Roma è una città finanziariamente fallita. Qui vi spieghiamo come ce lo nascondono

11 gennaio 2019

Come in un puzzle, guardando le singole tesserine non si coglie il disegno complessivo, ma collegandole una all’altra i contorni si chiarificano ed appare, passo dopo passo, l’immagine complessiva del quadro.
Le tesserine, fatte di personaggi, di norme di legge, di eventi e di fatti, si sono succedute nel tempo ed ora il disegno si è composto. Enumeriamole insieme, per renderle maggiormente riconoscibili.

·        Testo Unico Enti Locali – Decreto legislativo 18 agosto n° 267 (ed una serie di leggi collegate, non sempre di chiara interpretazione), che contiene delle norme che riguardano i comuni che hanno bilanci dissestati. Questa legge prevede molte limitazioni all’agibilità dell’amministrazione in tema di assunzioni di personale, di pagamenti di fornitori di beni e servizi, eccetera. Ma soprattutto l’articolo 141, lettera c), prescrive che il consiglio comunale può essere sciolto nel caso in cui il bilancio non sia stato approvato nei termini di legge.

·        Carla Maria Raineri, magistrato, nominata dalla sindaca Raggi capo di gabinetto, dopo che aveva rivestito l’incarico di capo dell’anticorruzione del Comune di Roma, su designazione del Commissario Tronca.

·         Marcello Minenna, primo assessore al bilancio della giunta Raggi. Curriculum di tutto rispetto. Profilo professionale suggerito dall’ex capo di gabinetto Carla Maria Raineri.

·         Andrea Mazzillo, dottore commercialista, grillino, assessore al bilancio nominato in sostituzione del dottor Minenna, sul cui curriculum vi furono polemiche. Presentò dimissioni “spintanee”, a seguito di polemiche e contrasti con la sindaca Raggi dopo che aveva osato dire a Sergio Rizzo di Repubblica che «Qui serve una svolta, continuando così andiamo a sbattere. Va a sbattere tutta la città».   Successivamente escluso dalle parlamentarie del M5S. Praticamente epurato dal M5S.

·         Gianni Lemmetti, assessore al bilancio della giunta Raggi: nell’ambito della sua professione ha maturato esperienze nella gestione degli Enti non Commerciali di tipo professionale, culturale e sportivo. Ha fatto anche il cassiere alla discoteca Seven Apples. Grillino doc ritenuto più ortodosso del dottor Mazzillo, proveniente dal Comune di Livorno, giunta Nogarin. Dalla sua l’esperienza del concordato preventivo della Aamps, azienda partecipata che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti del Comune di Livorno. Chiamato a Roma forse proprio per gestire il concordato preventivo dell’ATAC.

·         Armando Brandolese, amministratore unico di ATAC, dimessosi a seguito delle dimissioni del capo di gabinetto, dottoressa Raineri, a causa delle ingerenze dell’assessore, da lui ritenute inaccettabili.

·         Marco Rettigheri, ex direttore generale ATAC, dimessosi i primi di settembre del 2016 a seguito delle dimissioni del capo di gabinetto della sindaca, Raineri e dell’amministratore unico, Brandolese, con le stesse motivazioni.

·         Il credito di circa 500 milioni di euro che il Comune vanta nei confronti dell’ATAC e che, se svalutato, come avrebbe dovuto essere svalutato, avrebbe determinato il dissesto finanziario del Comune, paralizzando l’amministrazione grillina.

·         Alessandro Solidoro, noto commercialista milanese, anch’egli con un curriculum professionale di prima fascia, suggerito dalla dottoressa Carla Maria Raineri, primo amministratore unico di AMA sotto la giunta Raggi, dimessosi anche lui ai primi di settembre del 2016 a seguito delle dimissioni della sua sponsor.

·         Stefano Fermante, ex ragioniere generale del Comune di Roma, dimessosi dalla carica a fine settembre 2016, dopo aver consegnato alla sindaca Raggi una relazione di venti pagine sullo stato delle finanze capitoline dopo aver confidato ai suoi collaboratori di non avere un indirizzo politico, essendosi l’assessore al bilancio dimessosi dal 1° settembre, e di non poter sopportare da solo le enormi responsabilità derivanti dal suo incarico.

·         L’OREF (l’organo di revisione economica e finanziaria del Comune di Roma). È costituito da tre professionisti indipendenti (il presidente, dottoressa Federica Tiezzi, ed i componenti, dottor Marco Raponi e dottor Carlo Delle Cese). I suoi componenti restano in carica per tre anni e sono indicati con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina, ma questi sono stati nominati dal Commissario Straordinario con delibera del 12 febbraio 2016, a seguito dell’estrazione a sorte tra i nominativi inseriti in un elenco dei Revisori degli Enti Locali tenuto dal Ministero dell’Interno, svoltasi il 20 gennaio 2016. Sono quindi svincolati dal potere politico ed esprimono i loro pareri sulla base delle leggi e delle norme tecniche e di comportamento dettate dagli organismi internazionali che regolamentano l’attività revisione contabile.

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L’OREF così costituito, con relazione del 28 settembre del 2017, non approva il bilancio consuntivo consolidato del Comune di Roma dell’anno 2016, esprimendo un giudizio di non veridicità della reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo.
Ciò malgrado la giunta capitolina, con delibera del 29 settembre 2017, lo approva (fatto più unico che raro in presenza di un parere negativo!). L’assessore ortodosso Lemmetti, che aveva risposto con controdeduzioni alla relazione dell’OREF, balbettando qualcosa di imbarazzante circa la mancata riconciliazione dei saldi debiti/crediti tra il Comune e le partecipate,  dichiarò:
“Il Bilancio Consolidato 2016 ci fornisce una rappresentazione veritiera e corretta dello stato del Gruppo Roma Capitale. Non produce effetti sui conti già approvati dell’ente o delle società, ma contribuisce a migliorare l’attività di monitoraggio nei confronti delle partecipate ed è quindi uno strumento importantissimo per fondare le decisioni da assumere per la loro riorganizzazione. Non a caso verrà approvato parallelamente al Piano di riordino e razionalizzazione delle partecipate già varato da questa amministrazione”“


L’assessore al bilancio Lemmetti dichiarò infine che l’OREF fa politica! I revisori indipendenti dell’OREF! Lui no eh! Ma andiamo avanti.
In data 22 febbraio 2018 l’Organo di Revisione, dopo alcune rettifiche apportate al bilancio, emise un nuovo giudizio sul bilancio. In particolare dichiarò che “i dati esposti nel bilancio consolidato dell’esercizio 2016, salvo le riserve espresse circa la riconciliazione dei saldi diretti tra AMA SPA e ATAC Spa, rappresentino l’aggregazione delle risultanze dei conti economico, patrimoniale e finanziario del Gruppo Amministrazione Pubblica di Roma Capitolina”.
Il 26 aprile del 2018 l’OREF raccomandava di accelerare le procedure di riconciliazione dei saldi con le società partecipate. In pratica, ad esempio, se nel bilancio dell’AMA risulta un credito nei confronti dell’amministrazione comunale di 1.000, nel bilancio del Comune deve risultare un debito di 1.000 verso l’AMA. Se così non è, le risultanze contabili di uno sono contestate dall’altro e viceversa.
La questione non è di poco conto: se l’AMA ha in bilancio un consistente credito verso il Campidoglio e il Campidoglio lo riconosce in misura molto inferiore, i casi sono due: o ha ragione uno o l’altro e, conseguentemente, una delle due parti deve procedere ad una svalutazione del credito nel proprio bilancio, aprendo un’altra falla nei conti che ha conseguenze devastanti, considerati gli importi in gioco.

Dalla relazione dell’OREF al bilancio 2017 si legge:
·         a seguito delle operazioni di riconciliazione tra Roma Capitale e AMA, permangono ancora le criticità sulla corrispondenza dei rispettivi saldi di bilancio tanto da avere determinato la necessità di una riformulazione del progetto di bilancio da parte del cda di AMA SpA;
·         la mancata approvazione del bilancio AMA 2017 da parte del socio unico Roma Capitale alla data odierna non consente di valutare l’impatto sul patrimonio del Gruppo Amministrazione Pubblica.
Ma non solamente per questo motivo i revisori non hanno espresso una relazione positiva all’approvazione del bilancio. L’Organo di controllo ha fortemente criticato l’esclusione dall’area di consolidamento (in altre parole, l’esclusione di alcune società sovra indebitate dal bilancio consolidato) di ROMA METROPOLITANE e di FARMACAP, dichiarando che la deliberazione della Giunta Capitolina n° 161 del 9 agosto 2018 era illegittima, perché adottata in violazione del Decreto Legislativo n° 118/2011.

Per la cronaca, ROMA METROPOLITANE non ha ancora approvato i bilanci del 2015, 2016 e 2017.
Da notizie di stampa risalenti al luglio 2018,  la Procura di Roma ha chiuso le indagini relative all’appalto per la realizzazione della Metro C e sono in 25 a rischiare il processo per reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni di euro) alla corruzione e al falso.  Possiamo comprendere le ragioni per cui l’amministrazione M5S (a colpi di maggioranza) ha adottato la delibera di esclusione della società dal perimetro del consolidamento del bilancio in violazione della legge.

Farmacap ha il bilancio 2015 in attesa di approvazione da parte dell’assemblea capitolina. È stato solamente approvato dall’ex Commissario Straordinario “Salvo eventuali e successive verifiche da parte degli organi di controllo”. Da quel bilancio risultano debiti per oltre 22 milioni di euro a fronte dei quali dichiara crediti verso clienti per 7 milioni di euro e crediti verso controllanti per 2,3 milioni di euro circa, più le rimanenze di magazzino per quasi 5 milioni di euro ed altri crediti di difficile pronta esigibilità, come i crediti per imposte anticipate per oltre 3,7 milioni circa.
Non si hanno tracce dei bilanci 2016 e 2017 e della reale situazione patrimoniale e finanziaria.
Per la vicenda FARMACAP la Procura di Roma, ai primi di maggio del 2018, ha chiesto il processo per il suo commissario straordinario, Angelo Stefanori. Quest’ultimo, nominato dalla giunta Capitolina di Virginia Raggi, è indagato con l’accusa di calunnia e minacce perpetrate ai danni dell’ex dg, Simona Laing. Lo scontro tra i due risale a febbraio 2017 quando proprio Stefanori silura la Laing accusandola, con una serie di denunce in procura, di aver favorito nell’assegnazione di un appalto della municipalizzata delle case farmaceutiche. Ma non solo. Stefanori contestava alla Laing di aver di fatto «falsificato» il bilancio di Farmacap per farlo figurare in attivo. Secondo Stefanori dunque l’ex dg sarebbe colpevole dei reati di corruzione e turbativa d’asta. Ma dalle indagini dei carabinieri dei Nas, coordinate dall’aggiunto Paolo Ielo e dal PM Nadia Plastina, emerge un’altra verità: nessuna mazzetta, nessuna alterazione di bilancio e un lavoro trasparente da parte della Laing. Stefanori è dunque ora accusato del reato di calunnia e, da ieri, ufficialmente rinviato a giudizio!


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Peraltro l’esclusione del bilancio dell’ATAC dal perimetro del consolidamento consente (legalmente) di non inserire l’indebitamento dell’azienda nel consolidato del Comune di Roma. Il credito del Comune di Roma verso ATAC è di circa 500 milioni di euro ed il piano concordatario prevede che sarà soddisfatto per ultimo, cioè dopo il pagamento dei creditori chirografari. La manovra da mesi è vista con diffidenza dal ragioniere generale, Luigi Botteghi (proveniente dalla Ragineria del Comune di Rimini e voluto dalla Raggi), che a gennaio aveva sottolineato il rischio di “riflessi contabili sul bilancio di Roma Capitale” e che “in tal modo si riduce ancora più la probabilità, già minimale, di recupero almeno parziale dell’ingente massa creditoria”.
L’OREF emette la stessa relazione negativa per il bilancio 2017. Il motivo fondamentale è che nell’area di consolidamento del bilancio non sono state inserite tre società super indebitate: Lemmetti (l’ortodosso) dichiara alla stampa di non comprendere le ragioni dell’OREF. Il bilancio 2017 viene approvato malgrado la relazione negativa dell’OREF, e se ne può comprendere la ragione, poiché sulla giunta pende il Testo Unico sugli Enti Locali, con le sue previsioni in caso di bilanci dissestato e di commissariamento.
Quali sono le conclusioni alle quali si perviene? Collegate le tessere del puzzle emerge che col giochino (di dubbia legalità) di escludere società ultra indebitate, delle quali non si conosce neppure l’effettivo ammontare delle passività, dal perimetro del bilancio consolidato e dell’esclusione (legale – perché in concordato preventivo) del bilancio ATAC, che ha consentito al Comune di non svalutare il proprio credito nei confronti dell’azienda dei trasporti, è stata celata la reale consistenza patrimoniale e finanziaria del comune di Roma, per sottrarsi alle procedure previste dalla legge nei casi di dissesto, che possono condurre sino allo scioglimento della Giunta ed al  commissariamento del Comune di Roma.

Il concordato preventivo dell’ATAC, ammesso che sarà adempiuto nei termini che esso prevede (in caso contrario la dichiarazione di fallimento per risoluzione per inadempimento è un automatismo previsto dalla legge fallimentare) ha l’effetto di salvare la giunta Raggi. Che sarà adempiuto verso i creditori e che il Comune incasserà il credito di oltre 500 milioni dall’ATAC, anche se tra 25 – 30 anni, non ci crede nessuna persona ragionevole.

Roma è in dissesto finanziario: questo lo dicono, se non bastasse girare per la città e vedere in che stato è ridotta, le manovre per nasconderlo ed i molti fallimenti di imprese che hanno svolto appalti per il Comune e non sono state pagate. Ma il dissesto finanziario non si può e non si deve ammettere, violando la legge alla faccia dell’onestà sbandierata sui blog e sui social, perché il Testo Unico sugli Enti Locali prevede conseguenze che per la giunta e per il movimento sarebbero gravissime.
Le conclusioni politiche sono persino più gravi. Il M5S, che aveva fatto della legalità la propria bandiera, incaricando inizialmente personaggi di alto profilo professionale che avevano creduto alle intenzioni della Raggi & C., se ne è disfatto quando questi hanno messo la legge avanti a tutto.
Il M5S si è trasformato in una setta esclusiva che ammette solamente chi è fedele alla linea e demonizza chi, al proprio interno, resta fedele proprio ai principi fondanti del movimento.
Non sono come gli altri, sono peggio di chi li ha preceduti, perché la setta prevede il plagio dei propri adepti e la demonizzazione di chi ne esce e l’esclusione da ogni incarico di chi non si conforma alla linea. Siamo amministrati da gente molto, molto pericolosa. E lo dicono le disamine tecniche prima ancora che le constatazioni politiche o di buon senso.

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