24 aprile 2018

Porto Fluviale. Nasce un nuovissimo edificio ma tutt'intorno lo schifo più assoluto






In tutte le città del mondo quando c'è qualche novità urbanistica e architettonica (palazzi vecchi che vengono sostituiti da palazzi nuovi, zone abbandonate che vengono edificate con nuove architetture di qualità, nuove infrastrutture ecc...) i cittadini sono felici. Non pare loro vero per un semplice fatto: la zona si riempirà di ulteriori servizi e sarà riqualificata senza che a loro venga chiesto nulla in cambio. Nessun esborso, nessun aumento di tasse o condominio. 

E' il meccanismo degli oneri di urbanizzazione: io Comune ti faccio a te, imprenditore, sviluppare un lotto di terreno (magari concedendoti dei cambi di destinazione, ad esempio modificare in residenziale, commerciale o uffici un edificio che secondo il vecchio Piano Regolatore doveva essere industriale) e tu, imprenditore, oltre a fare i lavori come dico io, a creare nuova occupazione e a migliorare l'area, sei obbligato ad investire dei soldi per migliorare il circondario, rifare i marciapiedi, realizzare una pista ciclabile, curare il verde a tuo spese, interrare i cassonetti o contribuire ad una raccolta porta a porta, incrementare l'illuminazione, riqualificare una stazione ferroviaria e quant'altro.

A Roma questo non accade. A Roma l'imprenditore lavora esclusivamente di rapina: sia perché ha un approccio speculativo, sia perché nessuno dall'altra parte lo spinge e lo obbliga a lavorare bene. Quando questo accade (vedi il progetto di Tor di Valle\Stadio della Roma) salta il banco, il sistema si chiude in se stesso, annusa il rischio (se si va verso la normalità, gli im-prenditori che oggi sguazzano a Roma dovrebbero o cambiare atteggiamento o fallire) e rovescia il tavolo. Il vecchio progetto dello Stadio della Roma prevedeva che il 30/35% di soldi investiti andasse su opere pubbliche, l'attuale progetto non arriva al 10%. Un progetto di stampo occidentale evoluto è stato trasformato in speculazione alla romana.

Ecco perché a Roma i cittadini - gli unici cittadini occidentali - odiano le nuove architetture, odiano i cantieri di trasformazione urbana, detestano i nuovi edifici. Semplicemente perché non ne vedono il vantaggio. Succede nei progetti da miliardi di investimento, ma anche nei development più piccoli.

Prendi ad esempio il grande progetto residenziale ultimato a Via del Porto Fluviale laddove un tempo c'era il Consorzio Agrario. Doveva qui nascere una cittadella in laterizio progettata dall'architetto Carmassi, dopo anni di palude dovettero rifiutare a favore di una costruzione realizzata dall'architetto romano Moauro, uno studio che ha molti meno problemi con la burocrazia a Roma. L'edificio è esteticamente imbarazzante, ma non vogliamo parlarne in termini estetici anche perché, pur essendo a nostro parere non accettabile, è comunque uno degli sviluppi più interessanti realizzati negli ultimi mesi in città. Siamo così paradossalmente fermi e immobili che anche questo arnese è una novità significativa, forse la novità più significativa del 2017 pensate un po'...

Ma, come dicevamo, non volevamo parlare di questo bensì dei benefici che questo grande sviluppo immobiliare ha fatto atterrare sul territorio. Come sono stati spesi gli oneri di urbanizzazione? E' migliorato il territorio? Il quartiere ha avuto benefici tangibili dopo anni di cantieri, polveri, disagi, camion e rumori? 
Zero. Lo zero più assoluto: la strada è rimasta come prima, niente ciclabile, niente eliminazione della sosta (qui per gran parte della giornata gestita da feroci parcheggiatori abusivi), niente riqualificazione dei marciapiedi, le rive del fiume sono sporche, piene di carcasse di animali e da una parte c'è un vero paese abusivo di baracche e casupole: un autentico slum sudamericano. Il palazzo con le nuove case che nuovi cittadini dovrebbero comprarsi,  affaccia su bidonville di secchi della spazzatura strabordanti e puzzolenti, la pedonalità lungo il Ponte di Ferro è pericolosissima e anche lì nulla è cambiato, il verde dentro l'area privata è ben manutenuto ma appena esci fuori l'unica aiuola lungo al marciapiede è totalmente incolta da far paura. Il resto (affissioni abusive, sporcizia, sosta selvaggia, materiali scadenti...) lo potete facilmente evincere da queste foto. 

Roma è e resta l'unica città del mondo dove sviluppi immobiliari, cantieri edilizi e trasformazioni urbane non portano alcun impatto positivo sul territorio. Non si sa bene se per colpa del controllore pubblico, del controllato privato o di un mix dei due. E succede dovunque in città (pensate alla Città del Sole al Tiburtino, bellissimo progetto architettonico che dopo la sua edificazione continua ad essere collocato in un'area dal degrado inimmaginabile). E tutto sembra perfettamente normale. E magari gli appartamenti (con affaccio su una autentica favela) vengono anche venduti a prezzi che ti farebbero comprare un attico in centro a Milano, un appartamento borghese a Parigi e un palazzetto a Berlino. Perché ai romani va bene così: non esistono ambizioni di migliorare, non esiste voglia di vivere, solo spirito di sopravvivenza e intenzione ripetuta a non porsi il problema.

24 commenti:

  1. Tutto condivisibile.

    A margine, mi chiedo: quanto tempo passerà prima che quei bei balconi al primo piano (e anche quelli più su, ovviamente) verranno chiusi da "eleganti" inferriate, lamiere anodizzate ecc. ecc.?

    Perché oltre alla rapacità dei costruttori, e oltre alla incompetenza degli amministratori, c'è anche la sciatteria dei cittadini.

    Farete un bel servizio fotografico, fra 12 e 24 mesi?

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  2. io mi chiederei quanto trempo dovrà passare prima che qualche cittadino comprerà casa li...

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  3. "oltre a fare i lavori come dico io"... questo concetto a Roma non è stato mai rispettato dal dopo guerra. o meglio, il "come dico io" si riassume all'incirca così: é antisismico? ok... ha le finestre con il doppio vetro? ok, si regge in piedi? ok approvato, vai e costruisci. I costruttori ottengono terreni edificabili "chiavi in mano" e progettano quello che vogliono senza curarsi di quello che c'è intorno. E se ci provano sono talmente ridicoli da offendere l'intelligenza di qualsiasi osservatore (esempi recenti: il ridicolo finto bugnato del nuovo palazzo a piazza pitagora, o i mattoncini applicati sul lato del venturo mostro di via ticino nel quartiere coppedè, per "raccordarsi" al palazzo vicino in cortina). Per questo ci ritroviamo una città devastata, perchè ogni costruttore edifica il suo micro pezzetto cercando il massimo profitto senza curarsi di quello che ha intorno. Il costruttore fa i suoi interessi ci mancherebbe, è la totale assenza del ruolo comunale a non essere più tollerabile. 80 anni fa si discuteva prima l'idea e POI si faceva realizzare ai costruttori secondo stringenti criteri: monte sacro, garbatella... quartieri "nuovi" che sono stati pensati e poi costruiti coerentemente con quell'idea e quelle proporzioni, appaiono ancora oggi (scempi a parte) stupendi. Che amarezza.

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  4. Risposte
    1. Veramente questo progetto è stato approvato da un bel pezzo quindi se nn da Marino da quelli che c'erano prima

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  5. Le nuove costruzioni non servono. Punto.
    E' far lavorare questa marmaglia palazzinara a ufo una rapina comunque, visto che il mercato non chiede altri edifici, da decenni.

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    1. Visto che sei così convinto potresti gentilmente fornirci dei dati a sostegno di queste tue affermazioni? Che so, un rapporto dell'istat, uno studio di settore del cresme? Perchè dette così sono solo delle tue personalissime (e discutibilissime) opinioni...
      Alberto

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  6. E come possiamo fare a far cambiare mentalità???

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  7. Ma poi mentre sorgeva stammerda, dove erano le varie associazioni di quartiere? Le varie Italianostra Italialoro Italialimortaccitua? Dove quelli che gridavano allo stupro dello skyline romano per le torri di Libeskind? Dove i difensori dell'archeologia industriale??

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  8. Il mio commento era ovviamente rivolto a quello che dice che non servono nuove costruzioni...
    Alberto

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  9. Che poi un discorso e' ponte di nona costruito in mezzo al niente, un altro e' riqualificare spazi ex industriali nel mezzo della citta'. Ma c'e' una tale paura di qualunque cambiamento che tanti romani preferiscono l'ex fabbrica abbandonata e pericolante al palazzo moderno.

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  10. Steccone tipo Corviale anno 2018

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  11. Non e' unica al mondo, purtroppo. E' il tipo di urbanizzazione del mondo in via di sviluppo, tipo Sao Paolo Brasile, dove la torre dei ricchi, chiuso dietro cancelli, si affaccia su bidonville. Mentre città come Bogota hanno trovato delle soluzioni e crescono, Roma e' tornato nel medioevo (senza i pregi del medioevo).

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  13. Zingaretti, si fa sempre riconoscere.

    http://roma.corriere.it/notizie/politica/18_aprile_01/regione-lazio-pasticcio-capo-dell-anticorruzione-ca92130c-350f-11e8-8de8-ad207e8187ca.shtml

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  14. Palazzo di rara bruttezza assolutamente fuori contesto. E quando (se) sarà tutto abitato, tutta il traffico si riversera' sul "povero" ponte di ferro. Uno scempio

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  16. Ma figuriamoci quanto cazzo gliene frega al romano medio di migliorare. Al romano medio interessa quanto segue:
    1) Farsi i cazzacci propri in barba a qualsiasi regola (eee regole so per l'artri, mica per me...);
    2) Lottare esclusivamente per difendere la porta di casa propria e non la cosa pubblica globale, se non per cazzate rigorosamente false e ribaltate;
    3) Avere er suvve, perchè pià er busse è robba da morti de fame;
    4) Avere ooo smartefonne urtimo modello, col quale farcese le pippe solo su Feisbuk o cazzate varie e non usarlo assolutamente per cose serie;
    5) Basta che vince aaa Roma.
    Roma fa schifo perchè fanno schifo gran parte dei romani.

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