Come in un puzzle, guardando le singole tesserine non si
coglie il disegno complessivo, ma collegandole una all’altra i contorni si
chiarificano ed appare, passo dopo passo, l’immagine complessiva del quadro.
Le tesserine, fatte di personaggi, di norme di legge, di
eventi e di fatti, si sono succedute nel tempo ed ora il disegno si è composto.
Enumeriamole insieme, per renderle maggiormente riconoscibili.
· Testo
Unico Enti Locali – Decreto legislativo 18 agosto n° 267 (ed una serie di
leggi collegate, non sempre di chiara interpretazione), che contiene delle
norme che riguardano i comuni che hanno bilanci dissestati. Questa legge prevede
molte limitazioni all’agibilità dell’amministrazione in tema di assunzioni di
personale, di pagamenti di fornitori di beni e servizi, eccetera. Ma
soprattutto l’articolo 141, lettera c), prescrive che il consiglio comunale può
essere sciolto nel caso in cui il bilancio non sia stato approvato nei termini
di legge.
· Carla
Maria Raineri, magistrato, nominata dalla sindaca Raggi capo di gabinetto,
dopo che aveva rivestito l’incarico di capo dell’anticorruzione del Comune di
Roma, su designazione del Commissario Tronca.
·
Marcello
Minenna, primo assessore al bilancio della giunta Raggi. Curriculum di
tutto rispetto. Profilo professionale suggerito dall’ex capo di gabinetto Carla
Maria Raineri.
·
Andrea
Mazzillo, dottore commercialista, grillino, assessore al bilancio nominato
in sostituzione del dottor Minenna, sul cui curriculum vi furono polemiche.
Presentò dimissioni “spintanee”, a seguito di polemiche e contrasti con la
sindaca Raggi dopo che aveva osato dire a Sergio Rizzo di Repubblica che «Qui
serve una svolta, continuando così andiamo a sbattere. Va a sbattere tutta la
città». Successivamente escluso dalle
parlamentarie del M5S. Praticamente epurato dal M5S.
·
Gianni
Lemmetti, assessore al bilancio della giunta Raggi: nell’ambito della
sua professione ha maturato esperienze nella gestione degli Enti non
Commerciali di tipo professionale, culturale e sportivo. Ha fatto anche il
cassiere alla discoteca Seven Apples. Grillino doc ritenuto più ortodosso del
dottor Mazzillo, proveniente dal Comune di Livorno, giunta Nogarin. Dalla sua
l’esperienza del concordato preventivo della Aamps, azienda partecipata che si
occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti del Comune di Livorno. Chiamato a
Roma forse proprio per gestire il concordato preventivo dell’ATAC.
·
Armando
Brandolese, amministratore unico di ATAC, dimessosi a seguito delle
dimissioni del capo di gabinetto, dottoressa Raineri, a causa delle ingerenze
dell’assessore, da lui ritenute inaccettabili.
·
Marco
Rettigheri, ex direttore generale ATAC, dimessosi i primi di settembre del
2016 a seguito delle dimissioni del capo di gabinetto della sindaca, Raineri e
dell’amministratore unico, Brandolese, con le stesse motivazioni.
·
Il credito
di circa 500 milioni di euro che il Comune vanta nei confronti dell’ATAC e che,
se svalutato, come avrebbe dovuto essere svalutato, avrebbe determinato il
dissesto finanziario del Comune, paralizzando l’amministrazione grillina.
·
Alessandro
Solidoro, noto commercialista milanese, anch’egli con un curriculum
professionale di prima fascia, suggerito dalla dottoressa Carla Maria Raineri,
primo amministratore unico di AMA sotto la giunta Raggi, dimessosi anche lui ai
primi di settembre del 2016 a seguito delle dimissioni della sua sponsor.
·
Stefano Fermante,
ex ragioniere generale del Comune di Roma, dimessosi dalla carica a fine
settembre 2016, dopo aver consegnato alla sindaca Raggi una relazione di venti
pagine sullo stato delle finanze capitoline dopo aver confidato ai suoi
collaboratori di non avere un indirizzo politico, essendosi l’assessore al
bilancio dimessosi dal 1° settembre, e di non poter sopportare da solo le
enormi responsabilità derivanti dal suo incarico.
·
L’OREF
(l’organo di revisione economica e finanziaria del Comune di Roma). È
costituito da tre professionisti indipendenti (il presidente, dottoressa
Federica Tiezzi, ed i componenti, dottor Marco Raponi e dottor Carlo Delle
Cese). I suoi componenti restano in carica per tre anni e sono indicati
con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina, ma questi sono stati nominati dal
Commissario Straordinario con delibera del 12 febbraio 2016, a seguito
dell’estrazione a sorte tra i nominativi inseriti in un elenco dei Revisori
degli Enti Locali tenuto dal Ministero dell’Interno, svoltasi il 20 gennaio
2016. Sono quindi svincolati dal potere politico ed esprimono i loro pareri
sulla base delle leggi e delle norme tecniche e di comportamento dettate dagli
organismi internazionali che regolamentano l’attività revisione contabile.
***
L’OREF così costituito, con
relazione del 28 settembre del 2017, non approva il bilancio consuntivo
consolidato del Comune di Roma dell’anno 2016, esprimendo un giudizio di non
veridicità della reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria del
gruppo.
Ciò malgrado la giunta
capitolina, con delibera del 29 settembre 2017, lo approva (fatto più unico che
raro in presenza di un parere negativo!). L’assessore ortodosso Lemmetti, che
aveva risposto con controdeduzioni alla relazione dell’OREF, balbettando
qualcosa di imbarazzante circa la mancata riconciliazione dei saldi
debiti/crediti tra il Comune e le partecipate, dichiarò:
“Il Bilancio
Consolidato 2016 ci fornisce una rappresentazione veritiera e corretta
dello stato del Gruppo Roma Capitale. Non produce effetti sui conti già
approvati dell’ente o delle società, ma contribuisce a migliorare l’attività di
monitoraggio nei confronti delle partecipate ed è quindi uno strumento
importantissimo per fondare le decisioni da assumere per la loro
riorganizzazione. Non a caso verrà approvato parallelamente al Piano di
riordino e razionalizzazione delle partecipate già varato da questa
amministrazione”“
L’assessore al bilancio Lemmetti
dichiarò infine che l’OREF fa politica! I revisori indipendenti dell’OREF! Lui
no eh! Ma andiamo avanti.
In data 22 febbraio 2018 l’Organo
di Revisione, dopo alcune rettifiche apportate al bilancio, emise un nuovo
giudizio sul bilancio. In particolare dichiarò che “i dati esposti nel bilancio consolidato dell’esercizio 2016, salvo le
riserve espresse circa la riconciliazione dei saldi diretti tra AMA SPA e ATAC
Spa, rappresentino l’aggregazione delle risultanze dei conti economico,
patrimoniale e finanziario del Gruppo Amministrazione Pubblica di Roma
Capitolina”.
Il 26 aprile del 2018 l’OREF
raccomandava di accelerare le procedure di riconciliazione dei saldi con le
società partecipate. In pratica, ad esempio, se nel bilancio dell’AMA risulta
un credito nei confronti dell’amministrazione comunale di 1.000, nel bilancio
del Comune deve risultare un debito di 1.000 verso l’AMA. Se così non è, le
risultanze contabili di uno sono contestate dall’altro e viceversa.
La questione non è di poco conto:
se l’AMA ha in bilancio un consistente credito verso il Campidoglio e il
Campidoglio lo riconosce in misura molto inferiore, i casi sono due: o ha
ragione uno o l’altro e, conseguentemente, una delle due parti deve procedere
ad una svalutazione del credito nel proprio bilancio, aprendo un’altra falla
nei conti che ha conseguenze devastanti, considerati gli importi in gioco.
Dalla relazione dell’OREF al bilancio 2017 si legge:
·
a seguito
delle operazioni di riconciliazione tra Roma Capitale e AMA, permangono ancora
le criticità sulla corrispondenza dei rispettivi saldi di bilancio tanto da
avere determinato la necessità di una riformulazione del progetto di bilancio
da parte del cda di AMA SpA;
·
la mancata
approvazione del bilancio AMA 2017 da parte del socio unico Roma Capitale alla
data odierna non consente di valutare l’impatto sul patrimonio del Gruppo
Amministrazione Pubblica.
Ma non solamente per questo motivo i revisori non hanno
espresso una relazione positiva all’approvazione del bilancio. L’Organo di
controllo ha fortemente criticato l’esclusione dall’area di consolidamento (in
altre parole, l’esclusione di alcune società sovra indebitate dal bilancio
consolidato) di ROMA METROPOLITANE e di FARMACAP, dichiarando che la
deliberazione della Giunta Capitolina n° 161 del 9 agosto 2018 era illegittima,
perché adottata in violazione del Decreto Legislativo n° 118/2011.
Per la cronaca, ROMA METROPOLITANE non ha ancora approvato i
bilanci del 2015, 2016 e 2017.
Da notizie di stampa risalenti al
luglio 2018, la Procura di Roma ha
chiuso le indagini relative all’appalto per la realizzazione della Metro C e sono in 25 a rischiare il processo per
reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni di euro) alla corruzione e al falso. Possiamo comprendere le
ragioni per cui l’amministrazione M5S (a colpi di maggioranza) ha adottato la
delibera di esclusione della società dal perimetro del consolidamento del
bilancio in violazione della legge.
Farmacap ha il bilancio 2015 in attesa di approvazione da parte
dell’assemblea capitolina. È stato solamente approvato dall’ex Commissario
Straordinario “Salvo eventuali e
successive verifiche da parte degli organi di controllo”. Da quel bilancio risultano
debiti per oltre 22 milioni di euro a fronte dei quali dichiara crediti verso
clienti per 7 milioni di euro e crediti verso controllanti per 2,3 milioni di
euro circa, più le rimanenze di magazzino per quasi 5 milioni di euro ed altri
crediti di difficile pronta esigibilità, come i crediti per imposte anticipate
per oltre 3,7 milioni circa.
Non si hanno tracce dei bilanci 2016 e 2017 e della reale
situazione patrimoniale e finanziaria.
Per la vicenda FARMACAP la
Procura di Roma, ai primi di maggio del 2018, ha chiesto il processo per il suo
commissario straordinario, Angelo Stefanori. Quest’ultimo, nominato dalla
giunta Capitolina di Virginia Raggi, è indagato con l’accusa di calunnia e
minacce perpetrate ai danni dell’ex dg, Simona Laing. Lo scontro tra i due
risale a febbraio 2017 quando proprio Stefanori silura la Laing accusandola,
con una serie di denunce in procura, di aver favorito nell’assegnazione di un
appalto della municipalizzata delle case farmaceutiche. Ma non solo. Stefanori
contestava alla Laing di aver di fatto «falsificato» il bilancio di Farmacap
per farlo figurare in attivo. Secondo Stefanori dunque l’ex dg sarebbe
colpevole dei reati di corruzione e turbativa d’asta. Ma dalle indagini dei
carabinieri dei Nas, coordinate dall’aggiunto Paolo Ielo e dal PM Nadia
Plastina, emerge un’altra verità: nessuna mazzetta, nessuna alterazione di
bilancio e un lavoro trasparente da parte della Laing. Stefanori è dunque ora
accusato del reato di calunnia e, da ieri, ufficialmente rinviato a giudizio!
***
Peraltro l’esclusione del bilancio dell’ATAC dal perimetro
del consolidamento consente (legalmente) di non inserire l’indebitamento
dell’azienda nel consolidato del Comune di Roma. Il credito del Comune di Roma
verso ATAC è di circa 500 milioni di euro ed il piano concordatario prevede che
sarà soddisfatto per ultimo, cioè dopo il pagamento dei creditori chirografari.
La manovra da mesi è vista con diffidenza dal ragioniere generale, Luigi Botteghi (proveniente dalla Ragineria
del Comune di Rimini e voluto dalla Raggi), che a gennaio aveva
sottolineato il rischio di “riflessi
contabili sul bilancio di Roma Capitale” e che “in tal modo si riduce ancora più la probabilità, già minimale, di
recupero almeno parziale dell’ingente massa creditoria”.
L’OREF emette la stessa relazione negativa per il bilancio
2017. Il motivo fondamentale è che nell’area di consolidamento del bilancio non
sono state inserite tre società super indebitate: Lemmetti (l’ortodosso) dichiara
alla stampa di non comprendere le ragioni dell’OREF. Il bilancio 2017 viene
approvato malgrado la relazione negativa dell’OREF, e se ne può comprendere la
ragione, poiché sulla giunta pende il Testo Unico sugli Enti Locali, con le sue
previsioni in caso di bilanci dissestato e di commissariamento.
Quali sono le conclusioni alle quali si perviene? Collegate
le tessere del puzzle emerge che col giochino (di dubbia legalità) di escludere
società ultra indebitate, delle quali non si conosce neppure l’effettivo
ammontare delle passività, dal perimetro del bilancio consolidato e
dell’esclusione (legale – perché in concordato preventivo) del bilancio ATAC,
che ha consentito al Comune di non svalutare il proprio credito nei confronti
dell’azienda dei trasporti, è stata celata la reale consistenza patrimoniale e
finanziaria del comune di Roma, per sottrarsi alle procedure previste dalla
legge nei casi di dissesto, che possono condurre sino allo scioglimento della
Giunta ed al commissariamento del Comune
di Roma.
Il concordato preventivo dell’ATAC, ammesso che sarà
adempiuto nei termini che esso prevede (in caso contrario la dichiarazione di
fallimento per risoluzione per inadempimento è un automatismo previsto dalla
legge fallimentare) ha l’effetto di salvare la giunta Raggi. Che sarà adempiuto
verso i creditori e che il Comune incasserà il credito di oltre 500 milioni
dall’ATAC, anche se tra 25 – 30 anni, non ci crede nessuna persona ragionevole.
Roma è in dissesto finanziario:
questo lo dicono, se non bastasse girare per la città e vedere in che stato è
ridotta, le manovre per nasconderlo ed i molti fallimenti di imprese che hanno
svolto appalti per il Comune e non sono state pagate. Ma il dissesto
finanziario non si può e non si deve ammettere, violando la legge alla faccia
dell’onestà sbandierata sui blog e sui social, perché il Testo Unico sugli Enti
Locali prevede conseguenze che per la giunta e per il movimento sarebbero
gravissime.
Le conclusioni politiche sono
persino più gravi. Il M5S, che aveva fatto della legalità la propria bandiera,
incaricando inizialmente personaggi di alto profilo professionale che avevano
creduto alle intenzioni della Raggi & C., se ne è disfatto quando questi
hanno messo la legge avanti a tutto.
Il M5S si è trasformato in una
setta esclusiva che ammette solamente chi è fedele alla linea e demonizza chi,
al proprio interno, resta fedele proprio ai principi fondanti del movimento.
Non sono come gli altri, sono
peggio di chi li ha preceduti, perché la setta prevede il plagio dei propri
adepti e la demonizzazione di chi ne esce e l’esclusione da ogni incarico di
chi non si conforma alla linea. Siamo amministrati da gente molto, molto
pericolosa. E lo dicono le disamine tecniche prima ancora che le constatazioni
politiche o di buon senso.
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