Il racket delle occupazioni a Roma e il ruolo inquietante di Nicola Zingaretti

28 agosto 2017
Negli ultimi giorni, complici i fatti di Piazza Indipendenza, abbiamo provato a mettere di nuovo in fila le nostre idee sul mondo delle occupazioni, dell'immigrazione, dell'accoglienza, della presunta e in realtà inesistente emergenza abitativa romana. Lo abbiamo fatto con una lunga analisi sull'occupazione del Palazzo Curtatone e con una lunga analisi delle possibili conseguenze di un cambio di politica da parte del Ministero degli Interni. Cose che abbiamo sempre detto, ribadite in un momento particolare. Ma restavano sempre idee nostre e solo nostre. Molto meglio, in questo casi, trovare pareri esterni.

Ci mancava un pezzo. Un pezzo sostanziale. Ci mancava di arrivare al motivo della recrudescenza degli ultimi anni. Ci mancava di spiegare il perché della crescita di questo odioso fenomeno. CI mancava un pezzo di quadro politico e soprattutto ci mancava di inquadrare il ruolo che la giunta di Nicola Zingaretti ha avuto nella situazione che si è venuta a creare. Zingaretti diventa presidente della Regione Lazio nel marzo del 2013. I movimenti per la casa organizzano i loro Tsunami Tour e nell'ottobre dello stesso anno prendono possesso degli immobili, il Comune (all'epoca Luigi Nieri è, come scrive il Tempo, vice sindaco con la passione delle okkupazioni) non fa nulla, la Regione invece fa: si mette a scrivere una legislazione e un insieme di norme e delibere che premino i criminali che avevano occupato e che strumentalizzavano e strumentalizzano povertà e disagio delle persone. Per spiegare tutto questo e per mettere su questa storia il tassello che mancava, ovvero l'enorme responsabilità di Nicola Zingaretti, abbiamo preso in prestito, rubandolo dal suo profilo Facebook, un testo scritto dall'avvocato Benedetta Piola Caselli. Non vi perdete neppure una riga. 

***

MORTIFICARE GLI ONESTI: LA GRANDE TRUFFA DELLA REGIONE E DEI MOVIMENTI DIETRO LE CASE POPOLARI E LE OCCUPAZIONI
Questo post è un mattone: leggetelo se siete fortemente motivati.
Spiega, da un punto di vista giuridico (analizzando leggi regionali e delibere), quali sono gli interessi in gioco nei vari bracci di forza sgombero/non sgombero.
Vi siete chiesti perché le famiglie in stato di bisogno abbiano rifiutato le villette a Rieti?Davvero avete creduto che fosse perché i figli non potevano cominciare l'anno scolastico in un istituto diverso, et similia? Ovviamente no: la posta in gioco e' ben diversa. Sono le case popolari. Ecco il senso delle "Delibere" di cui stavano parlando. E non è un'invenzione loro: le Delibere esistono.
Il discorso su chi ha diritto e chi veramente prende le case popolari è parecchio complicato. Lo riassumo cosi:  la Regione ha promesso agli occupanti una parte consistente (loro dicono il 30 per cento) degli alloggi in barba alle graduatorie delle case popolari.
Cioè:
1) chi commette un reato ha una via preferenziale nei confronti di chi non lo commette;
2) chi prende la casa con questa via potrebbe non essere "altrettanto povero" che quelli che sorpassa, e che aspettano nelle graduatorie.
IL COMUNE STA CERCANDO DI RESISTERE.
O, almeno, cercava di resistere con Tronca (ora non so).
Come? Tronca aveva fatto una contro Delibera, che cercava di frenare tutto questo, riducendo al 15% le case attribuite per gli occupanti. Ed infatti i movimenti la contestavano ferocemente. Nel casino applicativo, tutto si era impantanato.
Sottolineo che la Delibera Regionale è anche in contrasto con fonti superiori: Legge e Regolamenti Regionali, e perciò è illegittima.
Di che stiamo parlando, quindi?
Perché, allora, i nostri politici favoriscono le occupazioni sulle graduatorie? Perché nessuno prende il toro per le corna?
Per:
1) consenso elettorale (vedete bene cosa si è scatenato con lo sgombero di via Curtatone)
2) per problemi di ordine pubblico: perché i Movimenti per il Diritto all'Abitare fanno gli scontri di Piazza e i vecchietti in graduatoria, invece, no.
Questo qui sotto è uno stralcio che avevo mandato, ai tempi, ai candidati Giachetti e Fassina e che, ovviamente, non hanno mai risposto. Mi risposero, invece, i Prefetti...

LA GRANDE TRUFFA AI POVERI DELLE DELIBERE REGIONALI
Che cos'è la delibera Tronca, e perché gli occupanti ce l'hanno tanto con lei?
E' una delibera (la 50/16) con cui il Comune attribuisce il 15% delle case popolari disponibili agli occupanti di immobili pubblici e privati contenuti in una speciale lista, che individua 16 occupazioni considerate fatiscenti e che devono essere sgombrate.
Il resto va alle graduatorie generali ed agli ospiti dei residence. A questo 15% si affianca un numero imprecisato di "altri immobili" che la Regione metterà eventualmente a disposizione.
Agli occupanti la delibera non piace perché:
1) La ritengono più sfavorevole di quella regionale (la 110/16) che attribuiva molti più alloggi (dicono: il 30%, ma di questo numero non c'è traccia in delibera);
2) La lista delle occupazioni beneficiarie in quella regionale era molto più ampia;
3) Le occupazioni "premiate" in delibera comunale - pur con significative eccezioni - sono tendenzialmente indipendenti dai movimenti che coordinano la lotta per il diritto ad abitare;
4) La delibera prevede che, attribuiti gli alloggi, si proceda agli sgomberi.

E' vero che l'emergenza abitativa è un problema gravissimo. Però, se si vuole affrontare correttamente il problema delle "case agli occupanti" è necessario tenere conto di alcune cose fondamentali, e non cedere alla retorica del sentito dire.

a) Le case agli "occupanti" di immobili pubblici e private sono sottratti alle graduatorie generali di assegnazione. Questo significa che per dare una casa ad un poveraccio, la si sottrae ad un altro poveraccio (che è verosimilmente il più poveraccio fra tutti, perché sarebbe in cima alla graduatoria generale, e quindi la casa sarebbe attribuita a lui).
b) Non è detto che che l'assegnatario occupante sia altrettanto povero del non assegnatario in graduatoria generale.
Infatti agli occupanti le case vengono attribuite con bandi speciali: i requisiti per partecipare a questi bandi sono: 1. essere occupanti al 31 dicembre 2013; 2. avere i requisiti di accesso alle graduatorie delle case popolari.
Ma quali sono i requisiti di accesso alle graduatorie delle case popolari? Questi (Legge regionale 12/99 art.11): 1) Un reddito non superiore a circa 32.500 euro lordi a nucelo familiare (non sto scherzando, avete letto bene: da ultimo bando); 2) Non avere immobili di proprieta' (o altri diritti reali) nel comune di residenza o sopra un certo valore; 3) Non essere gia' assegnatari di casa popolare (o averla occupata illegalmente) ; 4) Avere la residenza nel comune.
Bene: questo significa che un baldo giovanotto con circa 2.500 euro lordi al mese (compresa la tredicesima), sano, single, con una piccola casa di proprieta' a Viterbo, puo' fare domanda a Roma ed essere ammesso nella graduatoria generale in attesa di un alloggio popolare.
Ovviamente non lo otterrà mai, perché la graduatoria generale prevede tutta una serie di ulteriori requisiti che fanno punteggio (invalidità, reddito, composizione del nucleo familiare, assenza di dimora/sovraffollamento certificato, etc ... Regolamento Reg. Lazio n. 2/2000 art. 2) per cui in cima alla graduatoria generale ci sono vecchietti disabili, soli, con la pensione minima, che vivono in dormitori pubblici (o situazioni equivalenti).
Nel bando speciale, invece, il nostro giovanottone ha solo la concorrenza degli altri occupanti: anche volendo applicare gli stessi criteri, le sue possibilità di assegnazione sono molto più alte.
E' invece una certezza che persone in effettivo disagio - ma comparativamente in situazione migliore rispetto ai vecchietti invalidi in graduatoria generale - ottengano la casa a scapito di quelli.
Ci si trova con il paradosso, quindi, che chi ha compiuto un atto illegale (pur spinto dalla necessità) si trova avvantaggiato a scapito di chi ha rispettato la legge, pur essendo in condizioni assai peggiori.
Che dovrebbero esserci più case per tutti, è un altro discorso. Ed è corretto: ma qui stiamo parlando delle risorse realmente disponibili.
Ma davvero le norme prevedono questo?
Ovviamente no, se correttamente interpretate.
Lo prevedono pero' le due Delibere, quella Regionale e quella Comunale (che cerca di mettere una toppa a quella Regionale, riducendola), che così si pongono in contrasto con fonti precedenti e superiori.
Infatti la Legge Regionale ed il suo Regolamento prevedono che in determinate situazioni di emergenza, una quota di immobili possa essere "sottratta" alle graduatorie generali ed attribuita per tamponarle.
Queste situazioni sono tassative (Reg.reg. 2/2000 art. 13) : calamità naturali, rilascio forzoso a seguito di calamità, donne che hanno subito violenza, presenza di handicap psicofisici, rientro di emigrati, occupazione di immobili PUBBLICI destinati all'uso PUBBLICO (quindi NO occupazioni di proprietà privata, o beni abbandonati e che il Comune non utilizzerà mai).
La quota è fino al 25% del totale, con un 20% da attribuire ai profughi.
Quello che rimane, va spartito fra le situazioni di emergenza sopra indicate (e non attribuito ad una soltanto).
Soprattutto, queste situazioni speciali aggiungono punteggio ai requisiti di progressione delle graduatorie, e NON permettono la loro deroga (Reg. Reg. 2/2000 art. 1 n.4; art. 2 n.2 ter).
Questo vuol dire, ad esempio, che il vecchino povero e disabile, che sta occupando uno stabile pubblico destinato ad uso pubblico, potra' partecipare al bando speciale rispetto al vecchino povero e disabile che non sta occupando, perché ha ANCHE quel problema in più.
MA NON che qualsiasi occupante ha "diritto" alla casa popolare, per il solo fatto di essere occupante ed avere gli ampissimi requisiti d'accesso prima descritti, come invece compare nelle delibere.

C' E' UN'ALTRA QUESTIONE FONDAMENTALE: I CENSIMENTI.
Un problema gravissimo riguarda capire chi è dentro le occupazioni. Questo è il vero braccio di ferro col Comune.
Infatti, non tutti gli occupanti sono in stato di bisogno: alcuni occupano per opportunità, a volte anche con un lavoro regolare (per mandare più soldi a casa, per essere più vicini al posto di lavoro, perché nell'occupazione hanno amici o business...).
Nella confusione di considerare tutti "in emergenza", viene favorito anche chi non si trova in stato di fragilità e potrebbe pagare regolarmente un affitto.
Il caso di Piazza Indipendenza è indicativo: su 800 persone, solo 107 sono state trovate in reale bisogno.
Inoltre, come spesso accade, NON AVEVANO FATTO DOMANDA PER LE CASE POPOLARI, anche quelli che ne avrebbero avuto diritto (come alcuni dei profughi più anziani).
Perché? Perché i Movimenti spesso sconsigliano di farlo: la casa la si deve prendere con "la lotta" e non con la normale attesa nelle graduatorie.
In altre parole, grazie a loro, ai Movimenti, (e attraverso le "loro" graduatorie speciali), e non grazie alle leggi dello Stato (ed alla comparazione del bisogno su regole valide per tutti).

Infine, una nuova Delibera Regionale, due mesi fa, ha spiegato come vada interpretato il requisito (per le graduatorie speciali) di essere occupanti "al 31 dicembre 2013": e cioè che chiunque occupa ADESSO immobili che erano occupati al 31 dicembre 2013, avrà diritto ad entrare nella graduatoria speciale.
Dentro tutti, quindi. Una grande vittoria dei Movimenti, ed una grande sconftta per la giustizia.

***

Vorrei sapere come si può parlare di giustizia sociale difendendo un paradosso giuridico che è anche, eticamente, un sopruso. Una guerra di poveri contro poveri, certamente: ma che ha il senso piu' ampio della sconfitta delle regole poste a tutela PROPRIO dei più poveri.
Vorrei sottolineare altre due cose.
La delibera regionale 110/16 prevede un cospicuo finanziamento per il recupero di immobili e la trasformazione in "mini" appartamenti. Questa è una cosa santa santissima.
Però, la Delibera prevede che sull'assegnazione ci sia la precedenza dei nuclei già presenti.
Ora, siccome questi stabili sono gestiti da organizzazioni che decidono chi sta e chi non sta, sostanzialmente il "diritto" alla casa è abdicato al capriccio di questi ... (...) diciamo: ... di terze persone..., che non sono lo Stato.
Ad esempio, uno dei recuperi finanziati è quello dell' IPAB San Michele, che è occupato e gestito dal Coordinamento di Lotta per la Casa.
Nel 2012, il Coordinamento cacciò per strada con la violenza 10 nuclei di donne sole (no uomini), anziane, con bambini, alcune malate, dopo 6 anni di occupazione, per un totale di quasi 30 persone (tutte deboli ed indifese).
Su questi fatti è in corso un processo penale per violenza privata aggravata contro le donne (rgnr 33837/12).
Il pretesto era che il 19enne Jim Paul aveva offeso la fidanzata di Luca F., capo del Coordinamento, mimando del sesso orale mentre succhiava un ghiacciolo.
Questa terribile offesa, intollerabile ai paladini dei diritti delle donne, venne vendicata con la mega rappresaglia contro tutte le donne che difendevano Jim Paul e sua madre, ed indirettamente i loro bambini.
Questi fatti avvenivano - surprise! - giusto prima della Delibera di attribuzione dei fondi 2013 per il RECUPERO (no: autorecupero) del Casale, e che poi saltò, e che oggi è approvata: ma questo non è oggetto di imputazione, quindi taccio.

Infine, un'ultima nota spinosa.
E' giusto e sacrosanto che non esista alcuna distinzione nell'attribuzione degli alloggi basata sulla provenienza geografica: un immigrato ha gli stessi diritti di un cittadino, se legalmente soggiornante ed in pari condizioni di disagio (il vantaggio è solo per i profughi, come detto).
Ma gli occupanti di stabili sono in grandissima parte stranieri. Le persone in attesa in graduatoria sono per la maggior parte italiane. Quando la destra dirà che le case degli italiani sono attribuite agli stranieri, in barba alla giustizia sostanziale, ed in barba alla legge, avrà ragione. Sapete che c'è? Oltre il danno la beffa.
Benedetta Piola Caselli


I vantaggi diretti a molti stranieri, chiude Piola Caselli, ma i vantaggi indiretti, aggiungiamo noi, agli italianissimi che dirigono il traffico. Il testo, raggelante, ci aiuta enormemente a renderci conto come questo movimento che poteva e doveva essere stroncato è stato in realtà alimentato, allisciato, blandito dalla politica, soprattutto dalla politica regionale che da anni sta producendo appositamente norme inquietanti che finiscono per favorire un racket. Perché? Perché l'amministrazione regionale ha scritto delle leggi regionali assurde che rubano (rubano!) i diritti a chi li ha maturati con sacrificio e li regalano a chi non li ha e a chi delinque?

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