è che Roma finora è ferma.
Non abbiamo più fiducia in questa amministrazione, per quanto riguarda il suo impegno a favore della ciclabilità urbana. Non ha dato prova di credibilità e per questo motivo, a meno che non cambi radicalmente e rapidamente, ci dichiariamo fuori da qualsiasi rapporto nei suoi confronti.
In appendice, ricordiamo i fatti. Delle bikelanes programmate, che si disegnano con la vernice sull’asfalto, con opere minime quindi, finora ci sono soltanto 700 metri su via Portuense, eredità di programmi della passata giunta. Marino ne aveva promesso molti km, nei primi 100 giorni da Sindaco. Le rastrelliere per le bici nelle scuole non ci sono ancora. Quelle che vediamo in giro sono quasi sempre per iniziativa di volontari o di operatori privati intelligenti. I nuovi programmi, ad esempio per il Giubileo, lasciano immaginare opere che non servono ai romani ma ai turisti, ottimo obiettivo se i romani, che vanno in bicicletta nonostante tutto, fossero già protetti.
Si potrebbero fare ancora molti esempi concreti. Per il tunnel di S. Bibiana è stato elaborato un progetto che, per dare spazio alle bici, toglie spazio ai pedoni più che alle auto. E comunque non è ancora realizzato. Il bikesharing è ancora fermo. La ciclabile Nomentana, progetto ormai di molti anni fa, è finanziata solo a metà e intanto è decaduto il finanziamento previsto dalla regione Lazio per il prolungamento della ciclabile del Tevere verso Fiumicino. Nella manutenzione straordinaria delle strade, dove è obbligo di prevedere almeno una corsia ciclabile, si continua a fare finta di niente. I lavori per la Tiburtina sono quasi finiti e niente per le bici. Quelli di viale XXI aprile sono finiti e niente per le bici. La lista si potrebbe di molto allungare. Anche la consulta dei cittadini sulla sicurezza stradale è ferma da cinque mesi.
L’intero Piano Quadro della Ciclabilità, approvato nel 2012 dall’Assemblea Capitolina, pure ripreso e solennemente confermato dal Piano Generale del Traffico di recente approvazione, giace dimenticato (non da noi!) nei cassetti…
COORDINAMENTO ROMA CICLABILE

25 foto da Villa Bonelli. Rifatta come nuova nel 2004, dopo 10 anni versa in condizioni disperate a causa di manutenzione zero


























Villa Bonelli rimessa apposto una decina di anni fa.....è ridotta in questo stato. Sede del XV Municipio non è minimamente curata, i segni di vandalismo sono ovunque, i prati e le piante non vengono curati e sono lasciati la maggior parte dell'anno all'abbandono più totale!
Non c'è nessuno che porti via l'immondizia, oltre alla gente incivile non c'è nessuno che pulisca costantemente.
Chi taglia i prati, non toglie prima l'immondizia e quindi tritura erba e spazzatura insieme, non pulendo nemmeno alla fine.
I giochi dei bambini sono decadenti e rovinati. Le belle fontane che avevano fatto sono lasciate al degrado e da anni non c'è più neanche l'acqua: sono lasciate ai ragazzini, che indisturbati la notte scavalcano i cancelli per andare ad imbrattare i muri e tutto ciò che trovano.
Anche i giardinetti dei cortili interni all'edificio utilizzato dal municipio sono lasciati all'abbandono.
Valentina