Video. Le 12 cretinate sullo Stadio della Roma che Di Maio ha detto in soli 4 minuti

28 febbraio 2017

La proverbiale crassa ignoranza di Giggino Di Mail (al secolo Luigi Di Maio, uno che - pensate un po' - qualche tempo fa era dato per papabile come Primo Ministro della Repubblica Italiana!) non si è smentita ieri pomeriggio durante la puntata de L'Ariachetira. Si parlava ovviamente dello stadio della Roma e Giggino, "orgoglioso del risultato raggiunto da Virginia Raggi", ne ha sparata una dietro l'altra senza ombra di freni inibitori dimostrando di non sapere nulla del progetto, certificando di avere una visione totalmente offuscata della faccenda (e del mondo!), palesando ancora una volta la sua ideologia malata e pericolosa. Malata e pericolosa. Orrendamente e strafottentemente ignaro delle cose di cui parla, Di Maio - in preda di una sorta di delirio di onnipotenza - è stato capace in soli 4 minuti di inanellare una tale quantità di sciocchezze e idiozie da indurci a buttar giù un post. Eccole in fila, facilmente ascoltabili nel breve filmato.



1. "...Detto da chi ha messo la città in mano a Mafia Capitale..."
Di Maio ha esordito insultando Ignazio Marino. Un bel debutto, non c'è che dire. In realtà Marino non ha affatto messo la città in mano a Mafia Capitale (quello lo ha fatto l'amministrazione di Gianni Alemanno - col contributo del PD -, ovvero l'amministrazione cui la sindaca Raggi si sta ispirando passo passo da 7 mesi a questa parte), al contrario Mafia Capitale è potuta emergere proprio grazie alla forte discontinuità rappresentata dal Sindaco Marino e dal fatto che, come primo atto di governo, egli portò tonnellate di carte alla Procura della Repubblica e chiamò al Campidoglio gli ispettori del Ministero delle Finanza in accordo con l'allora governo Letta. La verità è esattamente l'opposto di quanto afferma Di Maio.

2. "Noi avevamo 1 milione di metri cubi di cemento"
La qualità o il tasso di speculatività di una operazione immobiliare non si misura in termini di metri cubi. Ci può essere una operazione da un milione di metri cubi che non è speculativa (come era l'operazione di Tor di Valle pensata da Marino) e un'operazione da "soli" 600mila metri cubi che però è altamente speculativa (come il nuovo accordo di Raggi coi costruttori). Inoltre parlare di "cubature" quando ci sono di mezzo grandi architetti contemporanei come se si trattasse di normali palazzine di periferia denota solo ignoranza e mancanza di rispetto.

3. "Solo il 13 o il 16% era lo stadio, il resto erano altre infrastrutture"
Esatto, Di Maio. Il 78% del progetto pensato da Marino era composto da verde pubblico e da infrastrutture, ovvero strade, ponti, passerelle pedonali sul Tevere e ferrovie. Le stesse infrastrutture che oggi non ci sono più.

4. "la Roma avrà uno stadio"
Falso. Con questo accordo non si andrà da nessuna parte e ben presto risulterà impossibile portare avanti il progetto. 

5. "tutte le infrastrutture saranno costruite con la classe energetica la più innovativa d'Europa"
Le infrastrutture non hanno "classe energetica", mai visto un ponte o una rotonda dotata di classe energetica. Di Maio ha imparato a pappagallo la lezione (infatti è impossibile interromperlo, se lo si fa va avanti per la sua strada e dice "ci arrivo, ci arrivo, ci arrivo". Della serie: ho uno script, fammelo recitare) senza sapere nulla di nulla di cosa sta parlando. La classe energetica semmai è quella degli edifici, non delle infrastrutture. E poi si parla della classe Leed Gold o Leed Platinum: si tratta di scale energetiche statunitensi, perché Di Maio parla di "classe energetica più innovativa d'Europa"? Come diavolo li prepara Rocco Casalino questi ragazzi? Tra l'altro ci sarebbe da chiedersi come faranno gli edifici a restare in classe Leed Platinum se vengono tolte metro, strade e ponti pedonali verso stazioni ferroviarie.

6. "i soldi per le infrastrutture come il ponte del Tevere erano già previsti"
Goffo e ignobile tentativo di lasciar intendere che nel progetto di Marino e Caudo c'era del marcio, affermazione perfetta per l'elettorato analfabeta a cinque stelle. Addirittura facevano pagare al privato cose che erano già previste nel bilancio pubblico!!11!!1 A prescindere che la cosa sarebbe stata sacrosanta perché avrebbe fatto risparmiare l'erario, ma nella fattispecie Di Maio confonde lo svincolo "Tor Di Valle" della Roma-Fiumicino, totalmente finanziato da privati a servizio dell'area dello Stadio e del business park, con il Ponte dei Congressi, ponte che da anni è previsto con i soldi dello Stato. Due cose completamente diverse, complementari, che devono essere fatte entrambe per la sicurezza e il servizio degli abitanti dell'area, degli utenti dell'aeroporto, del Centro Congressi e della Fiera di Roma. Di Maio ne parla, non si sa se per cattiva fede, per ignoranza o per confondere le idee ai suoi elettori diversamente intelligenti, come se fossero la stessa cosa. Può il vicepresidente di Montecitorio raggirare così i telespettatori di una trasmissione televisiva? Neppure la vecchia e pessima politica arrivava a queste maniere becere contando sull'incapacità di discernere degli spettatori e strumentalizzando la loro ignoranza. Perché Myrta Merlino non ha opposto resistenza a questa slavina di idiozie?
La cosa straordinaria è che tre giorni fa Beppe Grillo si lamentava ("è impossibile fare di più senza risorse aggiuntive") giustificando la Raggi perché la città di Roma non ha soldi e ora invece Di Maio ci spiega che i soldi pubblici possono essere spesi per investire laddove potrebbero investire tranquillamente i privati. Ma davvero questa banda di forsennati pensa di poterci prendere tutti per i fondelli a lungo e di giocare con il nostro futuro come e peggio di come hanno fatto i politici prima di loro?

7. "noi siamo un paese che paga le tasse più alte di tutto il mondo industrializzato e non abbiamo bisogno dei privati per farci costruire un ponte"
Qui, signori, siamo all'apoteosi. Un politico che dice una cosa del genere in qualsiasi partito fa perdere al proprio schieramento il 10% in un colpo solo. Quando una affermazione raffrontabile (ma basata su ragionamenti completamente diversi) la fece il povero Padoa Schioppa ("le tasse sono una cosa bellissima") venne lapidato per secoli. Ma quando hai un elettorato di fedeli, talebani, invasati, plagiati e tifosi puoi permetterti tutto, anche glorificare le tasse celebrando il loro spreco. A differenza di quanto dice Di Maio però le tasse - che comunque andrebbero abbassate, non bisognerebbe come fa lui star lì a capire cosa fare con tutti i soldi che si drenano ai lavoratori - servono per diminuire le disparità sociali, sostenere la formazione, la sanità, l'innovazione, la ricerca. Non servono a fare regali ai costruttori pagando con i soldi di tutti delle opere che i privati si erano detti disponibilissimi a pagare di tasca loro. L'idea per cui non bisogna chiedere contributi agli imprenditori perché lo Stato già chiede le tasse ai cittadini sembra una follia di un malato di mente, ma è profondamente radicata nella mentalità insidiosa e allucinata dei Cinque Stelle. Dei personaggi semplicemente pericolosi che vanno trattati come tali e dovrebbero essere considerati una emergenza nazionale, non un fatto folkloristico.
Se l'amministrazione ha tutto questo surplus finanziario dovuto alle tasse, come mai non pensa a dare maggior contributo all'assistenza agli anziani? Come mai non manutiene i parchi pubblici? Come mai non ripara le strade e i marciapiedi dove si rischia la vita ogni giorno anche solo uscendo di casa? Perché non fa funzionare il trasporto pubblico e la raccolta dei rifiuti? Come mai non investe in ricerca, sostegno alle start-up, qualità? Come mai non fa funzionare meglio gli asili nido? Se il Comune ha tutti questi soldi perché vuole investirli solo per sollevare da una spesa investitori privati e non per il bene di tutti i cittadini? 

8. "Il progetto dello stadio riduce cubature e non sottrae opere pubbliche perché quelle che erano previste era già previste con soldi pubblici"
Una lurida menzogna. Una-lurida-menzogna. Perché il principale esponente del primo o del secondo partito del paese mente in maniera così spudorata incurante di essere ripreso da una televisione? Da cosa gli deriva questo delirio di onnipotenza? 

9. "Vediamo il progetto definitivo e capiamo quali infrastrutture si faranno e quali non si faranno"
30 secondi prima aveva detto che si sarebbero fatte tutte. Un siparietto riprovevole, come al solito da vecchia, vecchissima politica. 

10. "I grattacieli? Ma questa è la skyline di Roma, la città eterna"
Cretinata sesquipedale ad uso e consumo degli analfabeti funzionali che ascoltano e si bevono tutto. Tor Di Valle dista chilometri e chilometri dal centro di Roma e dal suo eterno skyline (skyline che si è creato grazie alle "cubature" grandiose e sfidanti che nessuno in passato ha osato bloccare peraltro). Non c'entrano nulla queste torri con il profilo della città, non sono collocate all'Aventino o a Trastevere. Di Maio continua a parlare ai non romani suoi elettori, per il semplice fatto che ogni romano dotato di raziocinio capisce perfettamente le stupidate che sta inanellando.

11. "Abbiamo già tanto di costruito: le torri dell'Eur sono abbandonate!"
Di Maio fa una gaffe dietro all'altra, ma qui fa quasi tenerezza o forse proprio pena. Non si capisce come si permetta un politico che ha ambizioni come lui ad andare in televisione così assurdamente impreparato: è una mancanza di rispetto verso chi ascolta. Le Torri dell'Eur avevano i lavori in corso quando Virginia Raggi è arrivata al Campidoglio, per fare - ancora una volta - un favore a dei palazzinari che non gradivano quell'operazione che avrebbe visto la TIM trovare sede nelle torri, la Giunta Raggi con una operazione spregiudicata che speriamo sarà oggetto di approfondimento da parte della magistratura, ha consentito alla TIM (che nel frattempo aveva cambiato management) di sfilarsi dall'affare addirittura senza pagare neppure le penali. Una operazione inqualificabile che lascerà questi ruderi per altri anni in mezzo all'Eur e pregiudicherà anche lo sviluppo della Nuvola di Fuksas e del relativo albergo. Se le Torri dell'Eur sono vuote, come giustamente dice Di Maio, è dunque esclusivamente colpa del Movimento 5 Stelle. Una colpa che secondo noi prefigura reati peraltro. Purtroppo nessuno, anche qui, ha fatto notare a Di Maio la contraddizione patetica nella quale è caduto. 

12. "...costruire quando non serve..."
Totalmente falso per quanto riguarda l'offerta di direzionale. A Roma praticamente non c'è direzionale di qualità (aziende serie, come BNL, sono costrette a costruirsi le proprie sedi da sole - vedi il bell'edificio dei 5+1AA a fianco alla Tiburtina - perché l'offerta di direzionale è profondamente scadente) e c'è un enorme tema di spostamento di funzioni direzionali dal centro, congestionato, alla periferia. Dunque c'è una enorme necessità di edificazioni di palazzi e grattacieli per uffici e per terziario avanzato. Ostacolare questo processo significa, come esattamente sta succedendo, invitare le aziende e le grandi società internazionali a prendere delle sedi fuori dalla città (a Milano o all'estero) danneggiando l'occupazione e le opportunità dei cittadini e condannando la città ad un inarrestabile declino economico.
Residenti che vivono di stipendi normali e di sacrifici quotidiani e non dei 10mila euro al mese, completamente immeritati, di un piccolo personaggio che non ha lavorato una sola mezza giornata nella propria vita, che non è stato neppure in grado di pigliarsi una laurea, che è in Parlamento in virtù di un casting online nel quale ha raccolto 189 voti: non lo votarono neanche i parenti di Avellino e gli amici di suo padre, storico dirigente post fascista del Movimento Sociale Italiano.

Il rapporto malato tra pubblico e privato spiegato con una semplice aiuola di Trastevere

27 febbraio 2017
Cosa è pubblico? Cosa è privato? Quando un privato è anche pubblico e quando un pubblico viene inesorabilmente - e magari illegamente - privatizzato? Cosa è comune? E quali confini ci sono tra queste definizioni? In Italia e in particolare a Roma la sensibilità verso questi concetti è totalmente sfalsata rispetto a tutto il resto dell'occidente evoluto. Gli stessi termini sono travisati: nella retorica squallida ma ormai smascherata dei Movimenti "spazi pubblici" che vengono requisiti illecitamente da privati, ad esempio con le occupazioni, vengono chiamati "beni comuni" proprio nel momento in cui vengono sottratti alla comunità e rubati da un gruppo di individui che perseguono obiettivi di potere o di business e dunque tecnicamente privatizzati.

All'estero tutti questi steccati creati ad arte per favorire i prepotenti e i profittatori non esistono. Non esistono ne nelle normative e neppure nella mentalità delle persone. A Londra il municipio della città, il City Hall, si trova in un'area... privata. Edificata da privati, manutenuta da privati, videosorvegliata da privati. Un'area dunque impeccabile e perfetta per una frequentazione che però è "pubblica" h24: in definitiva un bene comune al quadrato, sia per le disponibilità che offre alla comunità, sia per il fatto che questa offerta neppure grava sulle tasse dei contribuenti. Un doppio vantaggio laddove a Roma siamo abituati, basti pensare alla vicenda dello Stadio della Roma, solo a doppi svantaggi, a danni che si sommano a beffe.


Un piccolo esempio di questo ragionamento lo possiamo trovare da qualche tempo a Piazza Belli, nel cuore di Trastevere. Il video, crediamo, è molto eloquente seppur semplicissimo e ingenuo. C'è la parte puramente "pubblica" dell'area verde che decora la piazza, una parte pubblica buia, triste, abbandonata, non manutenuta, piena di spazzatura, potenzialmente pericolosa e ricovero di malintenzionati. C'è poi la nuova parte "privata", realizzata da Confcommercio che qui ha sede (e che no, purtroppo non ci paga per questo articolo, ma se lo volesse fare sarebbe assai bene accetta!), che però come si può ben vedere è l'unica parte a dare un minimo di lustro e di dignità a tutta una piazza che è "pubblica". Un esempio per parlare del tutto. In una città abituata a considerare il suo suolo pubblico (che è la prima ricchezza di ogni ente territoriale) solo come merce di scambio elettorale (cartellonari, bancarellari, tavolini) e non come cosa da cui estrarre un valore economico da investire poi immediatamente in qualità urbana condivisa.


Il rapporto tra enti pubblici e operatori privati deve modularsi nella direzione del bene comune, incluso nel bene comune anche il benessere delle aziende beninteso. E' un ragionamento che qui è difficile da affermare, ma che, se si affermasse, potrebbe determinare la trasformazione della città in senso positivo senza l'investimento di un solo euro di tasse dei contribuenti. "Io ti faccio fare quello che mi chiedi per il tuo benessere economico, specie se è di qualità, ma tu mi devi convincere dandomi in cambio più cose possibile per il benessere civico di tutti". E' il ragionamento che si fa in tutte le città del mondo salvo che in una. Anzi qui magari qualcuno rimpiange la situazione precedente, quella della foto qua sopra, con il suolo pubblico usato non per il verde ma come parcheggio più o meno abusivo. Anche perché la mentalità malata del romano medio riguardo al concetto di pubblico e privato parte proprio dal suo rapporto incestuoso con la propria autovettura e la sua sosta: la più clamorosa privatizzazione di spazi pubblici.

Confronto Madrid-Roma in questo "documentario" straziante di 13 minuti

26 febbraio 2017
Per evitare di rimanere strozzati nelle polemiche interne, tutte romane, di quartiere, l'antidoto migliore è guardare fuori dalla città. Andare all'aeroporto, imbarcarsi e andare a vedere, con un briciolo di occhio critico, come mai i problemi che da noi sembrano invalicabili, altrove sono risolti, da decenni, con saggezza, qualità e scioltezza.
Madrid in questo senso è un esempio impeccabile, e non solo perché il suo secondo stadio più importante, il Vicente Calderon, è costruito sopra (sopra!) il Mazanarre. Madrid è una città simile a noi per dimensioni, in un paese non molto diverso dal nostro come peso economico. Madrid è la capitale del paese e sopporta tutti i problemi di esserlo. Soprattutto Madrid è una città che esce da una decennale e atroce crisi economica resa ancora più acuta da queste parti da una eccessiva corsa al mercato immobiliare che ha lasciato strascichi micidiali.
Madrid, in definitiva, è un po' meno efficiente, un (bel) po' più sudicia e disorganizzata rispetto agli anni pre-Lehman. Tuttavia Madrid è una città che continua a crescere, che continua a guardare al futuro, che continua a provarci e a crederci e soprattutto una città dove, nonostante i problemi finanziari, la povertà in crescita e la disoccupazione alle stelle si mantiene a galla una cosetta da noi dimenticata che si chiama "dignità". Dignità soprattutto dei servizi pubblici, i servizi che sono quelli che proprio le fasce più deboli, fragili e in difficoltà utilizzano. Gli spazi comuni, il verde urbano (non ne parliamo nel filmato, ma il livello di cura è clamoroso), i trasporti pubblici: tutto è impeccabile. In modo che anche se sei povero, puoi vivere in uno spazio condiviso dignitoso. I ricchi, tanto, hanno le ville dove stare al pulito, al verde e al sicuro. Questo concetto in Italia, e a Roma in particolare, è sovvertito. Da noi si pensa che tenere puliti e sicuri gli spazi pubblici sia un'istanza sicurtaria e fascista, al contrario non c'è nulla di più sociale e di sinistra.

Abbiamo provato ad abbozzare un rudimentalissimo documentario. Sono 13 minuti durante i quali, a spezzoni, si fa focus su alcuni elementi di eccellenza su cui è modulata la vita urbana a Madrid e si prova a metterli in confronto con Roma.

C'è un po' di tutto: la raccolta rifiuti, tanto sull'arredo urbano e sul disegno delle strade, i tavolini all'aperto, i parcheggi interrati, le trasformazioni urbane e i lavori pubblici, la rigenerazione urbanistica col confronto tra i due ex mattatoi. Ovviamente ci vergogniamo e ci scusiamo per la qualità, ma i concetti ci sono e su questi speriamo si possa aprire un po' di dibattito e fare un po' di sensibilizzazione. 

Stadio della Roma: Raggi trasforma un eccellente progetto in pura speculazione edilizia

25 febbraio 2017




A ROMA RITORNA LA SPECULAZIONE
Ieri l'accolita di improvvisati ma scaltrissimi fuorilegge che dobbiamo chiamare "amministrazione" non era in vena di regali alla cricca dei costruttori e dei palazzinari. Ieri, infatti, l'amministrazione Raggi ha deciso - ovviamente con il consenso della società e dei costruttori - di trasformare il progetto di Tor di Valle, ottima pianificazione immobiliare che comprendeva anche lo Stadio della Roma, nella solita squallida operazione speculativa alla romana. Una nuova Bufalotta, una nuova Ponte di Nona. Si ritorna nei ranghi e nelle tradizioni locali. Si continua a sviluppare Roma esattamente come si è sempre fatto. 

Quello che è capitato è molto grave in primo luogo per la ennesima e tradizionale solfa (ma con i grillini non doveva cambiare tutto?) solo italiana - ma soprattutto romana - secondo cui non è mai garantita alcuna continuità amministrativa ad ogni cambio di giunta. Se un progetto viene approvato ufficialmente può essere tranquillamente stravolto da chi viene dopo. E visto che per realizzare i progetti in Italia ci vogliono tempi maggiori di quelli di una consiliatura ne deriva che ogni (ogni!) progetto corre l'enorme rischio se non la matematica certezza di essere ucciso nella culla o proprio abortito ancor prima di nascere. È il motivo per cui non esistono ne esisteranno mai investimenti internazionali nella nostra città. Questo atteggiamento ci rende poveri, marginali, provinciali, derisi, atrocemente degradati. Questo atteggiamento c'è sempre stato (si annullano le cose non guardando alla concreta utilità o al bene comune, ma solo perché le hanno fatte gli altri) e continua ad esserci dopo la Rivoluzione Grillina. Se a Milano avessero adottato lo stesso riprovevole stile di governo che è aduso a Roma, semplicemente la Milano che oggi vediamo non ci sarebbe stata. E invece si è passati da Albertini a Moratti a Pisapia a Sala sempre in continuità: si modificano le linee guida alte ma se c'è un progetto, se c'è qualcuno che ci ha lavorato, se c'è qualcuno che ci ha investito (fosse anche solo del tempo), tutto questo si rispetta e si va avanti. A Roma non è così: Torri dell'Eur, Ex Fiera, Parking di Via Giulia, Olimpiadi, Ex Mercati Generali. Enormi investimenti privati sotto scacco dei cambi di Giunta: saranno gli ultimi, a investire non verrà più nessuno per la felicità di chi specula su popolazioni sempre più povere, sempre più ignoranti, sempre più disperate. Se sei disperato voti i populisti, se sei in difficoltà voti i fascisti, se sei nei guai e non trovi lavoro non pensi e voti chi urla di più, se non ci sono investimenti di qualità prospera la camorra locale. È una strategia peculiare e ci state cascando tutti quanti. Tra l'altro non è neppure una strategia nuova: è il metodo per antonomasia in Italia da 50 anni, Grillo è semplicemente in perfetta continuità. Funzionale al sistema che finge di combattere.

Ma oltre alle questioni di forma, comunque cruciali, eccoci a quelle di sostanza. Ed eccoci a parlare dello Stadio della Roma così come è stato ripensato dalla Raggi. Il primo elemento di sostanza è che il progetto dello stadio come lo avevano pensato Ignazio Marino e il suo assessore all'urbanistica Giovanni Caudo non c'è più. E non per questioni di rischio idrogeologico ("mai a Tor di Valle, lì lo stadio affonda" spiegava il comico di Genova un giorno e mezzo fa), e non per questioni di Soprintendenze e tettoie da conservare. No: tutto questo è stato completamente e totalmente ignorato nell'accordo tra l'amministrazione e l'AS Roma. 

CI GUADAGNANO TUTTI. CI PERDONO SOLO I CITTADINI
L'accordo è stato trovato ed è incredibilmente vantaggioso per tutti gli attori in gioco: la Roma avrà il suo stadio che rafforzerà la società (e così abbiamo disinnescato il rischio di perdere mezzo milione di voti, era l'enorme preoccupazione di Grillo), l'amministrazione grillina porta lo scalpo del taglio delle torri (tra l'altro era la parte più avvincente del progetto: il resto sono palazzotti di uffici  stile Euroma2 e un villaggio commerciale modello outlet di Valmontone, ma quello va bene...) visto che il suo elettorato vive solo di simboli e di semplificazioni; il costruttore infine esulta perché può realizzare un quartiere di uffici e commerci in deroga al Piano Regolatore praticamente a gratis o comunque con molte meno spese in termini di oneri laddove invece prima era stato spremuto come un limone dalla Giunta precedente. 

PARNASI ORA GODE
Parnasi ha insomma oggi la possibilità di riscrivere la delibera e la convenzione interloquendo con una controparte debolissima, ideologica e incapace e non con un personaggio come Giovanni Caudo che aveva trasformato l'iniziale proposta di sviluppo di Tor Di Valle nel più vantaggioso progetto immobiliare (vantaggioso per la parte pubblica, beninteso) mai immaginato a Roma e forse in tutta Italia. È la condizione ideale per qualunque immobiliarista che voglia massimizzare il proprio profitto impippandosene della collettività o addirittura scaricandogli i costi.
Parnasi ha oggi la possibilità di realizzare un vasto quartiere di centri direzionali e aree commerciali come si è sempre fatto a Roma: niente investimenti pubblici (almeno 100 i milioni risparmiati qui), niente contribuzione al bene comune, niente investimenti reali sui trasporti: un'altra Bufalotta, con lo Stadio al posto di Ikea e il Roma Village al posto di Leroy Marlin. E senza neppure la complessità costruttiva (gli ingegneri costano e per il nuovo progetto voluto da Raggi saranno sufficienti i geometri anche se l'auspicio di un coinvolgimento di Libeskind c'è sempre) di realizzare delle torri ardite e interfacciarsi con uno studio d'architettura internazionale. Parnasi, infine, realizzando un quartiere direzionale in una zona scarsamente collegata, potr sfruttare anche il flop commerciale dell'operazione: dopo alcuni anni, con uffici invenduti potrà spingere per trasformarli in case.

CROLLANO GLI INVESTIMENTI. LA FOLLIA DEGLI "EDIFICI BASSI"
L'investimento complessivo, e dunque la ricaduta sulla città, passa da 1,6 miliardi di euro a 700 milioni. La città, in nome dell'ideologia di quatto esaltati completamente buoni a nulla, ha dilapidato quasi un miliardo di euro, polverizzato posti di lavoro, cancellato opportunità. Ce n'è per parlare di danno erariale per la Giunta e per i consiglieri e auguriamoci che se ne parli. Ma non basta.

"Non ci saranno le torri. Si faranno edifici bassi integrati nel panorama" ha esultato la Raggi. Forse qualcuno dovrebbe spiegarle che distribuire le cubature in altezza permette di consumare meno suolo rispetto a spalmarle in larghezza. È la regola in tutto il mondo dove proprio i grattacieli sono simbolo di ecologia e sostenibilità. E poi di quale "panorama" parliamo? Raggi è mai stata a Tor di Valle? L'unico skyline è quello delle palazzine iperabusive abbarbicate sul costone della collina della Magliana: una foto di Kisinau del 1973 in confronto a quella immondizia urbanistica è Cortina d'Ampezzo. Quale panorama bisogna preservare in una città cresciuta in maniera vomitevole dove qualche landmark in altezza non può far altro che migliorare lo scenario? Occorrerà un giorno che qualche ateneo americano effettui uno studio per misurare inequivocabilmente la fobia per i grattacieli (una roba tutta italiana, e ancor più romana e solo un po' parigina) con il livello di idiozia e di malfunzionamento neuronale delle persone. Ne scopriremmo delle belle...

ORA LO STADIO LO PAGANO I CITTADINI
Ma torniamo a noi. Perché la cosa che forse non è chiara è la seguente: se diminuisci le cubature (santo iddio, esiste qualche altro posto evoluto sul pianeta nel quale si giudicano i progetti non in base alla loro qualità ma in base alle "cubature"; ci indicate dove? Una volta per tutte: le cubature NON sono mai direttamente proporzionali al quoziente di speculatività di un progetto), se diminuisci le cubature, dicevamo, diminuisci anche le opere pubbliche. La città ci perde di netto. Punto. Non c'è discussione su questo. Ma non ci perde una sola volta, perché essendo il progetto un progetto architettonicamente interessante e sfidante, ci perde due volte: ci perde un landmark e uno straccio di skyline e ci perde in opere pubbliche. Il danno oltre che la beffa. Ma in realtà quello che si prefigura è qualcosa ancora di peggio: la città ci perde tre volte. Perde le opere pubbliche, perde un quartiere moderno che ancora non ha e che sarebbe diventato una destination anche turistica, perde infine perché le opere pubbliche perdute di cui sopra dovranno comunque essere fatte e verranno fatte coi soldi del Comune. Mettendo le mani nelle tasche dei cittadini, tagliando ulteriori servizi, facendo ulteriore debito, alzando ulteriormente le aliquote. Oppure, come sta emergendo, coi soldi addirittura dello Stato (così le ideologie degli invasati a Cinque Stelle le pagheranno tutti i cittadini italiani che versano le tasse, da Sondrio a Ragusa): distraendo le risorse che erano destinate al Ponte dei Congressi, che non si farà più condannandoci per sempre al pericolosissimo attuale Viadotto della Magliana. 

Il concetto è molto semplice e andrebbe inculcato bene alla schiera di decerebrati che festeggia l'accordo raggiunto: prima l'operazione urbanistica la pagavano tutta i privati, oggi la pagheranno in parte i cittadini. O con nuovo debito pubblico o con tagli da altre parti. È uno scempio per cui in qualsiasi altra città occidentale l'amministrazione verrebbe inchiodata alle proprie responsabilità. Chissà cosa ne penserà il tifo laziale che con il nuovo accordo si ritrova a pagare di tasca propria lo stadio che farà grande la compagine rivale...
In alternativa, ovvero in assenza totale di investimenti comunali, la dotazione di opere sarà decurtata. E comunque un danno per i cittadini sarà: o i cittadini pagheranno finanziariamente oppure pagheranno per mancate opere a loro servizio.
LA FACCENDA DELLA DELIBERA
La cosa straordinaria è che l'intellighenzia grillina ora dovrebbe riuscire ad avere la faccia (e il fondoschiena parato dal punto di vista giudiziario) di votare una nuova delibera di "interesse pubblico" su un'opera che sarà solo una mera speculazione edilizia (adesso sì!) e che non avrà alcun interesse pubblico. Ovviamente l'interesse pubblico del progetto precedente non era la presenza dello stadio e degli uffici tutto intorno o dell'outlet dove si vendono le maglie della maggica, ma la mole di opere pubbliche a vantaggio di tutti che l'operazione garantiva. Una montagna di realizzazioni che, in qualche modo, consentivano di andare in deroga al Piano Regolatore, consentivano di accettare forzature. Queste opere pubbliche non ci saranno più, ce ne saranno forse la metà, forse molto meno della metà. Già si parla di opere da fare "successivamente". Ecco come ritorna il lessico degli sviluppi immobiliari "alla romana". Prima aprimo, famo vendemo, affittamo e poi le opere pubbliche. In tempi diversi. Sappiamo tutti come finisce e le casistiche sono dozzine. La delibera di Caudo ovviamente impediva la messa in funzione dello stadio se prima non si fossero terminate le opere. Come si fa a votare l'interesse pubblico su un pateracchio simile? I furbi proveranno a effettuare solo modifiche su questa attuale delibera invece di farne una da capo? Sarebbe uno sport estremo. Probabilmente bisognerà ricominciare tutto da capo, foglio bianco, buttati 3 anni al vento e si riparte: il prossimo sindaco (se le inchieste su Raggi andranno avanti ci sarà molto presto peraltro) si ritroverà nella stessa identica situazione. E magari rimetterà le torri al suo posto. Ci auguriamo con forza che le opposizioni blocchino qualsiasi tentativo di infilare questa immondizia amministrazione nella delibera di Caudo e Marino inquinandola, ma non mancano prese di posizione dei partiti di opposizione che esultano assieme al M5S: come detto vincono tutti quanti, politica inclusa, a perderci sono solo i cittadini, specialmente i cittadini del quartiere che ospiterà l'opera. Come dite, il PD? Ma ovviamente silenzio di tomba...

L'ADDIO ALLE OPERE PUBBLICHE
Nel frattempo si progetterà uno stadio con molte meno opere pubbliche a supporto. O, peggio, con opere pubbliche non più pagate dai privati, ma pagate dal Comune e dal Comune manutenute (si fa per dire, non ci sono i soldi neppure per pagare le buche e qui si rinuncia a centinaia e centinaia di milioni per poter dire "ho tagliato le torri"). Uscendo alla riunione con la Roma, Raggi non ha detto "riduciamo le cubature ma si faranno tutte le opere pubbliche", in quel caso avrebbe tagliato la testa al toro. Ha detto "tagliamo le cubature e si farà la sistemazione della Via del Mare e la nuova stazione di Tor di Valle". Neppure più rifacimento, si parla di "adeguamento" e di "sistemazione". Ma per questo bisognerà aspettare gli esecutivi e solo a quel punto si potrà fare uno schema inoppugnabile su cosa la città ha perduto. Un quadro che auguriamoci la nuova conferenza dei servizi possa e debba bocciare: un piano così come si delinea rischia di essere un danno per la città su tutti i piani. E nulla ci vieta di ipotizzare che dietro ci sia un ulteriore accordo: si parte così, poi se davvero servono altre opere allora si possono fare e la cubatura può aumentare. 
Vuoi vedere, insomma, che la cubatura alla fine si avvicinerà a quella di Marino ma lo farà piano piano, gradualmente e con palazzoni al posto di torri architettoniche!?

Inutile precisare che una nuova stazione non serve a nulla se non la si usa per farci passare treni puliti, moderni, frequenti e sicuri, possiamo notare che il progetto di Caudo e Marino era raggiungibile da 6 punti: tre attracchi fluviali, la ferrovia Roma-Fiumicino, l'autostrada Roma-Fiumicino, la ferrovia Roma-Lido, le riunificate Via del Mare e Via Ostiense e infine il prolungamento della Metro B; il nuovo stadio della Raggi sarà invece raggiungibile da soli 2 punti: la ferrovia Roma-Lido (una infrastruttura alla canna del gas) e la riunificata Via del Mare\Ostiense. La delibera di Caudo e Marino obbligava (cribbio: obbligava!) il proponente a dimostrare che il 50% dei flussi sarebbero giunti nell'area di Tor di Valle con mezzi pubblici, la nuova delibera non potrà farlo e ci regalerà ingorghi di proporzioni inenarrabili e tutti aosssadio cooo sguderone e l'infradito a chiccooo. Che verranno ulteriormente acuiti dal fatto che il progetto del Ponte dei Congressi è stato sonoramente bocciato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici visto che gli uomini di Berdini (che allora era assessore) non sono stati all'altezza evidentemente di produrre un progetto acconcio. Dunque anche lì tutto fermo e tutto bloccato come da specialità della casa. 
Un altro numero chiave che andrà seguito è il 35%. Il vecchio progetto, a partire da 1,6 miliardi di investimenti garantiva il 35% in opere pubbliche. Una cifra monstre (forse a questo si riferiva la sindaca parlando di progetto "monstre"?) che a Roma non si era mai vista (si viaggia ben sotto al 10%). Il nuovo progetto che percentuale di opere pubbliche garantirà sull'investimento complessivo? È un dato indicativo - contano poi i valori assoluti - ma importante. Anche se sarà comunque complicatissimo far capire ai cittadini che prima le opere necessarie a far funzionare il nuovo quartiere le pagavano i privati, oggi le pagano loro con le loro tasse.
Epperò la domanda, per ogni sviluppo urbano, deve essere quella: il guadagno che deriva dalla trasformazione nelle tasche di chi va? E in che percentuali va nelle tasche pubbliche e nelle tasche private? In base a queste percentuali si tagga o non si tagga un'operazione come speculazione.

Andiamo avanti. La sistemazione del Fosso di Vallerano è l'unica cosa che la sindaca ha specificato con chiarezza che rimarrà, ma d'altronde l'Autorità di Bacino aveva obbligato. Quello che non ha preoccupato minimamente Comune e proponenti invece è il famoso rischio esondazione dell'area dello stadio e la storia della tettoia: se il vincolo della Soprintendenza andrà avanti? Come si fa? Come mai decine e decine di consiglieri e tifosi grillini che fino a ieri sottolineavano sui social ogni 10 minuti che li lo stadio non si poteva fare per questioni idrogeologiche oggi esultano all'accordo trovato? Guardate amici che lo stadio non si è spostato di un centimetro eh! Sta sempre lì, in zona esondabile e al posto di una tettoia-opera d'arte censita nel piano delle qualità e quasi-vincolata, tutte belle parole di cui vi siete riempiti la bocca per settimane. Dimenticate? E dimenticato il mitico Piano Regolatore che "guai, non si tocca"? Al massimo a Tor di Valle il Piano Regolatore prevede 300mila mc, il progetto Raggi ne prevede il doppio. Il doppio! E il consumo di suolo? Qualcuno pensa che si riduca? Se si tagliano le altezze calano le cubature ma rimane costante il consumo di suolo, con la differenza che sul suolo mancante non avrai le risorse economiche per fare un vero parco che dunque farà la fine dei ben noti "parchi" promessi nelle tante altre speculazioni alla romana.
Ma tutte queste cose non importano più. Esondazioni, onde anomale, rischi idrogeologi, tettoie abbandonate in cemento che diventano opere d'arte. Era tutta una finta perché, come abbiamo spiegato mille volte nei mesi passati, questo progetto non andava fatto. Questo progetto era pericolosissimi, era sovversivo. Questo progetto poneva un insidioso precedente, fatto questo poi sarebbe stato molto più difficile tornare a costruire alla romana. Bisognava fare di tutto per disinnescare.



UNA CITTÀ DA CUI FUGGIRE
Ma se per gli infojati grillini si può provare solo pena, nei confronti della città non può che crescere una grandissima preoccupazione. E non solo per la perdita di opportunità, di crescita economica (certificata da La Sapienza), di migliaia di posti di lavoro. Roma in definitiva si conferma agli occhi del mondo come luogo da cui stare alla larga quando si parla di investimenti, sviluppo, trasformazione. Roma è oggi l'unica città al mondo dove una sindaca può dire di tre edifici firmati Daniel Libeskind che "disturbano il panorama". Un panorama da favela, peraltro. Ci vogliono affezionati al nostro degrado, affezionati alla nostra speculazione, affezionati alla nostra sciatteria. Noi non lo saremo mai e spiegheremo a più persone possibile, ogni giorno, che esserlo è un insulto a questa città che è stata per millenni il luogo della grandiosità, della sfida architettonica, della esaltazione delle grandi opere pubbliche e private: palazzi, piazze, tempi, mercati, circhi, stadi, teatri. Tutto enorme, tutto gigantesco, tutto coraggioso. Tutto ancora lì a rimarcare la profonda pochezza e inadeguatezza di chi vuole "edifici bassi" probabilmente solo per renderli coerenti con la propria lungimiranza, con la propria cultura, con la propria apertura mentale e con la propria visione e struttura intellettuale.  

Su queste pagine i lettori troveranno sempre, e sempre di più, una riflessione impegnata a smontare e disarticolare queste idiozie. Siamo convinti che ve ne sia un grandissimo bisogno e in questo senso chiediamo il vostro aiuto in termini di divulgazione e di contributo intellettuale. In questi anni abbiamo tolto il prosciutto dagli occhi di alcune decine di migliaia di persone, ma evidentemente non basta: una amministrazione di irresponsabili, plagiati e esaltati ha lavorato per mesi e mesi con l'unico obbiettivo di ridurre gli investimenti sul territorio che amministra. E la gente esulta. È una situazione surreale che va raccontata, che va spiegata persona a persona, cervello a cervello. Qualora ve ne siano di superstiti.

Vi do case popolari ma voi state buoni. Svelato il patto segreto di Alemanno coi movimenti

24 febbraio 2017
“Considerato che…
Il sindaco di Roma e l’Assessore alla Casa, al fine di scongiurare il rischio che le tensioni sociali esistenti attorno al problema abitativo possano degenerare in veri e propri problemi di ordine pubblico… ha definito un programma di alloggi da realizzare e rendere disponibili…
…che la situazione di Via Cesare De Lollis per n. 85 nuclei familiari è stata risolta con l’assegnazione di alloggi popolari;
Che altri 4 nuclei familiari provenienti da Via Bruno Pellizzi sono stati recentemente inseriti negli alloggi ERP destinati ad anziani in località Lunghezzina.
Che si ritiene utile far fronte alla situazione di emergenza… attraverso l’assegnazione delle seguenti abitazioni ERP: “accordo di programma CAM (20 alloggi), ATER Via Tagliacozzo (10 alloggi), ATER in località Casal Monastero (40 alloggi)…”



A prima vista, questo enunciato burocratico potrebbe dirvi poco. In realtà, si tratta della parte centrale e più esplicita di un documento scandaloso e finora riservatissimo, cioè dell’accordo a suo tempo stipulato tra la Giunta Alemanno e la parte più estrema e violenta del cosiddetto “movimento di lotta per la casa”.
Il “protocollo d’intesa”, datato 24 luglio 2012 e che porta la firma dell’allora Direttore del Dipartimento Politiche Abitative Maurizio Bianchini e dei leader dei “movimenti” Luca Fagiano e Paolo Di Vetta, in sintesi si presenta come un patto inquietante con cui il Comune di Roma, in deroga a qualsiasi norma, si impegna ad assegnare un tot di case popolari a una lista di persone segnalata dai “movimenti” i quali, in cambio, gli promettono di “fare i bravi” liberando alcuni palazzi occupati.
Il documento è autentico (vengono riportati firme, timbri e numeri di protocollo). Eppure è così esageratamente osceno che si fatica a ritenerlo vero… E' emerso nell'ambito di un ricorso al TAR vinto da un occupante cui è stata data ragione perché la sua presenza in una casa popolare in realtà ottemperava il protocollo. Saputo dell'esistenza di un protocollo è stato semplice chiederne copia e scoprire l'esistenza di un patto indecente.
In sintesi, spieghiamo il meccanismo
Per poter ottenere una casa popolare (ERP), in teoria occorre presentare domanda e attendere pazientemente il proprio inserimento in graduatoria. In base al punteggio ottenuto, ad ognuno viene poi attribuita una “posizione”, che varia a seconda della propria documentata condizione di disagio. In genere, i pochi fortunati che riescono ad ottenere casa sono costretti a tempi di attesa infiniti (a volte di decenni).
Il patto siglato tra Alemanno e i movimenti prevedeva, per le famiglie di occupanti da loro segnalate, la possibilità di ottenere immediatamente (“con urgenza”) gli alloggi senza fare domanda e bypassando del tutto questa antipatica e obbligatoria trafila…
Case regalate ai movimenti quindi, in cambio di una promessa “pace sociale” - e dunque dietro un ricatto bello e buono - e del rilascio di alcuni immobili occupati abusivamente da anni.
Nel testo si citano 89 nuclei familiari ai quali questo regalo era già stato concesso (a 4 di loro, con l’assegnazione di alcuni appartamenti ufficialmente “destinati ad anziani”!) ed altri 37 ai quali si prevedeva di regale altri alloggi nel giro di pochi mesi. Si tratta di persone che, in nome di questo patto, si è consentito che passassero davanti a tutti coloro che umilmente aspettavano il  loro turno.
In un passaggio, viene citato un palazzo “in zona Casal Monastero”, che in passato è  stato oggetto di varie inchieste giornalistiche (da La7 al Corriere). Ci si chiedeva: “perché il Comune lascia vuoti decine di appartamenti, nonostante ci siano migliaia di persone in graduatoria e che da anni attendono una casa popolare”?
Oggi sappiamo perché: quelle case erano state promesse agli amici di Fagiano e di Di Vetta, con buona pace di chi attendeva il proprio turno il lista d’attesa.
Nello stipulare il loro “patto molotov-ribbentrop” de noantri, Alemanno e i kompagni  non avevano però fatto i conti con il nuovo direttore del dipartimento politiche abitative.
Succede infatti che il successore di Bianchini, Aldo Barletta - che iddio lo salvi e lo tuteli perché è rimasto l'unico argine allo strapotere di movimenti che non sono altro che la vera mafia romana - decida di impedire la messa in opera dell’accordo, rifiutandosi di autorizzare l’indebita assegnazione alle famiglie segnalate dai movimenti.
Oggi quelle case risultano ancora vuote e ciò, se da un lato è conferma l’onestà di Barletta (che non si è piegato al diktat), dall’altro rappresenta un’ammissione di debolezza del Comune, che è incapace di assegnare quegli appartamenti a chi ne ha realmente (realmente!) diritto cioè alle persone in graduatoria.
Questa vicenda schifosa è solo la punta di un iceberg di illegalità e di favoritismi che per anni sono stati perpetrati a danno della città e soprattutto della sua parte più fragile e bisognosa. Dietro il paravento dell’”emergenza” si continuano a nascondere gli interessi di un esercito di prepotenti, di parassiti e di veri e propri banditi, che ancora conserva il potere di tenere in ostaggio la capitale d'Italia, impedendole di normalizzare secondo diritto e giustizia i suoi gravi ma assolutamente risolvibili problemi sociali.

La latitanza politica della nuova giunta, ha ora permesso ai businessman dell’emergenza di riprendere fiato, dopo aver visto le streghe sotto la consiliatura di Marino…
Alla magistratura il compito di valutare eventuali profili di illegalità formale.
A chi legge è invece concessa la facoltà di giudicare moralmente questi personaggi, che si sono resi protagonisti di questo scientifico e inconfessabile sistema di prepotenza e di ingiustizia.

La Rustica Uir. La stazione ferroviaria più strategica di Roma è abbandonata

23 febbraio 2017
Entrata in funzione nel 2005, con circa 22.000 mq di area parcheggio, illuminata a giorno da centinaia di lampioni, servita da 1 treno ogni 15 -20 minuti per il centro di Roma (Tiburtina) e Tivoli - mete raggiungibili entrambe in meno di 20 minuti! - posta a 500 metri dall’uscita 15 del Grande Raccordo Anulare e malgrado ciò snobbata e completamente, amaramente, desolatamente e inspiegabilmente abbandonata.
Potrebbe essere uno degli snodi di scambio più importanti della città, una roba al pari di Anagnina, con oltre 600 posti auto disponibili e gratuiti a 500 metri dall’uscita del GRA, a meno di 1km dall’uscita dell’A24, collegata a pochi metri dal parcheggio dalla fermata del 447 con le limitrofe zone di Tor Sapienza, la Rustica e Tor Cervara fino alla metro Rebibbia; in uno dei tratti del GRA più congestionati di Roma. Eppure chiusa, sbarrata da enormi barriere jersey di cemento a impedirne l’acceso
















Non si riesce a trovare una sola unica motivazione per cui una risorsa così importante, cosi strategica possa essere lasciata abbandonata e nell’incuria più totale tanto da diventare supermercato a costo zero di materiale per il vicino campo nomadi e zona franca per losche figure che utilizzano gli spazi chiusi per intrattenere le loro attività di dubbia correttezza e legalità.
Tale condizione è completamente ingiustificata poiché la stazione di per se è perfettamente funzionante, dotata di ascensore per i disabili, cartellonistica, illuminazione ecc., si trova proprio di fronte a un grande comando della Guardia di Finanza, 20 metri dall’ipermercato “Metro” e dagli uffici dell’Agenzia delle Entrate, in una zona che senza subire alcun clamoroso intervento strutturale, potrebbe accogliere migliaia di pendolari e decongestionare il quadrante autostradale e stradale di Roma est.
In qualsiasi città europea questo sarebbe un polo logistico, di business, pieno di attività commerciali e percorso da tantissimi impiegati, colletti bianchi, lavoratori intenti o a venire qui a lavorare oppure a lasciare qui la loro vettura privata per proseguire su ferro fino al cuore della città. Non serve essere un fine urbanista, un ingegnere dei trasporti o un genio per capirlo.
Ma d’altro canto a Roma ci sono situazioni ancora peggiore. Con la fame di trasporto che c’è e con le enormi lande desolate di quartieri dormitorio completamente privi di mezzi su ferro e dunque tagliati fuori dalla vita sociale della città (salvo per chi è disposto a passare ore e ore al giorno in auto), la Capitale d’Italia si permette il lusso di chiudere e di lasciare in completo abbandono fior di stazioni ferroviarie nel cuore della città: Roma Casilina, Roma Val D’Ala e infine Vigna Clara, stazione pronta ma bloccata da un ennesimo idiota ricorso al TAR intentato da alcuni residenti inqualificabili preoccupati del… rumore dei treni. Mezza città bloccata per colpa loro e l’amministrazione zitta. Come su tutto il resto. 

Via Teano. Uno spaventoso pezzo di Roma abbandonata dentro Roma

22 febbraio 2017












Scrivo per segnalare una situazione che sta giungendo seriamente al limite. Un limite già ben delineato dal degrado diffuso nella città ma che nel V Municipio assume dei contorni agghiaccianti, L'area verde non attrezzata che risulta privata, delimitata da via Teano, via Prenestina, via Telese e via Maddaloni (in riferimento con la Ortofotografia qui sotto).

Ho eseguito, in data 17/01/2017, dopo continue chiamate a Polizia Municipale, Polizia, Carabinieri e Vigili del Fuoco, un Esposto al Comando della Polizia Municipale ed al Presidente del V Municipio per la situazione in cui versa l'area e che risulta meglio descritta nella copia dell'esposto stesso che Vi trasmetto in allegato.

Spero che possiate render nota la situazione tramite il vostro blog, perché sono mesi che siamo letteralmente imprigionati da rumori, fumi derivanti dai roghi di rifiuti giornalieri e quant'altro disagio e pericolo porti vivere a ridosso di un campo rom.



Nel file pdf dell'esposto ho "censurato" i miei dati, pertanto siete liberi di rendere noto, qualora vogliate o lo riteniate opportuno, l'esposto stesso.

Purtroppo lo stesso esposto non ha sortito alcun effetto e l'area, dal momento dell'esposto fino ad oggi, è stata ulteriormente riempita di rifiuti.
Mario

*E' la solita storia. Pezzi di città abbandonati, esattamente guardacaso come a Tor di Valle. Per burocrazia, per follia progettuale, per ideologia (no alle golade de cemendo, sì a terreni privati che così restano nel più totale abbandono, pericolosi, spaventosi). E così la città cresce a macchia di leopardo, si edifica solo sui terreni dei più potenti, dei più ammanicati. E tra un quartiere e l'altro, tra un gruppo e l'altro di case, ingestibili brownfields che si riempiono di discariche abusive, roghi tossici, campi illegali, autentici villaggi. In questo punto qualche mese fa si è consumato uno stupro gravissimo. In attesa del prossimo delitto in nome di una mentalità malata che considera "area verde" ciò che è solo squallido abbandono. E' una cosa che succede soltanto a Roma. Non ci sono paragoni in nessuna altra città occidentale. Ma nel V Municipio i problemi sono altri: bisogna pensare a come ricompensare l'appoggio elettorale della mafia dei movimenti e dei centri sociali, lavorando pancia a terra per dar loro pezzi di città pubblica in risarcimento. Come ad esempio il Cinema Aquila...
-RFS

ShareThis