La giustissima operazione di Piazza Indipendenza e voi morti di perbenismo

25 agosto 2017

A ragionare, a buttar giù idee, a provare a discostarsi dallo squallido e superficiale racconto condiviso sui social, si rischia perfino di passare per razzisti. Tutti urlano agli agenti belve feroci, tutti si allarmano per la violazione dei diritti umani, tutti scambiano la legalità per inaccettabile sopruso, tutti chiamano rastrellamento una seria operazione di cleaning condotta a regola d'arte. Si rischia di passare per razzisti perfino qui, sul nostro blog, dove l'unico razzismo è sempre stato un razzismo all'inverso, direzionato semmai contro i romani considerati veri artefici della situazione fuori controllo che vive la città. Pazienza: correremo il rischio.

LA STORIA DELL'EDIFICIO
L'analisi sui fatti di Piazza Indipendenza e soprattutto l'analisi sulla consueta, stucchevole, dannosissima ondata di reazioni indignate e perbeniste che ne sono succedute non può che partire dalla storia dell'edificio occupato che è stato finalmente sgomberato sabato scorso.


Noi, convinti che non esista possibilità di fare accoglienza seria senza un rigoroso rispetto della legalità, ne parlammo per sommi capi lo scorso maggio quando alcuni cittadini ci mandarono delle foto di due individui che si accoppiavano proprio nel cumulo di immondizia sottostante al grande palazzo occupato. L'ex sede dell'Ispra e di Federconsorzi, con ingresso a Via Curtatone e con immenso affaccio su Piazza Indipendenza (la piazza dove affaccia pure il Consiglio Superiore della Magistratura, per dire...) era stata acquistata da un fondo immobiliare, doveva diventare un albergo, si stava lavorando, ma i "movimenti" romani decisero che lo stabile era "abbandonato" e il 12 ottobre 2013, nel quadro di un autentico golpe delle occupazioni che i movimenti chiamarono Tsunami Tour e che qui è raccontato da Repubblica in articolo purtroppo assegnato ad una giornalista di parte, lo occuparono soverchiando la sorveglianza assieme ad altre strutture alcune zeppe di inquilini abusivi ancora ad oggi. 



L'occupazione prese piede: 300 persone, poi 450, poi 600, poi 1000 secondo alcune fonti. In condizioni tutto sommato dignitose anche se complesse (si veda il fantastico video qua sopra), per lo più profughi dall'Etiopia e dall'Eritrea. Il progetto dell'albergo saltò, con lui le centinaia di posti di lavoro che avrebbe potuto generare, ancora oggi c'è gente disoccupata e in estrema difficoltà o impossibilitata ad avere una vita dignitosa per le mancate opportunità e dunque l'assenza di un posto di lavoro dovuto a questa situazione e alle molte altre come questa (a proposito di diritti umani negati, frase che incombe nelle bacheche Facebook dell'Italia benpensante e perbenista da ieri). Come racconta bene questo articolo di maggio 2016 sul Sole 24Ore la situazione contabile e finanziaria di quell'edificio appariva già allora surreale: la proprietà oltre al danno del mancato sviluppo subiva anche la beffa di dover pagare utenze altissime ogni mese, le cartelle dell'Imu, il dramma di un edificio (peraltro tutelato dalle Belle Arti) che perdeva valore. Gli investimenti che qui erano convogliati erano poi partiti da un fondo pensione: alcuni pensionati ex impiegati al San Paolo hanno così perso i loro risparmi che erano stati investiti in quella operazione immobiliare altrimenti di sicura riuscita e di sicuro margine di guadagno. Non è pensabile nulla di neppure lontanamente paragonabile in nessun altro paese d'Europa: hai un edificio per farci un investimento, arriva qualcuno e te lo occupa e ci rimane 4 anni mentre tu continui a pagare le spese. Vi sorprendete che non arrivino investimenti internazionali?


LO SGOMBERO
Si arriva al 2015, finalmente il Tribunale dà ragione alla proprietà e dispone lo sgombero anche perché fin da allora si segnalava la pericolosità della situazione sia per alcuni soggetti all'interno sia per la presenza di bombole a gas a centinaia (le stesse che sono diventate famose ieri). Lo sgombero non viene però eseguito. Un sollecito, due solleciti. Arriva Raggi in Campidoglio, il Comune prova a mandare addetti per fare un censimento interno (che ieri sarebbe stato utilissimo, visto che i 37 bambini presenti sono stati una complessa sorpresa da gestire), ma gli occupanti li respingono e ne impediscono l'ingresso. Poi arriva anche la nostra celebre foto della scopata open air che fa il giro del mondo e magari aiuta a risollevare la questione (anche l'agenzia AGI la pensa in questo modo). Poi ecco al Viminale Marco Minniti, dopo Angelino Alfano un Ministro degli Interni più risoluto. E finalmente, sabato scorso, si procede allo sgombero. Ma super soft, con i guanti bianchi: alternative per chi ne aveva titolo, censimento, proposte, cura per i più deboli. A nessuno viene torto un capello nonostante la pesante situazione di illegalità per molti legittimata da uno stato di reale bisogno, per molti altri no.


LA MAFIA DELLE OCCUPAZIONI
Perdere una occupazione così grande per il peculiare squadrismo mafioso romano (i ras di queste organizzazioni sono stati già pluri condannati, intendiamoci) delle okkupazioni è un problema enorme. Come funzionano le occupazioni a scopo abitativo a Roma? Come agisce questa camorretta che esattamente come la criminalità organizzata sfrutta e strumentalizza il disagio, la povertà, l'ignoranza e la disperazione? Si occupano edifici pubblici e privati, si offrono appartamenti e spazi a chi in cambio può offrire fedeltà, compattezza elettorale, un po' di soldi (talvolta si è parlato di autentiche estorsioni, ci sono i processi; sicuramente nel palazzo liberato a Piazza Indipendenza si sono trovate le ricevute, si calcola che potesse fruttare ai ras dell'occupazione 7000€ al giorno - al giorno! - moltiplicate tutto per le 100 occupazioni romane e capite di cosa stiamo parlando) e mano d'opera pronta ogni volta che serve: sit-in, manifestazioni, altre occupazioni da difendere. 

E questo è successo in piazza. Le truppe cammellate dei movimenti si sono aggiunte, infiltrate, ai pochi rifugiati accampati. Questo fin da sabato, ovviamente mercoledì la tensione era altissima. Giovedì mattina lo sgombero della piazza. 

Una rete oliatissima quella dei movimenti, presente solo a Roma. Un pezzo di potere significativo, con precisi riferimenti politici: in passato i partiti della sinistra estrema (tanto è il consenso spostato che riuscirono ad eleggere perfino consiglieri all'Assemblea Capitolina, come se il Consiglio Comunale di Foggia avesse un rappresentante della Sacra Corona Unita), più di recente Raggi stessa, votata in massa da questi movimenti capaci di muovere decine di migliaia di suffragi in cambio della certezze sul no agli sgomberi. 

Ovviamente questo sistema esiste perché la macchina amministrativa (statale e ancor più comunale) non funziona e dunque lascia spazio a chi si sostituisce a lei. Se la buona politica abdica, s'infilano i banditi. Così in ogni settore e dovunque. Un po' come nelle regioni del sud Italia dove a causa di uno stato lontano, corrotto, incapace e mediocre, si è creato uno spazio occupato dalla criminalità organizzata che ha rappresentato a lungo uno stato alternativo: che dava casa, lavoro, sicurezza, risposte. Qui uguale. 

Chi oggi crede di "difendere" i migranti dalla polizia cattiva condividendo reprimende e indignazione contro gli agenti, chi oggi si fa abbindolare dagli astrusi comunicati dell'Unicef sui bambini, chi oggi strumentalizza una frase registrata ad un funzionario di polizia nel bel mezzo di una azione delicatissima invero svoltasi senza feriti e in maniera magistrale (certo, un funzionario di Polizia non deve perdere la lucidità, mai! Ma mettiamo una microspia ad un impiegato del Catasto per tutte le 8 ore lavorative e sentiremo frasi ben più violente, per cortesia!), chi oggi parla di violazione dei diritti umani puntando il dito contro le forze dell'ordine, dovrebbe prima ancora che vergognarsi rendersi conto che sta facendo il gioco di chi a Roma, in maniera subdola e criminale, da anni strumentalizza il disagio, la povertà, la difficoltà. Per tornaconti economici, politici, di posizionamento, di ricatto, di controllo del territorio e in definitiva di potere.

Ma cosa diavolo c'entra un manifesto che parla di una delibera regionale in un contesto di disperazione simile? Qualcuno sta facendo battage politico e campagna elettorale sui corpi infreddoliti dei rifugiati per caso?

La Polizia, dicevamo. Le mosse degli agenti sono state pressoché impeccabili. I tanti che sui social hanno tenuto a scrivere che si vergognavano di essere italiani, avrebbero dovuto in realtà manifestare apprezzamento se non orgoglio. Lo sgombero, finalmente. Come chiesto da tempo dal Tribunale. La reazione misurata al successivo e per certi versi inaspettato asserragliamento degli occupanti in piazza. L'attesa di giorni e giorni. Il controllo della situazione in una zona difficilissima Il dialogo, e ce n'è stato molto tra forze dell'ordine e rifugiati. Più si offrivano alternative ai migranti, più queste alternative venivano rifiutate. Cosa doveva fare la Prefettura? Far finta che non ci fosse una intera piazza trasformata in accampamento di rifugiati a un metro dalla Stazione Centrale? Con decine di infiltrati dei movimenti? Con decine di persone che non avevano nessun titolo di avere assistenza alloggiativa e che dunque erano lì solo a piantar grane? Con fuochi e bombole pronte caricate come marmitte sui terrazzi? Con gli addetti dell'Ama che il giorno prima erano passati solo per pulire e sono stati presi a sassate? 

A pensarci è assurdo: "ormai ci siamo integrati qui, non andiamo via da questo quartiere" (che nella fattispecie è il quartiere più centrale della città!). È pieno di gente a Roma che si era ambientata in quartieri comodi e centrali e, causa crisi, si è dovuta velocemente "integrare" in estrema periferia affrontando un pendolarismo massacrante. Decine di migliaia di lavoratori romani vengono ogni mattina da Formia, da Scauri, da Caserta. I rifugiati considerano offensivo andare in alcune villette in provincia di Rieti... Come c'è tantissima gente rispettosa, per bene e onesta che aspetta da secoli una casa popolare che non arriva proprio perché è inutile investire sul settore a Roma, tanto i problemi li risolvono i movimenti (gli stessi che occupano, facendo passare avanti chi dicono loro, i pochi alloggi popolari disponibili). Intervistata da Sky, una rifugiata ha spiegato che le soluzioni di alloggio alternativo non venivano accettate a causa dei "letti troppo stretti". Gente che, secondo la facile narrazione diffusa "scappa da guerre, fame e dittature" si formalizza per un letto troppo stretto? La nostra forma mentis e la nostra disorganizzazione ha generato in queste persone un percepito distorto della realtà, della vita, delle aspettative, dei diritti (tutti, e subito) e dei doveri (ovviamente nessuno). Invece di accogliere persone e costruire la loro cittadinanza sana, li stiamo trasformando in italiani nel senso più deteriore e paraculo del termine. Non contenti di averlo fatto coi nostri figli, stiamo creando dei pessimi cittadini anche nei migranti che scelgono di vivere da noi. Un andazzo che non potrà che ritorcersi contro di noi e contro di loro.

EMERGENZA CREATA AD ARTE
Ma i migranti secondo la strategia che tutto governa non devono accettare alternative. Mai. Perché se accettano di andare negli stabili del Comune (in periferia a Roma) o negli edifici messi a disposizione dalla proprietà (dopo i soldi che hanno perso a causa di questa storia, han pure messo a disposizione degli stabili fuori città) allora smettono di essere pedine per i movimenti, escono dal controllo. È fondamentale questo passaggio. La protesta è buona, il caos fa bene, l'acampada a Piazza Indipendenza è tutta visibilità. I problemi non-vanno-risolti secondo queste realtà. Questo è tassativo. Sui problemi si campa, si fa carriera, si mangia.

Durante la Giunta di Ignazio Marino l'assessore Francesca Danese (ieri è stata in questura con i profughi fino all'una di notte, proprio uguale all'attuale assessora!) stava affrontando e risolvendo il problema in maniera strutturale: case popolari, buoni casa. Da città europea, matura, organizzata. Risultato? Odiata dalla criminalità organizzata dei movimenti al punto che venne messa sotto scorta. Se risolvi il problema, chi lucra sul problema non ha più ruolo. E reagisce come un leone ferito. È un po' come la politica (o il sindacato): se risolvi i problemi e se la gente vive meglio allora nessuno voterà più i partiti anti-sistema. Ecco perché Grillo sta massacrando la città, impoverendola ulteriormente, portandola al fallimento: ci saranno milioni di nuovi disperati, disoccupati, marginalizzati che, in quanto arrabbiati neri, voteranno Grillo!


In Italia non c'è alcuna emergenza rifugiati. Ecco i dati Unhcr 2017. L'emergenza viene creata ad arte, utile a vari interessi

Come si vede il problema è piccolo in Italia e a Roma. Pianificando e lavorando seriamente lo risolvi facile. Ma vuoi mettere!? Un problema risolto è gestito dalla mano pubblica a norma di legge (ovvero: la casa la prende solo chi davvero ne ha titolo in base ai requisiti. Mentre a Roma abbiamo chi "ho occupato perché ho compiuto 18 anni e non mi andava di stare più dai miei"); invece un problema sempre in vita è gestito da improvvisati privati a norma di racket. Capito perché tutti i problemi, che dovunque vengono risolti in pochi anni e archiviati, a Roma sono eterni?

Fate caso alla foto sopra: i movimenti sono riusciti a piazzare in mezzo al camping di Piazza Indipendenza i loro manifesti inneggianti ad una forsennata e illegale delibera che dopo anni di pressioni e forse anche di minacce hanno fatto approvare all'amministrazione Zingaretti in Regione (una volta finito questo articolo leggete qui, vi supplichiamo). Ma possibile che mamme e bambini accampati per la disperazione avessero come primo pensiero quello di piazzare uno striscione riguardante una "delibera"?


Gli idranti della polizia (sacrosanti visto il contesto e utilissimi visti i fuochi accesi e le bombole del gas volanti)? Sono funzionali alla narrazione dei movimenti. Non è la prima volta. Lo scorso anno, il 12 maggio, in Campidoglio, si presentarono direttamente con un canotto e domani stesso (sabato) strumentalizzeranno i fatti di ieri per apparecchiare una nuova manifestazione che si preannuncia tesa. Cosa successe a maggio 2016? Stesso teatro: provocazioni alla Polizia che a quel punto interviene con il getto d'acqua, fuori il canotto in funzione frangi flutti e perfetta photo opportunity per propaganda ai movimenti e decine di migliaia di tweet indignati contro i soprusi della questura fascista e i rastrellamenti nazisti della Polizia. Sì, come no...

Lo scontro con le forze dell'ordine è cercato, voluto, esasperato. Non deve essere facile per i poliziotti tornare a casa e leggere su Facebook che mezzo paese vomita cretinate contro di loro senza avere minimamente sviscerato la questione, senza capire che così facendo sta parteggiando involontariamente a favore di una delle peggiori mafiette che tengono Roma per le palle col ricatto più meschino, quello dell'ordine pubblico, della guerriglia urbana, del parapiglia che coinvolge cittadini, turisti. Senza pensare che ogni attacco alle forze dell'ordine, ogni riferimento a fascismo, violenza, violazione dei diritti (tutte cose che non ci sono state neppure lontanamente) sono un balsamo per chi davvero sfrutta gli ultimi. Un risiko di potere e di politica nel quale i migranti e le persone in difficoltà (o semplicemente tanta gente che potrebbe tranquillamente trovarsi una casetta in affitto ma tutto sommato ha più comodità a vivere a scrocco) vengono utilizzate come scudi umani.


Sui bambini usati come scudi umani e strumentalizzati nessun commento dell'Unicef. Solo dichiarazioni contro la Polizia di Stato...

In un palcoscenico in cui volavano le bombole di gas dai piani del palazzo, in cui sassaiole e lanci di oggetti contro le forze dell'ordine (altra specialità della casa dei nostri movimenti) si facevano pesanti, la Polizia di Stato ha risposto dunque in maniera lucida. Al verificarsi di un quadro simile in tutti i paesi occidentali, da Barcellona a New York, da Londra a Berlino, avresti avuto le televisioni a raccontare fatti di sangue, feriti veri e forse qualcosa di ancora peggio. Ieri a Piazza Indipendenza non è successo nulla: lo scandalo è stato che gli occupanti sono stati "svegliati alle 6" (alle sei si devono svegliare solo quei citrulli dei cittadini, italiani e stranieri, che ogni giorno vanno a lavorare per potersi pagare un affitto e vivere nel rispetto delle norme, del prossimo e del loro stato), lo scandalo è stato che i bambini sono stati montati sul bus per essere portati in Questura (come bisognava portarli? In funivia chiedendo il permesso alla inesistente Raggi?), lo scandalo è stato un inseguimento a Piazza dei Cinquecento durante il quale un funzionario di Polizia, verosimilmente preoccupato nel vedere persone fuori controllo avvicinarsi ad un luogo delicatissimo come la Stazione Termini ha minacciato violenza a parole. A parole. La polizia fa la polizia, in tutto il pianeta. Al 100%. Ed è la più grande garanzia per i più deboli e gli ultimi (i ricchi si pagano la polizia privata!). Se in Italia la polizia osa fare la polizia al 10%, hai schiere di depensanti pronti a urlare al totalitarismo.


IL RUOLO RIDICOLO DEL COMUNE
Questo insomma è bastato a milioni di persone per prendere le parti di coloro che solo un'analisi superficiale e semplicistica poteva categorizzare come "i deboli". Senza per questo voler negare le debolezze, le difficoltà, i drammi di certe situazioni. E senza per questo voler sottrarre attenzione al vero convitato di pietra: l'incapacità totale, ormai storica ma accentuata durante questa tragicomica amministrazione Raggi, del Comune di Roma nel far fronte a qualsivoglia situazione. Questa operazione riguardava i tribunali, l'ordine pubblico e la Questura. Robe dello Stato Italiano, non del Comune. Se fosse stato per il Comune i palazzi occupati sarebbero rimasti lì altri trent'anni o per lo meno finché avessero garantito flussi di consenso. "Ripristineremo la legalità ma non faremo sgomberi" disse Raggi in campagna elettorale confermando i suoi due tratti distintivi inequivocabili: l'ipocrisia e la cattiva fede. Ma anche se l'amministrazione comunale non c'entrava direttamente (indirettamente sì) tuttavia Roma Capitale ne esce a pezzi, per l'ennesima volta indifendibile. Anche alla luce dei retroscena qui ben ricostruiti da Federica Angeli su Repubblica.
In un'area urbana di 4 milioni di abitanti gestire 1000 persone non può rappresentare un problema. Non può. Ma per di più a quel punto di emergenza non ci devi proprio arrivare, devi presidiare il problema prima, devi lavorare incessantemente per ripristinare la legalità (non fare patti segreti di tolleranza in cambio di voti con gli okkupatori di professione) e dare dignità vera alle persone che hanno il diritto di essere accolte. Ieri, invece, Roma si presentava con l'assessore al sociale in ferie, irraggiungibile al telefono, con il vicesindaco che pare avesse staccato le linee e con il sindaco in trasferta, dopo 15 giorni di ferie, ad Amatrice per celebrare un anno dal sisma del 2016. Una volta tornata, Raggi, invece di interessarsi di quanto era capitato, ha dato priorità a farsi una raccapricciante foto di gruppo con il nuovo folkloristico assessore al bilancio che per la prima volta nella sua carriera politica si è trovato circondato da una maggioranza vestita peggio di lui. Una città letteralmente abbandonata dai suoi amministratori. 


Anche per questo è assolutamente necessario il periodo di commissariamento lungo di cui più volte abbiamo parlato. Anche per questo auspichiamo che continuano le attività di Prefettura e Questura nel liberare i micidiali palazzi-polveriere (ce ne sono almeno altri 15 da liberare subito, prima che succeda chissà che), le occupazioni abusive che disseminano tutta la città, restituendo ai legittimi proprietari gli immobili. "Sono sconvolta perché sono 100, quando ero a Torino ne avevo una" spiega oggi la prefetto Basilone sul Corriere della Sera, sottolineando però che non c'è nessuna emergenza vera, l'emergenza è cercata e fake come vi abbiamo spiegato, perché "su una città enorme poche migliaia di persone non rappresentano una emergenza"; "i prefetti precedenti si sedevano al tavolo coi movimenti per la casa" dice Basilone facendo capire da dove germina per davvero il problema "ma questa non è la mia linea". E vivaddio. Su Repubblica risponde sempre oggi Gabrielli, attuale capo della Polizia e ex prefetto di Roma: "con Tronca avevamo scritto la delibera per risolvere il problema e stanziato 130 milioni, mi domando che fine abbia fatto tutto questo". Impossibile chiederlo alla assessora Baldassarre, dall'estero manco risponde al telefono. 

A Roma, si dice, ci sono 10mila persone che occupano perché non hanno lavoro e dunque soldi per una casa, tralasciando il fatto che tutto questo è falso (solo una piccola parte di questi è davvero bisognosa perché a Roma quando fai la scrematura dei paraculi hai statistiche sorprendenti) c'è da sottolineare come semplicemente restituendo gli immobili occupati ai proprietari e consentendone lo sviluppo immobiliare, i posti di lavoro generati potrebbero essere ben superiori a 10mila. Se non è il colmo dei colmi questo... Certo poi quando si parla di "posti di lavoro" ci vuole qualcuno che abbia voglia di lavorare. E li molti asini cascano.

UNA OPERAZIONE IMPECCABILE
Quello che ci preme sottolineare rischiano di essere ripetitivi è che le azioni in questi giorni a Piazza Indipendenza si sono svolte in maniera seria e lineare. Quello che ci preme è essere gli unici o quasi che smontano lo storytelling dei poliziotti cattivi e dei poveri immigrati maltrattati. Nessuno è stato maltrattato. 

La Polizia e la Prefettura hanno agito su disposizione della Magistratura. Il diktat era non torcere un capello a nessuno e così si è fatto. Si è tentato, riuscendoci, di riportare la legalità in una metastasi di degrado e sopraffazione che resisteva da anni. Prima di sgomberare si sono censite le persone: erano 400, 100 quelle fragili. Solo 300 sono state sgomberate e 100 sono state appunto lasciate temporaneamente nell'edificio, controllate in un solo piano. In piazza sono rimaste 30 persone, il caos che si vede nelle immagini è dovuto alla "massa critica" che è stata organizzata dai movimenti per la casa. Tutto teatro, tutti infiltrati. Sia ieri che l'altro ieri dall'edificio sono iniziate a cadere bombole. È del tutto evidente che in questi casi arrivino gli idranti e la Polizia sarebbe stata negligente e irresponsabile se non l'avesse fatto: Medici senza Frontiere, Unhcr e Unicef si pigliano una grossa responsabilità a affermare "non si doveva usare violenza" quando questa violenza non è stata mai usata sebbene probabilmente purtroppo ce ne sarebbe stato bisogno. 

Le scene patetiche che abbiamo visto in piazza ieri si sarebbero potute evitare se il sempre più imbarazzante Comune di Roma avesse operato a dovere? Forse sì. Ma attenzione: quando la disperazione e la protesta hanno dietro organizzazioni che le strumentalizzano e le usano, tu puoi avere il più grande assessore al sociale, tu puoi avere la più impeccabile organizzazione ma le cose non potranno mai funzionare. E ieri i fermati (solo 4) sono stati tutti migranti, nessuno purtroppo tra gli italianissimi che sobillano, aizzano, rinfocolano, organizzano, tessono.

Poveri rifugiati trasformati in terroristi alla amatriciana con tanto di bende per compiacere chi li usa e chi li gestisce

Chiudiamo con parole di grande rispetto per chi fugge da guerre e carestie e sceglie l'Italia come meta per provare a ricostruirsi una esistenza dignitosa. Questa gente va accolta e gestita, ci sono delle norme che lo consentono e lo impongono. In un paese che non cresce anagraficamente questa immigrazione è una risorsa, se ben gestita. Ci sono dei programmi, dei sostegni, finiti i quali però occorre che l'integrazione di cui si parla corrisponda a cose banali come avere un reddito, pagare un affitto, pagare le tasse, non vivere più alle spalle di nessuno, badare a se stessi ammenoché non si sia davvero (davvero!) bisognosi di un aiuto eccezionale. E non farsi convincere da organizzazioni senza scrupoli che esistono e sono percorribili delle avvilenti scorciatoie. Anche se scappi dalle guerre e dalle carestie, non sei scusabile se ti fai strumentalizzare da banditi e profittatori e se ti arruoli nelle loro file.

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